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Autore: Poesie_en_rouge    15/06/2015    1 recensioni
Ci fu un tempo in cui l’aria che respirava era diversa, la terra sulla quale camminava era diversa, lei stessa era diversa. Quel tempo era finito da così tanto che a volte le sembrava essere stato solo un sogno, o un incubo, ad occhi aperti, come se fosse stata la vita di qualcun altro e non la sua. Tutto ebbe inizio quel giorno d’Ottobre. Mentre le foglie gialle e arancioni cadevano silenziose sulla strada, un rombo risuonò nell’aria e il cielo si oscurò.
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Ci fu un tempo in cui l’aria che respirava era diversa, la terra sulla quale camminava era diversa, lei stessa era diversa. Quel tempo era finito da così tanto che a volte le sembrava essere stato solo un sogno, o un incubo, ad occhi aperti, come se fosse stata la vita di qualcun altro e non la sua.  Tutto ebbe inizio quel giorno d’Ottobre. Mentre le foglie gialle e arancioni cadevano silenziose sulla strada, un rombo risuonò nell’aria e il cielo si oscurò.
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La ragazza guardò il cielo accigliata cercando di individuare la fonte del rumore. Eppure, pensava, non le sembrava di aver visto alcun lampo. Scrollò le spalle decidendo che la cosa non la interessava più di tanto: aveva sempre il suo ombrello nella borsa. Ottobre era il mese delle piogge, dopotutto. Uscì dal vicoletto oscurato dagli alberi per imboccare una delle strade principali.  Si respirava una strana atmosfera. Quella città era piena di vita, allora perché non c’era nessuno per strada? La pioggia non poteva bloccare un’intera metropoli prima ancora di iniziare. Nuovamente scrollò le spalle: aveva una missione da compiere, non poteva fermarsi su questi dettagli insignificanti, il tempo era essenziale nel suo lavoro.
Da quando aveva lasciato l’orfanotrofio in cui era cresciuta, aveva intrapreso come missione personale quella di diventare una sorta di Robin Hood moderno. Vivere in un orfanotrofio l’aveva resa conscia fin troppo presto delle condizioni misere in cui si poteva vivere pur di sopravvivere un altro giorno.
Era il 2050 eppure le condizioni di quei posti non erano che peggiorate. Il divario tra ricchi e poveri si era fatto sempre più grande sino ad eliminare completamente l’esistenza di una classe media spaccando il mondo a metà. Gli stati dell’Unione Nord-Atlantica non stanziavano certo soldi per infrastrutture come gli orfanotrofi: vista la sovrappopolazione, qualche bocca in meno da sfamare faceva sempre comodo.
La ragazza non sapeva come era riuscita a sopravvivere in quelle condizioni fino ai suoi 20 anni, età in cui, considerata maggiorenne, aveva dovuto fare i conti con il vero mondo fuori dalle mura sporche e scrostate della sua stanza che, ad ogni modo, erano state il suo unico rifugio per tutta la sua vita. Aveva trovato un lavoretto in un campo d’addestramento militare. Si occupava degli archivi, anche se, di tanto in tanto, utilizzava le attrezzature cercando di allenarsi imitando le mosse, osservate di nascosto, fatte dai soldati. Aveva bisogno di tenersi allerta per quello che faceva poi di notte… Pur lavorando, si era resa conto che i suoi soldi non bastavano per aiutare i bambini che aveva lasciato all’orfanotrofio: ne morivano sempre di più, specie in inverno a causa del freddo e lei si era sentita in dovere di fare qualcosa per loro. Nonostante la polizia dell’Unione avesse stabilito un coprifuoco molto rigido, lei doveva rischiare. Il coprifuoco iniziava a mezzanotte e chiunque, ricco o povero che fosse, se trovato per strada dopo quell’ora, veniva sparato a vista. D'altra parte lei finiva di lavorare alle ventitré e trenta e aveva solo mezz’ora per correre a casa ed evitare di essere sparata. La sua missione era semplice: recuperare materiale di prima necessità per i bambini; medicine, cibo, vestiti, anche coperte, se riusciva. Per fare questo prendeva di mira negozi e piccole farmacie. Peccato che queste ultime godessero di numerosi sistemi di allarme collegati direttamente con le centrali locali della polizia: le medicine erano diventate un bene prezioso che non era concesso a tutti, i costi di produzione erano elevati e altrettanto elevato era il costo alla vendita. Molte delle malattie ritenute mortali un cinquantennio prima, erano ormai semplici da trattare: il progresso era stato evidente, ma era giusto che solo pochi avessero accesso alle cure e di conseguenza alla vita? Era ancora nelle sue orecchie il suono delle grida di dolore dei suoi compagni di stanza durante le grandi epidemie, lei stessa non sapeva come aveva fatto a sopravvivere così a lungo.
In ogni caso, si disse, pioggia o meno, il suo addestramento era risultato efficace: la sera prima era riuscita a procurarsi del pane e della frutta da portare ai bambini quella sera. Si strinse nella giacca aumentando il passo per raggiungere il suo ufficio lasciandosi alle spalle la via principale ancora stranamente vuota.
Alzò lo sguardo al cielo sempre più cupo e decise di prendere una delle sue mille scorciatoie. Imboccò stradine laterali e dopo dieci minuti giunse all’archivio militare collegato all’accademia. Inarcò un sopracciglio vedendo un certo fermento. Spinse la porta con la maniglia dorata ed entrò. 







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Ciao a tutti!
Grazie per aver letto sin qui. Questo è il mio primo esperimento con un racconto: una sfida per me stessa. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate di quest'introduzione. :) Gli aggiornamenti saranno regolari (almeno questa è la mia intenzione) e saranno di lunedì. Avrà sicuramente più di dieci capitoli di cui i primi 7 sono già scritti.
Al momento il rating è Arancione, ma potrebbe diventare Rosso in seguito. :)
Vi saluto e spero di vedervi la prossima settimana con il primo capitolo della storia: Quel giorno d'Ottobre
 
  
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