Nami, avvolta in un caldo maglione di lana e poggiata al ripiano della cucina, rimescolò piano la tazza di cioccolata bollente che stringeva tra le mani infreddolite, poi avvicinò le labbra al bordo e ne bevve un sorso, sentendo la gola bruciare piacevolmente.
Quando sollevò gli occhi, notò Sanji venirle incontro con un sorriso. Nami si chiese con quale nuovo complimento o frase romantica avrebbe cercato di conquistarla, ma inaspettatamente Sanji si fermò proprio davanti a lei e allungò le braccia verso il ripiano superiore della cucina per aprire un cassetto. Nami fissò rapita l’occhio blu del cuoco rivolto verso l’alto, le labbra serrate intorno alla sigaretta fumante, il mento ricoperto dal pizzetto.
«Tutto bene, Nami-san?». Preso il piatto che stava cercando, Sanji aveva riportato la sua attenzione su di lei.
Nami deglutì. Le spalle del cuoco non le erano mai sembrate così larghe, né il suo petto così ampio.
Si sentì estremamente piccola, seppur al sicuro, bloccata tra il corpo del compagno e il ripiano della cucina.
«Benissimo, Sanji-kun». Il cuoco le sorrise con così tanto calore che Nami, sentendo le guance imporporarsi, si chiese dove fosse finito il gelo invernale e se per caso non fosse improvvisamente arrivata l’estate.