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Autore: akirakirara    10/06/2015    1 recensioni
Appena svoltato l’angolo si aspettò di vederlo sorriso dolcemente, con indulgenza per il suo ritardo, e passargli uno dei sassi piatti che aveva raccolto con cura per lui. Quasi sorrise a un viso che però non c’era, perché non c’era? Perché era successo? Perché tutto non era rimasto sepolto?
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Si diresse verso il lago, le felci alte che mi frustavano il viso lasciando rossori brucianti, allora non erano così alte. Non che queste carezze taglienti lo toccassero.
Appena svoltato l’angolo si aspettò di vederlo sorriso dolcemente, con indulgenza per il suo ritardo, e passargli uno dei sassi piatti che aveva raccolto con cura per lui. Quasi sorrise a un viso che però non c’era, perché non c’era? Perché era successo? Perché tutto non era rimasto sepolto?
No… forse erano le domande sbagliate. Erano le domande di un codardo, di un sporco verme che aveva fatto un errore, che aveva fatto della sua esistenza un errore. Si ricordava ancora quando per la prima volta lo incantarono quelle fossette giovanili, quegli occhi brillanti e vivi. Vivi come lui non sarebbe mai stato. Era stato abbagliato come una falena dalla luce, un calore da cui voleva essere bruciato ma che alla fine non avrebbe mai ottenuto.
Si diresse verso la sponda inspirando, non si era mai accorto dell’odore del pudredume, il suo odore era così intenso da inondargli con il piacere i sensi. O forse non se ne era mai accorto perché il fetore veniva da lui. Probabilmente tutto il suo genere ne era intriso.
Non importa quanto suo fratello si fosse poi pentito, o almeno aveva fatto finta, gli veniva solo da vomitare guardando quel viso famigliare che nel momento cruciale era intriso di perverso piacere. I sensi di colpa che provava verso la sua famiglia erano scoparsi tutti nel momento in cui gli avevano fatto perdere tutto. Nel momento in cui avevano distrutto il suo amato.
L’amato il cui dolce bacio lo aveva fatto sentito vivo e amato sera in tutti gli altri ignoravano il suo dolore, il festeggiato. Gli avevano strappato un’altra persona amata, lei era preziosa, ma loro l’avevano costretta ad andare via e poi avevano festeggiato il suo compleanno. Le fossette dello sconosciuto lo avevano tirato su, in un modo sorprendente, con un sorriso peccaminoso, si vedeva che veniva da lontano.
Quando aveva scoperto il nome di Josh il suo cuore si era acceso, le sue labbra frementi per un altro contatto che sarebbe avvenuto solo dopo altri mesi di titubanze e sotterfugi innamorati.
Fece un altro passo verso la sponda, l’acqua melmosa gli accarezzava le scarpe.
La sua pelle, il calore di Josh era ancora percepibile, così fugace ma anche così reale che gli sembrò quasi che fosse lì. Ma lui non sarebbe tornato, non avrebbe perdonato la sua impotenza, la debolezza, il modo in cui li aveva guardati colpirlo. I suoi occhi, così cari, non avrebbero perdonato come aveva messo le sue parole nelle orecchie dei loro Diavoli, frasi vennero usate da loro e dal loro Dio.
Gli occhi gli si appannarono. Oh cielo, gli pareva di sentire il fantasma della sua voce, così roca e ammagliante, lo attirava nella parte opposta dalla sua meta, lo spingeva fuori dall’acqua che ormai arrivava alla sua vita. Ma non poteva fermarsi, era sta troppo debole e stupido, doveva pagare. Non si stava pentendo con Dio, non era per lui che faceva questo sacrificio, non per il Dio in cui credevano loro. No lui lo faceva per il proprio, quello misericordioso che li amava tutto a dispetto di tutto, il Padre che amava anche lui e che non poteva non adorare Josh e la sua gioia e il suo amorevole carisma. Lui si sacrificava con la muta richiesta di proseguire con il suo sordo dolore, l’unica cosa che gli rimaneva del suo amato che non avrebbe mai più rivisto, e nel forte imploro di dare qualcuno di meritevole al suo Josh, qualcuno che avrebbe baciato la terra su cui avrebbe camminato.
I suoi occhi non mettevano più a fuoco da un po’ e un singhiozzo venne inglobato dall’acqua. Stava per sistemare tutto. Delle mani forti lo presero e lo strinsero, forse alla fine Dio accettava le scuse per aver taciuto quando sapeva.
Delle morbide labbra gli baciarono gli occhi con impeto, gli stavano dicendo addio? Si sentì trascinare fuori al freddo, il dolore non era così caritatevole, anche se lo apprezzava.
«Apri gli occhi stupido, non provare a morire, non ho intenzione di sopportare anche questa tua cazzata. Aprili subito e affronta le cose con me!»
Aprì gli occhi, Josh gocciolante attraverso il suo sguardo appannato, un sorriso. Sollevò la mano.
«Non sorridere adesso coglione, se tuo fratello non mi avesse chiamato tu non ci saresti stato più e non sarei riuscito a perdonarti mai.» Verso la fine la voce di Josh si inclinò e una rista isterica proruppe nel silenzio.
«Stai impazzendo? Perché se è così per me va bene, basta che ti riprendi e vivi. Ti perdonerò. Risponderò a tutti i tuoi 103 messaggi e ti porterò da tutti i psichiatri immaginabili. Ti porterò via da questa gabbia di matti.»
Le lacrime scivolarono sul viro di David mentre annuiva e delle labbra tremanti lo baciavano. Non si immaginava una morte così dolce.





Partecipante al concorso L’Amore, il laccio che unisce la musica alle parole e basato sulla canzone “Take Me To Church”

   
 
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