La giornata era appena iniziata. Il sole stava splendendo sopra i tetti della città, che sembravano essere formati da innumerevoli specchi, che riflettevano raggi di vite, quasi spenti da persone grigie. E Charlie lo sapeva ma lui non credeva nel grigio.
Lui infatti era formato da un arcobaleno interiore, tutto suo e colorato da ogni diversa tonalità.
Eppure, il mondo che osservava dalla finestra era grigio e lui lo odiava.
Qual'era il problema?
Non poteva una persona odiare un colore senza vederlo? Senza averlo mai visto?
Le strade gremite da persone, i negozi affollati, un fioraio nel mezzo di una piazza. Cosa potrebbe voler dire vivere una vita comune?
Charlie si voltò di scatto, perso nei propri pensieri che non gli piacevano. Non poteva sopportare quella realtà. Possibile che un ragazzo a soli 17 anni potesse capire e sentire cose che gli altri non potevano vedere?
"Charlie".
Il ragazzo si girò lentamente.
Lo vedeva. Lo sentiva. Lo poteva percepire.
Non aveva paura, no. Anche se davanti a lui si trovava un dragone che occupava due terzi della stanza. Le scaglie bianche su cui la luce giocava strani scherzi, colorandole di riflessi variopinti, e occhi verdi come pietre brillanti.
Charlie sorrise appena.
"Perché ti fai vedere? Loro non vogliono".
"Loro non sono niente".
Il drago aveva appena parlato e i suoi occhi erano come diamanti. E Charlie non aveva mosso nemmeno un muscolo.
Tutto per il ragazzo, era reale.
Anche il drago lo era, fino a qualche mese fa.
Fino a quando, per l'esattezza, non si era scoperto che lui soffriva di schizofrenia.