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Autore: Deliss    11/06/2015    1 recensioni
1. di fatto che accade di nuovo a intervalli di tempo esatti e continui
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Harry

 

Stava seduta alla scrivania, il ventilatore acceso le faceva svolazzare alcuni ciuffi di capelli che si erano sciolti dalla coda disordinata, teneva una sigaretta fra le dita mentre con espressione concentrata leggeva a voce alta alcune definizioni di restauro architettonico. Mi aveva chiesto di farle compagnia quel fine settimana, non le piaceva stare da sola in casa quando non c’erano le sue coinquiline. Così, per il quinto fine settimana di fila, mi aveva pregato di studiare insieme e dormire da lei. Le avevo detto si senza problemi. Alla fine mi sono ritrovato a guardarla studiare, seduto sul suo letto matrimoniale con il libro di storia antica fra le mani e la seconda pagina della prefazione ancora aperta. Quando si sentiva osservata si girava verso di me con le guance leggermente rosse e gli occhi socchiusi per l’imbarazzo mi rimproverava con un “se continui a guardarmi non riuscirai ad arrivare a metà del libro, studia” e riportava lo sguardo su quei concetti a me del tutto sconosciuti.
Che colpe avevo se mi veniva così tremendamente difficile concentrarmi sulla prefazione di quel mattone di libro e passavo la maggior parte del tempo a guardarla?

 

“cosa vuoi per cena?”

“fai tu” ogni volta che le rispondevo così mi guardava male e stava in silenzio, “qualcosa di leggero?” e allora si rianimava.

“ho delle verdure, ti piacciono i peperoni? io adoro i peperoni!”

“si, vanno bene”

corrucciava la fronte e assottigliava le labbra “non mi sembri tanto convinto, Harry”

“i peperoni vanno bene, Gwen”

“guarda che ho anche tante altre cose, eh!” e spariva dietro l’anta del frigo iniziando ad elencare tutto il cibo che aveva.

“ripeto: i peperoni mi piacciono”

 

Dopo cena ritornavamo nelle stesse posizioni di prima, io sul letto ma questa volta il libro chiuso poggiato accanto a me e una partita di candy crush aperta. Lei davanti alla scrivania con il telefono all’orecchio.

“no, mamma. non sono sola, ho invitato un’amica”

“no, dobbiamo studiare. non abbiamo il tempo per festeggiare tra qualche giorno c’è l’esame”

“si, sono andata e ha detto che è tutto regolare. mi passi papà?”

le conversazioni con i sui genitori non duravano più di qualche minuto, la maggior parte delle volte sbuffava durante una risposta e l’altra o alzava gli occhi al cielo allontonando il telefono dall’orecchio.

“che c’è?” la telefonata era conclusa da qualche secondo

“un’amica?”

e lei sbuffava di nuovo “senti, se non vuoi che si presenti mio padre davanti alla porta del mio appartamento non faresti questa domanda”

“perchè?”

“come: perchè?”

“non dici semplicemente la verità”

“perchè si potrebbero creare dei fraintendimenti! ti ricordo che mi ha fatto domande pensando chissà cosa solo perchè avevo messo come foto del profilo di whatsapp una con quel modello americano che avevo incontrato al centrocommerciale. a natale ho passato più tempo a dare spiegazioni che a divertirmi, quindi a volte è meglio omettere certi particolari”

“così mi offendi”

 

Prima di andare a dormire si rinchiudeva in bagno per diversi minuti. si sentiva il rumore dell’acqua che scorreva e lo sfregare dello spazzolino sui denti. poi il rumore di alcuni flaconi di vetro che venivano spostati e lei riappariva sulla porta della sua stanza. Un pigiama che era tutto fuorché quello. Portava dei pantaloni neri corti a fiori rosa, che lasciavano scoperte completamente le gambe sode e leggermente abbronzate, e una maglia a maniche corte. Quando finii di esaminarla e mi fermai sul suo viso, scoppiai a ridere. “cos’hai sulla faccia?”

“senti, se tu fossi una donna potresti capire ma non hai due ovaie, perciò smetti di sfottere i miei brufoli di sfogo e riporta la tua attenzione su quella partita di candy crush, grazie”

“scusa, ma il dentifricio sui brufoli era un rimedio che ancora non conoscevo”

“sfotti pure, ma ride bene chi ride per ultimo”

 

Mentre dormiva l'ascoltavo respirare. la prima volta che ho dormito insieme a lei ho quasi avuto paura. Era talmente silenziosa e immobile nella sua tranquillità che avevo pensato fosse morta e alle tre di notte l’avevo svegliata con il cuore in gola. adesso invece avevo imparato a sentirla respirare in mezzo a quella sua tranquillità e mi era capitato di sentirle pronunciare frasi senza senso nel sonno. Le prime notti c’era sempre mezzo metro di distanza fra i nostri corpi e quando si infilava sotto le coperte era sempre un po’ tesa, invece adesso ci svegliamo quasi abbracciati o uno contro la schiena dell’altro. Il più delle volte a causa mia. Da qualche notte mi avvicino a lei di soppiatto mettondole un braccio intorno alla vita e il volto fra i capelli che profumano di lavanda e miele, e fino a quel momento non riusco a tuffarmi nel sonno.


Gwen

 

Anche questa notte, silenziosamente, mi ha circondata il fianco con un braccio. a differenza delle altre notti però mi ha stretta di più a se e ha espirato forte affianco all’orecchio come se volesse dire sono sveglio, abbracciami.

Da qualche settimana stargli accanto era diventato strano.

Alcune volte non riuscivo a reggere il suo sguardo e altre mi ritrovavo a guardarlo senza un vero motivo. Stare insieme a lui era naturale e lui, quando arrivava il venerdì sembrava che non aspettasse altro che la mia insolita richiesta “mi fai compagnia questo fine settimana? così studiamo qualcosa insieme”.

Questo venerdì sera si era presentato a casa con una sacca enorme, una bottiglia di vino bianco “sabato si esce e non si discute” aveva esordito entrando in casa. Io non ho potuto far altro che annuire e mettere la bottiglia di vino in frigo.

“Harry” stavo sussurrando nella speranza che lui fosse addormentato

“mhm?”

“è strano”

“cosa?”

“questo” accarezzandogli il braccio con la punta delle dita. la sue pelle sotto il mio tocco diventò più ruvida come se avesse avuto un attacco improvviso di freddo.

“lo faccio sempre, ormai”

“si, lo so. ma non così”

“l’ho sempre fatto così, solo che eri troppo addormentata per rendertene conto”

“allora ribadisco: è strano”

“no, è regolare”

   
 
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