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Autore: MrsCrowley    11/06/2015    2 recensioni
Due sorelle totalmente diverse. Il ghiaccio e il fuoco, l'Aria e la Terra, la sensualità e la dolcezza, l'amore e la passione.
Cosa succede però quando i loro ruoli iniziano a confondersi, quando l'amore sconvolge quello che era solo sesso e la passione rende quasi impossibile l'amore?
"E poi l'ho, anzi no.. mi ha.. baciata" dal diario di Astoria Greengrass
"Sarò il tuo angelo infernale, questa notte" dal diario di Daphne Greengrass
Genere: Fantasy, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Blaise Zabini, Daphne Greengrass, Draco Malfoy, Fred Weasley | Coppie: Astoria/Fred, Draco/Astoria
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Più contesti
Capitoli:
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"You're my obsession
My fetish, my religion
My confusion, my confession
The one I want tonight
You are my obsession
The question and conclusion
You are, you are, you are
My fetish you are
You can kiss me with your torture
Tie me up to golden chains
Leave me beggin undercover
Wrong or right
It's all a role play
Let us make a thousand mistakes
We will never learn"

CHAPTER 3. "My Obsession"

Caro diario, non potrai mai credere a quello che è successo, a dire il vero non ci credo ancora neanche io. Sono appena rientrata dal Ballo, e non so da dove iniziare a raccontare...

 

Theo aveva approfittato di una Sala Comune quasi deserta, per avvicinarsi a lei.

Le aveva regalato un mazzo di fiori campestri, probabilmente raccolti da lui: profumavano ancora di pioggia e terra, erano inebrianti e bellissimi.

Con un leggero sorriso, l'aveva invitata ad andare insieme a lui al Ballo del Ceppo, guardandola negli occhi speranzoso.

Theo non era un brutto ragazzo, e le stava piuttosto simpatico: avrebbe detto subito di sì, se una civetta non fosse svolazzata sopra la sua testa, facendole cadere un biglietto sul grembo.

Riconobbe subito la pergamena, era uguale a quella che le era arrivata giorni prima: il suo scrittore anonimo le aveva risposto.

Astoria slegò velocemente il biglietto, dimenticandosi di dare una risposta al Serpeverde di fronte a lei, che incrociò le braccia sul petto.

Astoria, so che sembra una follia, ma voglio un ballo con te stasera. Non sai nemmeno chi sono, ma ti inviterò a ballare, quindi dimmi di sì. Per favore, dimmi di sì.

Solo queste poche righe bastano per farle battere forte il cuore, fino a sentirlo galoppare fuori dalla gabbia toracica.

Possibile che fosse Fred, che fosse quello il suo modo per invitarla al Ballo?

“-Theo, mi dispiace ma ho già un invito...” Mentì, sapendo di non poter considerare quella pergamena un invito.

Il suo mittente anonimo infatti non l'aveva invitata ad andare al Ballo con lui, ma solo a danzare una sola volta insieme.

Eppure la ragazza si sentiva così frenetica, che si dimenticò di non poter andare al Ballo, se non con un accompagnatore: non era ancora del quarto anno.

Aveva appena rifiutato Theo, dicendogli di avere già un partner: di sicuro nessun altro Serpeverde si sarebbe fatto avanti.

Confusa, la ragazza salì velocemente le scale del dormitorio maschile, dirigendosi verso la porta di Draco: aveva bisogno di un suo consiglio, lui avrebbe di certo trovato la soluzione giusta.

Non poteva dirgli il vero motivo per cui moriva dalla voglia di partecipare a quel ballo, ma avrebbe inventato una scusa abbastanza plausibile.

Quando aprì la porta del suo dormitorio, lo trovò steso sul letto con gli occhi chiusi, mentre una furiosa Pansy Parkinson gli urlava contro.

A quanto pareva, la Serpeverde era andata a riscuotere l'invito che non aveva ancora ricevuto.

La mente di Astoria galoppò velocemente – forse anche troppo – nel sentire le parole della Parkinson.

“- Pansy, mi dispiace, ma ho chiesto a Draco di accompagnarmi perchè altrimenti non sarei potuta venire” disse, entrando nella stanza con disinvoltura.

Il ragazzo si mise a sedere sul letto, guardandola con fare incuriosito, senza però interromperla.

Il fatto che non le avesse sbraitato contro era già un segno positivo, perciò la piccola di casa Greengrass decise che forse era il momento di rincarare la dose, e cogliere due piccioni con una fava.

Era abbastanza sicura che Draco non intendesse affatto andare al Ballo con Pansy, la sopportava a malapena e cercava di scrollarsela di dosso da mesi.

“- Mi dispiace, ma Narcissa mi ha anche spedito uno splendido vestito... le nostre famiglie vanno molto d'accordo, e io e lui siamo amici di lunga data. Mi sta solo facendo un favore!”

Il suo tono era leggero e cordiale, ma l'espressione sugli occhi della Parkinson era di odio puro.

Fu Draco stesso a impedire che la sua sfuriata avesse inizio, invitandola ad accomodarsi fuori dalla sua camera.

Astoria scoppiò a ridere non appena la porta alle sue spalle si chiuse, appoggiandosi ad essa e scivolando lentamente per terra, le mani tra i capelli e un attacco incontrollabili di risate.

Anche Draco si mise a ridere di cuore, come non succedeva da troppo tempo ormai: era sempre così serio ultimamente, sembrava un cielo pronto al temporale.

“- Che ti è saltato in mente, benedetta Greengrass?” Le chiese, sedendosi accanto a lei.

La ragazza tentò di calmarsi, stava piangendo fino alle lacrime, divertita come non mai.

Posò la testa castana sulla spalla del ragazzo, godendosi quel momento di serenità: aveva dimenticato come fosse bello sentirsi così felice.

“- Andiamo, non dirmi che volevi andare al Ballo con lei!” Sogghignò Astoria, dandogli una leggera gomitata sul petto.

Lui si alzò in piedi, e in meno di tre secondi la ragazza si trovò sommersa da ripetute cuscinate: le piume iniziarono ad uscire fuori da quei delicati cuscini, impigliandosi nei capelli della ragazza.

Cos'era stata quella, una punizione? E lui davvero si aspettava che non avrebbe reagito?

“- Accio!” esclamò, sfoderando la bacchetta e facendosi volare in mano un altro cuscino.

Aveva voluto la guerra? Non si sarebbe di certo tirata indietro, lei.

Dopo quasi 15 minuti di lotta, Draco cadde di nuovo sul letto, stavolta un leggero sorriso rendeva i suoi lineamenti più umani, ancora più belli del solito.

Non c'era nessuna traccia del Malfoy che tutti conoscevano, in quel momento.

Astoria tolse piano le piume che si erano incastrare tra i capelli di lui, osservandolo mentre si lasciava accarezzare, con gli occhi socchiusi.

“- Non sapevo con chi andare al Ballo, sai? Credo di dover ringraziare Pansy, alla fine”

Sorrise la ragazza, confessandogli così il motivo per il quale era salita fino al suo dormitorio.

Draco si sporse appena, posando la testa sul gomito e guardandola intensamente negli occhi.

La ragazza sentì una piacevole morsa al petto, gli era sempre piaciuto tuffarsi in quello sguardo così misterioso e indecifrabile, le era sempre piaciuto tentare di capirlo.

“- Tu dovevi venire con me, Astoria, sapevi di doverlo fare”

Concluse con tono enigmatico, senza dare altre spiegazioni: ma Astoria Greengrass era diversa da sua sorella, non chiedeva più di quanto le fosse concesso sapere.

Semplicemente, rispettava i silenzi altrui, e trovava affascinanti le cose non dette, ancor più di quelle dette esplicitamente.

Erano proprio le parole taciute quelle sulle quasi si soffermava la notte, erano quelle che riempivano le pagine più belle del suo diario.

“- E tra parentesi, mia madre ha preso davvero un vestito per la mia dama... vuoi vederlo?”

Chiese, alzando gli occhi al cielo e mettendosi completamente a sedere.

Narcissa Malfoy era davvero pazza, e avrebbe fatto di tutto per la felicità del figlio.

Astoria annuii: la donna aveva buon gusto, era davvero curiosa di vedere cosa avesse scelto: lo avrebbe indossato di certo, anche se non le fosse piaciuto.

Non avrebbe mai fatto un torto a quella donna, la madre di Draco era per lei una zia, così come lo era anche Bellatrix Black.

La vera Bellatrix, non quella che si trovava rinchiusa ad Azkaban: tutta la popolazione magica ha sempre creduto che Bellatrix Black potesse essere relegata in una prigione, scioccamente.

Era la strega più brillante e potente della sua generazione, e aveva dalla sua parte la protezione di molti uomini influenti: catturare la vera Bellatrix sarebbe stato impossibile.

Probabilmente in cuor suo il Ministro lo sapeva, ma si era accontentato di offrire al mondo magico la notizia della cattura della donna più pericolosa di tutta la comunità.

Si trattava in realtà di un semplice simulacro con le fattezze di Bella, che giaceva tra le sbarre di quella prigione accerchiata dai Dissennatori: si vociferava che avesse una cella tutta per sé..

E invece no, lei era protetta all'interno del Black Manor da un Incanto Fidelius molto potente: per un assurdo motivo, era Astoria la protettrice di Bellatrix.

Non aveva mai capito perchè fosse stata scelta proprio lei, e nessuno tranne Bellatrix lo sapeva: il loro legame era così forte, da sembrare davvero zia e nipote.

A volte, le sembrava addirittura di essere come una figlia per Bella: parlava di lei con lo stesso ardore con il quale parlava dei piani per ritrovare l'Oscuro Signore.

Astoria si risvegliò dai suoi pensieri solo quando Draco le stese sul letto un vestito a dir poco stupendo: la ragazza rimase senza fiato, carezzandone appena la stoffa leggera.

Era di un chiarissimo verde mare, che si faceva via via più chiaro verso la parte centrale.

Un nastro lucido dello stesso colore cingeva la vita, e differenziava la parte superiore, stretta e pronta a fasciare le forme del corpo, dalla parte inferiore, più morbida e perfetta per un ballo.

Era semplicemente incantevole, e il suo sguardo dovette compiacere parecchio Draco, che le posò con cura il vestito sul grembo.

“- Se vuoi vedere il Diavolo in giardino, vesti una mora di turchino!” Recitò felice, declamando un antico detto magico.

La Serpeverde non sapeva neanche come iniziare a ringraziarlo, ma prima che potesse dire qualsiasi cosa, lui la azzittì posandole un dito sulle labbra.

“Corri a farti bella Astoria, ti aspetto in Sala Comune tra qualche ora”.

La ragazza non se lo fece ripetere due volte, ma prima di arrivare nella sua stanza, la stessa civetta bianca la raggiunse.

La ragazza arrossì appena, ricordandosi di non aver ancora risposto: questa volta l'uccello aleggiò su di lei, e ci mise un poco per far cadere la piccola pergamena.

Quella carta le era così familiare, ma proprio non riusciva a capire dove l'avesse già vista...

Srotolò in fretta il bigliettino, divorata dalla curiosità, il suo difetto fatale.

Sarai di sicuro bellissima stasera, mi darai l'onore di stringerti tra le mie braccia, Astoria? So che forse non lo merito, e se ti dicessi tutta la verità tu mi odieresti, ma credimi se ti dico che voglio solo vederti sorridere. A stasera, mia cara.

Astoria si affrettò a prendere una piuma e rispondere velocemente, aveva così tante cose da chiedergli, lei che non faceva mai domande.

Voleva scoprire chi fosse, questo ammiratore, e poterlo guardare negli occhi: sperava con tutto il cuore che si trattasse di Fred, ma dopo la freddezza con cui l'aveva trattata non poteva illudersi troppo.

Non aveva pensato molto al ragazzo, dopo il loro primo – e probabilmente unico – scambio di battute: le ribolliva ancora il sangue per le parole che le aveva detto, davanti a tutta la scuola.

Astoria cercò di sbrigarsi, ma il tempo si stava prendendo gioco di lei: quando scese di corsa le scale del dormitorio, Draco era già in Sala Comune ad aspettarla.

Al suo fianco, Theo e Pansy la guardavano imbronciati, come se tutte le colpe di ogni calamità successa al mondo fossero sue.

Draco sorrise appena, vedendola scendere con leggerezza le scale, e le andrò incontro porgendole il braccio.

“- Ti sei fatta desiderare, ma ne è valsa la pena. Sei incantevole, Astoria”

La salutò, mettendole al polso un piccolo bracciale che si abbinava perfettamente al vestito, e facendole perdere un battito cardiaco.

Perchè stava facendo tutto questo per lei? Non ebbe neanche il tempo di chiederglielo, che subito iniziarono a dirigersi verso la Sala Grande.

Quando ci arrivarono, la trovarono perfettamente addobbata: Astoria si guardò intorno, cercando tra le coppie che ballavano volti a lei noti.

Fred e Angelina ballavano sorridendo, poco distanti dal centro della pista: lui era semplicemente bellissimo, e nonostante avesse provato a controllare quello che provava, il suo cuore iniziò a battere all'impazzata alla sua vista.

Fred si voltò verso di lei, forse per un sesto senso, e Astoria abbassò subito lo sguardo: non voleva farsi cogliere con le mani nella marmellata, come da bambina.

Draco le prese la mano, cogliendola alla sprovvista e trascinandola in pista.

“- Sei silenziosa stasera, che succede?” Le chiese, forse un poco apprensivo.

La verità era che Astoria si sentiva fuori di sé dalla felicità, per quella serata bellissima e per quello che ancora sarebbe successo.

Chissà quando avrebbe visto il suo compagno di epistole, come avrebbe fatto a riconoscerlo?

Non le aveva dato mai alcun indizio, eppure era certa che sarebbe venuto, prima o poi, a chiedere la sua mano.

Viktor Krum ballava poco lontano da lei con una splendida Hermione Granger, Ginny invece ballava con un più che mai sorridente Neville.

Le due ragazze si sorrisero, quando volteggiarono l'una accanto all'altra, tra le braccia dei loro cavalieri.

Lo sguardo di Ginny scrutò con freddezza Malfoy, pareva ben contenta di stare tra le braccia di Neville, piuttosto che essere anche solo sfiorata da quelle del quasi albino.

Astoria fece un altro giro, e un piede pestò il suo, facendola trasalire appena.

Si fermò, alzando lo sguardo per fulminare il padrone di quelle scarpe, ma non ne ebbe tempo che la voce soave di Silente risuonò in un amplificato “Scambio di coppie!”

Il proprietario della scarpa altro non era che Fred Weasley, che le strinse il polso attirandola a sé.

“- Ci tocca ballare insieme, Greengrass” Le fece notare lui, come se fosse così stupida da non capirlo da sola.

Astoria cercò con lo sguardo Draco, ma il suo accompagnatore sembrava essere stato risucchiato da tutta quella folla eccitata di ballerini amatoriali.

“- Chiamami Astoria, per favore” Sussurrò lei, odiava essere chiamata per nome, e lui lo pronunciava come se fosse qualcosa di sudicio, un reato.

Non che si vergognasse della sua famiglia, assolutamente, ma non le piacevano particolarmente le formalità, anzi a dire il vero non le piacevano affatto.

Lui sorrise, leggermente più affabile, facendole fare un giro su se stessa.

“- Sei davvero bella, stasera”

Astoria si sentì avvampare a quelle parole, ma cercò di nascondere quell'imbarazzo e di far rallentare al suo cuore quel battito troppo accelerato.

Lo pensava davvero, o la stava solo prendendo in giro?

Non sapeva più cosa aspettarsi da Fred ormai, e decise che per quella sera la cosa migliore forse era ripartire da zero, senza nessuna aspettativa.

“- Grazie, Fred. Ti stai divertendo, con Angelina?”

Gli domandò senza cattiveria, anche se le vere domande che voleva porgergli erano in realtà altre.

Perchè non aveva invitato lei, a quel Ballo? Perchè aveva aspettato di invitare un'altra davanti ai suoi occhi? Perchè si comportava da enorme stronzo?

Astoria non era mai stata una ragazza violenta, tutt'altro, ma aveva una strana voglia di prenderlo a schiaffi in quel momento, mentre lui le sorrideva apparentemente felice.

Cosa lo rendeva così felice? Era davvero dedicato a lei, quel sorriso?

“- Preferisco parlare di te, Astoria. Devo dirti una cosa...”

Il cuore della ragazza si fermò, ma Silente ordinò di nuovo un cambio di coppia e Astoria dovette frenare la sua curiosità.

Cosa voleva dirgli Fred? Qualsiasi cosa fosse, per lei aveva acquistato capitale importanza.

La ragazza finì pensierosamente tra le braccia di Theo, che finalmente ebbe la sua opportunità di ballare con lei.

La ragazza ballò, in ordine, con: Harry Potter, un ragazzodi Durmastrang che si presentò come Lev Aleksandrovijch, un Corvonero che conosceva solo di vista, il professor Piton e Ginny.

Il ballo con Ginny fu in assoluto il più divertente: la ragazza ne disse di cotte e di crude su Draco, prima di arrivare a quello che era l'argomento che più le premeva.

“- Allora, tu e Fred? Vi ho visti molto affiatati!”

Sorrise contenta: aveva tutta l'aria di una bambina felice che sta per mettersi a saltellare da un angolo all'altra.

Astoria si prese un secondo per riflettere, cercando le parole giuste da dire: ma in effetti, quali sarebbero state queste famigerate parole giuste?

“- Non capisco tuo fratello. Prima mi tratta come se fossi figlia del Signore Oscuro, e stasera invece era così... affabile!”

Sbottò, sperando che Ginny potesse aiutarla a capire cosa gli fosse preso.

La ragazza, in tutta risposta, le prese la mano e la trascinò lontana dalla pista da ballo, vicino ai gradini.

Astoria si sedette morbidamente, aggiustando le pieghe del vestito e guardando la rossa, in attesa che dicesse qualcosa – qualsiasi cosa, purchè le togliesse tutti quei dubbi.

Ginny si sedette accanto a lei, prendendo un profondo respiro prima di iniziare a parlare.

“- Mio fratello a volte è strano, Ast”

Le fece notare lei, come se ci fosse davvero bisogno di quell'osservazione.

La ragazza alzò pericolosamente un sopracciglio, e la rossa si affrettò a proseguire, non senza sorridere divertita, prima.

“- Si vede lontano un miglio che ti piace...”

La stuzzicò appena, giocando con una bomba pronta ad esplodere.

“- Piccola imprudente di una Weasley, hai finito di dire ovvietà?”

Sbottò Astoria, accorgendosi solo un secondo dopo di aver fatto la più grande cavolata di tutta la sua vita: non solo aveva ammesso a Ginny di avere una colossale cotta per Fred, no.

Fred era lì, proprio dietro di lei, che guardava la sorella e Astoria con fare inquisitore.

Troneggiava su di loro con tutta l'aria di chi vuole sapere qualcosa.

“- Chi ti piace, Astoria?” Domandò incuriosito, intrecciando i suoi occhi a quelli della ragazza.

TU! Gridavano gli occhi di lei, ma l'orgoglio della Serpeverde non le avrebbe mai fatto ammettere una cosa del genere.

TU! Gridava il suo cuore, ma le sue labbra restarono sigillate.

Fu Fred questa volta ad alzare un sopracciglio, così tanto che sparì tra i capelli rossi.

In qualsiasi altra circostanza, Astoria ne avrebbe riso: adesso invece si sentì tremare dentro, non aveva idea di come comportarsi, né di cosa dire.

Ginny si era rimpicciolita, lei che non perdeva mai occasione per parlare di qualsiasi cosa, adesso cercava di scomparire nel suo vestito, preda di un insopportabile silenzio.

“- Che importa, Fred?” Furono le flebili parole che uscirono dalle sue labbra, la risposta geniale che il suo cervello aveva elaborato in due minuti di frenetici pensieri.

Ginny si mise una mano sulla fronte, lanciando maledizioni a caso a tutto l'universo.

“- Mi importa.” Tagliò corto lui, con tono un poco più duro.

Astoria si alzò in piedi, guardandolo negli occhi, il cuore che batteva a mille.

Che diavolo stava facendo? Non lo sapeva neanche lei, stava solo seguendo il suo maledettissimo istinto.

Si avvicinò al ragazzo, dandogli un leggero bacio.

Sulla guancia.

E poi scappò via, velocemente, lasciandolo frastornato.

Sì, perchè il suo istinto le aveva urlato una sola cosa: “SCAPPA! VELOCE!”

 

***

 

Caro diario,

quello doveva essere il ballo più bello della mia vita. Sono stata io la regina incontrastata dall'inizio alla fine, nessuna Fleur potrà mai giungere a far parlare tutto il castello di sé in questo modo.

Eppure, non riesco ad essere felice, perchè qualcuno deve sempre impedirmelo.

Vuoi sapere cosa è successo, diario?

 

 

Daphne Greengrass era semplicemente bellissima quella sera: quando uscì dal bagno della sua camera, i suoi capelli biondi erano raccolti con eleganza, lasciando appena che qualche ciocca ondulata cadesse morbidamente sul suo collo e sulla sua schiena.

Attiravano tutta la luce circostante, facendola brillare come il più prezioso dei diamanti.

Il vestito che indossava era rosso, scarlatto come le sue labbra: ricadeva sul suo corpo modellandone le forme sinuose, ma non risultava affatto volgare.

Sarebbe stata bellissima anche con uno straccio addosso, riusciva ad essere la più bella anche indossando la classica uniforme scolastica.

Adesso però, con quel vestito addosso, sembrava davvero uscita da una di quelle fiabe che le raccontavano da bambina.

Si sentiva una vera principessa, anche senza un diadema impegnativo tra i capelli.

Quando il suo cavaliere la vide, si aprì immediatamente in un incantevole sorriso: gli occhi gli brillarono dalla gioia, quando la più grande delle Greengrass posò la mano sul suo braccio.

“-Andiamo, siamo già in ritardo. I campioni Tre Maghi aprono le danze”

La incitò il ragazzo, dandole un leggero bacio sul collo, e ricordandole che quella sera sarebbero stati piacevolmente sotto i riflettori.

Era questa la parte migliore dell'aver stregato un campione del Torneo: tutti l'avrebbero notata, tutti avrebbero avuto il suo nome sulle labbra.

Il bacio sul collo, dapprima leggero, si fece via via più audace, acquistando una sfrontata passione.

Le piaceva. E non se lo aspettava, da lui.

Di solito era lei a prendere in mano le redini del gioco, ma forse il filtro d'amore, o forse il suo irresistibile fascino di quella sera, aveva reso il ragazzo molto più disinibito.

L'alto tacco della scarpa nera della ragazza toccò carezzevole il tappeto rosso, poggiandosi sul primo gradino.

La musica nella Sala si era fatta più lenta, i campioni stavano per fare il loro ingresso, tra l'eccitazione generale.

Tutti – studenti e professori – avevano formato un capannello attorno all'ampia gradinata, cercando di accaparrarsi il posto migliore per essere i primi a vederli arrivare.

Quando Daphne iniziò a scendere le scale, si accorse che gli occhi di tutti i presenti si erano puntati sulle loro figure, così sorpresi di vederli insieme che nemmeno fiatavano.

Gli occhi di Hermione Granger, che si trovava proprio davanti a lei, erano talmente spalancati che parevano uscirle fuori dalle orbite.

Per nascondere la sorpresa la ragazza si era addirittura portata una mano sulle labbra, arrossendo violentemente davanti a quella visione.

Daphne sorrise ai presenti, così come fece il suo cavaliere: parevano l'immagine pura della bellezza.

Non scorse sua sorella nella Sala, e nemmeno la sola persona per la quale aveva messo in scena tutto quel teatrino.

Che fine aveva fatto quel furetto nervosetto di un Malfoy?

Doveva sempre rovinarle tutto, anche il suo ingresso teatrale: perchè non poteva darle la possibilità di vederlo stringere le nocche, e morire di invidia?

Daphne si riscosse dai suoi pensieri quando il ragazzo la strinse a sé, portando una mano sul fianco di lei e attirando i loro corpi.

Dovevano aprire le danze, non poteva permettersi di pensare a quel mezzo albino adesso, avrebbe di sicuro avuto modo di vederlo morire d'invidia, più tardi.

Adesso era il momento di splendere, e non se lo sarebbe fatta ripetere due volte.

1-2-3, 1-2-3.

Le tipiche note del valzer riempirono l'aria circostante, era sempre stato uno dei suoi balli preferiti, probabilmente il ballo da sala che meglio le riusciva.

Il ragazzo la fece girare su se stessa, la stoffa leggera del vestito frusciò nell'aria, poi lui le cinse i fianchi e le fece fare una leggera giravolta in aria.

Il suo bel cavaliere la fece atterrare con grazia, per poi riprendere la sua mano sinistra, cingendole adesso la spalla, così da avvicinare i loro petti.

Daphne non potè fare a meno di guardarlo negli occhi: da vicino, doveva ammetterlo, era un bel ragazzo.

Da lontano... non rendeva altrettanto, o almeno non lo aveva mai apprezzato come quella sera.

Lui aprì i piedi, poi fece un passo avanti con il sinistro e infine li portò entrambi a una distanza pari a quella delle spalle, grazie ad un passo diagonale da abile ballerino.

Lei lo seguì, pensando che aprire il Ballo fosse davvero un'ottima idea.

Si chiese se avesse preso qualche lezione di ballo, a guardarlo non avrebbe mai giurato che fosse in grado di muovere più di due passi coordinati.

La sua andatura era piuttosto goffa, sembrava a suo agio solo sulla sua scopa, eppure aveva un particolare talento per il ballo.

Poco dopo, gli altri ballerini iniziarono ad unirsi a loro, capitanti da un sorridente Silente a braccetto con la McGranitt.

Daphne sorrise nel guardarli insieme, trovandoli una coppia piuttosto buffa, poi tornò a concentrarsi sul suo cavaliere, e a dedicare solo a lui tutte le sue attenzioni.

Ballarono forse per ore intere, ridendo e parlando del più e del meno.

Non ci avrebbe mai scommesso, ma si stava divertendo con lui, e forse era davvero il caso di approfondire quella conoscenza al di fuori dal Ballo del Ceppo.

Si era un poco ricreduta sul suo conto, nell'arco della serata.

“- Vado a prendere da bere, ti va?” Le chiese galante, lasciando la sua mano che aveva prima portato alle labbra.

Daphne sorrise di quella formalità, e lui fece lo stesso prima di sparire risucchiato dalla folla, diretto verso il bancone delle bibite.

Un Idromele sarebbe stato perfetto, ma dubitava che ci fosse: era pur sempre una festa scolastica, quella.

Non fece neanche in tempo a pensarci, che un Draco Malfoy incavolato si avvicinò con passo veloce e altero verso di lei.

Oh, no.

Lui non aveva nessun diritto di essere incavolato.

Poteva farle una noiosissima ramanzina, accusarla di stare a fraternizzare con il nemico, ma non era lui quello che aveva diritto ad infuriarsi.

Il Serpeverde le strinse forte il polso, trascinandola verso una colonna abbastanza riservata: tutti stavano ballando, e se non avessero urlato nessuno si sarebbe accorto di loro.

- Hai rifiutato me, e hai portato al ballo lei! Ti odio, Malfoy.”

Sbottò, le guance che iniziavano ad infervorarsi fuori dal suo controllo, il battito cardiaco accelerato.

Lo aveva visto ballare con sua sorella, poco distante da lei: lui aveva fatto di tutto per farsi notare, mettendosi in mostra da bravo esibizionista.

Stava davvero cercando di non alzare la voce: non voleva dare spettacolo, per quanto fosse difficile contenere la furia assassina che pareva possederla in quel momento.

Non doveva essere lei, quella gelosa: il suo obiettivo non era quello, aveva architettato quel piano diabolico solo per farlo morire di gelosia, ma come sempre lui aveva rovinato tutto.

Sentiva nelle mani una forte scarica elettrica, una voglia indomabile di picchiarlo o di lanciargli contro una Maledizione Cruciatus.

“- Sei gelosa, Greengrass?” domandò lui, leggermente sorpreso.

Il sorrisetto che gli si era dipinto sulle labbra era così odioso che avrebbe fatto di tutto per cancellarglielo.

Non lo avrebbe mai ammesso, neanche a se stessa a dirla tutta.

Non avrebbe mai dato a quell'idiota di Draco Malfoy quella soddisfazione, avrebbe portato con sé il suo segreto, nella tomba.

Una parte di lei però, voleva tirargli uno schiaffo, di nuovo.

Gli avrebbe volentieri urlato contro che aveva portato al Ballo la Greengrass sbagliata, ma si morse la lingua per evitare di farlo.

“- Ti piacerebbe.” Tagliò corto, guardandolo con occhi glaciali.

Stava morendo di gelosia, rabbia e soprattutto frustrazione.

Non riusciva a capire cosa stesse succedendo tra di loro: erano stati così legati, un tempo.

Fino a poche settimane fa, le pareva impossibile la sola idea di litigare con Draco.

Adesso non lo chiamava neanche per nome, per lui era soltanto Malfoy, così come per quasi tutto il castello: aveva iniziato a sfoderare quella maschera anche con lei, nonostante tutto.

E per lui invece, che cos'era diventata adesso lei?

La stava trattando come un giocattolo vecchio da buttar via, stavano agendo per ferirsi l'un l'altra, per farsi del male inutilmente.

La stava trattando come se fosse una scarpa gettata via perchè vecchia, ormai logora, logorata però dai suoi stessi passi.

Era questo il loro modo di dimostrarsi quanto si volessero bene a vicenda, dimostrarsi quanto soffrissero l'uno per mano dell'altra?

Draco stava diventando per lei il suo coltello.

E stava scavando a fondo dentro di lei, dimostrandole che era molto di più di una Greengrass costruita, di una Purosangue orgogliosa che dalla vita aveva avuto sempre tutto.

Era molto più della ragazza asettica che si era ripromessa di sembrare agli occhi di tutti, provava dei sentimenti e anche forti, per Draco Malfoy.

Tra tutti, perchè proprio lui? Perche il suo cuore aveva scelto di soffrire per lui?

“- Draco, che ci sta succedendo?”
Gli chiese, con voce flebile, chiamandolo di nuovo per nome, come non faceva ormai da quasi più di due settimane.

Forse neanche lui avrebbe avuto una risposta, delle motivazioni valide per spiegare quel loro cambiamento, ma Daphne aveva bisogno di chiederglielo.

Aveva un disperato bisogno di sapere, le sarebbe bastata una qualsiasi dolce bugia.

“- Dimmelo tu, perchè sei andata al ballo con lui?” Sbraitò, fissandola con rancore.

Era riuscita a colpire nel segno, era riuscita a fargli provare rabbia e gelosia.

Aveva scelto il partner giusto per ferire il suo orgoglio, ma nonostante ciò non riusciva a sentirsi soddisfatta, non provava più alcuna gioia del dispiacere di Draco.

Anzi, vederlo così stava iniziando a fare male perfino a lei.

“- E tu, perchè sei andato al ballo con lei?”

La sua domanda era sussurrata con un filo di voce, tra tutte le ragazze del castello Draco aveva scelto proprio sua sorella, era evidente che fosse fatto volontariamente.

Certo, Astoria e Draco erano amici di lunga data, ma era lei la sua migliore amica, era lei che meritava di stringergli il braccio e danzare con lui quella sera.

Avrebbe capito se avesse portato al Ballo la Parkinson, ma non Astoria: non poteva giocare con i suoi sentimenti, metterla in mezzo solo per fare del male a lei.

Sua sorella era una creatura troppo innocente, non meritava di soffrire per un ragazzo senza scrupoli come Draco, non doveva permettersi di usarla.

Il ragazzo posò i suoi occhi su di lei, due occhi cupi e tempestosi che sondarono tutti i sentimenti che la Greengrass stava provando a tacergli.

“- Stai bevendo dal mio sguardo come da un'anfora, Draco...”

Gli fece notare lei, un leggero imbarazzo che si propagava sulle sue gote chiare.

Imbarazzo? Lei? Come Merlino era possibile questa cosa?

Il biondo incurvò appena le labbra, un sorriso che pareva più che altro essere una smorfia.

Stava lasciando cadere di nuovo le sue maschere, per una volta.

“- Ed è un'anfora piena di veleno, Daph”

La ragazza gli passò una mano sulla guancia, sentendo il suo cuore esploderle nel petto a quel dolce diminutivo con il quale solo lui l'aveva sempre chiamata.

Non stavano più parlando come un tempo, c'era qualcosa di diverso nel tono della loro voce e nel languore dei loro occhi.

“- L'altro giorno hai detto a Pansy che non mi pensavi più, quando lei ti ha chiesto di me... perchè?”

Il suo tono era ferito, le aveva fatto male sentirsi così facilmente sostituibile, come se fosse bastato uno schiocco di dita per dimenticarla.

Per lei invece era impossibile non pensarlo, non riusciva a dormire bene la notte, il volto di lui era sempre presente in ogni suo pensiero.

Riempiva di lui ognuno degli 86400 secondi che si trovavano in un giorno, stava diventando il suo chiodo fisso, e non andava bene.

Non poteva permettersi di iniziare a provare qualcosa che andasse oltre l'amicizia per Draco Malfoy, anche se sentiva già di essere sul punto di non ritorno.

“- Perchè tu mi stai rendendo debole, e io non posso permettermelo.”

A sentire quelle parole, così dure e così astiose, Daphne poggiò la schiena contro il marmo freddo della colonna, cercando in esso un appiglio.

Avrebbe voluto urlargli che anche lui la stava rendendo debole, che le aveva appena rovinato quella che doveva essere la serata più bella di quell'anno.

Avrebbe voluto urlargli contro, e invece lo strinse forte, con il cuore che le martellava nel petto e la tempia sinistra che pulsava pericolosamente.

Stava cercando di trattenere le lacrime, e di ignorare quel nodo che si stava formando nel suo stomaco: non si era mai sentita così infelice.

Si sentiva divisa, provava insieme questa miscela e amore, un fuoco indomabile la stava consumando dall'interno e aveva la sensazione di non poter far nulla per spegnerlo.

Gli occhi di lui che la fissavano, così profondi, erano come benzina sul fuoco: quello era un fuoco che donava vita e distruggeva.

E Draco alimentava insieme vita e morte, amore e odio, distruzione e felicità: doveva stare attenta, o avrebbe finito per bruciarsi, benedicendo la fiamma nella quale crepitava.

Le mani di Daphne afferrarono il colletto della sua giacca, strattonandolo con forza: il corpo del ragazzo aderì ancora di più al suo, e la Greengrass posò le sue labbra su quelle di lui.

Le schiuse, baciandolo con ardore, con amore, con odio.

Quel bacio non aveva niente di dolce e delicato, eppure era pieno di un'estrema ricerca di completezza, o almeno lo era da parte sua.

Quello che sentiva in quel momento era amore?

Un amore morboso, folle, possessivo.

Un amore straziante e straziato che continuava a risorgere dalle sue ceneri come un'araba fenice.

“- Avevi seccato il mio cuore, ma con questo bacio sta iniziando a rifiorire.” Mormorò lei, sulle sue labbra.
Fu il ragazzo a staccare il loro abbraccio, la guardava quasi impassibile, come se per lui tutto quello non fosse significato nulla.

Aveva di nuovo addosso una maschera, una che lei non conosceva e non poteva capire, non aveva idea di come togliergliela per far riaffiorare di nuovo il volto che aveva intravisto poco prima.

“- Daphne, devi dimenticarti di me. Togliti dalla testa il mio pensiero, non possiamo stare insieme, proprio non capisci?”

Sembrava furibondo, gli occhi saettavano verso di lei con rabbia.

Il tono della sua voce era così modificato dalla rabbia da sembrarle quasi pericoloso.

Si sentì rimpicciolire davanti a quelle parole, e di nuovo fu costretta a cercare un sostegno su quella colonna, ormai diventata compagna delle sue sventure.

“- No, non capisco. Spiegami, Draco!”

Urlò disperata, sovrastando il suono soave della musica.

Guardò la sala, e pensò che tutto lì era sbagliato: Hermione Granger ballava sorridente con Viktor Krum, prendendosi i suoi dieci minuti di fama.

Sua sorella stava volteggiando tra le braccia di Fred Weasley, senza curarsi di cercare il suo partner.

Perfino il guardiacaccia ballava, stringendo a sé un'estasiata Madame Maxime.

L'orologio scoccò la mezzanotte, e Daphne si sentì come Cenerentola, un pesce fuori dall'acqua, il suo dolore interno non apparteneva al gaudio di quella Sala, dove tutti parevano felici.

Solo lei stava lottando contro le lacrime, tutti si stavano divertendo, e sorridevano felici.

Le loro guance avvampavano per il caldo, per tutti quei balli che facevano volteggiare le dame e permettevano ai cavalieri di stringere più forte le loro belle.

Le guance di lei invece erano imperlate da lacrime che fuoriuscivano dalla barriera dei suoi occhi: per quanto lottasse per cacciarle indietro, qualcuna fu più forte della sua volontà e scivolò sulle sue gote.

Draco si allontanò da lei a passi veloci, forse non sopportando di vederla piangere: aveva scolto per la prima volta malinconia e forse anche dolore nei suoi occhi di solito asettici.

Eppure, ancora una volta non le aveva dato alcuna spiegazione, e l'aveva lasciata sola.

Daphne si strinse le braccia attorno al petto, imponendosi contegno: non poteva crollare di fronte a tutti, non lei.

Quando il suo cavaliere la trovò si era ormai calmata, ma non aveva avuto cuore di lasciare il supporto sicuro della colonna, non era ancora in grado di reggersi da sola senza barcollare.

Era strano, ma quella tristezza le stava facendo girare la testa, si sentiva quasi febbricitante.

“- Daphne, ti ho cercata per tutta la Sala... ti va di ballare?” Chiese, porgendole la mano.

La ragazza la afferrò, automaticamente, e ritornò al centro della pista.

Evitò di guardarsi attorno, non voleva vedere se sua sorella sorridere ancora a quel Traditore del proprio sangue o se adesso il suo sorriso fosse rivolto a Draco.

Stretta tra le braccia del ragazzo che aveva stregato, smise di pensare a tutto il resto.

Posò la testa sul petto di lui, seguendo il ritmo lento di quella musica.

Lui le alzò il mento con il pollice, per poterla guardare negli occhi: smeraldo contro zaffiro, un incontro di sensazioni e di colori che le fece girare per un secondo la testa.

Aveva degli occhi grandi e profondi, e la guardava come se fosse la cosa più bella di quella Terra: aveva bisogno di sentirsi bella, quella sera.

Non le importava se, a dettare quello sguardo, fosse il filtro d'amore in cui aveva imbevuto la lettera.

Quando le labbra di lui si posarono sulle sue con cautela, Daphne trasalì dalla sorpresa.

E decise che non era il caso di pensare a tutta la sala che li circondava, e a come la musica si fosse fermata qualche secondo dopo.

Non le importava delle chiacchiere che la gente avrebbe fatto, la bionda schiuse le labbra per unirle a quelle del ragazzo, in un disperato bisogno di conforto.

Chiodo schiaccia chiodo, così dicevano i vecchi proverbi antichi.

Si riscosse da quello che pareva un sogno solo quando sentì il tonfo di due bicchieri cadere per terra e sgretolarsi poco lontano da lei.

Aprì gli occhi, spaventata da quel rumore così vicino.

Un bicchiere apparteneva ad una sconcertata Hermione Granger, l'altro ad un inviperito Draco Malfoy, come ebbe modo di constatare.

Sì, era successo davvero, non lo aveva sognato.

Harry Potter aveva baciato Daphne Greengrass.

E lei aveva ricambiato quel bacio, una Serpeverde e un Grifondoro insieme non si vedeva davvero da tempo.

La bionda prese la mano del ragazzo, guardandolo con un sorriso tentatore: sperava di chiudere la serata nel migliore dei modi, e di dimenticare per sempre quel dannato mezzo albino.

Era stanca, per la prima volta nella sua vita, di avere gli occhi di tutti puntati addosso.

“- Andiamo in un posto più... intimo. Ti va?”

 

 

*CROWLEY'S CORNER

 

Dedico questo capitolo alla persona che l'ha ispirato, la mia lupacchiotta preferita. Grazie Giuls, grazie per avermi fatto tornare la voglia di scrivere.

Spero di averti sorpresa...

Te lo aspettavi che fosse Harry, il cavaliere di Daphne?

E adesso cosa succederà tra loro due, e soprattutto cosa succederà quando il filtro d'amore finirà di fare effetto?

E chi è che scrive lettere anonime ad Astoria?

 

Tutto questo e molto altro, lo scopriremo solo vivendo forse nei prossimi capitoli!

  
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