Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
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Autore: Elenami55    10/06/2015    2 recensioni
Avete presente uno di quegli incontri che avvengono per puro caso? Provate ad immaginare che il comandante della prima flotta di Barbabianca, Marco la Fenice e quello della seconda, Portgas D Ace, incontrino e costringano ad entrare nella loro ciurma due sorelle di nome Emi ed Umi, entrambe piratesse. Ipotizzate ora che Marshall D Teach alias Barbanera consegni la minore delle due, Umi, alla Marina per poter entrare nella Flotta dei Sette. Come reagirà Barbabianca? Ed il nostro caro Pugno di Fuoco riuscirà a non farsi catturare da Barbanera nonostante sia andato alla sua ricerca?
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Marco, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace, Trafalgar Law, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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28. In cammino


A circa un chilometro dalla costa di Helbor, un gruppo di scogli completamente ricoperti di neve ci offre un luogo, a detta di Satch, sicuro per ancorare la WindFlower. Secondo l’uomo, è infatti sconsigliabile lasciare la nave vicina alla costa ed in vista, data la scarsa ospitalità degli abitanti. Oltretutto mi è stato rivelato un particolare di cui non ero a conoscenza: entrambe le tribù dell’isola sono cannibali. che meraviglia, ho sempre desiderato alloggiare in un villaggio di mangiatori di carne umana!
Secondo il comandante della quarta flotta, essendo noi protettori della tribù del nord, quest’ultima non dovrebbe torcerci un capello, ma questa è solo un’ipotesi. Chi ci dice che, una volta sconfitta la tribù del sud, gli Shiituud non decidano di organizzare un banchetto?
Naturalmente ho già fatto notare più e più volte al mio compagno quest’eventualità, ma lui l’ha subito smentita sostenendo che, anche se spesso le tribù sono credute stupide e sottosviluppate, non crede che lo siano così tanto da mangiarsi i parenti di colui che potrebbe sterminarli con il semplicissimo movimento di un dito, ovvero Barbabianca.
Ok, il fatto che l’imperatore bianco faccia paura a tutti non lo metto in discussione, ma se quei cannibali volessero mangiarci lo stesso?
Al solo pensiero mi salgono già i brividi e, allungando la mano dentro l’armadio della mia cabina per prendere un giaccone pesante, noto che quest’ultima trema. Mi maledico mentalmente: se Emi notasse questo mio comportamento da fifona mi sgriderebbe o mi prenderebbe in giro, a seconda del suo umore. Una domanda mi sorge spontanea: lei non ha mai paura? Non ha paura di morire?
Non  gliel’ho mai chiesto per timore che si infuriasse. Lei non vuole che nomino la morte, sostiene che porti sfortuna farlo e che bisogni sempre pensare positivo. Riflettendoci su, non ha tutti i torti.
Mi metto il giaccone e lo abbottono. Tiro fuori da un cassetto del comodino una sciarpa che successivamente avvolgo al mio collo. Prendo anche un paio di guanti e me li infilo nelle mani. Fuori ci sono -15 gradi centigradi, quindi devo coprirmi bene.
- Umi, ho pensato che forse è meglio se tu rimani qui sulla nave- dice la voce calma di mia sorella.
Alzo gli occhi sulla ragazza appena arrivata. Sotto il giaccone bianco sbottonato indossa uno spesso maglione di lana azzurro; alle mani ha dei guanti dello stesso colore del giaccone e una sciarpa le avvolge il collo. Alzando lo sguardo più in alto noto un buffo berretto di lana color panna con una pallina pelosa sulla punta, ma non è ciò a sorprendermi, bensì un altro particolare: Emi ha i capelli sciolti. I suoi capelli castano molto scuro tendente al nero le ricadono lungo la schiena, coprendola fino  alla metà e rendono la mia sorellona simile ad una principessa. Quasi stento a riconoscere nella donna che ho di fronte Emi. In questo momento è così diversa dal solito, così bianca, così calma, così… strana!
La osservo stranita per alcuni istanti per poi uscirne fuori con un sorriso.
- Sai,  dovresti lasciare i capelli sciolti più spesso, così Ace ti sbaverebbe dietro come un San Bernardo, non che non lo faccia già, sia chiaro!-
- Figuriamoci, non credo che arriverebbe fino a questo punto- un lieve sorrisetto divertito le si stampa in faccia e lei distoglie lo sguardo, segno di imbarazzo –comunque oggi è un caso eccezionale: li tengo sciolti perché fa freddo e loro mi riparano un po’ le orecchie, cosa che non farebbero da legati-
- Sì, però li hai anche lisciati…- le faccio notare.
- Perché così non sono pomposi-
Ha sempre la risposta pronta, come al solito del resto.
Tornando su ciò che mi ha detto appena entrata nella mia cabina, credo che sia un’ottima scelta farmi rimanere sulla nave, ma potrebbe sempre arrivare qualche nemico ed io sarei indifesa. Valutando però che le probabilità che arrivi qualcuno sono veramente poche e che invece sono molto più alte quelle di essere mangiata dai cannibali sull’isola, forse rimanere qui mi è più conveniente. Suppongo che Emi abbia seguito il mio stesso ragionamento e, capendo che sarei una palla al piede, abbia deciso di lasciarmi qui. Astuta la mia sorellona, ma anche senza cuore: so di essere un peso per lei, lo sono sempre stata, ma potrebbe almeno dirmelo in faccia, invece di usare parole gentili per farmelo capire!
- Sai, credo che verrò con voi, non voglio rimanere sola- dico, tanto per non darle la soddisfazione di liberarsi di me.
A volte mi rendo conto di essere un’immatura a voler sempre intralciare mia sorella, ma non mi piace essere trattata da terzo incomodo.
- Sicura?- mi chiede.
- Sicurissima!- mi abbottono la giacca.
Emi mi si avvicina e si abbassa al mio livello. Un certo imbarazzo mi sale e, forse a causa di quest’ultimo forse a causa del giaccone, una vampata di calore mi invade le guance. Non ho mai provato una sensazione simile con mia sorella, però quegli occhi, i capelli sciolti, i suoi indumenti bianchi come la divisa dei marines la rendono così simile alla mamma…
Il pensiero di prima torna a vagarmi per la testa: questa non può essere mia sorella.
- Prendi questa e nascondila sotto la giacca…- mi dà una delle sue pistole –…così potrai proteggerti nel caso io non riuscissi a farlo, cosa impossibile- ghigna.
Sì, questa è mia sorella: la sorella più fantastica che possa esserci!
Si rialza e mi precisa di sbrigarmi: lei e Satch mi aspettano sul ponte.
Subito afferro uno zaino e lo riempio di varie cianfrusaglie che, secondo me, possono servirci: un accendino, uno spray anti orso, delle brioches prese prima dalla dispensa ed avvolte in tovaglioli di carta, un mini den den mushi ed alcune caramelle. Richiuso lo zaino e messo sulle spalle, controllo più e più volte che tutto sia in ordine, per poi lasciare la mia cabina e dare un’ultima controllata al resto della nave.
Uscita finalmente sul ponte, mi becco un’occhiataccia da Emi.
- Ti avevo detto di muoverti- mi rimprovera.
- Come vedi mi sto muovendo- rispondo, camminando.
Se sto camminando mi sto muovendo, quindi ho ragione io. Vediamo se troverai un modo per ribattere.
- Però io ti avevo detto di farlo velocemente e tu vai a passo di lumaca-
La guardo storto: quella deve sempre avere l’ultima parola!
Emi scende tramite una scaletta di corda su una scialuppa di piccole dimensioni. La seguo.
Sulla barchetta ci aspetta Satch che, dopo aver sorriso ed aver fatto una battuta sulla caratteristica femminile di essere sempre in ritardo, inizia a remare, aiutato da mia sorella, verso la costa dell’isola.
In poco tempo vi giungiamo. Scendiamo a terra e, approfittando del tempo che i miei due compagni impiegano per portare la nostra imbarcazione sulla spiaggia affinché il mare non la porti via, io osservo la neve che mi circonda. È alta: mi arriva alla pancia, provocandomi i brividi alle gambe, nonostante i miei pantaloni di lana imbottiti. Per un attimo mi sfiora l’idea di fare una palla di neve e tirarla addosso ad uno dei miei amici, ma rinuncio per pigrizia.
Qualcuno mi afferra per i fianchi e mi carica sulle sue spalle: è Satch.
- Fa freddo, vero?- attacca conversazione con tono scherzoso.
- Sì, decisamente-
- Già è pigra, se la porti ancora sulle spalle lo diventerà ancora di più- si intromette Emi, facendomi la linguaccia.
- Spiritosa!- ricambio il suo gesto, facendo ridere il castano.
Mi piace questa situazione: mi sento al centro dell’attenzione ed è come se Satch ed Emi fossero mia madre e mio padre.
Spesso lo desidero: una madre ed un padre che ridono e scherzano tra loro, portandomi in giro e tenendomi per mano. Lo desidero perché non ho mai potuto provare quest’esperienza e spesso ho visto altri bambini viverla. Quanto li invidio!
Il nostro trio attraversa velocemente il breve tratto di spiaggia innevata e si inoltra in una fitta pineta. Satch ed io siamo in testa dato il ruolo di guida dell’uomo che è l’unico tra di noi a sapere la strada per il villaggio degli Shiituud, essendoci già stato in passato. Procediamo lentamente a causa della neve sempre più alta; ad occhio e croce ora sarà un metro e quaranta. Un fiocco di neve mi scende davanti agli occhi, seguito da molti altri.
- Nevica!- urlo, presa dall’entusiasmo.
- Ci mancava altra neve- alza gli occhi al cielo mia sorella.
- Suvvia Emi, un po’ di spirito natalizio!- esclama Pizzetto.
- Già, peccato che non siamo a Natale-
Questa volta do ragione alla mia sorellona: non siamo a Natale, Satch!
Dopo appena mezz’ora di cammino ci fermiamo vicino ad una cascata ghiacciata. Le varie stalattiti di ghiaccio brillano alla poca luce del sole che riesce a filtrare tra le nuvole grigie creando un magnifico spettacolo di colori. Di fronte alla cascata, un lago ghiacciato di medie dimensioni attira la mia attenzione, ricordandomi le piste da pattinaggio. Appena posata a terra, con difficoltà mi faccio largo tra la neve, leggermente più bassa di prima, per raggiungerlo. Poso il piede sul ghiaccio.
È scivoloso!
Entusiasta poso l’altro, dandomi una leggera spinta, intenzionata a provare a pattinare. Cado a terra come un sacco di patate, ma non arrendendomi mi rialzo e riprovo, ricadendo. Con questo ritmo di scivolate, cadute e rialzamenti arrivo senza rendermene conto sull’altra sponda del lago. Metto piede sulla terra innevata e saluto il castano e la mora rimasti dall’altra parte. Mentre muovo il braccio a destra ed a sinistra, ridendo, un venticello caldo mi arriva da dietro.
- Umi, corri!- urlano i due.
Corri? Perché devo correre?
Mi volto; non l’avessi mai fatto.
Una tigre gigante mi sta osservando con i suoi occhietti gialli. Questo tipo di felino è più grande di quanto immaginassi, non pensavo che una tigre gigante fosse così grande; sarà cento volte mia sorella trasformata!
Improvvisamente mi ruggisce in faccia, intossicandomi quasi con il suo alito puzzolente e mettendomi addosso una paura incredibile.
All'istante mi lancio sulla distesa di acqua ghiacciata, correndo a più non posso verso i miei due compagni ed urlando come una pazza. L’animale con un balzo mi sorpassa, bloccandomi la strada. Cerco di frenare, con l’unico risultato di cadere a terra, facendo una lunga scivolata che mi porta esattamente davanti alla fiera. La guardo, spaventata a morte. Il mio povero cuore batte ai mille all’ora ed io sto boccheggiando.
Sono spacciata, sono spacciata, sono spacciata!
La bestia alza la zampa, sta per colpirmi con i suoi artigli ed io sto per lasciarci le penne quando vengo investita da un corpo e spinta fuori dalla portata dell’attacco.
Ripresami dallo shock, mi rendo colpo che il corpo in questione è quello di mia sorella che mi si è lanciata addosso approfittando del ghiaccio, cosicché la spinta utilizzata ci facesse scivolare via.
- Non ti azzardare a toccare mia sorella!- urla lei al nostro nemico dopo essersi rialzata ed aver assunto un aspetto autoritario.
Per tutta risposta la belva fa un passo avanti.
Improvvisamente emette un ruggito spezzato e si dimena, cercando di scansarsi di dosso la causa del suo dolore, ovvero la spada di Satch piantata nel fianco. Il colpevole del suo dolore estrae la spada e balza via.
Ora la tigre gigante è veramente furiosa; si lancia contro il nuovo arrivato, cercando di spezzarlo in due con le sue fauci. Emi corre ad aiutarlo, ma viene scagliata lontano da una codata del felino. Io vado da lei e la aiuto a rialzarsi dal mucchio di neve  in cui è finita.
- Brutto gatto troppo cresciuto- impreca –giuro che lo ammazzo!-
- Ma hai visto quanto è grande?! Scappiamo!-
- Col cavolo!- si trasforma in tigre.
Corre verso il suo “parente troppo cresciuto” e gli balza contro, colpendogli il muso con una artigliata e così impedendogli di addentare Pizzetto, caduto poco prima. Il colpo non ha l’effetto desiderato, infatti il nemico da distruggere non si è fatto nemmeno un graffietto.
Però, stranamente, non ci attacca più, ma fissa mia sorella, emettendo degli strani versi per un tempo più o meno lungo.
La ragazza torna alla sua forma umana e lo guarda, per poi annuire. A questo punto il nostro nemico se ne va, lasciando me e Satch sorpresi.
Ma cos’è successo?
- Possiamo continuare il cammino- dice Emi –ha detto che non si scontra con i suoi simili-
I suoi simili? Non vorrà mica dire che quel coso considera Emi un suo simile per via dei poteri di quest’ultima?! Poi, da quando la mia sorellona capisce il linguaggio animale? Questa è bella!
Pizzetto, stupito tanto quanto me, le domanda spiegazioni e lei si limita a sistemarsi il cappello di lana in testa per poi affermare con divertimento che in fondo questa missione non è noiosa come se l’aspettava.



 
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In una zona ignota dell’isola…

- Signore, la merce è stata quasi tutta caricata- dice un ragazzo.
Dal suo trono, un uomo dai lunghi capelli biondi ed un orecchino d’oro al lobo destro sogghigna. Allunga la mano verso una bottiglia di birra e la afferra, mettendo in mostra i suoi muscoli, ben visibili sotto la canottiera.
- Ottimo. Mi raccomando però, fate attenzione che non venga danneggiata o sapete cosa vi aspetta!- beve.
- Certo, signore-









Nota dell’autrice
Buongiorno! Ed eccomi di nuovo qua con il mio solito ritardo, vero? XD Scusate, ma ultimamente non posso dedicarmi spesso alla storia dato che devo prepararmi per degli esami scolastici. Forse non aggiornerò più prima di luglio a causa di quelle brutte bestie, mi auguro che riusciate a pazientare per tutto questo tempo.
Comunque spero che questo capitolo sia stato di vostro gradimento! Fatemi sapere!
Ciao!
   
 
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