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Autore: alessiap93    12/06/2015    0 recensioni
Haley Connery è una semplice ragazza del New Jersey. E' popolare e piena di affetto. Riesce a gestire perfettamente tutti i suoi doveri da teenager, nonostante il suo piccolo "dono" di vedere i fantasmi. Costretta a trasferirsi in Italia, dal nuovo fidanzato della madre, si ritrova a guardare la sua vita da una nuova, diversa prospettiva. Ciò che per lei era diventato normale, si rivela qualcosa che non aveva mai vissuto in tutta la sua vita. Amori che non aveva mai visto né in televisione né letto in nessuno dei suoi romanzi. Una storia coinvolgente ai confini della realtà.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Crack Pairing
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Il sole del mattino che imprimeva sul viso, gli uccellini che cinguettavano e Patty distesa sulla poltrona della mia camera a fissare il cielo umido. Era cosi che ogni giorno mi svegliavo. Ma quel giorno, quello stupido giorno, mi svegliai nervosa, non avevo voglia di parlare con nessuno. Persino con Patty non riuscivo ad aprire bocca. Andai di corsa in bagno per lavare il viso e scesi lentamente le scale, assonnata. «Buongiorno» mia madre era sorridente, il contrario di me, ovvio! «Ciao, mamma» «Non sei di buonumore oggi?» mi chiese mentre versava il caffè. «No» ero fredda, lo sapevo, ma era più forte di me, non riuscivo a essere falsa. A quel punto la feci davvero infuriare. «Vorrei soltanto capire cosa ti stia succedendo! » sbatté la tazza contro il tavolo, il caffè sgorgò dappertutto. «Cosa mi sta succedendo? Mi stai portando in un posto che nemmeno conosco, che nemmeno conosci tu! Ti rendi conto? Fra meno di ventiquattro ore vivrò la vita di qualcun'altro!» «Smettila! Vuoi andartene da anni!» «Dovrò cambiare le mie abitudini, lasciare i miei amici, le uniche persone che riescono a farmi davvero felice» «La verità è che non ti ho mai visto felice Haley, mi sento una fallita come madre, perché non conosco abbastanza mia figlia! Non ho mai visto un sorriso da parte tua che non sia forzato, soprattutto con Jake» «Basta!» Mi alzai dal tavolo, «non ti permetto di nominarlo, come fai a giudicarmi? Non mi conosci nemmeno, l’hai detto tu! Io volevo bene a Jake e gliene voglio ancora. Vuoi la verità? La verità è che ti sei sempre attaccata al lavoro per non affezionarti troppo a me, so quanto dolore provi quando mi guardi negli occhi e vedi mio padre!». Ero crudele, lo ero sempre stata. Faceva parte del mio brutto carattere, l’avevo ferita. Mio padre ci aveva abbandonate appena seppe della gravidanza. Un fantasma anche lui sotto alcuni punti di vista, solo che era l'unico che non ero mai riuscita a vedere. Mamma disse nulla, i suoi occhi parlarono per lei quando ne scesero fitte le lacrime. La guardai intensamente, col mio solito sguardo indiavolato. L’orgoglio mi impediva di chiederle scusa, sentivo che questa volta era lei a doversi scusare, aspettai qualche secondo, dopo di che mi alzai e mi diressi in camera mia, disfai le valige e mi buttai a capofitto sul mio letto. Patty era lì, probabilmente aveva sentito tutto. «E’ successo qualcosa, piccola?» «Oh finiscila, so bene che hai sentito anche la minima parola» «Sì, ho sentito tutto» sorrise rassicurante. «Io, certe volte la prenderei a ceffoni!» dissi stritolando un cuscino, era l’unico modo per sfogarmi in quel momento. «Ricorda che è lei il genitore, ti vuole bene, e quello che hai detto non è vero» «Se devi proprio stare qui, consolami almeno» tempo sprecato, sapevo bene quanto Patty fosse razionale e sincera, non perdeva mai tempo a insegnarmi qualcosa o aprirmi gli occhi. «Cosa ti sta succedendo?» «Mi sento bloccata, e non c’entra nulla l’incidente o Jake, nemmeno i miei amici. La verità è che… oh non so nemmeno io quale sia la verità, ho solo bisogno di un bagno caldo». Si avvicinò, si sedette sul mio letto e cominciò a parlare, come al solito! «Hales, sai quanto ti vuole bene, sei stata inopportuna, sai bene quanti sacrifici sta facendo per rendere la tua vita sempre più bella. Conosco bene tua madre e la difendo, anche se lei non conosce me. Cerca di fare la brava, in fondo è tua madre, ricorda che è l’unica persona di cui puoi veramente fidarti, in tutta la vita, nel bene e nel male» Rimasi basita, era la verità. «Che cosa intendi nel bene e nel male?», chiesi curiosa. «Sai Hales, in certi momenti, puoi contare solo su te stessa, ma ci sono dei momenti in cui senti il bisogno di avere tua madre accanto, e se continui così, lei non ci sarà». «Dici sul serio? A dirtela tutta non riesco a immaginare una vita senza di lei». «Fai la brava» sorrise dolcemente, era una donna perfetta, quei lineamenti stupefacenti. «Devo ammettere che voglio andarmene da qui, ma non voglio lasciare James e Claire, è troppo doloroso. Se potessi portarli con me, non esiterei. Almeno ci sarai tu» sorrisi ma notai che la sua espressione cambiò. «E questa esitazione da cosa è provocata?» «Ehm, Haley capisci, non posso venire» era triste. «Che cosa vuoi dire che non puoi venire!» «Il mio posto è qui, sono morta in questa città, non posso spostarmi da qui. Ci sono… delle regole ecco! C’è un “protocollo”, Haley, capisci solamente che non posso spostarmi, non sono un' umana, ma c’è sempre una vita per noi, ed è questa» A quel punto le lacrime cominciarono a rigare il viso. Erano così calde, sentite. Volevo bene a Patty, probabilmente era la mia unica vera amica dopo Claire. «Certo, capisco.» ero vulnerabile, il mio umore cambiava come il clima in autunno. Adesso ero triste, piangevo sempre. Perché? Lei guardava fisso nel vuoto, e non era in cerca di risposte o domande; non attendeva. Con tanta rabbia ricominciai a fare le mie valige, ero stanca, questa volta ero decisa a cambiare del tutto la mia vita. Dopo aver finito scesi al piano di sotto, trovai ancora mia madre seduta a crogiolarsi, questa volta l’avevo fatta grossa, ma non avevo il coraggio di chiederle scusa, anche se volevo provarci, perché non sopportavo vederla cosi triste. Lentamente mi avvicinai a lei e a un tratto mi fermai di scatto a pochi centimetri da lei. «Scusa!» ero fredda, anche se non volevo esserlo. Era turbata e preoccupata per me, non la biasimavo, ci guardammo per tanti minuti negli occhi, volevo dirle quanto tenevo a lei, quanto era importante per ma non ne avevo il coraggio. Di mia sorpresa mi abbracciò fortissimo e cominciò a singhiozzare, non avevo mai visto mia madre piangere in quel modo, piansi anch’io. Durante metà giornata spesi il mio tempo a definire le ultime cose. Attraverso un mail boxes mandammo le nostre valigie più grosse in modo che in aeroporto saremmo rimaste solo con due bagagli a mano: la borsa e il trolley. Quanto era difficile lasciare la mia casa, piccola e innocua ma accogliente. Io ero una persona che dava molto valore alle cose, anche a quelle più stupide. E cosi mi ritrovavo qui, a lasciare per la prima volta la mia casa, la mia città e tutti i miei amici, sperando che non fosse finito tutto qui. La mia tragedia più grande, era stata la morte di Jake, ma ero pronta ad affrontare le mie ulteriori rovine. Era ora di partire.
   
 
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