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Autore: The Writer Of The Stars    10/06/2015    5 recensioni
“Lo ammetto, non lo avevo previsto ma … è giusto che sia andata così. Spero che tu abbia vissuto bei momenti qui con me.” esclamò Heiji sorridendo con dolcezza.
“Guarda che questo sarà sempre il periodo migliore della mia vita.” disse Kazuha, tornando seria.
“Beh, non puoi dirlo, non sai cosa accadrà tra dieci anni.” Ripeté lui, riportando a sé le parole utilizzate da Kazuha poco prima.
Kazuha scosse il capo con un piccolo sorriso amaro.
“No, fidati, ne sono sicura. Questo è stato il miglior periodo della mia vita. E lo sarà sempre.” Disse, prima di puntare nuovamente gli occhi alla volta celeste, perché Heiji non vedesse le lacrime che avevano preso a solcarle il viso perlaceo."
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Ispirata a Good riddance (time of your life) dei Green Day.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Heiji Hattori, Kazuha Toyama | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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 (   https://www.youtube.com/watch?v=0m1DpUXey0g  – canzone)

Era uno spettacolo impagabile osservare la luna. 
Il satellite svettava imponente al centro del cielo, mentre le piccole stelle accorrevano attorno ad essa, accerchiandola, come falene innamorate dello splendore della luce.

Kazuha amava la notte. Era strano per una bambina di appena cinque anni volersene stare fuori fino a tardi, attendendo che il buio calasse e la notte arrivasse. Tutti gli altri bambini avevano paura del buio, al timido spuntare della luna correvano sotto le coperte, temendo oscurità e mostri immaginari.
Ma Kazuha era diversa. Lo era sempre stato e questa era una prova in più a favore della tesi che Heiji, già da bambino, avanzava con convinzione.

Kazuha passava le notti d’estate distesa sul grande prato in giardino, attorniata dal frinire delle cicale e con il nasino all’insù, rivolto verso il cielo. Erano rare le volte in cui non riusciva a sgattaiolare fuori di casa di nascosto dai genitori dormienti e quando questo accadeva, la piccola non demordeva comunque, continuando ad osservare la luna nel buio della sua cameretta bambinesca, con il volto premuto alla finestra.
Che cosa ci trovasse di tanto interessante nelle stelle, Heiji non l’aveva mai capito. 

“Perché sono belle.” Rispondeva sempre Kazuha con ingenuità alla domanda sul motivo per cui si trovassero tutte le sere distesi su quel prato ad osservare il cielo. Heiji allora lasciava perdere, abbandonando il proposito di trovare una spiegazione razionale a quel comportamento. 

Con Kazuha la razionalità non era mai esistita.

Anche quella notte andava così.  

Se ne stavano riversi in terra tra l’erba alta e con lo sguardo verso l’alto, a frugare nel cielo scuro. Di solito in quei momenti non parlavano mai. A Kazuha piaceva starsene in silenzio, fatto alquanto strano per lei, e ad Heiji andava bene così, perché Kazuha era felice e a lui bastava vederla sorridere per dimenticarsi di tutte le parole che avrebbero potuto dire anziché fissare la luna. Ogni tanto poi Kazuha gli afferrava la manina con fare furtivo, stringendola timidamente, senza mai staccare gli occhi dal cielo. Heiji la guardava sempre incuriosito, arrossendo un poco a quel contatto ingenuo e osservando intenerito le loro piccole mani intrecciate.

Anche quella notte Kazuha gli aveva preso la manina, gliel’aveva stretta con premura, come ogni volta. 

“Heiji?” si stupì all’udire la voce delicata della propria migliore amica e incuriosito volse lo sguardo verso di lei, fissandola. La bambina non aveva smesso per un secondo di osservare il cielo con un minuscolo sorriso stampato in volto.

“Cosa?” chiese il piccolo Hattori.

“Scegli una stella.” Esclamò lei con tranquillità, spiazzandolo. Heiji boccheggiò diversi attimi, confuso.

“U – una stella? Ma perché …” 

“Oh andiamo, sceglila e basta!” lo interruppe lei leggermente divertita. Il bambino sbuffò annoiato, fingendosi stufo dei giochetti dell’amica. Poi, tornando ad osservare la volta celeste, fece per alzare un dito, indicando una stella a caso.

“No, aspetta! Devi scegliere con attenzione quella che ti piace di più, non così.” lo ammonì subito la piccola, bloccando ogni suo movimento. Heiji avrebbe tanto voluto dirle che per lui non vi era alcuna differenza visto che le stelle erano tutte uguali, ma quando incrociò gli occhioni smeraldo di Kazuha osservarlo con dolcezza non se la sentì di infrangere i desideri della propria migliore amica. 
Con serietà fisso allora il manto scuro, spostando lo sguardo da una parte all’altra. Le iridi blu del bambino guizzarono velocemente per la volta celeste fino a quando, incontrando un luccichio in particolare, non si fermarono,puntandosi su di esso.

Era una stella piccola. Non era poi così visibile in verità ma per un attimo Heiji l’aveva scorsa emanare un luccichio particolare, quasi speciale. Osservò il piccolo astro brillare con meno forza degli altri, eppure ai suoi occhi, quella stella era la più brillante che avesse mai visto.

“Quella.” Esclamò infine risoluto, indicando il corpo celeste. Kazuha seguì con gli occhi la rotta dell’indicazione di Heiji, identificando poi l’oggetto della decisione del bambino. 

“Bene.” Disse sorridendo, stampando l’immagine di quella stella nella sua mente.

“Ed ora vedi di non dimenticartela mai.” Esclamò sorridendo, prima di tirarsi a sedere, alzarsi e correre dritta in casa sotto lo sguardo confuso del suo migliore amico.
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Dodici anni dopo Heiji e Kazuha erano ancora lì, distesi su quel prato in una calda sera di inizio luglio. Erano cresciuti, i diciotto anni si facevano vicini, eppure quella bizzarra abitudine era rimasta. 

Non si sedevano più a rimirare le stelle così tanto spesso ma ogni tanto Kazuha lo chiamava, chiedendogli se aveva voglia di un po’ di “cinema all’aperto” ,come diceva lei. Heiji allora accorreva sorridendo, portando con sé una grande coperta e spegnendo completamente il cellulare, proibendo così a chiunque di disturbarlo. 

Quello era un momento solo per loro due. 
 

Kazuha rimirava il cielo con la stessa incredulità fanciullesca di dodici anni prima. Nonostante gli anni,non sarebbe mai cambiata. La notte sarebbe sempre stato il suo paradiso preferito, lo spettacolo a cui avrebbe applaudito per ore, incurante che le mani potessero soffrirne. 

Heiji osservava il cielo rilassato, calmo. Non gli capitava mai, ma quando stava con Kazuha su quel prato, si dimenticava di tutto. Sentiva che poteva lasciare dietro di sé tutto il resto del mondo, perché non c’era nulla che contasse più di Kazuha e delle stelle in quel momento. 

“Heiji?” sobbalzò sorpreso. 

“Dimmi, Kazuha.”

“Promettimi che non ti dimenticherai di me.” 
Heiji si voltò di scatto, osservando Kazuha confuso. Come ogni volta, lei continuava a fissare il cielo.

“Perché dovrei dimenticarmi di te, non capisco, come ti viene in mente …”

“Un mese.” Lo interruppe.

“U – un mese?”

“Tra un mese compirai diciotto anni. Diventerai un adulto, andrai al college o forse entrerai nella polizia. Crescerai, ed io farò lo stesso, perché è arrivato il momento di farlo.”
Heiji la fissò sbigottito, sempre più confuso.

“Non te l’ho ancora detto ma …. Ti ricordi che ti ho parlato di Cambridge?” chiese Kazuha timorosa. Heiji annuì, ricordando di come sarebbe stato un sogno per la ragazza accedere al famoso college.

“Ho sostenuto un test d’ammissione per la facoltà di medicina e ho fatto domanda per una borsa di studio. Mi hanno presa.” Sputò fuori con freddezza, cercando di mantenere un tono di voce composto. Heiji si tirò a sedere di scatto, osservandola sperduto. 
Da quando Kazuha prendeva certe decisioni senza dirgli niente?

“Che cosa hai fatto? Come ti è venuto in mente di …”

“Di pensare al mio futuro? È questo che volevi dire?” lo interruppe Kazuha irata, tirandosi anche lei a sedere. Heiji la guardò, scuotendo la tesa deluso.

“Di fare tutto senza dirmi nulla.” Terminò il ragazzo, distogliendo lo sguardo. Kazuha lo osservò incredula, sentendo l’indignazione montarle dentro.

“Cosa vorresti dire? Che devo sempre chiedere a te il permesso per fare ogni cosa? Che non posso fare una scelta per conto mio, senza che tu mi dia la tua approvazione, senza sentirmi dire per l’ennesima volta che sono una stupida?!”

“Voglio dire che non puoi andare avanti e pensare al futuro prima di me!”  sbottò anche lui arrabbiato, rendendosi conto solo dopo di ciò che aveva detto. Kazuha lo fissò con occhi spalancati.

“Quindi sarebbe questo il problema? Il fatto che io stia già progettando la mia vita senza che tu abbia prima sistemato la tua?” fece incredula e sprezzante Kazuha, sentendosi assurdamente ferita.

Heiji rimase in silenzio, fissando un lembo di coperta sotto di sé. Non lo so aveva mai pensato, in verità non si era mai soffermato su quel particolare prima di allora. La verità era che non aveva mai pensato ad un fatto del genere. Aveva sempre dato per scontato che lei lo avesse sempre seguito, che sarebbe sempre dipesa da lui in un modo o nell’altro. 
Si rese conto per la prima volta di quando arrogante e pieno di tracotanza fosse stato fino ad allora nei confronti della sua migliore amica. Convinto sempre della propria grandezza ed importanza, non era mai riuscito ad immaginare Kazuha senza di lui, come se lei fosse una creatura indifesa, bisognosa di avere qualcun altro al proprio fianco per esistere. 
E invece, a quanto pareva, era stata lei per prima a slegarsi dalle forti redini che la tenevano aggiogata a lui. Era stata lei a cambiare strada, a rendersi conto che era arrivato il momento di cambiare, di prendere un'altra via, di salutarsi a quel bivio tra l’adolescenza e l’età adulta. 
Lo aveva fatto prima ancora che lui pensasse minimamente a una cosa del genere e gli aveva così dimostrato che forse non aveva poi così tanto bisogno di lui come credeva. 

Heiji osservò per diversi attimi la figura minuta e indifesa di Kazuha, scoprendola per la prima volta non ragazzina impacciata con un fiocco tra i capelli, ma giovane donna pronta a prendere per mano il tempo che le aveva afferrato il polso con impeto, senza che lei se ne accorgesse subito. D’istinto si slanciò verso di lei, cingendola in un abbraccio estremamente possessivo. Kazuha rimase inerme per alcuni secondi fino a quando, sentendo la schiena di Heiji tremare, ricambiò anch’ella la presa, stringendo il ragazzo con forza. 

“Sono un idiota …” sussurrò con un risolino triste Heiji, affondando il volto nell’incavo del collo della ragazza. Kazuha ridacchiò piano, sentendo le lacrime pungerle gli occhi. Non era ancora quello l’addio ufficiale, eppure entrambi sentivano che quello sarebbe stato il momento più duro della loro vita.

“Non volevo dire che non sei in grado di andare avanti da sola. So quanto tu sia forte, anche se non te l’ho mai detto.” Fece Heiji, stringendo a sé Kazuha. 

“Diventerai un medico eccezionale.” Le sussurrò con dolcezza, sentendo Kazuha strofinare il capo sul suo petto. La ragazza si staccò leggermente, puntando gli occhioni verdi colmi di lacrime in quelli blu e lucidi di Heiji.

“Te la ricordi la stella?” chiese d’un tratto Kazuha, spostando lo sguardo verso il cielo. Heiji affogò  nei ricordi, riscoprendo quella sera di dodici anni prima, così simile eppure così diversa a quella stessa notte.

“Certo che me la ricordo.” Esclamò, ripensando al piccolo puntino luminoso. 

“Non dimenticarla mai, nemmeno quando me ne sarò andata. E so che non ti piace tanto guardare il cielo ma ti chiedo di non smettere di farlo. Ho bisogno di sapere che tu guarderai la nostra stella, perché so che se lo farai non ti dimenticherai mai di me, e io ho bisogno di questa certezza.” Spiegò Kazuha con voce tremante, sorridendo piano.  Heiji la osservò intenerito, ricambiando il sorriso.

“Non ho bisogno di una stella per ricordarmi di te. Non potrei mai dimenticarti.”

“Beh, non puoi dirlo, infondo non sai cosa accadrà tra dieci anni.”

“Non succederà.” Disse serio, pensando che in realtà, nella sua mente, si rifletteva l’immagine di lui e Kazuha ancora insieme, magari nella stessa casa e con un anellino dorato all’anulare sinistro. Perché non se ne era mai reso conto, ma in quel momento aveva realizzato di come non fosse Kazuha ad aver bisogno di lui, ma lui di Kazuha. L’amava, e se n’era reso conto solo allora. L’amava in tutti i modi in cui una donna poteva essere amata. 

L’amava talmente tanto che non glielo disse quella sera. Preferiva vivere col rimpianto di non aver confessato i suoi sentimenti quando poteva che sapere Kazuha rinunciare a quella borsa di studio solo per lui, perché non si era mai reso conto prima di quanto fosse importante per lui. 

“Dato che anche io non voglio che tu ti dimentichi di me, promettimi una cosa.” Esclamò dopo attimi Heiji, tornando a sorridere piano.

“Qualunque cosa.”

“Voglio che non ti dimentichi di queste notti. Perciò scatta fotografie con gli occhi e le istantanee che hai ancora nella tua testa mettile sullo scaffale dei bei tempi, vicino ai volumi di anatomia, okay?” disse cercando di donare un inflessione di divertimento alle sue parole, anche se gli occhi lucidi e l’enorme groppo al cuore sembravano affermare tutto il contrario. Kazuha gli sorrise divertita, lasciando che una lacrima le solcasse il bel volto e le gote candide. 

“Okay, te lo prometto.”

“Lo ammetto, non lo avevo previsto, ma è giusto che sia andata così. Spero che tu abbia vissuto bei momenti qui con me.” esclamò Heiji sorridendo con dolcezza.
 
“Guarda che questo sarà sempre il periodo migliore della mia vita.” disse Kazuha, tornando seria.

“Beh, non puoi dirlo, non sai cosa accadrà tra dieci anni.” Ripeté lui, riportando a sé le parole utilizzate da Kazuha poco prima. 
Kazuha scosse il capo con un piccolo sorriso amaro.

“No, fidati, ne sono sicura. Questo è stato il miglior periodo della mia vita. E lo sarà sempre.” Disse, prima di puntare nuovamente gli occhi alla volta celeste, perché Heiji non vedesse le lacrime che avevano preso a solcarle il viso perlaceo. 



“Its’something unpredictable, but in the end is right. I hope you had the time of your life …”



Nota autrice:
Bene, da oggi sono ufficialmente in vacanza anche io! Ehm, tralasciando il fatto che mi sono scottata tremendamente allo spettacolo della scuola di oggi, sono viva! Okay, in realtà sono tornata ieri (non so se avete letto la nuova storia “Il filo di Arianna” in collaborazione con Martina, ovvero “The darkness inside me”) ma una bella Heiji/Kazuha mi mancava proprio. 
E non è colpa mia se ho scritto questa cosa, ma dei Green Day, perché Billie Joe non può regalarci una canzone meravigliosa come “Good riddance(Time of your life)” e pretendere poi che non ci scriva una storia sopra. Sì, amo i Green Day e questa canzone, se non si fosse capito. (E Billie Joe.) 
E nada, spero che la storia vi sia piaciuta e se così fosse vi invito a lasciare un commento, giusto per farmi sapere le vostre opinioni, mi farebbe piacere! :)
Alla prossima! (Ovvero se sopravvivo al campo scuola di fine settimana … riuscire a tenere a bada tutti quei bambini non sarà come al solito una passeggiata … XD)

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