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Autore: frozenkingdom    14/06/2015    1 recensioni
Perché Ishigaki capisce, e questo per Midousuji questo sembra ancora troppo strano.
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Akira Midousuji, Koutarou Ishigaki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Autore: miharu92
Fandom: Yowamushi Pedal
Personaggi: Midousuji Akira, Ishigaki Koutarou
Rating: G
Conteggio parole: 1527
Avvisi: Future!fic,
Genere: Fluff, Angst, Malinconico,
Betareaders: //
Note dell'autore: Boh. Quando sto male accadono le cose.
Disclaimers: I personaggi sono di proprietà intellettuale di chi ne detiene i diritti. Non ricevo alcun profitto dalla stesura e pubblicazione di questa storia, i fatti narrati non sono intesi a ledere l'immagine di nessuno e qualsiasi similitudine a fatti realmente accaduti è da considerarsi puramente casuale.
Riassunto: Perché Ishigaki capisce, e a Midousuji questo sembra ancora troppo strano.
 

COLLAPSING UNIVERSE

Ishigaki capisce che qualcosa non va' quando sente il rumore delle ruote di una bici girare impazzite.
Alza gli occhi sull'orologio a muro, constatando che è tardi persino per gli standard di Midousuji allenarsi a quell'ora. Ma, con il tempo, ha anche compreso come la sua De Rosa non sia solo un mezzo di trasporto, ma qualcosa di più profondo.
Il minore non gli ha mai parlato di questo, ovviamente, ma Ishigaki è un buon osservatore. E in tutto il tempo che hanno passato insieme ha avuto modo di notare molte cose.
Si alza dal divano con la sensazione che non sarà facile farlo scendere. Qualcosa dentro di lui gli dice che Akira sta male, forse il suo sesto senso. Non ne ha idea.
Ma quando apre la porta della stanza nella quale Midousuji normalmente si allena, la sensazione si fa più forte.
« Midousuji-kun. » lo chiama, appoggiando la spalla allo stipite della porta e incrociando le braccia al petto, « Non è tardi? Che ne dici di andare a dormire? »
Il ragazzo non sembra recepire la sua presenza, il suo fiato spezzato dalla fatica la sola risposta che giunge ad Ishigaki. Il maggiore è abituato al suo comportamento, per questo non si scompone e si avvicina alla bici.
« Midousuji... ? »
La sua voce muore un poco fra le corde vocali quando lo vede in viso. I suoi occhi normalmente sbarrati sono fissi davanti a sé, lo sguardo perso da qualche parte, la sua mente distante, il sudore che gli cola dalla fronte e i denti che battono gli uni contro gli altri.
Non è una buona cosa.
« Midousuji-kun! Ora basta, vieni a dormire... » lo chiama ancora, posandogli una mano sull'avambraccio, ma il ragazzo reagisce con cattiveria al suo gesto. Con un movimento brusco gli allontana la mano, senza smettere di pedalare.
« Vattene. » gli sibila, stringendo con più forza il manubrio, abbassando il busto come a combattere il vento, « Devo andare avanti. »
Ishigaki rimane per un lungo momento ad osservare il viso di Akira mentre, come sempre quando il minore scivola in quel modo, lui sente una voragine aprirglisi nel petto; sente il vuoto crearglisi nello stomaco; sente il fuoco divampargli nel cuore.
Perché Midousuji soffre in un modo nel quale nessun essere umano dovrebbe mai soffrire, e nessuno sembra accorgersene. Nessuno sembra notare, o per meglio dire a nessuno è mai importato abbastanza per fermarsi a guardare oltre, o spingere lo sguardo un po' più in là, superando il suo comportamento eccentrico, i suoi discorsi, il modo in cui ostacola ogni rapporto umano, spingendosi ancora più in là, maggiormente oltre quegli occhi che così tanto mancano di empatia per trovare quel bambino che deve essersi sentito molto solo.
Perché chi conosce l'amore non si comporta in quel modo.

Quando Ishgaki si allontana da lui, Midousuji sente un pezzo di sé venir portato via. Non saprebbe spiegarlo, non è nemmeno certo di volerlo fare, ma vederlo uscire dal suo campo visivo è la conferma di qualcosa che non voleva davvero sentirsi dire.

Koutarou scende le scale con lentezza, una rabbia nel petto che non è certo di essere in grado di razionalizzare. Forse, si dice, non gli piace che qualcuno soffra. Forse, si dice, non riesce a sopportare il male che viene inflitto, anche se non è stato spettatore ma lo sta solo ipotizzando.
Forse, si dice, gli da fastidio che Midousuji abbia un tale vuoto dentro se stesso, che stia così male, che sia così perso.
Perché vorrebbe fare molto per lui, vorrebbe fargli capire che è importante, che è desiderato, che è voluto, su questa terra, in quella casa, nella sua vita, ma Koutarou non trova le parole, e non sa quali Akira potrebbe effettivamente capire.
Perché nel tempo che lo ha visto condividere con lui quelle mura, un tetto sopra la loro testa, una coperta sopra i loro corpi, Ishigaki ha potuto notare come il minore abbia dei comportamenti simili a quelli di un bambino.
E gli fa tenerezza vedere come si sorprenda dei più piccoli gesti di affetto, come gli sembri strano venire coccolato, come non si riesca a capitare di essere preso inconsiderazione. Gli fa tenerezza come lo guarda ogni volta che fa qualcosa per lui, l'imbarazzo nei suoi occhi quando si rende conto di essere importante.
Ishigaki ha imparato che i suoi silenzi non significano indifferenza, significano invece che Midousuji sta pensando, che cerca di trovare qualcosa nel suo passato, in quello che ha imparato e dedotto, che possa fargli capire cosa sta accadendo.
Ha imparato che quando Midousuji sale sulla sua bici si sta mettendo in contatto con qualcosa che deve avergli fatto provare una rara gioia, qualcosa -o qualcuno- che lo ha fatto sentire sicuro, che non lo ha tradito, che non lo ha rigettato, che lo ha compreso.

Quando Midousuji sente il maggiore aprire nuovamente la porta, non ha modo di capire il motivo del suo ritorno. Le sue gambe gridano, come ogni muscolo del suo corpo, il suo petto piange, la cassa toracica stride, le mani tremano. La testa gli gira.
Ma deve andare avanti. Deve andare sempre avanti, a costo di lasciare tutti indietro.
« Apri la bocca, Midousuji-kun. »
La voce di Koutarou gli arriva dolce, alle orecchie, una dolcezza che fa scoppiare un temporale nella sua testa.
Okasan.
Una dolcezza quasi fastidiosa, sconosciuta, ma al contempo familiare e necessaria. Una dolcezza di zucchero, ma anche di fango.
Apre la bocca per parlare, ma le sue labbra incontrano la consistenza della plastica.
Una cannuccia.
« Bevi. » è il dolce ordine, un'istruzione che pizzica corde di lui che non sa definire, non sa collocare, che non vuole nominare.
Ma lo fa. Beve, assaporando l'acqua fresca, dissetandosi, restituendo al suo corpo ciò che gli ha tolto con la forza.

Ishigaki sorride quando vede il ragazzo iniziare a bere. Sorride perché sa di essersi avvicinato, sa che Midousuji gli ha aperto la porta di un giardino che per troppo tempo è rimasto incolto. E nonostante Ishigaki debba rimanere sulla soglia, non possa proseguire, per lui è già abbastanza.
E' abbastanza poter iniziare a prendersi cura dei fiori che sono più vicini all'entrata, iniziare a eliminare le erbacce, rinvigorire il terreno, nutrire le piante.
A lui basta, ed è importante. Perché Midousuji si sta fidando.
Quando lo vede smettere di bere allunga una mano per prendere una sedia, posizionandosi al fianco della bici, mentre poggia le bottiglie che si è portato dalla cucina sul pavimento, così da poter riempire la borraccia.
Gli occhi di Akira si mettono a fuoco, e la sua testa si volta per guardarlo. E Ishigaki sorride di più perché lo sta guardando. Lo sta vedendo.
Midousuji è tornato.
« Perché? » gli domanda, e Koutarou scuote una spalla.
« Hai bisogno di acqua, per non disidratarti, se vuoi continuare a correre. In questo modo non devi scendere, ci sono io per farti bere. » gli risponde, il tono paziente, e Midousuji spalanca maggiormente, se possibile, gli occhi.
A Koutarou sembra di intravedere qualcosa, all'interno delle sue iridi, qualcosa al quale non sa dare un nome, ma nel loro rapporto accade spesso.
Non se ne preoccupa

Akira sbatte le palpebre, guardando il maggiore con la confusione in viso.
Perché non lo sta trascinando via dalla sua De Rosa? Perché non sta insistendo per farlo scendere, per farlo smettere?
Perché non lo sta obbligando a prendersi cura di se stesso, facendogli capire quanto sia sbagliato sforzarsi a quel modo?
Perché è questo quello che gli è sempre stato detto. Che sbagliava a farsi del male, a sfinire il suo corpo, sbagliava a bere poco durante l'attività fisica e mangiare solo quando se lo ricordava.
Perché è sbagliato. Lui è sbagliato.
Ma Ishigaki non gli dice nulla di tutto quello. Non fa nulla per farlo smettere, per trascinarlo via da quello che è diventato il suo unico punto fermo; non lo porta via dalla De Rosa.
Al contrario, lo asseconda.
Ishigaki capisce.

« Bevi. » ripete, portando nuovamente la borraccia alle sue labbra, e questa volta Akira non aspetta, ma apre immediatamente la bocca per bere. Ed il sorriso di Koutarou si allarga maggiormente, perché ha fatto un altro passo, si è spinto un poco più in là nel suo giardino.
Ed è convinto di aver capito, di aver aggiunto un tassello all'intricato disegno che Midousuji rappresenta.
Perché la De Rosa è importante. E non vuole portargliela via.
Vuole capire, aiutare, prendersi cura di lui. E dargli l'acqua è solo uno dei modi per farlo.

Tre ore e mezza dopo, le gambe di Midousuji non sono in grado di reggerlo, ma a questo può pensare Ishigaki, che porta le braccia attorno al suo busto per aiutarlo a raggiungere la camera. I muscoli del minore tremano dallo sforzo, a Koutarou si stringe il cuore, ma si ripete che è il minore dei due mali.
Perché Akira sta meglio, ora, la sua mente è più serena. E lo capisce dal modo in cui rilassa i lineamenti del suo viso, dal modo in cui le dita tremanti stringono il tessuto del suo pigiama, dal modo in cui lo guarda quando Ishigaki lo posa sul futon, dal modo in cui piega le labbra prima che si spenga la luce.
« Buonanotte, Midousuji-kun. »
« Buonanotte, Ishigaki.

Fine.
   
 
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