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Autore: Aoboshi    14/06/2015    5 recensioni
Cassandra è ormai prigioniera nella reggia del deserto. Il suo tentativo di fuga viene però interrotto dall'affascinante richiamo della biblioteca della magione, la ragazza si ritrova a vagare tra gli antichi volumi del suo misterioso ospite, il quale la sorprende in quel luogo. Dopo il breve scambio di battute, Cassandra capisce che il breve equilibrio, conquistato dopo anni di tormenti, è stato incrinato e sarà proprio Kuja a condurla verso quel destino a cui lei è sfuggita per troppo tempo. Gli spiriti nella sua mente si sono risvegliati e la reclamano, il loro canto popola imbattuto i suoi incubi e, dopo anni, Cassandra non sa se sarà ancora capace di resistergli.
Genere: Fantasy, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kuja, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Frammenti perduti di Gaya'
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-Avete forse bisogno di aiuto!?- la voce di Kuja risuonò affilata nella biblioteca. Cassandra trasalì, non poteva scegliere un momento peggiore, il piede le scivolò dallo scaffale, la ragazza serrò le dita sul ripiano superiore e rimase lì appesa cercando di riprendere l’appoggio, sfortunatamente l’ampio vestito non le fu d’aiuto, le gambe le penzolavano pericolosamente nel vuoto. Se fosse scivolata ci sarebbero stati quattro metri di nulla e un mago fuori come un terrazzo ad attenderla. Non poteva vedere Kuja da lì, ma era sicura che stesse sogghignando. L’aveva sorpresa a posta, ne era certa, aveva atteso il momento giusto per entrare in scena, come un predatore. Faceva sempre così, aspettava il momento buono, aspettava di vederla in bilico, per darle la spianta finale e farla cadere.
Io non cadrò!
Kuja era un avvoltoio, vestito di chiffon e seta, ma pur sempre un avvoltoio
Oh, le piume ce le ha!
In quella posizione le braccia cominciarono a dolerle e la presa si allentava ogni secondo di più. La ragazza serrò i denti, si maledisse per essere entrata là dentro invece di pensare alla fuga e abbandonare quella gabbia di matti. Eppure, quando era uscita dal tugurio di metallo in cui Kuja l’aveva relegata, era passata davanti a quell’enorme sala piena di libri fino al soffitto. L’impressionante libreria a muro l’aveva richiamata con una tale intensità da farla “rallentare”. Era rimasta lì ore a divorare i libri.
Sospirò, non poteva che incolpare se stessa e il suo animo da topo di biblioteca. Quella stanza era un incanto, un ampio salone circolare in cui smarrirsi. Non appena era entrata, l’aveva accolta una statua dalla disarmante bellezza: un angelo con l’espressione eterea, le mani giunte, circondata da  ampie ali chiuse. Cassandra aveva messo un piede alla volta in quella sala impregnata di un alone di mistero e bellezza, quasi temendo di spezzare un sortilegio, come se, ad un tratto, i suggestivi decori sul pavimento, impreziositi dalla luce rifratta in schegge arcobaleno dalle vetrate, potessero svanire. Le porte erano tutte in vetro finissimo e colorato, gli aloni dei candelabri sempre accesi le facevano brillare come gemme. Ma la libreria era qualcosa di inimmaginabile, non appena la vide il respiro le si bloccò nel polmoni. La struttura si articolava su due livelli per poi spiegarsi sino al soffitto, ad accoglierla c’era una grande cupola intarsiata di fregi e sculture, dotata di una cavità centrale che inondava di luce il piazzale sottostante. Cassandra si perse  nei corpuscoli di luce sospesi in aria come diamanti.  Entrambi i livelli della biblioteca erano incorniciati da affascinanti cariatidi dal viso angelico e dalle vesti drappeggiate. La ragazza si chiese chi mai potesse aver scolpito quelle statue, erano talmente belle da sembrare vive e da incutere timore. Al livello superiore della libreria si poteva accedere soltanto tramite una scala di mogano scuro. Cassandra si gettò subito sulle sezioni alte. Appena era entrata aveva capito due cose, che non sarebbe uscita tanto presto e che lì avrebbe trovato ciò che Daguerrero non era riuscita a fornirle: la storia della sua gente. La ragazza si inerpicò per i vari ripiani della biblioteca, ammirando talvolta gli affreschi squisiti delle pareti. A malincuore, ammise che la dimora di Kuja era di una bellezza disarmante.
Ma ora che lo aveva davanti, si maledisse per tutto il tempo perso e per essersi lasciata intrigare dal fascino di quella sala. Erano le conseguenze di una vita consacrata ai libri.
Ora so, cosa ha provato Ulisse.
Kuja l’aveva scoperta e lei penzolava precariamente sopra di lui. Il mago fece distrattamente un gesto con la mano, la scala di mogano le scivolò accanto. Cassandra la guardò, era proprio accanto a lei, bastava mettere il piede sul piolo ligneo e… Si voltò dall’altra parte, fece forza sulle braccia, riuscì a portare l’addome alla stessa altezza del ripiano, issò una gamba e si stabilizzò, lontana dal volo di quattro metri e dall’indesiderato aiuto. Poteva farcela da sola, non aveva bisogno di quella finta gentilezza. Sprimacciò le gonne del vestito e si voltò raggiante verso Kuja. Il mago si scostò annoiato la piuma dai capelli.
– Inutili sprechi di energia…  - scosse la testa lasciando brillare i sottili capelli argentei alla luce.
Cassandra avrebbe voluto fulminarlo con lo sguardo, lui e il suo tono saccente
– Vossignoria mi permette di chiederle come è uscita dalla sua … camera?- riprese scrutando  con attenzione il ripiano di libri davanti a lui.
Camera!?
Sì, a Daguerrero, magari, si era abituata ad un certo tenore di vita -se non alto- comunque dignitoso, ma la celletta fredda di metallo non sarebbe rientrata neanche negli standard di un vagabondo di Dali. Le sembrava di vivere in una grossa cisterna, la notte prendeva sonno a fatica immaginandosi travolta dall’acqua. Tra l’altro sul pavimento c’erano delle scanalature che ricordavano tanto un congegno ad estrazione, pronto ad aprirsi per farla precipitare chissà dove. Rabbrividì.
Benvenuti  nuovi incubi!
Non che l’uomo – e qui aveva più dubbi che sul resto- davanti a lei fosse meno inquietante o non animasse già i suoi sogni peggiori. Il mago passeggiò lasciando scorrere pigramente il dito affusolato sul dorso degli innumerevoli volumi ospitati in quella biblioteca. Lo vide accarezzarsi le labbra con le dita, le quali lasciarono una scia satinata al loro passaggio.
Oh per la gloria di Bahamut, il lucidalabbra no!   
Kuja alzò lo sguardo su di lei in attesa
Che diamine ha da guarda… Ah, mi sa che vuole che gli risponda…
Si morse il labbro inferiore, Kuja la guardava compiaciuto. Cassandra avrebbe preferito annegare che raccontargli come era uscita da lì. Come poteva dirgli che aveva sfruttato la sua natura di multi-forma per sgattaiolare via?  Proprio lei che appena aveva messo piede in quel ritrovo di pazzi gli aveva urlato contro che-mai e poi mai- avrebbe usato le sue abilità. Kuja la guardava tronfio, sotto il suo sguardo capriccioso stava macchinando qualcosa, come faceva sempre. Cassandra arretrò, la sicurezza della solida libreria alle sue spalle, lontana dal ciglio del largo scaffale.  
-Mia signora avete forse perduto il dono della parola?- la nota di rammarico era talmente falsa da farle chiedere se la prendesse per stupida - Mi sembravate più tosto loquace quando vi ho incontrata…- 
Incontrata, ma che, davvero!?
Cassandra sentì le mani pruderle,  avrebbe solo voluto scagliare contro  quel damerino  tutti i libri della biblioteca, o forse solo uno di sinonimi e contrari, visto che il suo ospite non conosceva la differenza tra “rapita” e “incontrata”. Ma si trattenne, un po’ per rispetto ai libri e anche perché sfidare il mago, sarebbe stata un’idea tutt’altro che brillante. Kuja era pericoloso, lo sapeva,  i suoi sensi glielo avevano urlato non appena lo aveva visto e continuavano a intimarle di stargli lontano e di non provocarlo.  Ma a volte la tentazione era troppo forte
-Sarà colpa del servizio!- rispose lei vaga.
Kuja inarcò le sopracciglia. Cassandra udì un ringhio cupo, si voltò e rimase di sasso, oltre la porta principale, vide comparire gli occhi feroci del drago d’argento. La bestia era appollaiata nell’atrio antistante alla biblioteca e aveva alzato la grande testa squamosa. Cassandra rabbrividì, le sue aspirazioni di vita erano più alte rispetto a diventare cibo per lucertole alate.  Fu questioni di secondi, il fiato le mancò, un forza invisibile le premette contro i polmoni, bloccandola. Cassandra si sentì stringere in una grande mano.
L’hai provocato, dannazione!
 Ma era tardi, l’incantesimo di Kuja la trascinò giù, non si dette neppure pena di afferrarsi a qualche scaffale. Atterrò in piedi, ma in modo tutt’altro che delicato. Il mago la guardava, quella stramaledetta espressione compiaciuta stampata su quella faccia dai lineamenti troppo sottili . Se non fosse stato narcisista, odioso, autocelebrativo sino all’ossessione, vanitoso, arrogante e… Cassandra perse il filo del discorso, si chiese come dovesse finire. Per un secondo le caddero gli occhi su quelli acqua marina del mago, accarezzati da folte ciglia nere- le tornò in mente.
Scosse la testa avvilita-lei non aveva ciglia così lunghe-  Se fosse stato meno… Kuja, il mago si sarebbe anche potuto dire bello. Era strano, non doveva avere più di venticinque anni, ma i lineamenti androgini e delicati lo facevano sembrare anche più giovane, di sicuro sottolineavano il suo carattere infantile.
-Perdonate la mia invadenza, ma mi allarmava vedervi in una posizione così precaria!-
Cassandra sbuffò e si tolse la polvere dal vestito, si accorse di farlo ogni qual volta era agitata. Osservò torva il suo ospite, gli eidolon dentro di lei esigevano il suo sangue. Cassandra lottò per tenerli sotto controllo. Da quando era in quel posto maledetto, li sentiva ruggire sempre più forte, il loro richiamo era diventato un inquietante mantra nei meandri della sua mente. Talvolta la notte la passava imprigionata in orribili visioni in cui perdeva completamente il controllo, lasciando svanire la sua coscienza nell’oblio. Alzò gli occhi verso quelli di Kuja, era solo sua la colpa. La stava obbligando ad affrontare il suo incubo peggiore, anzi la voleva costringere a diventare, il suo incubo peggiore.
-Io sarò sempre in una posizione precaria- gli sibilò a denti stretti. Si fronteggiarono in silenzio.
-Mia cara, ho il sospetto che proprio non vogliate dilettarmi con l’interessantissimo resoconto della vostra fuga… Non vi inorgoglisce il pensiero di essere stata l’unica ad aver ragione delle mie astuzie!?-
-L’orgoglio…- fece un inchino. Se lui poteva essere teatrale, perché lei doveva essere da meno?- E’ l’intimo compagno della stupidità!-
Kuja increspò le labbra in una smorfia annoiata -Parole ineccepibili –
ma le distese un istante dopo in un sorriso. Era terrificante il modo in cui passava con facilità da un’emozione all’altra -Tuttavia prive un qualsiasi effettivo significato!-
-Come credete…- non era proprio dell’umore di cominciare una discussione sull’etica, con chi di etica non ne capiva davvero nulla. Kuja la fissò con sguardo indecifrabile per qualche secondo. Quando taceva, era forse più pericoloso di quando attaccava una delle sue elucubrazioni. In effetti, Cassandra, fu felice di avergli assestato quel contentino. Aveva imparato presto, a Daguerrero, che la gente odiava ricevere la ragione senza possibilità di ribattere. Fintanto che tra loro regnava il silenzio, la ragazza prese a cercare una via di fuga, ma c’erano, Kuja e il suo drago a sbarrarle le uscite
Mi hanno circondata!
In quel momento le sembrò che persino le statue la stessero scrutando deridendola, fu una sensazione orribile, Cassandra si chiuse nelle spalle.
-Tenete per voi i vostri segreti se questo vi allieta- disse ad un tratto il mago schioccando la lingua. Cassandra lo fissò, era troppo presto per tirare un sospiro di sollievo. Kuja alzò i suoi occhi color non-ti-scordar-di-me, su di lei, belli, inquietanti, ma belli.
-Piuttosto mi chiedo se possiate svelarmi una curiosità…-  si era messo a leggere i titoli dei libri davanti a lui, pensieroso. Cassandra cominciò a chiedersi cosa accidenti stesse cercando. Se pensava che gli avesse rubato qualche volume, stava cercando invano, lei non era certo una cleptomane come lui.
-Di che genere?- non sapeva dirsi perché, ma una sensazione orribile prese a strisciarle dentro.
- Sarei molto curioso di sapere dove abbiate imparato quel motivetto così accattivante!- sbottò di colpo pieno di entusiasmo. Sembrava un bambino a cui si mostrava per la prima volta l’arcobaleno. Cassandra si raggelò. Kuja le sfoggiò un sorriso innocente
– Sì, una melodia sublime e voi, se mi permettete, siete una cantante più che discreta … Come faceva…-
si portò una mano alla bocca come se si stesse scervellando per ricordare. Ma, era una farsa, Cassandra lo sapeva, dentro di lei l’agitazione aumentava in un rapsodico crescendo, fino a chiuderle i polmoni.
No, no ti prego fa che non sia ...Supplicò dentro di sé che i suoi timori fossero infondati, ma l’amaro alle porte della gola le diceva qualcosa di diverso.
                          
“So many dreams were broken and so much was sacrificed
Was it worth the ones we loved and had to leave behind?

 
NO! Gli occhi di Cassandra divennero vacui, la voce di Kuja emulava perfettamente la melodia, adattandola al suo tono più grave e carezzevole, come se l’avesse ascoltata ormai innumerevoli volte, ed era così infatti. Cassandra si sentì mancare,  la sala prese a vorticare, in quella stanza erano in quattro, lei, Kuja, il drago e il panico.  
 
So many years have past, who are the noble and the wise?
Will all our sins be justified?


La melodiosa voce del mago, nella sua mente, si sovrappose alla sua, che singhiozzante aveva cantato quella canzone.
Ogni.
Singola.
Notte…Da quando era lì.    

The curse of his powers…
 
-Vi prego…- supplicò a mezza voce, fu praticamente un guaito – Vi prego, smettetela!- sentiva le lacrime bruciarle dietro gli occhi, deglutì cercando inutilmente di calmare la gola riarsa dalla disperazione.
Kuja si fermò, mettendo il broncio offeso, come se la sua ospite non avesse gradito quel dono del cielo.
Ma fingeva, oh se fingeva. Il mago le aveva lanciato un chiaro messaggio. Lui sapeva tutto, sapeva chi era e sapeva anche come aveva fatto ad uscire: sapeva che si era trasformata in Siren per addormentare i mostri a guardia della sua cella, che si era trasformata Ixion per fuggire attraverso l’elettricità dei congegni lì presenti e  che aveva usato quei due perché erano gli unici che le lasciassero un minimo margine di coscienza. Kuja sorrise, gli occhi ricolmi di un entusiasmo nauseante
–Sentitevi libera di vagare tra queste mura, dama D’Oeilvert  …
Tanto non andrete da nessuna parte…Completò Cassandra ancora sotto shock.
-Sono certo che sia un po’ come tornare a casa, per voi…- poi Kuja camminò verso uno scaffale della biblioteca, passò il dito toccando vezzosamente ogni dorso rivestito ed emettendo un “mmm” finché non ne uscì un volume di pelle nera con i rinforzi in ottone. Il mago si avvicinò a Cassandra sfoggiando uno dei suoi sorrisi più accattivanti, le mise il volume tra le mani
–  Non metto mai i miei preferiti troppo in alto, mi ero dimenticato di avvisarla- le sussurrò suadente – Buona lettura …- le augurò  mentre si avviava verso il suo drago, il quale si rialzò elegantemente da terra, attendendo il suo padrone.
-Vi attendo questa sera a cena, così mi direte cosa ne pensate! – le annunciò Kuja mentre saliva agilmente sulla sua cavalcatura alata -… Spero che il vostro terano non sia troppo arrugginito…- aggiunse maliziosamente a bassa voce, ma Cassandra aveva sentito. Il fruscio di ali riempì il silenzio della biblioteca, la creatura si alzò in volo, ma Cassandra aveva occhi solo per quel volume tra le sue mani. Sulla copertina ruvida e scura spiccavano, come lingue di sangue, delle rune. Le gambe cedettero, Cassandra si ritrovò a terra, il libro tra le mani che la derideva  :“La caduta di Tera” recitava il suo titolo.
La caduta, già, quella che ormai affrontava ogni giorno da quando era lì.
 

NdA: Ciao a tutti, scusate se parto in quarta, ma così per lo meno vi annoierò di meno (si lo so siete scettici e fate bene). Dunque tra i chiarimenti dovuti c'è la canzone di Cassandra: ho scelto "Hand of Sorrow" dei Within Temptation. Per chi non la conosce consiglio vivamente di ascoltarla se piace il genere. L'ho scelta perchè -in modo molto forzato- mi fa pensare a Kuja e poi perchè ritengo rappresenti in parte anche Cassandra. Poi perchè mi piace davvero tanto, infatti il titolo si ricollega proprio alla canzone. Ho fermato Kuja al verso "the curse of his power" perché per Cassandra quello è il verso più penoso, in quanto lei guarda il suo potere come ad una maledizione. Per cui vedere Kuja scavarle dentro con una tale facilità la terrorizza, dato che lei ha cercato di reprimere quella maledizione da quando era piccola. Spero di chiarire questo e altri punti nei capitoli successivi o nelle altre storie della raccolta.  
Bene, passo al momento delle scuse: 
mi spiace per i notevoli orrori di sintassi, lessico e battitura, senza considerare il fatto che non riesco ad essere scorrevole neppure per sbaglio. E -per quanti mi stanno odiando per la prevedibilità della trama e la scontatezza di Cassandra- mi spiace, non sono davvero riuscita a caratterizzarla meglio, spero di riuscirci nei prossimi capitoli (ahime sì, ce ne saranno altri, mi scuso anche di questo).
Ringrazio quanti vorranno dare una possibilità al mio racconto, spero che vi piaccia o che per lo meno non vi faccia desiderare di bruciare il computer, questo sarebbe già un buon inizio. In più ringrazio tantissimo chi  si arrischierà a darmi un parere, sorbendosi non solo il racconto ma anche le mie digressioni. Se i vostri nervi reggeranno, allora sappiate che siete più tosti della bilancia della regina Brahne...

Bene sto degenerando, mi fermo prima di mettere giù qualche altra sciocchezza. Davvero un grazie sentito a chi spenderà il suo tempo e anche a chi,  con sviluppato senso di autoconservazione lascerà cadere nel vuoto della sezione l'eco dei miei racconti (si sono melodrammatica, c'è una ragione se mi è simpatico Kuja no!?)

Ps persiste il problema delle "o"

   
 
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