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Autore: Akylha    14/06/2015    1 recensioni
La confusione e la società danzano spesso a braccetto,
soprattutto quando qualcuno non sa cosa fare della sua vita.
Ma è davvero giusto lasciarle prendere il sopravvento?
La lotta che un animale, in natura ha per la sopravvivenza, per noi
sembra quasi essersi mutata in una sottospecie di guerra interiore o non verso
ciò che non è come ce lo si aspetta.
La religione, la storia, le mode, le usanze..
nulla di ciò che abbiamo costruito in tutti questi millenni
dovrebbe essere una scusa per impedirci di essere ciò che
ci rende veramente felici.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Sospirai piano sorreggendo le chiavi che tintinnavano penzolando fra le mie mani.
Ci giocai leggermente, solleticandole fra le dita finchè non mi decisi ad uscire di casa cominciando
con l'afferrare la maniglia ferrosa del portone principale.

Un sospiro sfuggì dalle mie labbra senza quasi che me ne accorgessi,
se non fosse stato per la nuvoletta di calore che si era condensata nell'atmosfera
per mimetizzarsi con i colori del cielo qualche secondo dopo.

Mi tirai su la grossa sciarpa fino al naso, mentre mi voltavo per poter bloccare la serratura di casa.
M'infilai svogliatamente le mani in tasca e cominciai a camminare affondando il viso nel caldo groviglio lanoso che avevo al collo, giusto in tempo per non far arrossare il mio viso per il pungente gelo.
Quando alzavo lo sguardo dall'asfalto, tutto in lontananza pareva dipinto da un bambino eccitato per i nuovi colori.
L'orizzonte era un rovinoso impiastro di grattaceli e tonalità grige d'ogni genere.
nessun colore, a parte quel poco che era rimasto della recente nevicata sporca di lievi sfumature confuse.
Si era posata su ogni cosa come un leggero velo di morte bianca, come se oramai non fosse più il nero a simboleggiare la fine dei giorni: le luci delle case erano opache o spente,
tutto era soffocato sotto il peso delle vacanze natalizie..
quasi come se ogni persona esistente avesse preso una qualche rara malattia che paralizzasse a letto.
Anche le macchine che starnazzavano e si rincorrevano in lunghe file infinite sembravano guidate dal nulla.
Un piccolo e insignificante fantasma che si nascondeva dietro al display di un telefono;
probabilmente un comportamento che avrebbe portato davvero l'elemento a tramutarsi solo in un'anima.
Riportai ancora la mia attenzione a terra,
sperando di trovare qualcosa di più interessante di quello che l'uomo aveva fatto.
Avevo fatto talmente tante volte quel percorso, che svoltai l'angolo che m'avrebbe portato a destinazione con un movimento monotono e quasi meccanico.
Quando concedetti al mio naso di respirare aria pulita,
la potei vedere seduta su un altalena,
intenta a fissare lo smartphone che teneva stretto fra le mani guantate.
Mi notò solo qualche minuto dopo che ero arrivato,
e allungò il braccio bardato dal cappotto verso il cielo,
intenta ad agitarlo in segno di saluto.
Un lievissimo sorriso malinconico mi si aprì sul viso,
ma lo mascherai subito con uno più sgargiante,
mentre mi avvicinavo a grandi passi verso la sua posizione.
Quando fui a pochi centimetri dal suo corpo,
percepii un leggero calore provenire da esso,
alimentato dal suo solare sorriso,
quasi come se fosse il carburante stesso della sua temperatura.
Sotto la finzione che dipingevo con le mie stesse azioni,
non sapevo per quanto tempo avrei potuto rimanere incondizionato dai miei stessi pensieri,
consapevole che quello che stavo facendo non mi avrebbe portato da nessuna parte.
Un vago dialogo s'era aperto una breccia fra noi, mentre parole su parole venivano disperse nell'aria,
dimenticate e poi ri pronunciate in un circolo vizioso
che puzzava di monotonia.
Qualcosa, nel vuoto di quella giornata invernale,
catturò il mio pensiero e lo tramutò in un ronzio, mentre fissavo un punto morto e indistinto immerso nel paesaggio.
Con la coda dell'occhio potei vedere la sua espressione cambiare drasticamente mentre m'osservava come un animale per cui non c'è più speranza e del quale ci si è stufati di prendere cura oramai da tempo.
Mi bruciavano gli occhi.
Una lieve goccia salata tremò sulle mie ciglia prima di precipitare a terra e cristallizzarsi sul gelido terreno che era stato già precedentemente calpestato da un sacco di persone.
Qualcosa di vaniscente e quasi impercepibile si insidiò nel miei pensieri ancora prima che potessi prevederlo.
che bisogno c'era.. di tenere duro per qualcosa destinato
a scomparire?

 


 

   
 
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