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Autore: Ehris    13/06/2015    8 recensioni
Dopo aver miseramente fallito nella conquista del potere assoluto, le Trix, troveranno nuovi potenti e temibili alleati. Amici e nemici, non ci si potrà fidare di nessuno...
Tratto dal capitolo 18:
-Vogliamo il potere; vi chiediamo aiuto a conquistare una delle scuole più prestigiose ed importanti dell’intera Dimensione Magica ed in cambio vi ridaremo la libertà che tanto agognate e che vi è stata strappata molti anni fa- spiegò Icy con molta calma e con fare suadente.
-Impossibile!- urlò lo spettro furente -La nostra libertà è andata persa per sempre! Il nostro destino ci impone queste condizioni per l’eternità. Una vita insulsa, fra le pareti di queste montagne. Una vita che non può essere vissuta ma allo stesso tempo che non ci dà pace. Una vita da non morti!-
Una storia che racconta di come il desiderio di vendetta dia sfogo alla malvagità più oscura; di come a volte occorri tirare fuori coraggio e grinta. Una storia incentrata sulla forza dell'amore e dell'amicizia.
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Musa, Riven, Specialisti, Trix, Winx
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 32 – La notte di Riven e Musa


Riven guardava l’orologio con impazienza. Ormai mancava solo una manciata di minuti alle dieci e poi sarebbe finalmente potuto correre nella sua stanza dove avrebbe trovato Musa ad aspettarlo. Lei, la fata più incredibile di Alfea, quella che ai suoi occhi non aveva rivali e che non ne avrebbe mai avuti. Ci aveva impiegato del tempo per comprenderlo ma ora ne aveva la certezza.

Lo specialista non era in grado di descrivere i sentimenti che provava nei confronti della giovane ma si era reso conto di come questi si erano fatti sempre più profondi e vivi. Ogni minuto lontano da lei era un minuto passato a chiedersi se stava bene o se invece necessitava del suo aiuto, anche se poi, pensandoci bene, la ragazza in più di un’occasione aveva chiaramente dimostrato di sapersela cavare benissimo da sola. Non era un’ingenua e non era di certo debole. L’aveva vista crollare in un paio di situazioni ma questo non aveva influito sull’idea che si era fatto di lei: Musa infatti restava coraggiosa e la sua forza stava proprio nella sua capacità di reagire nei momenti difficili.

Riven tuttavia si chiedeva com’era possibile che i suoi sentimenti si fossero scatenati in quel modo soltanto ora. Lo specialista si chiedeva come mai prima aveva cercato di allontanarla in tutti i modi da sé facendole credere di non essere abbastanza mentre ora non desiderava altro che poterle stare accanto in ogni istante per proteggerla e difenderla da tutto ciò che avrebbe potuto in un qualche modo ferirla.

Naturalmente comprendere che avrebbe potuto perderla per sempre se non si fosse mosso ad andare a cercarla nella foresta di Selvaoscura aveva acceso in lui qualcosa. Per la prima volta si era reso conto che allontanarla non gli sarebbe servito a nulla perché lei sarebbe anche potuta non tornare indietro viva; non si sarebbe più dovuto sforzare di convincerla di non essere innamorato di lei... E allora fu proprio in quel momento che Riven si accorse di aver sbagliato ogni cosa con Musa. In quel momento aveva capito di volerla e di volerla eccome. Un’ondata di panico si era impadronita del suo cuore e della sua mente al pensiero che però potesse essere irrimediabilmente tardi per compiere qualsiasi missione di salvataggio. Non lo avrebbe mai ammesso con nessuno ma solo la lucidità di Sky era riuscito a farlo ragionare in modo obiettivo.

Non appena l’orologio segnò le dieci e gli specialisti del turno successivo giunsero alla postazione, Riven lasciò il luogo buio e freddo dell’appostamento per rientrare nel suo dormitorio mentre scrollava le spalle ed il capo, per allontanare dalla sua mente tutte quelle riflessioni che gli stavano procurando soltanto un fastidiosissimo senso di angoscia.


Musa, che assorbita dai suoi pensieri guardava distrattamente fuori dalla finestra, sussultò non appena Riven raggiunse la stanza e ne spalancò rumorosamente la porta. Era arrivata con qualche minuto di anticipo al suo appuntamento ma con la mente distante miglia e miglia non si era accorta del veloce scorrere del tempo.

-Ti aspettavo… Va tutto bene?- domandò lei con un po’ di titubanza, voltandosi verso Riven. L’espressione dello specialista era come al solito estremamente seria -Riven?- sussurrò la fata, non udendo alcuna risposta da parte del ragazzo.

Malgrado nella stanza regnasse il silenzio assoluto a Musa sembrava che il battito del suo cuore impazzito risuonasse forte e chiaro nella tranquillità della notte. Era nervosa ed agitata come mai si era sentita prima d’ora.

Dopo pochi secondi, che tuttavia ad entrambi sembrarono un’eternità, lo specialista chiuse la porta alle sue spalle e con passi svelti annullò quell’ultima distanza che ancora lo separava dalla fata. La raggiunse, le prese il viso fra le mani e la baciò togliendole letteralmente il respiro.

Musa rabbrividì a quel contatto perché le mani e le labbra dello specialista erano più che fredde, gelate. La cosa non la stupì dato che era di rientro proprio in quel momento da un turno di guardia. Ciò che la meravigliò, invece, fu la sua stessa reazione: infatti si ritrovò subito a buttare le braccia intorno al collo di Riven, in modo del tutto naturale, e ad avvicinare il suo corpo a quello di lui. Il bacio dello specialista l’aveva colta di sorpresa e le aveva annebbiato la mente, però si ritrovò a ricambiarlo con la stessa passione.

Riven, compiaciuto dalla reazione della fata, fece scivolare le mani sulla sua schiena e quando trovò parte della schiena scoperta dalla maglietta sentì il bisogno di approfondire ulteriormente quel contatto; spinse la giovane con decisione contro la parete che stava esattamente alle sue spalle e lo fece senza nascondere in nessun modo il desiderio di poterla avere finalmente sua.

Il tocco delle mani fredde di Riven sulla schiena di Musa riportò la giovane bruscamente al presente, come se prima, in realtà, si fosse trovata in un sogno. La sua mente improvvisamente si risvegliò ed iniziò a tormentarla con le parole dure ed acide di Darcy.

“Sai Musa, quando ti concedi a lui devi saper tenere il suo ritmo. A lui piace il gioco duro e se non sei in grado di soddisfarlo… bhè… finisce per annoiarsi!”

La passione di qualche istante prima si trasformò in ansia mista a panico e la piacevole sensazione di poter sostituire l’ossigeno con l’amore diventò carenza d’aria vera e propria. E se non fosse stata alla sua altezza?

-Riven, Riven aspetta un momento- disse Musa, lasciando scivolare le braccia sul petto del ragazzo per cercare di fermarlo. Soltanto quando appoggiò le sue dita sui muscoli perfettamente scolpiti dello specialista si accorse che le mani le tremavano.

-Vuoi.. vuoi che mi fermo?- le domandò il giovane arrestandosi all’istante, non capendo tuttavia a cosa era dovuto quel repentino cambio di atteggiamento: fino ad un attimo prima, infatti, lui era certo che lei stesse ricambiando ogni suo gesto mentre ora le sembrava solo tremendamente impaurita e spaesata.

-No, no!- si affrettò a rispondere Musa per non apparire una completa sciocca anche se comunque riteneva che fosse ormai tardi per rimediare a quell’imbarazzante figuraccia. Era riuscita a rovinare un’atmosfera perfetta e dentro di sé la ragazza se ne vergognava terribilmente.

Per una manciata di secondi la fata non aveva potuto far altro che abbandonarsi completamente al bacio di Riven, ai suoi tocchi e alle sue carezze, mentre il suo corpo si era scaldato di un calore nuovo; un calore sconosciuto e mai provato in precedenza. Se avesse dovuto descrivere con una sola parola il suo stato avrebbe sicuramente ammesso di essere eccitata. Quel breve momento di passioni si era frantumato nell’istante in cui però aveva sentito la voce di Darcy nella sua mente.

-Va tutto bene?- domandò Riven mentre scrutava ed analizzava ogni dettaglio nello sguardo di Musa: poteva vedere le sue iridi macchiate dal timore di compiere un passo a lei ancora sconosciuto.

-È solo che io… bhè io non ho mai…- la fata lasciò in sospeso le sue giustificazioni. Non era in grado di trovare le parole giuste per confessare a Riven che quella era la sua prima volta e che l’ultima cosa che voleva era deluderlo o peggio, non essere alla sua altezza.

“A lui piacciono le donne che hanno carattere; le donne come me e non le ragazzine intimorite dalla propria ombra!”

Ancora un volta le parole di Darcy furono come uno schiaffo in pieno viso, così la giovane abbassò il capo imbarazzata. Le sembrava di fare sempre più fatica a respirare e non era assolutamente in grado di dire come sarebbe potuta uscire da quella situazione senza rimetterci tutto il suo onore. Com’era possibile che riuscisse a comportarsi da dura con tutti meno che con lo specialista? Perché con lui si sentiva sempre così maledettamente insicura?

Riven allora prese dolcemente il mento della fata fra il pollice e l’indice, obbligandola a guardarlo negli occhi: sapeva che ci si sarebbe persa e che in questo modo avrebbe scordato ogni paura; ormai aveva imparato a conoscerla bene. Tuttavia lo specialista presto si accorse che quel gesto aveva effetto soprattutto su di lui: infatti più guardava Musa e più era cosciente di essersene perdutamente innamorato.

-È solo che io… io non so niente… Non ho mai- esclamò la giovane con il poco fiato che le era rimasto, cercando poi di guardare disperatamente altrove. Stava annaspando e si stava mettendo in ridicolo davanti a Riven. Se avesse voluto anche solo tentare di mettere a tacere la voce di Darcy nella sua testa quello era senza dubbio il peggior modo di provare.

Lo specialista, che ora conosceva per certo i timori della ragazza, si avvicinò lentamente al suo orecchio e le sussurrò: -Non importa, ne so abbastanza io per entrambi, tu non devi fare altro che lasciarti andare-

Quando le parole di Riven raggiunsero l’udito di Musa, la fata trovò la forza di tornare a guardarlo nuovamente negli occhi. Il suo stomaco fece una capriola. La profondità dello sguardo dello specialista, la vicinanza del suo corpo e la dolcezza della sua voce la tranquillizzarono all’istante, mettendo a tacere una volta per tutte la tortura a cui l’aveva sottoposta Darcy con le sue perfide insinuazioni.

La fata, che teneva lo sguardo fisso sul volto dello specialista, si accorse che pian piano il suo respiro stava tornando a farsi regolare ed il panico la stava abbandonando per lasciare spazio all’emozione, così chiuse i suoi occhi e lasciò cadere indietro il capo, che si appoggiò alla parete alle sue spalle.

Riven sostenne il suo sguardo per tutto il tempo e quando lei si abbandonò il suo cuore accelerò il battito. Le prese le mani, ancora appoggiate al suo petto, e gliele portò dietro al collo per poi avvicinarsi al suo. Quando appoggiò le labbra sulla sua pelle sentì Musa rabbrividire e stringere la presa delle sue mani sulla sua schiena.

Lo specialista si avvicinò ulteriormente alla fata, impedendole così qualunque via di fuga. Con molta dolcezza le sue mani rincominciarono ad esplorare ogni centimetro del suo corpo e lei questa volta non lo fermò in nessun modo.

Musa, che tra un bacio e l’altro cercava di recuperare un po’ di ossigeno, si lasciò sfuggire un sospiro quando Riven con due dita e nessuna difficoltà le sbottonò il bottone dei jeans. Lo specialista, in tutta risposta, sorrise compiaciuto. 

Con il cervello spento era difficile per la giovane mettere insieme qualsiasi pensiero ma improvvisamente appoggiò una mano sul petto di Riven e lo spinse in direzione del letto, cosa che a lui piacque particolarmente. Il ragazzo la prese in braccio e l’adagiò delicatamente sul materasso, mettendosi poi a cavalcioni sopra di lei.

Musa era scossa dai brividi ogni volta che Riven l’accarezzava e ogni volta che lei si emozionava lui sentiva di essere sulla strada giusta per donarle la loro prima notte magica insieme. Avrebbe proseguito con calma e fatto ogni cosa in suo potere per mettere la giovane a suo agio.

Quando Riven riuscì a privare Musa della maglietta lei arrossì in modo evidente, tanto che lo specialista si ritrovò nuovamente a sorridere: adorava alla follia quando lei, malgrado l’imbarazzo, si sforzava di sostenere il suo sguardo; oppure quando la sentiva rabbrividire o gemere sotto il suo tocco esperto.

Lei era finalmente sua: aveva la sua attenzione, aveva il suo cuore, ma cosa più importante ora aveva ogni suo segreto.

Dopo un momento Musa tirò nuovamente a sé il giovane per riempirsi ancora i polmoni del suo profumo. Il respiro della fata tornò presto a farsi irregolare, complici le mani di Riven che le accarezzavano ogni parte scoperta del suo corpo.
 
Quando lo specialista ebbe la sensazione che la giovane stava iniziando ad adattarsi alla situazione le sfilò i pantaloni, scoprendo così le sue gambe. Accarezzandola si accorse di quanto la sua pelle fosse morbida e di come somigliasse all’avorio nel colore: era stupenda, oltre ogni immaginazione.

Trascorso anche quel momento di confusione, Musa, aprì la cerniera della divisa da specialista del ragazzo, scoprendo finalmente i suoi pettorali  muscolosi e gli addominali scolpiti. Lentamente gliela fece scivolare lungo le spalle finché Riven non decise di togliersela rimanendo unicamente con un paio di mutande che a stento nascondevano il suo desiderio.

Il corpo di Riven era caldo rispetto a quello di Musa che quindi ne apprezzava in modo particolare il contatto.

La fata, coi suoi timidi gesti, era riuscita a strappare allo specialista diversi gemiti di piacere che le avevano fatto acquisire sicurezza ma quando era Riven a prendere le redini e a condurre il gioco lei non poteva far altro che abbandonarsi ai suoi tocchi che erano maestri di seduzione.

Il giovane lasciò sulla pelle di Musa una lunga scia di baci infuocati che partì dal suo petto e che arrivò all’elastico delle sue mutande. Poi, con molta calma e passione, Riven finì di spogliare la sua fata, scoprendo così ogni parte del suo corpo: ora aveva la conferma che non avrebbe trovato tanta perfezione in nessun’altra. Dopodiché si sfilò anche lui le mutande e si sdraiò sopra la ragazza, facendole aprire le gambe.

Quando lo specialista si posizionò fra le gambe di Musa, il corpo della fata si irrigidì all’istante in un gesto quasi automatico. Fino a quel momento tutto era stato decisamente piacevole ma ora si chiedeva se avrebbe sentito del dolore.

Riven, che al contrario della fata era molto tranquillo, prese le mani della ragazza e gliele portò sopra la testa, poi vicino al suo orecchio le sussurrò semplicemente: -Rilassati-

Una brivido scosse Musa, che poi non poté far altro che ubbidire. Rilasciò ogni muscolo del suo corpo e Riven la penetrò lentamente, facendo particolare attenzione a non farle male. Per un attimo la giovane sentì bruciare ogni parte del suo corpo, così strinse forte le mani del ragazzo, che si fermò un istante, giusto il tempo che quella sensazione passasse per lasciare spazio al piacere.

Non appena la ragazza liberò un gemito di soddisfazione e rilassò il suo corpo, Riven finì di scivolare dentro di lei ed iniziò a muoversi, dapprima lentamente poi aumentando il ritmo ed il piacere di entrambi.

Se la fata fosse stata una serratura Riven era certamente la sua chiave; lui era l’unico in grado di aprila. I corpi dei due ragazzi combaciavano alla perfezione e si muovevano in perfetta armonia. Durante l’amplesso Musa si lasciò completamente trasportare da quel turbine di emozioni che dentro il suo animo si stava scatenando, scoprendo così un lato del suo carattere più seducente e provocante; una parte di sé che lasciò senza parole anche Riven.

Dopo aver raggiunto l’apice del loro piacere, insieme, si abbandonarono uno al fianco dell’altra e sereni si addormentarono.

Quella notte Musa e Riven avevano percorso il loro primo e vero viaggio insieme. Erano riusciti a completarsi a vicenda e ad approfondire il loro rapporto. Avevano scoperto lati della loro personalità ancora sconosciuti. Avevano allontanato la loro timidezza. Semplicemente si erano lasciati andare all'emozione ed al piacere che li aveva travolti e legati, per scoprire quanto insieme fossero perfetti e fatti l'una per l'altra.
 

È una cosa talmente semplice fare l’amore… È come avere sete e bere. Non c’è niente di più semplice che avere sete e bere; essere soddisfatti nel bere e nell’aver bevuto; non avere più sete.
Semplicissimo.
Leonardo Sciascia


 

***


-Riabu…- esclamò Icy, entrando nell’ufficio di Faragonda, attualmente occupato dal capo dei non morti -Tutto è pronto e Minerva ha detto che avrebbe garantito l’accesso a Fonterossa- comunicò la Strega del ghiaccio.

-Molto bene- furono le parole dello spettro.

-Cosa facciamo coi prigionieri?- domandò poi la più grande delle Trix.

-Lasciateli lì, in un futuro non molto lontano potrete fare di loro ciò che vi sembrerà più opportuno- rispose la creatura. Per Icy quella era una notizia splendida: avrebbe finalmente potuto sottomettere Faragonda al suo volere. Avrebbe fatto tesoro di quell’opportunità per farle pagare una volta per tutte la sua presunzione di essere la migliore.

-Questo vale anche per la Griffin?- azzardò poi la giovane donna. Sapeva che Riabu aveva un conto in sospeso con la vecchia strega perciò l’ultima cosa che avrebbe voluto era scatenare l’ira dello spettro.

-Ho avuto la mia vendetta questa notte, pertanto potete fare di lei, o meglio, di quello che è rimasto di lei ciò che desiderate- rispose il non morto. Le sue parole incuriosirono Icy, che non aveva idea di come Riabu si fosse vendicato sulla donna ma che non vedeva l'ora di scoprirlo.

Lo spettro e la strega abbandonarono l’ufficio per raggiungere l’entrata del castello. Nel piazzale l’esercito dei non morti era pronto a partire per assediare anche Fonterossa.

La maggiore delle Trix raggiunse le due sorelle e Minerva, preparandosi così alla battaglia. Quella notte avrebbero fatto scorrere fiumi di sangue. Dopo aver conquistato Alfea avrebbero preso anche il potere di Fonterossa. Una volta assediata la scuola degli specialisti e messo fuori combattimento Saladin sarebbe stato un vero gioco da ragazzi impadronirsi dell’ultima scuola della Dimensione Magica: Torrenuvola.

-Miei fedeli compagni- iniziò Riabu, rivolto al suo esercito. La sua voce risuonava spettrale in tutto il piazzale. Anche le ultime file avrebbero udito le sue parole -Siete stati la mia ombra in questi anni, mi avete accettato come vostro leader ed io in cambio vi promisi che vi sarebbe stata restituita la libertà tolta. Siamo stati confinati in questo stato tra la vita e la morte. Una vita sdegna e questo perché? Per cosa? Per punirci!- il tono di Riabu andava in crescendo e nelle sue parole era palpabile la rabbia e l’amarezza della situazione -Questa notte ci riprenderemo la libertà che ci è stata tolta e a quel punto le persone che ci hanno costretto a vivere questa vita infame rimpiangeranno di non averci ucciso quando ne hanno avuto l’occasione! Vi chiedo soltanto di restarmi vicino ancora in quest’ultima battaglia-

Le Trix e Minerva osservarono come l’esercito pendeva dalle parole del loro leader. Si erano legati a lui e in lui avevano riposto tutte le loro speranze di riacquistare un giorno la libertà.

Improvvisamente in mezzo alla folla di spettri si levò una voce: -Come facciamo a sapere che manterranno la parola data?-  l’insinuazione della creatura si riferiva alla lealtà delle streghe.

Riabu osservò per un lungo momento il punto da cui era si era innalzato quel grido. Stava ragionando su quelle parole. Lui era il capo di quell’esercito e se i suoi soldati necessitavano di certezze il suo compito era quello di fornirgliele.

Dopo un breve istante passato a riflettere lo spettro si avvicinò alle Trix e a Minerva e le guardò, una dopo l’altra negli occhi. Le streghe dapprima sostennero lo sguardo ma poi iniziarono a gridare. Sentirono l’energia che le teneva in vita scivolare via dai loro corpi, pian piano. Gli occhi delle quattro donne diventarono vitrei e il loro animò si raggelò. Era una sensazione strana, sgradevole. Sotto il loro aspetto, sotto la loro bellezza, sentirono di potersi trasformare in qualcosa di diverso. Sentirono di potersi trasformare anche loro in non morti.

-Cosa ci hai fatto?- ringhiò Stormy che certamente si sentiva più forte ma che allo stesso tempo sapeva di aver perduto la sua libertà.

-Grazie alla pietra verde che mi avete consegnato ora posso fare questo e altro. Mantenete gli accordi e nel momento in cui riavremo la nostra libertà a voi sarà restituita la vostra- le parole dello spettro erano glaciali, tanto fredde da rendere le Trix irrequiete, più di quanto già non fossero al fianco di quegli esseri. Minerva, invece, si era già aspettata una reazione di questo genere dal capo dei non morti, l'unica cosa che non aveva saputo dirsi era quando questa sarebbe realmente arrivata.

-Ora direi che possiamo partire!- esclamò la sorella della preside Griffin, aprendo un varco che avrebbe condotto lei, le Trix, Riabu ed il suo esercito a Fonterossa. Grazie ai suoi poteri era riuscita a stregare un piccolo gruppo di specialisti che avrebbero garantito l’accesso alla fortezza. Aveva predisposto ogni cosa, ogni dettaglio. Finalmente, dopo lungo tempo anche lei avrebbe potuto consumare la sua vendetta. Aveva una sola opportunità e di certo non l’avrebbe sprecata.

***


Quando Musa aprì gli occhi sentì immediatamente freddo. Lentamente e senza fare rumore raccolse i suoi abiti da terra e si rivestì. Riven dormiva e la fata non poté non osservare come la sua espressione fosse diversa, più serena, e non così seria come di solito le appariva. Il suo sguardo scivolò sui muscoli del suo torace e la giovane non riuscì a non arrossire ripensando alle ore appena trascorse: aveva fatto l’amore, per la prima volta, e con un ragazzo meraviglioso. Lui aveva certamente un carattere difficile, era burbero ed irascibile ma con lei era riuscito a tirare fuori una personalità letteralmente diversa; una persona dolce ed attenta alle sue esigenze. Se le avessero detto, soltanto qualche giorno prima, che le cose fra loro si sarebbero evolute in quel modo ed in così poco tempo, lei di certo non ci avrebbe creduto.

Musa si avvicinò alla finestra e guardò fuori: aveva ricominciato a piovere e l’aria era fredda, molto fredda… Quasi troppo. Un brutto presentimento si impossessò di lei e poi la mano di Riven sulla sua spalla la fece sussultare.

-Va tutto bene?- domandò lo specialista alla giovane, notando la sua espressione turbata.

-Fa così freddo Riven- rispose la giovane con aria assente, come se la sua mente fosse impegnata a rievocare un ricordo passato.

-Vuoi una coperta più pesante?- chiese ingenuamente il ragazzo.

-Questo freddo… è lo stesso che abbiamo sentito quando Alfea è stata attaccata dai non morti- esclamò Musa, allarmata, andando finalmente a guardare lo specialista negli occhi -Riven, loro sono qui!- continuò poi e, mentre il suo cervello stava velocemente elaborando quello che la presenza dei non morti avrebbe comportato, le campane d’allarme iniziarono a suonare: lo scontro finale era iniziato.






Note dell'autrice: Buonasera miei cari lettori di EFP! Quanto timore di aver fatto la cosa sbagliata con questo capitolo! Cosa ne pensate? Forse avrei dovuto prendermi ancora qualche giorno per vedere se era possibile fare degli aggiustamenti qua e là ma ero stufa e troppo curiosa di sapere come lo avreste trovato.
Il reating di questa storia è giallo pertanto non mi sono spinta oltre nel raccontare la prima notte di Musa e Riven.
Nelle ultime righe del capitolo si capisce che lo scontro finale è iniziato ma ci saranno ancora molte cose da dire: bisogna vedere e finalmente stabilire con quale squadra gioca realmente Minerva, sempre che non ne abbia una completamente sua! Un personaggio ambiguo che io stessa sto facendo fatica ad inquadrare! Ahahah :D
Bhe ora lascio spazio a voi per farmi sapere come avete trovato questo aggiornamento. Anche le critiche sono sempre ben accette (però cercate comunque di essere minimamente clementi perché è la prima volta che descrivo questo genere di scene!)
A presto!
Ehris :)

  
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