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Autore: jeffer3    12/06/2015    10 recensioni
Brittany e Santana si conoscono in una scuola a diciassette anni. Dopo un amore intenso, per cause maggiori sono costrette a stare divise, per il loro stesso bene.. ma non è facile arrendersi.
Dal testo (capitolo I):
' “Ti rivoglio indietro.” Puntò gli occhi azzurrissimi nei miei “Sono ancora innamorata di te e ti rivoglio indietro.”
Mi colpì forte come un treno.
“Brittany.” Presi un respiro, cercando di ignorare le sue parole “Lo sai che non è possibile”
“Tu ti sei arresa.” Serrò la mascella “Io non l’ho mai fatto. Ti rivoglio indietro.” '
Genere: Angst, Drammatico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Quinn Fabray, Rachel Berry, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana, Quinn/Rachel
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Dicono che l’amore sia una delle più potenti forze al mondo.
Probabilmente la maggiore.

Ogni tanto mi diverto a immaginarmela come una grossa mano, che può interagire col mondo.
Con te.
Essendo una grande forza, questa è capace di sollevarti in alto, fino anche a toccare il cielo.
E’ capace di farti toccare le nuvole e respirare a pieni polmoni l’aria fresca di prima mattina.
Di infrangere qualsiasi ostacolo che ti si pari dinanzi.
Di sostenerti, quando non riesci a reggerti in piedi.

Allo stesso modo, però, è capace di schiacciarti completamente.
Radere al suolo le fondamenta su cui avevi eretto la tua casa, la tua vita.
Distruggerti, manco fossi un moscerino della frutta.
Questo l’avevo sperimentato sulla mia stessa pelle.

Ripensavo spesso a quella notte.

“Santana” alzai lo sguardo verso Vivian, focalizzando su di lei la mia attenzione “C’è un’ultima visita, poi abbiamo finito per oggi.”
“Grazie V” sorrisi “Vai a casa ok? Ci penso io a chiudere qui”

Mi guardò per un secondo indecisa, come se insicura di lasciarmi sola.

Persi un momento ad osservare i suoi occhi, come ero solita fare alla fine di ogni giornata.
Azzurri.
Come i suoi.
Sebbene a modo loro diversi.
Certe volte sono le sfumature che contano, quanto siano folte le ciglia, il taglio degli occhi, o i sentimenti che puoi scorgervi all’interno.
In quelli di Vivian leggevo profondo affetto.

Nei suoi leggevo amore bruciante.

“Stai tranquilla” sventolai una mano, a rassicurarla “Non mi rapirà nessuno vedrai! Non ci sembra, vista la mia altezza, ma ho la forza bruta di Hulk e Superman messi assieme.”
“Certo” sorrise “E io sono la figlia illegittima di Spongebob.”
“A domani, V” risi, inviandole un bacio volante, che ricambiò scuotendo la testa contenta.

Era passato un anno e mezzo da quando avevo aperto lo studio.
E Vivian era stata la mia fedelissima segretaria fin dall’inizio, sebbene definirla ‘segretaria’ fosse riduttivo.
Era pur vero che si occupava della mia agenda e dei miei appuntamenti.
Ma la consideravo mia amica.
Probabilmente l’amica più stretta che avessi avuto in quegli ultimi anni.
O almeno, da quando decisi di abbandonare quello che definivo il mio ‘mondo’.

La incontrai in una tavola calda dove allora lavorava.
Dovetti attirare la sua attenzione, quando chiesi un piatto di pasta al sugo con polpette e un altro, al tonno.
Senza toccare nessuno dei due, una volta serviti.
Limitandomi solo ad osservarli, inespressiva.
‘Ho provato anch’io a decodificare messaggi terroristici dalla pasta, ma ti assicuro non ne è uscito niente, sai.’ Ricordo mi disse con un sorriso.
E per un momento, mi venne da sorridere leggermente dopo giorni di buio.

Spostai lo sguardo sulla libreria alla mia destra.
Passai in rassegna tutti i volumi su cui avevo studiato.
Osservai il lettino più in là.
La vetrina ripiena di farmaci vicina.
E infine la scrivania.
Due foto incorniciate ai lati.
Due periodi della mia vita.
Due me, a dirla tutta.

Sentii finalmente la porta aprirsi.
Ultima visita della giornata.

Mi alzai di riflesso come ero solita fare, protraendo la mano.

“Buonaser-“ mi bloccai, alzando lo sguardo.

Boccheggiai per un secondo.
Ritrassi la mano, per poi sedermi, lentamente.

“Brittany.”

Era lì, in piedi.
Mi guardò un momento, prima di chiudere la porta alle sue spalle.
Fece, infine, due passi nella mia direzione.
Abbastanza vicina da potermi osservare per bene.
Abbastanza lontana da non farci star troppo male.
Non la vedevo da mesi.

“Fai il medico.” Disse, solo, dando uno sguardo attorno.
“Sì.” Alzai le spalle, facendo un cenno verso i libri e il lettino.

Presi un respiro.
Iniziavo già a sentire su di me gli effetti della sua presenza.

“Mi sarei aspettata, non so, un lavoro tipo CIA, servizi speciali, esercito..” rifletté “E’ una scelta strana visto chi sei.”
“E’ un lavoro come un altro.” Feci “Ho smesso con quel tipo di vita. Aiuto anche così, solo in modo diverso.”
“Capisco.” Annuì distrattamente, passandosi una mano sul braccio.

Probabilmente iniziava ad aver freddo.

“Vuoi sederti?” chiesi, indicando la sedia al di là della scrivania.
“Sarò breve.” Mi rispose, invece, confondendomi.
“Dimmi pure.”
“Ti rivoglio indietro.” Puntò gli occhi azzurrissimi nei miei “Sono ancora innamorata di te e ti rivoglio indietro.”

Mi colpì forte come un treno.

“Brittany.” Presi un respiro, cercando di ignorare le sue parole “Lo sai che non è possibile”
“Tu ti sei arresa.” Serrò la mascella “Io non l’ho mai fatto. Ti rivoglio indietro.”

Non mi ero arresa.
Ma non potei fare altrimenti.
Era la cosa giusta da fare.

“Ci abbiamo provato. Non funziona e lo sai” provai a farla ragionare “Ho una nuova vita ora, un nuovo lavoro, un nuovo compagno.” Scossi la testa per poi puntare gli occhi nei suoi “Son passati anni, Britt.”

Chiusi gli occhi, al diminutivo che avevo appena usato.
Ricordai per un secondo come era pronunciarlo.
Ricordai i tempi passati.
Quando era la parola che usavo più spesso nella giornata.

“Lui non conta” fece una smorfia “Non sa neanche chi sei.”
“Questo non è ver-“
“Cosa sa di me?” mi sfidò con lo sguardo.

Nulla.
Se non che era una mia grande amica del liceo.
‘Perché avete troncato i rapporti, scusa? E’ strano!’ mi chiese.
‘Nuove amicizie.. nuove vite. Non siamo più riuscite a stare vicine, mettiamola così.’

“Cosa sa di te?” chiese ancora.
“Quello che basta.” Sospirai “Brittany, è tutto cambiato, ok? Non sono più la persona di prima. Sono anni che non ci parliamo davvero, è cambiato tutto.” Scossi la testa “Ho una vita che mi piace, un lavoro soddisfacente, un ragazzo che mi ama. Non tornerò indietro. Non per farci solo star male.”
“E tu lo ami?”
“Mi fa sta bene” risposi, forse sviando leggermente la domanda “Con lui ho capito che non per forza una relazione deve far star male le due persone. Non per forza deve essere distruttiva.”
“L’amore è distruttivo.” Obiettò “Se non è capace di sanare tutte le tue ferite e allo stesso tempo di farti del male, non credo lo si possa definire tale.”

Sospirai adagiandomi sulla sedia.
Quella conversazione mi stava provando molto.
Cocciuta era, cocciuta era rimasta.
Già altre volte aveva provato a parlarmi.
Ma fuggivo, sempre.
Non volevo restare in una stanza con lei.
Non volevo parlare di quello che eravamo.
Di quello che ero.
Di quello che non potevamo più essere insieme.

Mi stropicciai gli occhi.
Avvertii forte la stanchezza su di me.
Troppo, molto più di prima.

Alzai lo sguardo.
Si era avvicinata.
Ora solo la scrivania a dividerci.

Si chinò leggermente, stringendo il pugno destro verso di me.

Mi tornò in mente la prima volta che i nostri guardi si incrociarono.
Quando fece la stessa identica azione.
Per me.
Avevamo 17 anni.
E io mi innamorai dei suoi occhi.
E delle sue abilità.

“Possiamo farcela.” Aprì la mano, con il palmo rivolto verso l’alto.

Cenere.

“Cenere” osservai, avvicinando la mano. “E’ solo cenere.” Ne presi un po’ con le dita.

Sfiorai inavvertitamente la sua pelle.
Corse un brivido lungo la mia schiena, seguito da una sensazione di profonda pesantezza su di me.
Doveva aver fatto effetto anche su di lei.
Si ritrasse, infatti, leggermente, prima di posare nuovamente gli occhi su di me.

“E’ qualcosa!” obiettò, innervosita, scuotendosi di dosso un brivido.
“Hai freddo.” Osservai, triste, sebbene provassi a dissimulare.
“Colpa della stanza.”
“Ho i termosifoni accesi Britt.” Controbattei “E tu soffri il caldo da morire in genere.”

Abbassò lo sguardo a terra.

“Non intendo rinunciare a te.”
“Non possiamo stare insieme, Brittany.”
“Non mi hai dimenticato e lo so.” Disse, ancora.
“Ho un ragazzo.”
“Eppure neanche un anno fa mi hai baciata.”
“Ero ubriaca.”

Sbuffò spazientita.

“Odio questa cosa che fai!” alzò la voce, innervosita.
“Quale cosa?”
“Finta calma, finto ‘ehi tutto ok’” disse “La odio.”
“Una delle due deve rimanere con i piedi per terra.”
“E una di noi due deve lottare per entrambe a quanto pare.” Fissò gli occhi nei miei “Tu mi ami ancora.”

Serrai la mandibola.
Era vero.

“Intendi rimanere con Sancio Panza lì?” sbottò, indicando la foto sulla scrivania.

Raffigurava me e Jessie, abbracciati.
O meglio, lui teneva abbracciata me.
Sorridevo goffamente, fingendo che la sua presa su di me fosse forte.
Era la nostra prima vacanza assieme alla sua casa al mare.

Ricordo che quel giorno desiderai ardentemente essere con Brittany.
A lei non era mai piaciuto molto il mare.
Soprattutto per via della sabbia.
Nonostante ciò, mi accompagnava ogni anno, sapendo quanto lo amassi io invece.

Quel giorno mi mancò più degli altri.
Piansi.
E lui credette fossero lacrime di gioia.

“Sì.” Conclusi “Ora basta, ok?” la supplicai. “Questa cosa sta facendo male ad entrambe e lo sai.”

Mi guardò per un lungo momento.

“Non sono ancora disposta ad arrendermi.”
“Dovresti, invece.” ribattei “Io l’ho fatto anni fa, fai parte del mio passato ormai Brittany.”

Sapevo di ferirla.
Ma era necessario.

Lei annuì distrattamente, mentre osservavo i suoi occhi inumidirsi.
Mi pentii istantaneamente di averlo fatto.

“Brit-“

Prima ancora che potessi anche solo pronunciare il nome per intero, era fuori dalla porta.
Rimasi ferma qualche secondo, ferma con lo sguardo sul punto in cui si trovava prima.
Per un po’ sperai tornasse.
Sperai anche che non lo facesse.

Abbassai alla fine la testa sul legno scuro della scrivania, sentendomi vuota.
Osservai la foto visibile solo dalla mia posizione, alla mia destra.
Piccola.
Con una cornice d’argento.

La sfiorai, sapendo che solo così avrei potuto toccarla senza star male.

Chiusi gli occhi, lasciando uscire in un sospiro le parole che mi ero tenuta dentro tutto il tempo.
Il vuoto della stanza, unico testimone.

“Ti amerò per sempre.”


 


Tetraedro dell'Autrice

Ciao bella gente! Eccomi qui, dopo... ahm tipo due anni di pausa dopo Eyes like fire!
Avevo detto che non avrei più fatto ritorno probabilmente, e invece, sono ancora qui a fracassarvi le scatoline con quest'altra storia, complice la buon vecchia Crudelia che mi fece promettere di scrivere un'altra fanfic. (<3 )

Che dire.. spero vi piaccia e vi abbia un minimo incuriosito questo capitolo :)
sarà una storia relativamente lunghetta (che scriverò mano mano, quindi gli aggiornamenti non saranno diciamo velocissimi diciamo) con collegamenti fra presente e passato.. quindi occhio ai titoli ogni tanto!
Grazie in anticipo per eventuali feedback da parte vostra :)

A presto bella gente! ;D

 

  
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