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Autore: _Giulia_R5__    12/06/2015    4 recensioni
In questa FF, gli R5 non avranno i loro soliti ruoli: non saranno fratelli, ma saranno all'interno della storia con ruoli diversi. Solo alcuni di loro saranno legati in qualche modo, ma soltanto Ross sarà protagonista della storia. Ho provato ad immaginare anche lui in un altro modo: niente chitarra o popolarità, non nel mondo dello spettacolo, almeno.
Le parole chiave di questa storia saranno: fama, soldi, gossip, intrighi, segreti, bugie, passione, odio e chissà...forse,amore?
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Giorno nuovo, stilista nuovo. Che vi stiate preparando per l'amore o per la guerra, ringraziate Dio per le amiche e per la moda„

                               

  «Hey, mi piace quello rosso!» disse Rydel afferrando l'abito dalla mia mano destra.
Tornava dalla cabina armadio, masticando un macaron. Guardai il vestito tra le sue mani, accigliata, le idee nella mia testa erano ancora più confuse di prima. Nella stanza risuonavano le note di Break It Down di Alana D.
 «Ma ci pensate?». La voce eccitata di Savannah tolse per un attimo le indecisioni dalla mia mente; la guardai sorridendo. «la nostra Amber presidentessa del comitato di beneficenza e per l'organizzazione del ballo di fine anno, contemporaneamente!»
  «Il ballo di fine anno è l'evento più importante della Stagione, dopo quello delle debuttanti, è ovvio. Come hai fatto a ingraziarti la preside?»
 «Oh beh, ottimi voti e una mano dal Fato. Sapevate che ha una relazione col suo insegnante di pilates?»
 «Oh mio Dio» dissero le quattro in coro.
Sorrisi maligna.
  «Passerà a prenderti Usher con la limo, A?» chiese Kayla con finto interesse.

Stava stesa sul mio letto, accanto al Marc Jacobs che avevo appena tirato fuori, a fissarsi le punte dei capelli.
Incredibile come il suo tono sapesse rispecchiare tutto il mio mondo. Per qualche motivo, la sfacciataggine e lo scarso impegno di Kayla nel mostrare ammirazione verso di me non mi irritavano: non fingeva entusiasmo se non ne provava. Il che era logico: la traditrice aveva conteso, o meglio, cercato di mettere le sue sudice mani sul regno alla Beverly Hills High School fin dal primo giorno, e, come se non bastasse, aveva una cotta storica per Usher, il mio ragazzo. In qualche modo, quella ragazza riusciva a suscitare in me disprezzo quanto un certo rispetto.
  
«Certo, perché non dovrebbe?» risposi io sicura dell'effetto che avrebbero avuto le mie parole su di lei.

Rimase zitta, gioii in silenzio.

«Penelope:  orario, prego»
  «Sono…le 17 in punto, per-»
  «Ah, parfait! Ora devo prepararmi..»
Le guardai sorridendo, attendendo da parte loro un segnale che avessero compreso . Che razza di idiote.
«Forza, evaporate!»
 

Le tre tirapiedi si affrettarono ad uscire, rimase solo Rydel: la mia migliore amica.
Mi guardava divertita, il sorriso che era solita sfoggiare quando capiva che c’era qualcosa sotto: non me ne sarei liberata facilmente. Roteai gli occhi verso di lei con lo sguardo rivolto alle tre poco prima, cercando di farle capire che non era esente da tale obbligo, pur godendo del titolo di migliore amica della sottoscritta ma, come previsto, rimase lì a guardare.
Mi arresi. «Che c’è?»
  «Ti conosco, non è solo per la festa di Usher. Che succede?»

Si sedette sul letto, fendendo col braccio il mucchio di vestiti gettati lì nella completa disperazione.
 
«Okay, mia madre ha intenzione di presentarmi il suo nuovo accessorio stasera, dopo la festa»
  «Oh, ora si spiega perché tu sia qui e non da tuo padre, questa settimana. Dev’essere qualcosa di serio…»
  «Sai com’è mia madre. Si stancherà di lui, chiunque sia»
  «Beh, lo scopriremo solo vivendo». Si alzò, mi baciò la guancia e mi sorrise. «Devo vedere Ellington, ci vediamo stasera». Ed uscì dalla stanza.

Riecco le confusioni.
 
«Rydel!» Urlai, sperando mi sentisse dal corridoio.

Balenò davanti la porta.

  «Giusto! Prova l’Oscar De la Renta e…i tacchi di Barneys. Ciao!» Sparì nuovamente.

Sospirai un attimo, misi da parte l’outfit scelto per la serata, e corsi dentro la vasca da bagno con l’ipod in mano, dopo averlo staccato dalle casse sopra il comò. Sentii Rydel salutare mia madre, poi Earned It partì a tutto volume.

  «Amber, c’è la limousine!» Annunciò mia madre.

Brindammo ad Usher nel tragitto, poi facemmo la nostra entrata in sala con il ritornello di Break Free di Ariana Grande: con me, Usher, Rydel, Ellington, James e Vanessa, la serata ebbe inizio.

Alla BHHS, come nel mondo degli adolescenti di Los Angeles, noi sei eravamo i protagonisti assoluti: tutti conoscevano il nostro nome, tutti volevano essere come noi, e gli standard per entrare in quel mondo di lusso e divertimenti erano più che impossibili.
Ma nessuno di noi lì dentro conosceva quella parola: nonostante il nostro fosse un mondo complesso e contorto, non c’era una sola porta di quello che soldi e bellezza non riuscissero ad aprire, e per fortuna ne avevamo in abbondanza.

  «Sei una visione!»
  «Non sforzarti con i complimenti, Riker. Perché non ci provi con qualcuna che non sia già impegnata, invece di stare qui a sprecare il tuo fiato con la ragazza del tuo migliore amico?», dissi con finta stizza.
  «A proposito, dov’è il tuo caro Usher?», chiese avvicinandosi, col chiaro intento di infastidirmi.
  «E’ il suo compleanno: sarà a salutare gli invitare e a prendere da bere alla sua favolosa ragazza. Tu, non hai niente di meglio da fare?»
Riker si guardò intorno, alzò un sopracciglio ed arricciò le labbra: segno che aveva trovato qualcosa, o meglio, qualcuno. Seguii il suo sguardo. Aveva puntato una biondina infondo alla sala. Non male.
«Non male», diedi voce ai miei pensieri.
  «Sai chi è?»
  «Non ne ho idea, e ho di meglio da fare che essere il tuo Cupido». Vidi Usher avvicinarsi con un bicchiere di punch, sorridente. «Oh, ecco il mio ragazzo. Buona caccia!»

Mi sorrise, ammettendo la sconfitta. Ricambiai con una linguaccia, e gettai le mie braccia attorno al collo di Usher. Ci baciammo per tre minuti buoni. Quando si staccò, sorrise maliziosamente, emettendo quasi un ghigno, e i suoi occhi puntarono le mie labbra rosso lampone mentre si mordeva le sue.
Mi resi conto di quanto fosse attraente in smoking, sotto le luci ora rosse della pista da ballo, ora viola.
 
«Questo sguardo…»

Stavo per baciarlo nuovamente, ma mi sentii prendere e spingere il braccio da qualcuno.

  «Heeeey festeggiato!»

Era James, ubriaco, con una birra in mano e lo sguardo di chi sta poco bene.

  «Ew, James, sei ubriaco! Ma sono soltanto le undici!», dissi asciugando il braccio dalle gocce di birra cadute dal bicchiere di quell’idiota.
  «Questa festa…è favolosa». E fece per tornare al piano bar, barcollando.
  «Ci penso io!», Usher sorrise divertito.



La serata passò tra drink, balli, coccole e giochi.
A mezzanotte cantammo “Tanti auguri a te” ad Usher, facemmo tantissime foto, e come si fecero le 3, la limousine mi riaccompagnò a casa: il “fidanzato” di mia madre e probabilmente i figli di questo mi aspettavano lì, perciò cercai di preparare la mia performance da Santa sobria e casta già durante il tragitto.

  «Buonanotte splendore»
Usher mi salutò con un dolce bacio sulla guancia.

Davanti la porta, presi un bel respiro, sistemai i capelli, e salii le scale: mia madre mi aspettava in salone.

Per stare con lei, chissà quanto sarà attraente!
Ma quanti figli avrà? Uno? Due? Zero?
Ma perché è sempre così enigmatica?!
Respira Amber, respira. Sono loro gli intrusi.
Oddio, puzzo d’alcool?


Trovai mia madre che parlava con un uomo alto, biondo, sulla 50ina, leggermente stempiato. Ma attraente.
Armani, mmh. Prendi punti, Qualunque-Sia-Il-Tuo-Nome, mi piaci.
Nessun essere nelle grinfie della pubertà, o altro essere umano nella stanza. Non ha figli?

  «Oh, eccoti qui! Amber, lui è Mark Lynch»
  «Piacere, io sono Amber», sorrisi contenta.
  «Le descrizioni di tua madre non ti hanno reso giustizia! Sei bellissima»
  «Oh, grazie!» Gli strinsi la mano «Beh mamma, non tu mi avevi detto che aveva così tanto buon gusto»
Guardai la firma sulla giacca dell’uomo, che capì all’istante e sorrise fiero.
  «Armani è Armani!»
Mollammo la presa.
  «Se volete scusarmi, vado a prendere un bicchiere d’acqua, volete qualcosa?», dissi dirigendomi verso la cucina, tenendo la testa girata verso destra e lo sguardo puntato su di loro.
  «Ehm, in realtà, tesoro, abbiamo già mandato-» Mia madre si bloccò quando, proprio davanti l’entrata della cucina, vide il ragazzo dai capelli d’oro scontrarsi con me, gettando il bicchiere a terra e una qualche bevanda sul mio vestito. «-Ross…».

  «Questa cos’è?!» strillai
  «Coca Cola»
  «Sul mio Oscar De la Renta?!».

Cacciai un urlo così forte da portare il biondo e i due nella stanza attigua a tapparsi le orecchie.
Ross era il figlio di Mark, e quello non sarebbe stato l’inizio di una convivenza facile, anzi, sarebbe stato l’inizio dell’Inferno.
  
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