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Autore: Amaya Lee    12/06/2015    1 recensioni
[MikaYuu | Missing Moments | No Spoiler]
Ci sono volte in cui Yuu non riesce a distinguere la luce dall'oscurità. Può giurare che si somigliano l'un l'altro a tal punto; si confondono nel chiarore dei fili di sole al mattino, intrecciandosi di fronte agli occhi semichiusi. Luce e oscurità sembrano riflessi di una sola mente.
Mikaela Hyakuya crede che i mostri non debbano essere amati, ma non riesce ad evitare che accada viceversa; e amare riapre ferite e l'illude che esista ancora un po' di calore nelle punte delle sue dita.
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Mikaela Hyakuya, Yūichirō Hyakuya
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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NA: Ciao fandom! Penso di aver fatto le dovute precisazioni nell'introduzione ma approfitto delle note per spendere due parole sul "filo conduttore" di questa one-shot. L'obbiettivo rimbalza tra Yuu e Mika nei quattro anni in che trascorrono separati, uno nella città degli umani e l'altro alla corte di Krul Tepes, concentrandosi sul dolore derivato dalla reciproca perdita. Naturalmente Yuu non è a conoscenza della natura di Mika nè del fatto che sia vivo, perciò ho preferito dare due intonazioni leggermente differenti al loro tormento. Lascio al lettore capire quanto in là i sentimenti dell'uno e dell'altro si spingano.
L'argomento che uso per tenere collegato (più o meno...) l'intero scritto è la similitudine tra luce e oscurità, che compaiono nei momenti in cui riprendiamo i nostri protagonisti passo passo. Quindi diciamo che entrambi sperimentano luce e buio e che questi "partecipano" metaforicamente ai loro sentimenti... no, perdonatemi, nella mia testa è una cosa un po' strana. Spero sia di vostro apprezzamento comunque, e le opinioni sono accolte a braccia aperte. 
Tutti i diritti per i personaggi e le ambientazioni appartengono all'autore del manga. 



 

No Roses for your Love Comedy






[And that's just how it is, isn't it? That's how we manage to survive the loss.
Because love, it never dies, it never goes away, it never fades, as long as you hang on to it. Love can make you immortal.] Gayle Forman







(Yuichiro Hyakuya ha un pretesto per cui morire– Ora, ha bisogno di una ragione per vivere.)
Ci sono volte in cui non riesce a distinguere la luce dall'oscurità. Può giurare che si somigliano l'un l'altro a tal punto; si confondono nel chiarore dei fili di sole al mattino, intrecciandosi di fronte agli occhi semichiusi. Luce e oscurità sembrano riflessi di una sola mente. 

C'è una sola cosa che sa; suo fratello è morto.

"Per favore, per favore..." Si inginocchia – con le lacrime agli occhi – e prega di fianco al letto, in un modo che gli adulti non arriveranno mai a capire. Non si rivolge a nessuno e quel "per favore" non ha significato nella sua bocca, ma ricorda che all'orfanotrofio Miss. Hyakyua li faceva pregare proprio così. Lo fa sentire al sicuro, come se quelle due parole possano davvero proteggerlo. (O almeno l'anima di Mika, di qualunque sostanza sia fatta ora)
Forse è così.

***

È solo una questione di tempo perché due sentinelle gli gremiscano braccia e gambe e lo obblighino sul sontuoso letto di broccato, soffocando le sue grida isteriche sul guanciale. 
Mikaela fa forza sulle braccia ma quando capisce che per lui non c'è – ancora – una chance di superare in forza i due vampiri comincia ad usare le unghie, graffiando con prepotenza e fervore, scorticando quanto può. E tenta di urlare ancora, per eludere l'orribile bruciore che gli raschia la gola in continuazione. 
Oh, Dio, riesce a pensare soltanto ad una cosa. "È l'inferno, è l'inferno, è l'inferno..."
Avrebbe di gran lunga preferito essere morto, un moment dopo aver scorto, oltre la patina di nebbia e lacrime disgustosamente salate, Yuu sparire oltre la scalinata e fuggire via. Almeno uno. Almeno lui.
Ma Mikaela avrebbe dovuto morire.

C'è una sola cosa che brama; il sangue. 

Lo vogliono dolorosamente il suo cervello, il suo corpo, le sue fauci, ciascuna cellula che di lui è stata trasfigurata dal muramento. Non riesce a concepirlo come un dono.
Vuole così tanto il sangue che sarebbe disposto ad appendere i denti alla gamba del primo vampiro che passa di fronte alla sua stanza del palazzo, e così ha fatto– ma gli è andata male. 
È un vampiro ancora giovane e la sua sete è incontenibile, ma un giorno si calmerà. Potrebbero volerci mesi. Quel dannato Ferid Bathory l'ha avvertito.
Un altro grido gorgoglia nella sua gola e come i precedenti è generato da un dolore che non ha mai conosciuto da essere umano.
Oh, Yuu, come è grato che tu non possa vederlo adesso!
La vergogna della sua famiglia; la vergogna dell'intera umanità. Un tragico scarto.

Mikaela Hyakuya esiste ancora, ma sono sparsi i suoi pezzi.

***

Il buio è il vuoto pieno di lacrime, lacrime e odore di coperte inamidate –
Il buio è dove, ormai, adesso e per sempre, Mikaela se ne sta ad aspettare. 

Quella pistola è ancora lì. Mikaela è il vuoto che rimpiazza i proiettili.

(È la vergogna, l'esorbitante rimorso di non essere stato abbastanza, di aver fatto l'unica possibile cosa giusta e essersi lasciato alle spalle un cadavere – o molti, oscurati, dai volti che non riconosce più per l'intorpidimento del cuore; quel cuore che sanguina ancora e ancora e ancora per un solo sguardo, quel solo oceano di promesse... ma solo il cuore fa male, e il resto abbraccia lo stato catatonico e docile del dolore)
Quel momento. 
Il momento di smarrimento in cui il respiro manca, oltre le palpebre tremolanti non c'è nulla o l'illusione del nulla e il mondo sembra essere sprofondato nella fine –
è quei polmoni vuoti, quella lacrima spavalda e il fremito dei denti serrati e quel senso di niente; "niente da perdere", "niente da fare". Ecco cos'è Mikaela.

Se mi senti, ovunque tu sia, ti detesto.
Mikaela. 
L'eredità che gli ha lasciato sono le notti insonni, la disperazione, perché lo sapeva che la famiglia ti abbandona, lo sapeva ma non si è dato ascolto e ha preso la mano di Mikaela. L'incompleto furore che poi, altro non è, se non un inconscio cercare. (Una via d'uscita, una morte o un'altra famiglia con cui ricominciare? Tutto suona come un tradimento)

Mikaela. 

Sono le due del mattino.
E quindi adesso basta, che domani Yuu si deve svegliare presto. 

***

Trecentottantacinque giorni.
Mikaela non ha pianto più.

Non esiste rosa senza spine...

Oh, ma non è che a Mikaela interessino, le rose. Il sipario si eclissa e l'unica luce sul palcoscenico pare un raggio di sole. 
Un raggio di sole sul protagonista della scena.
Un raggio di sole e applausi per il figlio della notte. 
Mikaela guarda, immobile, il cerimonioso palco, con indifferenza addirittura distratta,. Ancora applausi. Nella scena è entrato un essere umano, una donna; sia di ruolo che di natura. Non sembra spaventata ma Mikaela sa bene cosa un volto sia capace di nascondere, e comunque gli attori non sono scelti a caso. 
Sa anche che il colletto stucchevole che appartiene all'abito – deliziosi orletti e color magenta intrigo – ha lo scopo di celare i segni sulla gola della dama. È fuorilegge, alla corte di Sanguinem, mordere esseri umani per nutrirsi direttamente, ma siamo a teatro. La legge, qui, non estende il proprio già vacillante braccio. 
Il giovane sa anche perfettamente cosa vedrà in scena; la consueta commedia – o tragedia – nelle sembianze di una storia d'amore maledetta dal destino. Idiozie propagandistiche. 
I mostri non dovrebbero affascinare gli umani. 

I mostri non dovrebbero essere amati. 

Il bacio scenico solleva altri applausi dalla platea non-morta e sono rose scarlatte a piovere incessantemente sul palcoscenico. 
Un attimo dopo Mikaela si alza senza nascondere il proprio disgusto e se ne va, solo in parte consapevole degli occhi criptici di Ferid Bathory che gli scivolano sulla schiena.
Esce dal teatro senza voltarsi indietro – gli punge lo stomaco ma non può vomitare in ogni caso. Ne avrebbe voglia. 
I mostri non dovrebbero essere amati, e dunque perché lui si aggrappa a quel meschino filo di speranzza nella ricerca dell'amore?

Non un amore qualsiasi.
L'unico amore che abbia mai conosciuto. Lo vedrà di nuovo prima che l'oscurità lo reclami del tutto? Prima che reclami entrambi e quell'amore rimanga sepolto dalle polveri del tempo e le ceneri della battaglia, per sempre? Oh, lo spera. 
Almeno un'ultima volta.
La cosa non dev'essere per forza reciproca, dopotutto.

***

Il sole filtrato dalle palpebre serrate riesce comunque a ferirgli la vista.
Non infastidisce Yuichiro oltre il sopportabile. La mescolanza del chiaroscuro allontana l'immagine di corpi e braccia amputate e olezzo di morte ed espressioni realmente troppo precise, come se si trattasse di una fotografia coi bordi sfocati.
È primavera per lui, per la città sicura, per i suoi compagni tutti così identici e insignificanti, per ogni uomo con un cuore che batte, ma non per Mikaela. 
E allora di quale conforto può essere questo tepore sulla pelle...

Decide di starsene disteso sul prato ancora un po', comunque. Solo ma non ne sente il peso. Le mani congiunte sull'addome, in modo da seguire il proprio respiro. Tutto è normale. Calmo.
Per quanto, ancora?

Una volta avevo un amico.

È molto triste il sorriso cieco, morbido agli angoli, che Yuu rivolge al sole. E al volo delle rondinelle cerca di non badare.

***

"Krul."
La progenitrice non aspetta nessun invito ad entrare. Si è fatta avanti prima che il giovane constatasse la sua presenza sollevando gli occhi turchesi dal lenzuolo increspato. La stanza è buia – sempre lo è. Mikaela non potrebbe confondere l'odore di Krul Tepes.
"Ciao, Mika" saluta lei vezzosamente, poi si sposta sopra il letto e distende il proprio piccolo corpo accanto a quello del giovane. Un contrasto un po' grottesco. "Non sei contento che sia venuta a trovarti?"
Mika non si impegna per formulare una risposta. Invece: "Mi sono già nutrito oggi."
Krul schiocca la lingua infantilmente; uno dei pochissimi atti che rispecchiano la sua età esteriore. "Lo so" dice mettendosi a sedere, "ma mi stavo annoiando e sono sicura che vale anche per te. Startene qui al buio –" La sua risata è leggera come una piuma. "Hai scoperto una simpatia per l'oscurità?"
Il ragazzo si volta su un lato. "Volevo stare solo."
"Ma non sei solo nei pensieri, vero?" suggerisce Krul in tono allusivo. Alla progenitrice non servono molte cose per funzionare come una macchina perfettamente oliata, può benissimo immaginare cosa passi continuamente per la testa di Mikaela Hyakuya senza che questi pronunci una parola; è colei che ne ha visto luci e ombre – più spesso le seconde – negli ultimi anni, dopotutto. Si potrebbe quasi affermare che lo conosce.  Lo farebbe, se le importasse abbastanza.
"E io che pensavo che un bello spettacolo teatrale ti avrebbe sollevato il morale" aggiunge. Ovviamente non è vero. 
Per tutta risposta, Mika emette un debole suono scocciato.
La progenitrice prende d'improvviso ad accarezzargli la testa – proprio come a un cane, pensa Mika – e lo invita a posare il capo sul suo grembo, "Oh su", ed è ben chiaro che non ammetta rifiuti. Krul non si comporta così soltanto quando non c'è nessuno che possa vedere; in qualche modo la rende orgogliosa, esibire i vampiri su cui ha un controllo quasi totale, non molto diversi dal bestiame grazie a cui tutti loro si nutrono. 
Mika non sa se riuscirà mai a farci l'abitudine –

"Amare un essere umano non è semplice come la fanno quegli attori" dice la progenitrice, interrompendo il silenzio. Non sembra toccata dalle proprie parole. Vi si coglie solo un insolito cenno di comprensività. 
Le sue dita gli sfiorano ancora i capelli biondi e lui ha abbandonato la guancia sull'abito scuro. Non è semplice, specialmente se ti crede morto e non ha tutti i torti del mondo.
"L'amore... Hm" Il tono di Krul si fa allegro, vagamente meditativo. "Che modo interessante di distruggersi."
"Vorrei provare un po' di compassione per te" replica Mika, "ma mi risparmierò."
Krul ridacchia divertita. L'ultima cosa che le serve, poi, è la compassione. "Come dicevo: se il tuo cuore appartiene a qualcun altro, questa vita si fa infinitamente più saporita. Posso immaginarlo." La progenitrice è sempre più gaia mentre parla al buio; sarà perché quei sentimenti non la coinvolgono neppure lontanamente, o perché il pugno di Mika sulle lenzuola si è fatto più saldo, quasi più avvilito. Sì, di certo. "Lo sai, Mika... Nessuno dedica poesie, in guerra. Hai mai udito le note di una melodia in questo palazzo? Sarebbe risibile. Nessuno riceverà elogi nè rose per il suo amore dannato. Sia che esso abbia un lieto adempimento... o finisca in tragedia."

Krul lo accarezza come se fosse naturale, gli parla tra i capelli, con la schiena poggiata comodamente alla testiera del letto, come farebbe una madre. Mikaela pensa a Miss. Hyakuya, perché tutto questo – la spontaneità con cui si affida a quel momento, le parole disinvolte della progenitrice, il tono rassicurante – sa di passato e in qualche modo lo turba. 
E sembra quasi che Krul gli abbia letto nei pensieri, che abbia scovato nel suo cuore una fragilità che per lei non vale la pena di sopprimere, bensì di artigliare e manipolare. 
"Niente poesie, in guerra; niente canzoni, niente certezze, niente danze, solo speranze. Presto o tardi verranno spazzate via anche quelle. Sei libero di amare, ma devi assumerti la responsabilità della tua sofferenza. Nessuno ti impedisce di amare ma rimane il fatto che l'amore sia inutile per vincere una guerra. È profondo? Dimmelo tu, Mika."
Sta tremando, il ragazzo, e non si fida della propria voce per rispondere. 
"Più la ferita è profonda, più sangue scorrerà. Vale lo stesso per l'amore." Krul si ferma, abbassa lo sguardo su di lui e ciò che vede getta un velo di pietà sui suoi occhi vermigli. "Nè rose, nè poesie... Ecco perché serve il teatro, in tempi di guerra."
Con un movimento veloce Krul è scesa dal letto e il suo interludio materno, l'incursione bonaria tra le faglie dei sentimenti del suo protetto è giunta al termine. Mikaela non la guarda negli occhi, e lei prende la strada della porta. 
Sogghigna, la progenitrice, quand'è sul punto di richiudersela alle spalle. "Un'ultima cosa, Mika; un mostro che ama è una faccenda ben più grave di un mostro che è amato."

Una lacrima solca la gota lattiginosa di Mikaela, ma lui non si affretta ad asciugare qualsiasi traccia perché non si sente debole, nè in errore – semplicemente sopraffatto. La sua voce compone una parola, una sola; bellissima, dolorosa, unica. Un sussurro spezzato, inghiottito dall'oscurità, portato via dalle ore che scorrono sul letto mezzo vuoto e nella mancanza di calore. "Yuu..."
È inverno, chissà ancora per quanto, in questo santuario di nero rimpianto e frammenti di uomo. 

***

Una stagione, poi un'altra, e un'altra ancora, e l'amore non passa. 
Quel dolore nel petto, non passa. La sensazione di suolo che cede, sotto i piedi, non passa. 
Passano i colori; prima il nero denso e oscuro, come una benda stretta sugli occhi, come il sangue che riempie la bocca ingordamente e fa schifo al punto che non esiste nient'altro; così nero. Poi il grigio appena dopo l'alba e prima del tramonto, grigio che dura solo un secondo. Il rosso dei fiori gettati agli attori; il bianco, l'azzurro. 
Anche se a conti fatti il grigio è ovunque, sia prima che dopo.
Krul non menziona più la parola "amore" in presenza di Mika e lui suppone che abbia lasciato perdere. A nessuno piace addossarsi i problemi degli altri – specialmente la specie dei vampiri; così disinteressati alla vita, e condannati a possederne una semi-eterna.
Mikaela smette presto di fare da spettatore alle patetiche commedie che la corte di Sanguinem alleste di continuo, perché lui non presta attenzione a voci e volti ed un solo pensiero finisce col delinearsi sempre, alla vista di mani che artigliano stoffa indaco o verdastra e labbra che sanguinano insieme. (Yuu, Yuu, Yuu, Yuu, Yuu, Yuu, Yuu, Yuu)
E l'amore è ad ogni angolo, in ogni silenzio, nelle mani, dietro agli occhi,
 dentro al cuore. 


Le rondini se ne vanno di nuovo, e poi tornano, per volare lontano di nuovo sotto lo sguardo indiretto e velatamente invidioso di Yuichiro. 
Il mondo avrebbe dovuto essere un bel posto. Avrebbe dovuto esserlo per qualcuno che non c'è più – e invece, laggiù, lui vede solo strade crepate e cieli fatti a pezzi e la nebbia sottile di un mondo ammalato. 
Ed il buio, è ad ogni angolo, ogni palpito, nelle mani, dietro agli occhi,
 dentro al cuore. 
Quando è Mika, e solo Mika.
  
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