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Autore: ooordinariafollia    12/06/2015    1 recensioni
''Sono gli spiriti del vento a decidere di far venire un uragano,sono gli spiriti del fuoco a decidere di incendiare un edificio,sono gli spiriti dell’acqua a decidere di far piovere,ma tutto ciò che fanno,lo eseguono solo ed esclusivamente per proteggere Madre Natura. Quel che non sai è che tua madre e tuo padre erano entrambi degli Spiriti,entrambi sono morti per proteggere Madre Natura ed ora vivono sotto forma del loro elemento: tuo padre probabilmente adesso è acqua e tua madre è una stella,o parte della luna stessa. Loro hanno tramandato il loro potere a te.
Anche tu sei uno Spirito,solo che tu sei speciale.
Cleo era un'indigena della tribù di Hokata,dove viveva una vita serena e spensierata con sua madre e suo padre. Amava la sua vita,non avrebbe mai potuto rinunciare allo svegliarsi la mattina udendo il fruscio della tenda della sua stanza,che si muoveva per la brezza mattutina,andare a caccia con il suo amato lupo Tamai o guardare le stelle poggiando il capo sull'erba bagnata che circondava la casa.''
Ma tutto sta per cambiare. Una verità sconvolgente le sarà rilevata e nulla sarà più come prima.
Genere: Drammatico, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Un odore a me familiare, proveniente ancora da troppo lontano affinché ne riuscissi a distinguere la natura, mi pizzicava il naso e di tanto in tanto mi faceva tossire. Non feci quasi caso al fatto che ogni secondo che passava quell’odore si faceva più intenso,infatti la mia concentrazione era rivolta a mia madre,l'attuale capo tribù del villaggio.
Il suo nome Mahala,significava luna,ed a me è sempre piaciuto pensare che le fosse stato dato per via del colore dei suoi occhi,i quali riuscivano ad incantare chiunque li guardasse e che eguagliavano,anzi a mio modesto parere, superavano la bellezza della luna.
Mio padre non l'ho mai conosciuto,morì quando io ero ancora solamente una neonata. Grazie agli sporadici racconti di mia madre che lo includono, sono a conoscenza del fatto che era un uomo retto ed amato da tutti. Governò e guidò la popolazione di Hokata con saggezza per ben venticinque anni e avrebbe sicuramente continuato a farlo per altrettanti anni,se non fosse stato vittima di quei crudeli uomini che da anni orsono cercano di conquistare le nostre meravigliose terre. Fu proprio durante uno scontro con un membro di questo strano branco di individui,che noi usiamo chimare ''Tzuè''(uomini bianchi) , che mio padre perse la vita e fu allora che mia madre prese il suo posto, diventando così la prima capo tribù donna di tutta la storia.

Mia madre prese un bastoncino di legno dal caminetto e con esso si legò in fretta la folta chioma nera in una spirale perfetta,come era solita fare quando doveva affrettarsi a trovare un rimedio,e da lì dedussi che qualcosa non andava. Nello stesso istante in cui mia madre posò lo sguardo preoccupato su di me,riconobbi l’odore che penetrava dalle finestre: era l’odore delle legna che arde. I miei occhi balzarono prima verso il caminetto per vedere se proveniva da lì e poi fuori dalla finestra,dove di fatto vidi l’origine di quell’odore: gli Tzuè si avvicinavano tenendo in pugno tizzoni ardenti.
Non ebbi il tempo di realizzare cosa stesse succedendo,di formulare un piano o anche solamente di gridare, poiché mia madre mi afferrò il viso con mani tremanti e mi strinse a se facendomi quasi male. Avevo il capo sul suo petto e sentivo il suo cuore battere ad un ritmo velocissimo, innaturale.Tale suono era talmente intenso che per un attimo fui colta dal surreale pensiero che il suo cuore potesse rompere la cassa toracica e uscirle dal petto. Dopo quella che mi parve un eternità mia madre sciolse la presa,mi fissò dritta negli occhi e mi disse < Adesso scappa Cleo,scappa bambina mia, e non voltarti indietro.>> Un colpo di tosse interruppe lo scorrere irrefrenabile delle parole di mia madre,la quale comprendosi con una manica naso e bocca per respirare meno fumo possibile,riuscì a concludere il suo assurdo discorso sussurrando con voce inevitabilmente rauca: <>
Poi mi baciò sulla fronte con una tale dolcezza e malinconia che non ebbi alcun dubbio sul fatto che,dopo quel giorno,non l’avrei mai più rivista.
Le sue parole continuavano a fluttuare nella mia mente eppure non riuscivo a dargli un significato,avrei voluto dire centinaia di cose, ma la gola mi si strinse ed io riuscii solo a dirle che le volevo bene. Sapevo che era la cosa più scontata da dire ed ero consapevole che come addio era a dir poco insulso, ma ero in uno stato di shock totale,la testa mi doleva e gli occhi non riuscivano più a vedere nitidamente(non so bene se la colpa fosse del fumo che ormai riempiva la stanza o delle lacrime che inondavano i miei occhi,cosi come quelli di ma madre.)
Dischiusi appena le labbra tentando di dire qualcosa,qualsiasi cosa, ma ancor prima di tentare,Tamai,un grosso lupo bianco di famiglia addomesticato alla perfezione con il quale ero cresciuta,mi passò sotto le gambe e mi assestò sopra la sua schiena. Scattò velocissimo verso il bosco e l’ultima immagine che i miei occhi riuscirono a catturare fu l’intera casa,con mia madre ancora dentro,nonostante tutto ancora sorridente,in fiamme.
L'orrere di quella scena è indescrivibile quasi quanto il dolore che mi inflisse. Le gambe tremavano e probabilmente se non ci fosse stato Tamai non sarei stata in grado di camminare per andare da qualsiasi altra parte. Non potevo aver perso mia madre,non senza un motivo,non ancora per colpa degli ''uomini bianchi''. Ripensai alle sue parole: le sue ultime parole erano state una bugia. Avrei voluto urlare,prendere a pugni qualcosa,tornare indietro e vendicarmi ma mi trattenni,fui forte... come mia madre aveva chiesto.
Poggiai la testa sul soffice pelo di Tamai e lo strinsi forte,un po’ per reggermi e un po’ per sentirmi confortata,mi parve addirittura di vedere una lacrima scendergli sul muso,ma i lupi non piangono ed era evidente che ciò che vedevo,nelle condinzioni emotive in cui ero, poteva essere del tutto alterato. Non è così..?

Non mi resi conto di essermi addormentata fino a quando non mi ritrovai stesa sopra un telo di foglie,del tutto ignara di chi o cosa lo avesse fatto per me. Mi stropicciai gli occhi con il palmo delle mani per rischiarare la vista appannata, tipica di chi si è appena svegliato, e la prima cosa che i miei occhi videro fu un ragazzo,a primo impatto mio coetaneo ,con una pelle straordinariamente candida,piccoli occhi grigi e capelli biondi,quasi bianchi in realtà, che mi guardava sorridendo amichevolmente. Per quanto il suo sorriso potesse essere rassicurante, la reazione che provocò in me fu quella opposta. Lo buttai giù dalla pietra che mi stava affianco sulla quale era seduto e gridai disperatamente il nome di Tamai sperando che questo sconosciuto non gli avesse fatto niente. Con tranquillità quasi irritante e voce suadente, il ragazzo mi disse:< Sono io Tamai,il tuo spirito protettore. >
   
 
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