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Autore: LadyBelleMagicRose    14/06/2015    2 recensioni
Dal testo: "Anche a distanza di dieci anni, guardandolo, Derek ricordava quel ragazzino che sedeva con lui quella notte."
Ho sempre immaginato che per qualche motivo, Derek e Stiles si fossero già incontrati prima di quel pomeriggio nel bosco, ho sempre immaginato che quella notte in cui entrambi persero tutto si trovarono, per non restare più soli.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Un giovane Derek Hale, era in piedi nel corridoio dell'ospedale di Beacon Hills, in attesa di avere notizie, di sapere qualcosa, qualsiasi cosa a riguardo della sua famiglia. Sapeva che c'era stato un incendio.
Aveva sentito il tanfo di morte e carne bruciata ancor prima di poter udire gli ululati disperati del suo branco.
Aveva sentito quel odore farsi sempre più intenso, e il terrore aumentare sempre di più, mentre si avvicinava al bosco.
Arrivato a casa, se quel ammasso di legna che ardeva in un immenso falò, poteva ancora essere chiamata casa.
Aveva visto i corpi coperti da un lenzuolo. Corpi di cui non riusciva a distinguere i tratti, e ancor meno l'odore.
Dov'erano i suoi genitori, e le sue sorelle? Voleva vedere sua madre, voleva vedere Laura, Peter, chiunque, voleva sapere... Un poliziotto gli si avvicinò intimandogli di allontanarsi, non ostante le sue repliche.
Era casa sua, c'era la sua famiglia di mezzo.
"Lascialo passare!" a parlare era stato un uomo di mezza età, che Derek riconobbe come lo sceriffo, un vecchio amico di suo padre, non che uno dei pochi umani a conoscere la vera natura della sua famiglia.
"Ma signore..." lo sceriffo posò una mano sulla spalla del agente con sguardi autoritario ed eloquente, facendolo spostare e rivolgendosi al giovane Derek.
"Che cos'è successo?" chiese Derek con voce tremante e gli occhi lucidi di paura.
"Vieni con me ragazzo, le tue sorelle sono in ospedale, ti spiegherò tutto strada facendo".
Lo sceriffo gli aveva detto che era stato un incendio doloso, improvviso, nessun testimone.
Erano morti tutti... gli unici sopravvissuti erano suo zio Peter, anche se quando lo avevano portato in ospedale era in condizioni gravissime e non sapevano dire se sarebbe stato in grado di superare la notte. 
Sua sorella Laura era riuscita a salvarsi, portando con se la piccola Cora, che però era stata portata in ospedale d'urgenza per una crisi respiratori. Laura stava bene anche se aveva riportato qualche lieve ferita.
"Mi... mia..." Derek non riusciva nemmeno a pronunciare quelle parole, la sua voce tremava ed era spezzata.
"Non l'abbiamo ancora trovata... Dopo aver portato in salvo le tue sorelle... lei..." Lo sceriffo deglutì a fatica il groppo che aveva in gola.Con quale pietà poteva dire a quel ragazzo che sua madre era morta nel tentativo, vano, di salvare il suo branco, la sua famiglia, con che coraggio poteva dirgli che ora quei tre ragazzi se la sarebbero dovuta cavare da soli.
Erano solo dei bambini, Cora aveva a malapena l'età di sua nipote Lidya.
Arrivati in ospedale lo sceriffo lasciò Derek in sala d'attesa, per andare a chiedere notizie di Laura e Cora.
Derek continuava a camminare avanti e in dietro per il corridoio, pallido e spaventato.
Stava tremando e camminare certo non lo calmava, anzi lo faceva agitare ancora di più, così decise di sedersi su una sedia, nascondendo il viso tra le mani, quando sentì qualcosa, o meglio qualcuno, tirargli la manica del giubbotto. Alzando il viso, voltò lo sguardo alla sua destra, trovandosi difronte ad un bambino di circa sette anni, dai grandi occhi nocciola, che gli porgeva una tazza di quella che riconobbe, dal odore, essere cioccolata. Il bambino indossava una felpa rossa, decisamente più grande di lui.

Stiles aveva 7 anni. Da quello che ricordava già allora la sua mamma stava molto male, non ostante lei cercasse di non darlo a vedere.
Perchè Claudia era così, odiava che gli altri si preoccupassero per lei, sorrideva sempre, anche quando la malattia l'aveva costretta a letto, quando aveva dovuto tagliare i suoi lunghissime e bellissimi capelli castani, che suo marito tanto amava, o quando i medici le avevano annunciato che le rimanevano ancora pochi mesi di vita. Claudia aveva continuato a sorridere. Quella sera il telefono di casa Stilinski aveva suonato nel bel mezzo della notte, svegliando sia l'allora vice sceriffo Stilinski, che a distanza di pochi mesi avrebbe preso il posto dello sceriffo Martin, prossimo al pensionamento, e il piccolo Stiles, che dalle scale, guardava il suo papà parlare preoccupato al telefono con quella che era certo essere l'a signora McCall, la mamma del suo migliore amico Scott, che faceva l'infermiera al ospedale di Beacon Hills.
Stiles era piccolo, ma come diceva sempre la sua mamma, era un bambino molto sveglio.
"Quindi è così... capisco. No, si, certo capisco perfettamente... vengo subito, grazie, grazie ancora Melissa, a dopo." Quando il vice sceriffo Stilinski posò la cornetta, si lasciò cadere per un momento sulla sedia, per riprendere fiato e cerare di mettere in ordine i pensieri, prima di alzarsi, prendere la giacca e le chiavi del auto.
"Papà..." la voce del bambino fece sussultare l'uomo che non si era accorto della sua presenza.
"Stiles..."
"La mamma non sta bene vero?"
L'uomo guardò il figlio per un lungo momento, prima di annuire.
"Andrà tutto bene vedrai... andrà tutto bene..." disse, quasi a cercare di convincersene se stesso più che il figlio. Il piccolo Stiles annuì.
Sapeva che sarebbe andato tutto bene, ne era certo, la sua mamma glie lo aveva promesse.

Arrivati in ospedale l'uomo aveva lasciato il piccolo Stiles alle cure di Melissa, per dirigersi nella stanza della moglie.
"Sei sicura che non..."
"Tranquillo, va tutto bene, davvero, Stiles è un bravo bambino. Vero Stiles?" chiese la donna rivolgendosi al bambino, che annui tenendole la mano.
"Visto? Ora vai, Claudia ha bisogno di te" disse Melissa poggiando una mano sulla spalla del amico per rassicurarlo, il quale annui salutando il figlio e assicurandogli che sarebbe andato a prenderlo più tardi, per fargli salutare la mamma. Di nuovo il bambino annuì.
"Ti va una cioccolata calda Stiles?" chiese Melissa dolcemente.
"Si!" disse il bambino allegro.
Nella piccola sala di riposo delle infermiere, Melissa preparò un caffè per se e una grande tazza di cioccolata per il bambino, che intanto sgranocchiava dei biscotti.
"Mi dispiace che tu non sia potuto venire a casa mia a giocare con Scott, ma io stasera dovevo lavorare e lui è andato a dormire da Danny"
"Fa niente" disse Stiles sorridendo.
Melissa stava per aggiungere qualcosa, quando un infermiera entrò di corsa nella piccola stanza ansimando.
"Che succede Ellen?"
"Abbiamo bisogno di tutto il personale disponibile... un emergenza... c'è stato un incendio..." ansimò la donna.
"Arrivo subito" Melissa fece scendere Stiles dal tavolo e lo accompagno in sala d'attesa.
"Stiles, resta qui per favore, ok? Io devo andare a lavorare, ma presto verrà il tuo papà che ti porta dalla mamma, d'accordo?" Stiles annui serio.
"Bravo bambino" disse la donna carezzandogli la testa per poi correre via.
Stiles rimasto solo, prese un sorso di cioccolata, bruciandosi però la punta della lingua.
Poggiò la tazza bollente su un tavolino e si diresse al bagno per alleviare il dolore con l'acqua fredda.
Uscito dal bagno, dopo essersi lavato le mani come gli aveva insegnato la mamma, notò che nella sala, prima vuota, ora c'era un ragazzo. A vederlo sembrava molto triste.
Dopo aver recuperato la tazza di cioccolata, il piccolo si avvicinò al ragazzo, per offrirgliene un po.
La sua mamma diceva sempre che il cioccolato faceva bene al cuore.
"Ciao" disse Stiles, ma sembrava che il ragazzo non lo avesse sentito.
Gli mosse allora un manina davanti alla faccia, ma niente, allora provò a strattonargli la giacca.
La cosa sembrò funzionare, perchè il ragazzo si guardò in torno, fin che non incrociò il suo sguardo. "Ciao, ti va un po di cioccolata?"
Derek rimase per un attimo interdetto. Da dove saltava fuori Cappuccetto Rosso?
Non lo aveva sentito arrivare e nemmeno aveva percepito il suo odore.
Con un cenno della testa fecce di no.
Il ragazzino si sedette allora accanto a lui, dondolando i piedi avanti e indietro, stringendo tra le mani la tazza.
"A me la cioccolata piace" disse il bambino rompendo il silenzio.
"Pensavo piacesse anche a Lidya. Lidya è la bambina che mi piace sai? Però a lei il cioccolato non piace tanto, preferisce la vaniglia. E sai perchè lo so? Perchè l'altro giorno alla mensa hanno fatto il budino e io ho preso l'ultimo budino al cioccolato per darlo a Lidya, pensa che ho discusso anche con il mio amico Scott! Però quando glie l'ho dato lei mi ha detto che non lo voleva perchè Jackson le aveva già dato quello alla vaniglia!! Jackson non mi piace per niente, lui è un gran prepotente! Ma perchè alle donne piacciono sempre i cattivi ragazzi?" chiese rivolgendosi a Derek, che in quel momento stava cercando di capire come avesse fatto quel ragazzino a dire tutte quelle cose senza fare nemmeno una pausa per prendere fiato.
"Certo che parli un sacco tu" commentò il giovane.
"Si, me lo dice sempre anche il mio papà..." disse soffiando sulla sua cioccolata.
"Perchè sei qui?" chiese Stiles.
"Io..." a Derek venne una fitta al altezza dello stomaco al solo pensiero di quello che era successo.
"Non sono affari tuoi" disse brusco, tornando serio.
"La mai mamma dice sempre che bisogna parlare, perchè poi se ti tieni tutto dentro stai male... un po come quella volta-"
"Vuoi stare zitto per un attimo ragazzino!" lo intimò Derek nervoso.
Stiles allora si ammutolì, provando a prendere un sorso incerto di cioccolata, ma quando il liquido denso tocco la sua lingua, si ritrasse.
"Hai!!... prima mi sono scottato... però non voglio che la cioccolata si raffreddi, perchè poi se no non è più buona, ma non posso chiedere a Melissa di riscaldarla perchè lei sta lavorando..." ricominciò "Melissa è la mamma del mio amico Scott, lei fa l'infermiera qui al ospedale e-"
"Se conti fino a dieci ti faccio passare il dolore, ok?" sospirò Derek, stufo del insistenza di quel ragazzino apparso dal nulla solo per stressarlo, più di quanto non lo fosse già.
Stiles ci pensò su un attimo e poi cominciò.
"Uno, due..."
"In silenzio" lo ammoni Derek.
Il piccolo chiuse allora gli occhi e si concentrò sui numeri nella sua mente.
Sulle labbrba di Derek si formò un lieve sorriso... certo che era fastidioso quel ragazzino, però per qualche strana ragione gli faceva tenerezza.
Derek sfiorò leggermente la mano di Stiles, prendendo il suo dolore, e quando il piccolo riaprì gli occhi e prese un sorso di cioccolata, per poco non se la versò addosso.
"Grandeee!! Ha funzionato!!" esultò.
"Ma come hai fatto?!" domandò allegro.
"Magari se stai un po zitto un giorno te lo dirò" lo schernì Derek.
Stiles a quelle parole mise il broncio tornando a sedersi al suo posto.
"Stupido Sourwolf" borbotto.
"Come mi hai chiamato?" ridacchiò Derek guardandolo.
"Sourwolf! Perchè mi ricordi il grosso e scorbutico lupo che ho visto una volta in un documentario con la mamma" borbotto di nuovo.
"hahaha ha parlato Cappuccetto Rosso" rise Derek, che quando si riprese dal attacco di ridarella si accorse che sul viso del bambino era sbocciato un sorrisetto birichino.
"Che hai da sorridere?" chiese il maggiore.
"Stai ridendo! Sono riuscito a tirarti un po su il morale" disse fiero Stiles.
Era vero, Derek non se ne era nemmeno accorto, ma si stava divertendo... e per questo si sentiva un po in colpa, come riusciva ridere in quella situazione?
"Non devi essere triste" disse Stiles.
"Come puoi dirlo? Tu non sai nulla di me"
"E' vero, però non c'è niente si così terribile da non poter essere superato"
"Te lo ha detto la tua mamma?" chiese Derek, e il piccolo annuì.
"Deve essere davvero una bella persona, la tua mamma" osservò Derek, con una nota di tristezza nella voce.
"Anche la mia mamma lo era..." continuò.
"Non c'è più?" chiese Stiles.
"No... lei... lei non c'è più... io... non ho più nessuno..." le ultime parole quasi le sussurrò, cercando di trattenere le lacrime.
"Spiderman ha perso entrambi i suoi genitori." constatò Stiles.
"Io però non sono Spiderman..." lo corresse Derek.
"E' vero... tu sei un sourwolf" disse sarcastico, facendo nuovamente sorridere Derek.
Come faceva quel moccioso a farlo stare così? In sua compagnia era come se il tempo si fosse fermato, e per qualche motivo non si sentiva più così perso, come se quello strano ragazzino avesse la capacità di migliorare le cose con la sua sola presenza. Derek poteva sentire la sua tristezza, intorno a lui aleggiava un acre odore di disperazione, e anche i batti del suo cuore erano irregolari, era evidente che fosse triste e preoccupato, ma non ostante questo si stava impegnando a farlo sorridere. Perchè?
"E tu perchè sei qui?" chiese Derek.
"La mai mamma sta male... fra poco andrà in celo, anche se ne lei ne papà me lo vogliono dire..."
Ed un alone di tristezza velò il suo sguardo.
"Forse incontrerà la mia mamma..." disse Derek. Lui in queste cose non ci aveva mai creduto, ma voleva provare a sollevare il morale a quello strano ragazzino, una parte di lui soffriva nel vederlo così triste.
"Forse diventeranno amiche!!" disse Stiles con una nuova luce negli occhi.
"Si, perchè no..." sorrise Derek, ricambiato dal candido e allegro sorriso di Stiles.
"Stiles?!" a chiamarlo fu la voce di un infermiera
"La tua mamma vuole vederti" disse cordiale la donna.
"Arrivo!" rispose il bambino allegro, per poi girarsi verso Derek ed abbracciarlo "Andrà tutto bene...te lo prometto" gli sussurrò, per poi correre via senza voltarsi, lasciando il lupo ad osservare Cappuccetto Rosso allontanarsi.

 

 

"Se vuoi ti faccio una foto, ti dura di più!" disse Stiles voltandosi verso Derek che già da un po lo stava osservando
"Ma che... ma chi se ne importa di te, stupido ragazzino?!" ringhiò il moro
"Sono dieci minuti che non mi stacchi gli occhi di dosso!!"
"Ma che dici? Controllavo solo che non ci facessi ammazzare tutti pestando qualche trappola!!"
"Volete stare un po zitti voi due!!" li ammonì Lidya, stanca di sentirli discutere
"Ma perchè doveva essere in una cripta?! Non gli andava bene un bel giardino fiorito, pieno di adorabili coniglietti bianchi?!" chiese Stiles a nessuno in particolare.
"Le rose Black Magic sono molto difficili da coltivare, e per via del potere del Nemeton, qui crescono naturalmente" spiegò Lidya
"CE L'ABBIAMO!!" urlò Scott riemergendo dalla cripta.
"Ottimo lavoro!" disse Lidya.
"Comunque mi rispiegate a cosa ci servono delle rose nere?" domandò Scott scrollandosi di dosso le ragnatele e la polvere.
"Te l'abbiamo detto prima Scott" disse Stiles, dirigendosi verso l'uscita "Servono a Deaton per fare un infuso per limitare gli effetti della luna piena, dato che ne Malia ne Liam ancora riescono a controllarsi e anche voi..."
Non finì però la frase che venne sbattuto contro la parete da Derek.
"Ma che-" Stiles stava già per replicare, quando il mannaro gli fece notare l'enorme voragine apertasi proprio dove Stiles aveva messo prima il piede.
"How..."
"Sei sempre il solito stupido ragazzino" sospirò Derek.
"Sourwolf" borbotto Stiles mettendo il broncio.
"Ha parlato Cappuccetto Rosso"
Derek si accorse che sul viso del ragazzo era sbocciato un sorrisetto birichino.
"Che hai da sorridere?" chiese il maggiore.
"Stai ridendo! Sono riuscito a farti ridere" disse fiero Stiles.
"Non è vero"replicò Derek tornando serio.
"Invece si!!" esultò Stiles, allontanandosi euforico, dirigendosi però di nuovo verso la voragine.
"STILES!!!!" Per fortuna Scott e Lidya furono tanto repentini da prenderlo per la felpa ed evitargli una bella caduta nel vuoto.

 

Anche a distanza di dieci anni, guardandolo, Derek ricordava quel ragazzino che sedeva con lui quella notte. Il ragazzino che aveva fatto di tutto pur di aiutarlo a stare meglio, mettendo da parte il suo stesso dolore.
Anche se Stiles allora era troppo piccolo per ricordarsi di lui, Derek gli sarebbe sempre stato grato di non averlo lasciato solo quella notte e tutte le altre volte in cui non vedeva una via d'uscita.
Perchè fin che c'era Stiles, Derek lo sapeva, sarebbe andato tutto bene... lui glie lo aveva promesso.

   
 
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