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Autore: she_moon    12/06/2015    1 recensioni
Ecco, probabilmente era questo il problema di Grace: vedeva l'amore come un sentimento possessivo, qualcosa che la univa indissolubilmente a colui che amava, la persona di cui bramava il corpo e l'anima. Non c'era spazio per nessun'altro nella sua testa. Perdeva l'uso della ragione ogni volta che sentiva anche solo nominare il suo nome. Avrebbe fatto qualsiasi cosa lui le chiedesse, senza nemmeno sapere per quale motivo lo facesse. Sarebbe morta per salvarlo e avrebbe ucciso per difenderlo.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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GRACE

PROLOGO:

Stava per andarsene e stavolta sarebbe stato per sempre. Lo vide aprire la porta e rivolgerle il suo ultimo sguardo. Gli occhi grigi di lui, non lasciavano dubbi: era un addio. Dietro alle spalle del ragazzo si potevano notare i i flash causati dai lampi, che si riflettevano all'interno della stanza, mentre il rimbombo dei tuoni si impadroniva del silenzio che c'era tra i due in quel momento. Anche il cielo sembrava infuriato. Grace non aveva mai avuto così tanta paura in tutta la sua vita. Aveva la netta sensazione che tra qualche minuto non le sarebbe più rimasto nulla. Stava per perdere tutto. Tutto quello che aveva costruito con fatica in quegli anni stava per svanire sotto i suoi occhi. Anche se lo avrebbe voluto con tutto il cuore, non aveva il coraggio di bloccare la catastrofe in corso, prima che accadesse l'irreparabile. L'idea di rimanere sola la spaventava a morte. Sapeva perfettamente come ci si sentisse ad essere soli, soli per davvero, l'aveva provato sulla sua pelle e non voleva sperimentare nuovamente gli effetti che quell'orribile sensazione aveva avuto su di lei in passato. Cercava di mantenere il controllo, di non mostrare ciò che provava ma il suo corpo la tradiva. Le sue braccia erano talmente tese che i muscoli dopo poco tempo iniziarono a farle male. Le mani le si erano strette in due pugni e le unghie delle dita curvate verso il palmo, sembravano volerlo penetrare fino in profondità. Iniziò a percepire un leggero bruciore nel punto in cui le unghie premevano contro la parte interna delle mani. Sapeva che se fosse rimasta in quella posizione ancora per un po' avrebbero iniziato a sanguinarle ma non riusciva ad evitarlo. La voglia di urlare le saliva sempre più in alto dallo stomaco, sentiva che presto sarebbe esplosa. Era come quando la lava di un vulcano ripercorre dal basso verso l'alto la camera vulcanica, per poi fuoriuscire dall'estremità con un'esplosione luminosa e incandescente. A giudicare dalla forza con cui quel grido spingeva per essere liberato, si sarebbe detto un vero e proprio ruggito. Sì, forse la parola "ruggito" è la più adatta a descrivere l'emozione che bruciava dentro la ragazza in quell'istante. Si sentiva come una leonessa pronta a tutto per riprendersi ciò che le apparteneva. Avrebbe lottato con ogni mezzo disponibile per riavere Andrew, il ragazzo a cui aveva dedicato interamente gli ultimi anni della sua vita. Lui era come un diamante ritrovato tra le macerie della sua esistenza, l'unica cosa bella che le era rimasta e ora anche lui la stava abbandonando. Non lo avrebbe permesso. Il solo pensiero che se ne potesse impadronire qualcun altro la faceva impazzire. Era suo e suo sarebbe rimasto. Ecco, probabilmente era questo il problema di Grace: vedeva l'amore come un sentimento possessivo, qualcosa che la univa indissolubilmente a colui che amava, la persona di cui bramava il corpo e l'anima. Non c'era spazio per nessun'altro nella sua testa. Perdeva l'uso della ragione ogni volta che sentiva anche solo nominare il suo nome. Avrebbe fatto qualsiasi cosa lui le chiedesse, senza nemmeno sapere per quale motivo lo facesse. Sarebbe morta per salvarlo e avrebbe ucciso per difenderlo. A questo punto però, nulla di tutto questo aveva più senso. Era lui che non la voleva più, continuare con la loro storia sarebbe stata una forzatura inutile. Non era questo ciò che lei chiamava "amore". Non era questo il futuro che sognava per loro. Andrew diceva di sentirsi soffocato dalle continue attenzioni che lei gli riservava. Tuttavia Grace non capiva, non capiva come le pure dimostrazioni di quanto lo amasse, potessero infastidirlo. Sapere che qualcuno provava un sentimento simile nei suoi confronti avrebbe dovuto renderlo felice ma a quanto pareva, non era esattamente così. Persa nell'oceano della confusione, continuava a ripetergli che lo amava e avrebbe voluto ricordarglielo ogni giorno. Il ragazzo le rispose che qualcosa in lei era cambiato. Il loro rapporto era diverso, non era più ciò per cui viveva. Da un po' di tempo percepiva una sensazione strana: come se ci  fosse un oggetto estraneo attaccato al suo corpo e non riusciva a liberarsene. Suonava tanto come una stupida scusa che restava sospesa tra loro quasi a voler creare un muro. Grace tentò di abbatterlo guardandolo dritto negli occhi e ci riuscì. Ad un tratto Andrew riusciva a leggere dentro di lei senza compiere il minimo sforzo; era stupefacente con quanta facilità si potessero notare la rabbia, la delusione, il desiderio di capire, che la corrodevano dall'interno, soltanto guardandola negli occhi. Il giovane dai capelli scuri si rese conto del fatto che col passare del tempo, le emozioni provate dalla sua fidanzata lo stavano assorbendo completamente. Una forza incontrastabile teneva gli sguardi di quei due incollati, come se all'improvviso tutto il resto fosse scomparso, come se non ci fosse più nient'altro che valesse la pena di guardare. Era quasi incomprensibile oltre che inspiegabile ma ormai era assodato che niente, tra loro, era più lo stesso. Avvertivano il bisogno di potersi fidare l'uno dell'altra perché per quanto si sentissero potenti insieme, erano consapevoli di essere incredibilmente vulnerabili quando erano separati. Qualcosa di magico accadde in quel momento in cui il tempo sembrava essersi fermato. Il mondo rimaneva immobile in attesa di qualcosa che pareva essere stato deciso da tanto, da prima che l'umanità avesse memoria del suo stesso passato, per opera di un entità suprema governatrice dell'immensità che ci circonda e ci risucchia dentro sé. Ciò che avvenne in seguito a quei due, poco più che adolescenti, risultò del tutto naturale. Facendo ciò che imponeva loro l'istinto, diedero alla rabbia il tempo di scivolare via dalla loro ossa e dal loro sangue che scorreva con un vigore del tutto nuovo nelle vene. Passarono dall'essere sul punto di abbandonarsi, rinunciando all'idea di un futuro insieme e di un amore che sarebbe stato il punto di partenza di ogni progetto, scelta o decisione che avrebbero preso da quel giorno in poi, al sentirsi come se non potessero resistere un solo secondo lontani. Lentamente si avvicinarono fino ad essere abbastanza vicini da sentire il respiro dell'altro sul proprio collo. Andrew sollevò una mano incerta e delicatamente accarezzo la guancia di Grace che reagì sprofondando tra le sue braccia. Con la testa appoggiata alla spalla di lui la ragazza si sentì assalire da un senso di protezione, di completezza. Era tutto perfetto, meglio di quanto fosse mai stato. Grace sentì le parole che le nascevano in in gola e prima che potesse fermarle, capì che la sua voce le stava trasformando da pensieri personali, a una frase appena udibile....

Improvvisamente qualcosa la fermò. Il ragazzo la chiamava per nome quasi sussurrando. Il suo nome era come un soffio leggero che danzava leggiadramente nell'aria. Poi lo ripeté più volte in maniera sempre più forte finché divenne un richiamo basso e profondo proveniente dal suo petto: -GRACE! GRACE! Lei si accorse che qualcosa la stava scuotendo. Intontita e infreddolita aprì gli occhi e capì di trovarsi distesa sul pavimento del suo salotto mentre Andrew le stava inginocchiato accanto. Lo guardò con aria confusa e lui le rispose con un' espressione di sollievo. -Ti sei svegliata. Stai bene?-Aveva un tono freddo, piatto, come se non provasse niente...

La ragazza lo guardò con aria sconvolta. Quegli occhi non l'avevano mai ferita così tanto, nemmeno quando gli aveva visti infuocati dalla rabbia. Si sforzò di trattenere le lacrime e cercò dentro di se la forza necessaria per parlare:
-Che cosa è successo?
-Stavamo litigando quando a un certo punto sei svenuta.
Svenuta? Pensò Grace. In effetti aveva senso: si era ritrovata sdraiata sul pavimento senza sapere come ci fosse finita con il ragazzo inginocchiato accanto. L'ultima cosa che ricordava era il caldo e rassicurante abbraccio di Andrew, tutto il resto si perdeva nel buio e nell'innaturale silenzio. Ma il dolore causato dal suo sguardo vuoto non la lasciava quindi decise di chiedere spiegazioni. -Ma che diavolo ti prende? Non guardarmi in quel modo. Non guardarmi come se tra di noi non ci sia mai stato niente. Prima che perdessi i sensi noi due ci stavamo riconciliando e ora ti comporti come se questo non fosse mai accaduto.
-Io non so di cosa stai parlando...
-Come puoi dire una cosa del genere? Come puoi fingere che i nostri sguardi intensi e quel meraviglioso abbraccio non ci siano mai stati? Io credevo...La voce di Grace si spense lentamente mentre si accorgeva che la faccia del suo fidanzato era diventata il ritratto della confusione.
-Devi aver sbattuto la testa quando sei svenuta. Ti porto in ospedale affinché si accertino che sia tutto a posto.
-No,non serve. Sto benissimo- disse irritata come non mai dal suo atteggiamento.
-Ma allora non capisci! Non c'è stata nessuna riconciliazione, nessun abbraccio.
Sembrava sincero e Grace non poté fare a meno di credergli. Eppure se chiudeva gli occhi poteva sentire ancora il suo profumo, Le sue mani che le accarezzavano il viso. Sembrava così reale, evidentemente però, non lo era affatto.

NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao a tutti! Ho appena pubblicato questa storia e mi piacerebbe sapere cosa ne pensate. Per favore lasciatimi anche una piccola recensione, si accettano anche le critiche. Forza, dai che cosa vi costa? Mi fareste felicissima. Vi aspetto. .

  
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