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Autore: _astharot    12/06/2015    0 recensioni
C'è poi tanta differenza tra uomini e mostri? I primi si comportano come mostri e i mostri hanno molta più umanità di quella che potremmo mai avere noi.
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
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23 dicembre 1***
 
Si dice che la speranza sia l'ultima a morire, ma la speranza è ciò che ti conduce verso la morte, illudendoti di poter auspicare in un futuro perfetto, un futuro che non verrà mai.
 
Una tavolozza di colori rovesciata, ecco cosa sembra la calca di persone in attesa del ricevimento, donne dai vestiti sgargianti delle più bizzarre tonalità, dal giallo al più comune blu notte, uomini pieni di soldi che ostentano il loro potere e bambini usati come trofei o semplici animali da compagnia. Chi sono i veri mostri, noi o loro?
Tutti gli esseri umani si credono migliori dei propri simili, ma l'unica cosa che li accomuna è che entrambi meritano la morte.
 
«Signorina Willa! Quante volte le ho detto che non deve allontanarsi?» La voce proviene dalla signora di mezza età leggermente in sovrappeso che tiene in grembo un vestito rosa confetto. «Avanti signorina siete ancora tutta in disordine! Dei del cielo aiutatemi voi!»
Osservo con diffidenza l'ammasso di stoffa, storcendo il naso, il tentativo di fuga è fallito, peccato.
«Quante volte te lo devo dire che non intendo mettere quelle cose da femminuccia? Io voglio indossare la tenuta da combattimento che usa Joel» Eppure non mi sembrava un ragionamento tanto complicato. Io sono una bambina forte e indipendente, ho bisogno di un abito che mi faccia sembrare una vera guerriera, non una principessina rosa confetto.
«E io le ripeto signorina che vostro padre mi ha dato ordini ben precisi, dovete indossarlo a tutti i costi, non si accettano repliche.» Madame Dhelia alza il tono di voce e si avvicina brandendo l'abito come un'arma. D'accordo, voleva la guerra? E guerra sia.
Abbasso la testa con fare remissivo e prendo il vestito per poi gettarlo con violenza sul pavimento. «Io questa schifezza n-o-n la metto.» Urlo ancora più forte per farle capire chi è che comanda qui. Ma proprio in quell'istante tre colpi risuonano alla porta prima di veder entrare Joel che ci osserva con un'espressione interrogativa sul volto.
«Si può sapere cos'è tutto questo baccano? Signorina Willa, si sentono le vostre urla fino al piano di sotto.»
«Menomale che siete arrivato, sono ore che provo a convincerla a indossare l'abito da cerimonia, ma questo mostriciattolo non ne vuole sapere.»
Aspetta chi hai appena chiamato mostriciattolo? Sono furiosa, anzi no, dovrebbero inventare un aggettivo apposta per come mi sento in questo momento. Se solo potessi darle fuoco con un'occhiata lo farei, ma tutta la mia attenzione è rivolta a Joel Thrushcross, guardia del corpo e futuro marito, anche se lui non lo sa, ma ho solo sei anni c'è tempo per mettere le cose in chiaro e costringerlo a mettermi un anello al dito.
Con lo sguardo ancora sognante non mi accorgo che è proprio davanti a me, si inginocchia per essere alla mia altezza, Ah ma non è romantico? E con il tono più calmo che possiede afferma.
«Willa, ti prometto che se fai la brava e indossi il vestito ti farò fare una tenuta da combattimento su misura, ma ora basta capricci.»
Accetto anche se a malincuore ma solo perché è stato lui a chiedermelo, sia chiaro. Non mi lascio comandare da nessuno. Mormoro un misero "Va bene" a bassa voce e mi dirigo strisciando i piedi verso la mia camera, mentre nella stanza Madame Dhelia e Joel discutono con fare preoccupato. Ma non ho tempo per preoccuparmi di ciò, sono troppo traumatizzata dal mio riflesso per proferire parola. Sembro un confetto grasso, anzi no peggio, una meringa spiaccicata, quasi mi veniva da piangere alla vista di quello scempio.
«Signorina posso entrare?» E' di nuovo Madame Dhelia, chissà cosa vorrà ora, apro la porta per lasciarla entrare e accenna un piccolo sorriso mentre inizia ad intrecciarmi i capelli in una treccia laterale. La lascio fare, ormai rassegnata tuttavia non era poi così male, almeno i capelli non erano così male.
«Siete splendida e il colore del vestito fa risaltare i vostri occhioni da cerbiatto. Ora dobbiamo andare, il discorso di vostro padre sta per iniziare.» Detto questo afferro la sua mano e ci dirigiamo nella sala della cerimonia, fino ad arrivare in prima fila. Madame Dhelia si siede di fianco a me e con la coda dell'occhio scorgo papà dirigersi verso il palco, così gli faccio un cenno con la mano in segno di saluto e lui ricambia sfoggiando uno dei suoi sorrisi smaglianti.
Tutti i riflettori sono puntati verso il palco dove papà è in piedi con un'enorme teca coperta da un telo alle sue spalle. «Benvenuti, sono lieto di avervi tutti quanti ospiti nella mia umile dimora. Come ben sapete sono ormai cinquant'anni che sono stati creati i portali per gli scambi interdimensionali e ciò oltre che una grande fonte di guadagno per la nostra economia in crisi, da oggi rappresenta una nuova svolta, un nuovo passo avanti verso il futuro. Io e la mie equipe abbiamo fatto una scoperta che rivoluzionerà il mondo della medicina.» A quel punto il telo scivola via per mostrare un essere malridotto simile ad una volpe.
«Dopo dieci anni di studi ed esperimenti sui Kitsune, siamo finalmente giunti ad una conclusione: dal momento che le loro cellule sono in grado di rigenerarsi abbiamo sfruttato questa tecnologia per debellare alcune delle più rare malattie. E' bastato iniettare il virus e il loro sangue ha fatto il resto, e presto questa cura sarà anche disponibile sul mercato. Nel frattempo lasciate che vi mostri alcune foto.»
Nel maxischermo si susseguono varie immagini di uomini e donne con il cancro, mostrando il prima e il dopo, un applauso scroscia dal pubblico ed in quell'istante un grido riporta tutti nel silenzio.
Le guardie del corpo si posizionano a proteggere papà e Joel corre affianco a me.
«Sono sicuro che si tratti di qualche donna in crisi per aver macchiato il vestito» Sussurra contro il mio orecchio tentando di mascherare la preoccupazione. Tutta la folla sta nel più totale silenzio, ed è ancora più assordante del rumore stesso
Tutti i fari si spengono all'unisono, l'ansia nella stanza cresce a dismisura. Per la prima volta ho veramente paura,, mi stringo le braccia al petto mentre il cuore batte talmente forte che temo possa esplodere da un momento all'altro.
Uno, due, tre, quattro, cinque tonfi prima che la luce ritorni, tutto procede come al rallentatore: la testa decapitata di papà che rotola sul pavimento, il sangue che allarga sul pavimento e le guardie prive di vita. Joel si affretta a coprirmi gli occhi con la mano ma ormai è troppo tardi, l'immagine di quella sottospecie di volpe con la testa mozzata di papà in mano è impressa nella mia memoria. Lancio un grido che si diffonde per tutta la sala. Joel prova a zittirmi con l'altra mano ma non ci riesce, mi divincolo ed esco dalla sua presa. Non deve essere stata un'ottima mossa, il Kitsune si accorge di noi ed inizia a correre a quattro zampe, Joel estrae la pistola e mi intima di scappare.
Senza pensarci due volte corro sotto il tavolo del punch, papà non c'è più, sono da sola, non ho più nessuno. Le lacrime iniziano a scendere senza nemmeno che me ne accorga e faccio di tutto per soffocare i singhiozzi ma non ci riesco.
Degli artigli mi afferrano per la manica del vestito fino a trascinarmi fuori, provo a scappare ma la sua stretta è troppo forte e gli artigli penetrano nella carne. Provo a ignorale il dolore e cerco Joel tra la folla, l'intera sala è un delirio di sangue e morte, la teca è vuota ma non è una sola volpe a disseminare il panico, c'è un intero branco. Guardo negli occhi il Kitsune, quest'ultimo allenta la morsa su mio braccio e mi lascia andare.
«Scappa, nasconditi e ricordati di chi ti ha salvato la vita, non la tua adorata guardia del corpo ma io, uno di quei mostri su cui tuo padre si divertiva a fare esperimenti.»
Tornai sotto il tavolo ma il braccio continuava a pulsare e farmi male, del sangue sgorgava a fiotti e una strana sensazione di sonnolenza mi pervase, fino a che non persi completamente i sensi e l'ultima cosa che vidi fu Joel che mi stringeva tra le braccia.
Se quella sera avessi saputo che sarebbero morte le persone a cui tengo di più, di sicuro non mi sarei comportata da bambina viziata. Avrei detto a Madame Dhelia che nonostante tutti i suoi rimproveri le volevo bene, che avrei accettato di mettere tutti i vestiti rosa che voleva pur di farla sopravvivere, avrei abbracciato mio padre e invece l'ultimo ricordo che ho di lui è la sua testa mozzata.
Le cose non vanno mai come speriamo, per questo la speranza è l'arma più letale che esista. Per vivere felici non bisogna sperare in niente.
   
 
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