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Autore: Nono23    13/06/2015    3 recensioni
Povero Tom, sbattuto giù dal letto da una telefonata che sembra la fine del mondo con un'importante e... disperata richiesta d'aiuto da parte del suo adorabile fidanzato. Tra l'altro, proprio il giorno in cui poteva dormire di più perché non c'erano allenamenti! Ma riuscirà Holly a ricambiare tutto quello che Becker ha fatto per lui in quella giornata? E cosa intende esattamente per "fare esperienza" il nostro Hutton? Lo scoprirete solo... leggendo!!!
P.S. Recensite vi prego!!! :D:D:D
Genere: Comico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Taro Misaki/Tom, Tsubasa Ozora/Holly
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'L'Artista e il Capitano-Love Story'
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Fujisawa: una tranquilla cittadina poco distante da Tokio, situata sull’isola di Honshu, Giappone. Quel giorno era particolarmente bello: il cielo azzurro sgombro dalle nuvole faceva da contorno ad un meraviglioso sole che si stava svegliando lentamente a est. Nella sua camera le tende erano ancora chiuse, impedendo ai raggi di filtrare e disturbare il suo sonno. Quel giorno non c’erano allenamenti e poteva godersi almeno un’oretta di riposo in più. Deciso a portare a termine questo compito, aveva staccato addirittura la sveglia e l’aveva messa in un comodino. Però, mosso da un forte senso del dovere e di preoccupazione, pensando “…si sa mai…”, aveva deciso di posare sul comodino acconto al letto il cellulare. Quello fu uno degli errori che avrebbe rimpianto per tutta la vita. Si stava beatamente coccolando sotto il calore delle coperte, ancora pesantemente addormentato, quando un rumore lo svegliò di soprassalto.
<< Ah! …M-ma che diavolo è?>> si guardò intorno con gli occhi semichiusi, poi individuò l’aggeggio che produceva quel rumore infernale –il telefono- e notò che qualcuno lo stava chiamando. Assottigliò la vista e notò che quel qualcuno altro non era che il suo adorabile fidanzato, che in quel momento avrebbe volentieri strozzato. Ma quello era solo un dettaglio. Premette il verde e sentì la sua voce concitata dirgli:
<< Pronto? Amore? Ascoltami è un’emergenza! È urgentissimo! Ti prego vieni subito! Ti aspetto tra mezzora al massimo a casa mia! Okay? Grazie amore mio, sapevo che avresti accettato subito! Ti amo! A dopo.>> chiuse senza lasciargli il tempo di replicare alcunché. Dal tono di voce sembrava davvero importante. Forse avrebbe fatto meglio a prepararsi. Andò in bagno e si vestì. Si sciacquò il viso con l’acqua fredda. Doveva essere sveglio, lucido e pronto ad ogni cosa. Senza volerlo il suo cervello aveva iniziato a fare tutte le congetture possibili di quella telefonata. Voleva lasciarlo? No, non era plausibile. Troppo presto, la mattina non è il momento adatto, e soprattutto aveva detto due volte “amore mio” e “ti amo”. Scartando quest’ipotesi si era spostato in cucina per far colazione. Stava facendo scaldare del latte da mettere nel caffè, quando il pensiero che avesse mandato a fuoco la cucina di casa sua lo fece sorridere. Maggie non gliel’avrebbe fatta passare liscia, di certo. Escludendo anche questo, cosa diavolo poteva essergli successo? Si scordò del latte sul fornello e gli andò in fuoco.
<< Ma porca di quella miseria porca! Uff… adesso devo pure pulire!>>
Alla fine raggiunse casa Hutton addirittura in anticipo di cinque minuti e suonò. Quando Oliver andò ad aprire e lo vide, tirò un sospiro di sollievo e lo portò dentro per un braccio. Lo fece accomodare sul divano con non troppa grazia e gli disse:
<< Tom! Grazie al cielo sei qui! Ho un problema grosso come… un neonato!>> lui lo guardò stranito, non capendo, ma Holly non gli lasciò il tempo di parlare che era già sparito in cucina a prendere il biglietto con cui sua madre l’aveva incastrato quella mattina.
Recitava:
“Caro Holly,
starò via sino a domattina perché non si sente bene tuo nonno. Quindi dovrai badare alla casa e a Daichi mentre io starò via. Okay? Conto su di te. Mi raccomando, non combinare guai e non organizzare feste in casa nostra. Fai il bravo e stai attento a tuo fratello, perché sta iniziando a camminare. Ti voglio bene, tesoro.
Con affetto,
la mamma.”
<< E… io che c’entro in tutto questo?>>
<< Centri che mi devi aiutare con Daichi, no?>>
<< Perché proprio io? Non potevi chiedere a qualcun altro?>>
<< No, TU sei il mio adorato fidanzato e NON qualcun altro. Avrai l’occasione di passare molto tempo con me e… fare esperienza…>> abbassò la voce sull’ultima frase e arrossì.
<< E fare cosa?>> chiese lui, non avendo udito il sussurro del compagno.
<< Fare esperienza.>> ripeté a voce leggermente più alta.
<< Ah. Oh. Cioè. Okay. …Va bene, ti aiuterò.>> capitolò infine, non sapendo più cosa balbettare. “Fare esperienza”. Cioè, non era mica poco! Un bambino tutto loro? Ehm... più avanti. Sì. Decisamente mooolto più avanti.
Sentirono un pianto provenire dal piano superiore e Oliver accorse per vedere cosa fosse successo. Daichi si era svegliato e reclamava attenzioni. Lo prese in braccio e iniziò a scalciare. Voleva scendere e camminare da solo. In fondo aveva già un anno e doveva iniziare a scoprire il mondo a modo suo, zampettando qua e là e toccando tutto con le sue piccole manine paffute. Becker si era rifugiato in cucina iniziando a preparare qualcosa per il piccolo di casa, consapevole che, però, neppure il suo fidanzato aveva mangiato. Apparecchiò tranquillamente e stava per portare in tavola i suoi manicaretti quando sentì la voce del numero 10 e i lamenti di suo fratello.
<< Insomma… fai il bravo… vieni, dai… le scale sono pericolose… dammi la manina…>> decise di controllare e alla sua vista il bambino sembrò esplodere di felicità, iniziando a scendere i gradini, gattonando al contrario. Tom lo fissò stupito, soprattutto quando il pargoletto protese le piccole braccia verso di lui. Lo prese tra le braccia e richiamò Holly, imbambolato come lui.
<< Ehi! Ma che cavolo! Come hai fatto? Con me si dimenava come un pazzo prima!>>
<< Non ho fatto nulla. Sono semplicemente venuto a controllare che steste bene. C’è pronta la colazione per tutti e due.>> rispose lui, dirigendosi al tavolo della cucina.
<< Ma… come fai a sapere che non l’ho ancora fatta?>> domandò stupito dalla sua intuizione.
<< Elementare, Watson! Devo forse ricordarti come avevi ridotto la mia cucina tre settimane fa?>> fece lui con un sorriso sghembo ad increspargli le labbra rosee.
Holly prima arrossì, poi sbuffò e infine borbottò qualcosa sottovoce, tipo “Quel sorriso alla Benji potevi risparmiartelo!”. Tom, invece, sogghignò divertito dalla sua reazione. Portò in tavola i piatti e iniziò a imboccare Daichi, che sembrò reticente all’inizio.
<< Dai… Daichi, mangia… forza…>>
<< È inutile, sembra che abbia serrato la bocca…>> disse Holly sconfortato.
Becker pensò un attimo, poi gli venne un’idea.
<< Daichi… guarda. Arriva l’areoplanino… Fiuuu!>> Il bambino osservò incuriosito il percorso del cucchiaio e Tom colse proprio l’attimo di stupore che lo impossessò lasciandolo con le labbra semi dischiuse per cacciarglielo in bocca. Daichi fece un’espressione strana, ma poi sembrò apprezzare parecchio la poltiglia di frutta. Rise divertito e, con uno stentato “ancora”, ne reclamò un’altra cucchiaiata. I due innamorati si guardarono soddisfatti e si sorrisero. Dopo aver spazzolato entrambe la colazione, Becker lavò le stoglie e si avvicinò a Holly, che passeggiava con Daichi in braccio per fargli fare il ruttino. Gli rubò un bacio e Hutton lo guardò stranito:
<< Beh, non credi che me lo sia meritato? Ti ho preparato la colazione e sono riuscito ad imboccare tuo fratello. Senza contare che mi hai letteralmente fatto: morire di infarto, sbrandare dal mio caldo e comodo letto, preoccupare e precipitare qui in preda a mille dubbi. Forse potrei meritarmi almeno un bacio ricambiato come si deve!>> concluse con sguardo malizioso.
<< Più tardi riceverai ciò che ti meriti, ma adesso credo che abbiamo un altro tipo di problema…>> disse lui, annusando il sederino di Daichi e allontanandosi di scatto, tossicchiando.
Salirono in bagno e Tom si maledisse cento volte per non essere rimasto giù, in salotto, con una scusa qualunque. Tanto quel boccalone del suo fidanzato ci sarebbe cascato comunque…
Si guardarono schifati ed indecisi.
<< Lo cambi tu. È tuo fratello, non il mio.>> decretò Becker, tappandosi il naso con due dita ora che l’odore si era fatto insistente. La sua vocina risultava molto comica.
<< No, non mi sta bene. Dovresti aiutarmi, non scaricare su di me un lavoro così difficile!>> ribatté contrariato il fidanzato.
<< No, caro il mio Holly, lo farai TU.>> sentenziò indicandolo con l’indice della mano libera.
<< No, tu.>>
<< Tu.>>
<< Tu.>>
<< Tu.>>
<< Insieme!>> dissero all’unisono e l’effetto fu così buffo da far ridere anche il piccolo Daichi, a cui iniziavano a venire i lacrimoni. Non doveva essere una sensazione bellissima quella che provava…
I due si avvicinarono circospetti e lo osservarono con un’aria tipo “come diavolo si fa?”.
<< Al mio tre gli slacciamo il pannolino e lo gettiamo via subito, chiaro?>> decretò Oliver, contando con le dita della mano libera, perché anch’egli si era tappato bocca e naso.
Lo aprirono perfettamente sincronizzati, Tom alzò leggermente le gambe al bambino e Holly glielo sfilò del tutto, gettandolo immediatamente nel cestino che il numero 11 aveva prontamente aperto.
<< Un bel gioco di squadra…!>> commentò quest’ultimo.
Dopo un altro veloce battibecco su chi avesse dovuto lavarlo, alla fine fu proprio l’Artista del pallone a spuntarla, iniziando a prendere un nuovo pannolino e del borotalco per l’azione successiva. La parte più complicata fu l’allacciatura del pannolino.
<< Così… O forse così… Tu ricordi com’era allacciato prima, amore?>> sentirsi chiamare così dal sua fidanzato in quella situazione, provocò in Becker una piacevole sensazione e, sorridendo dolcemente, disse:
<< Aspetta, prova così.>> i lembi si appiccicarono perfettamente e persino il piccoletto si congratulò con loro con un versetto gioioso.
<< Ehi, piccolo, ti va di giocare un po’?>> il bimbetto rise allegro e Holly lo prese per mano.
<< Vieni. Io e zio Tom ti faremo federe un gioco bellissimo!>> Hutton iniziò a scendere le scale e il numero 11 lo seguì, domandandosi chi, tra quei due, fosse realmente il bambino. Il suo fidanzato era sempre allegro, ma solo per due cose… anzi tre, vedeva che i suoi occhi luccicavano di gioia, divertimento e sfida, a volte: il calcio, lui e la sua famiglia.
Erano andati in giardino e Tom si era posto dinanzi ai due, passando con delicatezza e precisione millimetrica la palla al fratellino minore del suo amato. Lo stava osservando non solo per tenerlo d’occhio, ma anche per scrutarlo più attentamente. Era alto circa sessanta centimetri ed assomigliava in modo impressionante a sua fratello. Se desiderava vedere Holly da piccolo, beh, ce l’aveva davanti. Gli stessi capelli, che seppur appena accennati sulla sua piccola testolina, già si capiva che sarebbero stati incasinati esattamente come quelli del numero 10. Gli occhi, poi, non ne parliamo. La stessa tonalità di antracite che lo aveva stregato nel maggiore e che cercava sempre quando, mentre facevano l’amore, entrava in lui, donandogli tutto se stesso. Lo amava all’impazzata, il Suo Capitano. Solo suo e di nessun altro. E quei pensieri gli fecero crescere una voglia irrefrenabile di abbracciarlo e baciarlo. Poi, quasi sicuramente… anzi, senza il quasi, sarebbe andato oltre. Ma per ora si doveva contenere, come se stesse giocando in squadra, accontentandosi degli appellativi con cui lo chiamava ogni tanto e delle carezze rubate ogni qualvolta fosse possibile. Fece appello a tutto il suo self-control e si disse che ci sarebbe stata l’occasione di rifarsi più tardi.
<< Daichi, sei stanco?>> in effetti il piccoletto dava segni di affaticamento, ma era stato comunque molto bravo. Quasi sicuramente, se avesse proseguito su quella strada, sarebbe andato lontano, diventando un campione a tutti gli effetti nel mondo del calcio, proprio come suo fratello maggiore.
<< Sarà il caso di rientrare, Holly.>>
<< Va bene.>> Daichi, appena Hutton aprì la porta per entrare, corse- per quanto gli fosse possibile, viste le sue corte e grassocce gambette- dietro di lui, ma al gradino di entrata inciampò. Fortunatamente Tom gli era dietro  e riuscì ad afferrarlo in tempo, prima che il bimbo facesse una rovinosa caduta a terra.
<< Devi stare più attento, Daichi.>> gli disse pazientemente lui, con una carezza sulla testa. Il bambino lo guardò negli occhi, poi si divincolò dalla presa e sgattaiolò dentro casa velocemente.
Stavolta, però, non c’era Becker dietro per afferrarlo al volo, e incespicò sul tappeto della sala, dove finì col sederino per terra. Iniziò a piangere ed entrambi accorse per vedere cosa fosse successo. Trovarono Daichi seduto per terra e intuirono che fosse caduto. Holly lo prese in braccio e iniziò a passeggiare per la stanza per calmarlo. Dopo qualche minuto il piagnisteo si calmò e il piccolo era già pronto per tornare all’avventura.
<< Amore, se tu badi a tuo fratello (quello che in teoria avresti dovuto fare già dal principio di stamani…), io preparo qualcosa da mettere sotto i denti per tutti e tre.>> il suo era un ordine perentorio nascosto dal viso d’angelo che aveva stregato il numero 10. Riuscì solo ad annuire e a piantare nuovamente gli occhi sul fratellino che giocava con una pallina rossa.
Verso mezzogiorno e un quarto erano tutti seduti al tavolo e mangiarono in allegria, contagiati anche dai versetti divertiti che emetteva Daichi ogni qualvolta uno dei due fidanzati lo imboccasse. Dopo il ruttino e il nuovo cambio del pannolino, stavolta velocizzato rispetto a quello della mattina appena passata, Daichi si addormentò cullato dalle braccia forti di Holly, che l’aveva portato su in camera a riposare.
<< Tom? Hai finito di lavare i piatti?>> s’informò il Campione del Sol Levante.
<< Sì.>> arrivò in salotto e si stravaccò sul divano, che era quasi interamente occupato dal fidanzato.
<< Holly… dai, lasciami un po’ di spazio, per favore…>> lo pregò lui.
<< Ma come? A me sembra di vedere un sacco di spazio da occupare…>> rispose lui.
<< Ma che diavolo dici?>> poi osservò il suo sguardo e capì. Lo “spazio” altro non era che il suo torace. Ciò significava stendersi su di lui. Ammise che lo sguardo malizioso, oltre a disarmarlo sempre, gli scatenava un’eccitazione tipo “ Ti faccio mio anche a costo di violentarti! Quindi è meglio per te essere consenziente…!”
Sorrise birichino e passò distrattamente una mano sui suoi pettorali. Poi gli morsicò leggermente il labbro inferiore, sentendo i propri corpi reagire.
<< Stai svegliando can che dorme…>> lo avvisò con finto tono minaccioso che non avrebbe convinto neanche un mocciosetto di 3 anni.
<< Siamo sicuri che questo bel cagnolone stia dormendo?>> domandò lui di rimando con un sorrisetto provocatorio. Tre… due… uno… ed ecco che Holly l’aveva baciato con passione. Lo conosceva davvero bene, il suo tesoro, e sapeva che bastava poco per scatenare in lui la reazione che poi li avrebbe portati ad amarsi intensamente e sempre con amore. << No…>> rispose alla domanda di prima.
Le mani iniziarono a danzare felici, sfiorandosi di tanto in tanto, le une sul corpo dell’altro. Tom si era letteralmente impossessato del collo del numero 10 e lo stava riempendo di baci, lievi morsi e leccate che eccitavano sempre di più il compagno.
<< …Capitano!>> gemette Becker, quando il suo amato s’impossessò di una sua natica, stringendola leggermente. Holly adorava sentirsi chiamare così mentre facevano l’amore. Espresse la sua richiesta: << Dillo un’altra volta, ti prego!>>
<< Capitano! …Capitano!>> non poté non acconsentire alla sua richiesta e, comunque sia, l’avrebbe detto comunque perché ora sembrava che giocare col suo membro già eccitato fosse diventata la principale attrazione di Hutton. Lo toccava, lo stringeva, lo leccava e vi strusciava contro il proprio. Il vestiario di entrambi era andato a disperdersi sul pavimento, per la loro gioia. Becker sentiva che stava andando in estasi grazie alle sensazioni che il suo fidanzato sapeva donargli. E solo lui lo faceva stare così bene. Lui e nessun altro. Era suo e di nessun altro.<< Capitano… sei solo mio!>> << …Sono solo tuo!>> ed è con questa frase che Holly si lasciò domare dal suo Amore. Non potevano di cerco urlare a squarciagola l’orgasmo che li aveva assaliti, così si baciarono con foga, soffocandolo e facendo uscire dalle loro labbra solo qualche gemito di piacere. Becker uscì da Hutton e cercò il suo sguardo, ancora pieno di piacere e di amore, sapendo che lui era l’unico che poteva godere di quello spettacolo meraviglioso. “Sono proprio fortunato” pensò, per l’appunto. Dopo qualche minuto di contemplazione da parte di entrambi, decisero, attraverso un sguardo d’intesa, che era il caso di rivestirsi. Come se avesse intuito i loro pensieri, il piccolo al piano superiore iniziò a mugolare, prima di scoppiare a piangere. Holly salì di corsa le scale e lo ricuperò. Poi ridiscese cullandolo dolcemente, chiedendogli cosa ci fosse che non andava. Lui rispose con un stentato << …Fame…>>.
<< Va bene, facciamo merenda.>> lo pose nel seggiolino e spiegò la situazione a Tom, che preparò un frullato di frutta per loro due e della passata alle mele per il piccolo di casa.
Dopo aver fatto merenda, Daichi voleva giocare. I due decisero di fare qualche tiro a palla, come la mattina. Il tempo passò in fretta e presto venne l’ora di cena. Il bambino fece un po’ di storie per il bagnetto, che alla fine si trasformò in una gara di schizzi tra tutti e tre. A turno, dopo aver asciugato e vestito Daichi, si fecero la doccia e cenarono in allegria, proprio come il pranzo. Fortunatamente il bambino non fece troppe storie per andare a letto e Tom capì che era il momento di tornarsene a casa.
<< Sei sicuro? Puoi fermarti a dormire qua, se vuoi? Dormiamo nel letto matrimoniale dei miei genitori, che è il più vicino alla culla di Daichi…>> provò a convincerlo lui.
<< Amore, vorrei tanto rimanere, ma se domattina tua madre torna e ci trova nudi, perché so già che faremmo l’amore, nel suo letto potrebbe venirgli un colpo e io non voglio avere sulla coscienza nessuno. Dai, ci vediamo domani, su. Fammi un bel sorriso, però.>> Holly si sforzò di obbedirgli e Becker ricambiò con un bacio dolcissimo.
<< È stato bellissimo “fare esperienza” oggi… Ti amo.>> gli lasciò un altro bacio accanto alle labbra, stavolta. Holly, immobilizzato dalle sue parole, arrossì violentemente, ma riuscì ad abbracciarlo e dirgli grazie per essere venuto ad aiutarlo. L’Artista del pallone uscì, chiudendosi la porta alle spalle e il suo fidanzato si coricò con un sorriso sulle labbra.

Fine.

Note dell’autrice:
Ciao a tutte ragazze! Come state?
Bene, come promesso ecco un’altra One-shot sulla mia coppia yaoi preferita: Holly/Tom! I love them 4ever <3<3<3!!! Innanzitutto questa storia la dedico senza minime incertezze a baby junior e a slanif, che mi seguono sempre. Senza di loro, non so se avrei pubblicato ancora… quindi un doveroso ringraziamento a quelle due ragazze speciali che mi incoraggiano ogni volta con dei complimenti. Thank you very much, girls! <3<3<3
Passiamo ora alla storia. Che dire? Povero Tom, letteralmente sbattuto giù dal letto per… “fare esperienza”! Ahahah! Quei due mi ispirano sempre e sono i miei due cuccioli!!! Chissà cosa la mia testolina bakata tirerà fuori la prossima volta per Becker e Hutton? Bah… chi lo sa? Per ora, godetevi (sì, come no!) questa One-shot e recensite, anche negativamente se volete. Ah, io non sono esperta di bambini, quindi se c‘è qualcosa di errato fatemelo notare che provvederò a sistemare. Grazie in anticipo a chiunque, oltre a slanif e baby junior, si deciderà a recensire.
Un saluto caloroso a tutte/i!
Nono23.

   
 
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