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Autore: NinaTheGirlWithTheHat    10/06/2015    2 recensioni
Qual è il tuo peccato?
"Cosa ho fatto? Ho offeso il mio orgoglio e ho calpestato la mia dignità per amarti. Come ho potuto essere così stupida? Ho lasciato che l'amore che provavo per te mi rendesse cieca! Ti ho amato, ti ho amato così tanto da darti tutto e in cambio tu mi hai dato dolore e tradimento. Ti odio, ti odio talmente tanto che adesso mi prenderò la mia vendetta su di te e sulle persone a te care!"
"Vedevo soltanto me, me e lo splendore della mia giovinezza, il candore della mia pelle e la perfezione delle mie forme. Vivevo per essere ammirata, alienata nel mio narcisismo e nella mia vanità, talmente presa dal mio riflesso da non accorgermi della mano invidiosa che stringeva il mio collo di cigno"
"Soltanto uno stolto può rimanere chiuso e saldo nella propria ostinazione, seduto sul trono della propria arroganza, per non vedere la sofferenza negli sguardi di chi lo ama"
"L'incessante desiderio di avere di più, sempre di più è il fuoco che alimentava incessantemente la mia ambizione. La mia fame non si è appagata, al contrario ho perso tutto. Ora voglio di nuovo ciò che era mio"
Genere: Angst, Azione, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La storia è coperta da copyright: le idee contenute sono proprietà dell'autrice. Ne è vietata la riproduzione in ogni sua qualsiasi parte senza il consenso scritto dell'autrice. Gli elementi multimediali contenuti non sono di appartenenza all'autrice ma dei rispettivi proprietari. La storia è priva di qualsiasi scopo di lucro.

                                                 Text copyright © NinaTheGirl™ 2015


Prima nocte

Capitolo uno
 
(https://www.youtube.com/watch?v=9rlg0mDA7_4) (Susanne Sundfor - Black Widow)
 
“Ricordati, che prima o poi arriverà l’ora e quando essa sarà giunta non avrete possibilità di scappare, non pensateci nemmeno. Perché se una volta ci siete riusciti, stavolta non sarà così, non si possono voltare le spalle al destino: dovrete regolare dei conti con delle persone “speciali”, persone a cui avevate chiesto aiuto, persone a cui avete voltato le spalle nel momento più difficile, persone che avete tradito per paura di fare la stessa fine che hanno fatto loro. Ricorda ragazza, perché queste non sono parole buttate al vento, ma è un presagio, un avvertimento di ciò che avverrà in un futuro molto, molto vicino”.
 

Aurora si svegliò di colpo in un bagno di sudore, il respiro corto e la fronte madida. Da diverse notti non riusciva a sognare normalmente, i soliti sogni stupidi e senza senso, no, ciò che sentiva erano le stesse parole ripetute come una nenia senza fine: esse risuonavano nella sua mente come un campanello d’allarme, ma non riusciva a concepire da quale minaccia doveva proteggersi, quale tipo di debito doveva saldare, e soprattutto, con chi?

Si alzò dal letto barcollando e si diresse in bagno, posò le mani sul lavabo e si guardò allo specchio: profonde borse cerchiavano il suo sguardo stanco e il suo incarnato era piuttosto pallido. Si sentiva uno schifo. Si lavò la faccia con acqua fredda per rimediare vagamente al suo aspetto così sfatto e si pettinò i ciuffi scuri del suo caschetto, spostando indietro la frangia. Accese l’acqua della doccia ed appena divenne calda si mise sotto il getto cercando di non pensare a nulla per un attimo. Uscì poi dalla doccia e avvolse un asciugamano di morbida spugna intorno al proprio corpo. Si diresse in camera per prendere un cambio di vestiti.

Entrata in camera cercò l’interruttore della luce e trovato schiacciò il tasto ma la lampada non si accese; provò di nuovo un paio di volte ma la camera rimaneva ugualmente buia. Si diresse alla finestra e la aprì: notò che fuori era stranamente buio. Si affacciò sul balcone e vide che nubi piene di pioggia si stavano avvicinando. Rientrò e chiuse le ante della finestra. Si diresse verso l’armadio, aprì il cassetto della biancheria, poi quello delle magliette, poi fu il turno dei pantaloni: scelse un paio di leggins neri e una maglia lunga e abbastanza abbondante da abbinargli. Nel chiudere l’ultimo cassetto il paio di calze le sfuggì di mano, cadendo a terra, così si chinò a raccoglierle, ma nel farlo uno sbuffo di vento freddo la colpì alla base della nuca, provocandole una serie di brividi lungo la spina dorsale. Si chiese come mai ci fosse quella corrente d’aria, se appena qualche minuto prima aveva chiuso tutte le finestre.

Si voltò e vide con sorpresa che le tende si muovevano spinte dal vento e che la finestra era aperta: era stata forse una forte folata ad aprirla? Avvicinandosi per chiudere le ante si arrestò però sbigottita: tra la stoffa che si muoveva avanti e indietro, dondolando dolcemente da una parte all’altra, le sembrava di scorgere una caviglia bianca; aguzzando la vista vide apparire un polpaccio ciondolante, quasi come se stesse seguendo il movimento delle tende, mentre un’altra gamba era piegata sul davanzale. Lo sguardo di Aurora seguì con terrore quell’intreccio di carne candida, fino ad arrivare ad un bordo di pizzo bianco. Che fosse un ladro?

Il tessuto scosso dalla brezza notturna bloccava la vista della ragazza, impedendole di andare oltre con lo sguardo.
Una voce bassa sussurrava parole dal significato ambiguo:

 

“Per te gli ho eliminati, amore mio. Te lo promisi solo per una notte in più. Rimarrai come me ancora? L’ho fatto per te, lo sai?  Mi ami? Mi ami tanto come ti amo io? Mi senti? Viaggio attraverso le tue vene. Avanzo lentamente. Sono sotto la tua pelle. Ti avvolgerò in un sudario di seta. Rimarremo per sempre insieme. E alla fine il tuo cuore corrotto sarà ancora una volta mio”.

Il cuore le batteva talmente tanto che poteva sentirne il palpito ossessivo, quasi come se  le stesse uscendo dal petto. Era ferma in quel punto, qualcosa la tratteneva, una forza misteriosa la costringeva a sentire quelle promesse inquietanti. Tutto era così strano. Così terribilmente sbagliato. Cosa stava succedendo? Perché a lei? Sentiva la vista farsi sempre più sfocata e la testa le faceva davvero male. Quella foga nel voler sapere chi fosse quell’ ospite indesiderato, quel continuo chiedersi di chi fosse la misteriosa voce le provocò dei forti giramenti di testa che alla fine si sentì precipitare sulla moquette . Svenne. E non vide più nulla.
 

P.s.
Buongiorno a tutti. Primo capitolo un po' breve ma spero crei l'inizio ideale per questa storia. Nel box sotto "capitolo uno" trovate l'indirizzo per la canzone che mi ha accompagnata durante la scrittura del testo: per chi vuole immergersi meglio nel contesto consiglio vivamente di ascoltarla. Mi scuso per il tempo impiegato ma di solito ho l'abitudine di scrivere il testo a mano sul mio quaderno e poi metterlo su word, quindi ci metto un po'. Non sono puntuale con gli aggiornamenti e ho il bruttissimo ma davvero brutto vizio di cominciare una cosa e non finirla più. Recensioni, commenti e pareri son ben accetti! A presto!
Nina.
   
 
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