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Autore: Heavensent    15/06/2015    2 recensioni
Dal testo: Dean si era chiesto più volte quando fosse iniziato tutto, quando si fosse reso conto del suo essere “diverso”. Non bastava aver condotto una vita a dare la caccia al male, spesso ad essere egli stesso quel male che la sua famiglia aveva sempre perseguitato; no, doveva anche scoprire che pur apprezzando le belle curve delle ragazze gli piaceva anche avere fra le mani il corpo solido di un ragazzo. E forse con tutto ciò che aveva passato, quella non era nemmeno la cosa peggiore.
E sapeva bene quando l’aveva capito. Aveva 17 anni.
Dean+nuovo personaggio. Slash. Pre-destiel, ma anche un po’ di destiel alla fine.
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio, Contesto generale/vago
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So già che non è un granché, ma sentivo la necessità di scrivere.
 
C’è un piccolo riferimento alla 9x07 ma si può leggere anche se non l’avete vista, non si può propriamente considerare uno spoiler.
 
I personaggi di Supernatural non mi appartengono e non scrivo questa storia a scopo di lucro.
 
 
 

Long, Long Way From Home

 
Dean si era chiesto più volte quando fosse iniziato tutto, quando si fosse reso conto del suo essere diverso. Non bastava aver condotto una vita a dare la caccia al male, spesso ad essere egli stesso quel male che la sua famiglia aveva sempre perseguitato; no, doveva anche scoprire che pur apprezzando le belle curve delle ragazze gli piaceva anche avere fra le mani il corpo solido di un ragazzo. E forse con tutto ciò che aveva passato, quella non era nemmeno la cosa peggiore.
 
E sapeva bene quando l’aveva capito. Aveva 17 anni.
Erano finiti in Ohio. Dean odiava l’Ohio. Ogni volta che ci andavano c’erano solo tradizionalisti bigotti che guardavano “quelli nuovi” con un cipiglio più del solito. Lui e Sam ci erano abituati a quella sensazione delle persone che ti squadrano dalla testa ai piedi mentre attraversi il corridoio della scuola. Insomma alla fine avevano affrontato di peggio di una ventina di sguardi pettegoli, ma era pur sempre frustrante.
 John doveva risolvere un caso con un altro cacciatore qualche città più in là, e per una volta aveva deciso di dare una “vacanza” ai figli, se così si poteva chiamare: il loro continuo cambiare scuola era sospetto, e non voleva che dessero troppo nell’occhio, e voleva che andassero a scuola e prendessero anche dei bei voti, perché no. L’importare era sembrare una famiglia normale.
John parcheggiò l’impala frettolosamente davanti alla scuola, lasciando il motore acceso, come tacito segno dell’avere fretta:-Non mettetevi nei casini e studiate- aveva raccomandato con una punta di severità, rivolgendo lo sguardo soprattutto a Dean, che non brillava esattamente per ottima condotta, a scuola. - sarò qui al massimo fra tre settimane- dichiarò- un mese, esagerando. Vi manderò al più presto il nome del motel dove alloggio.
I due fratelli avevano mormorato un “sì signore” prima di scendere dalla macchina. Ogni volta che Dean si ritrovava in una nuova scuola rimpiangeva la tenuta di Sonny dove era stato l’anno prima. Sì, forse non era il miglior posto del mondo, era  stato faticoso, aveva dovuto lavorare, era stato difficile stare lontano da Sam, per non parlare del fatto che aveva dovuto abbandonare Robin, senza averla potuta portare al ballo[1], ma si era trovato meglio lì che in tutte le scuole in cui era mai stato..decise di non pensarci, guardandosi intorno. Era appena suonata la campanella e gli ultimi ritardatari si affrettavano ad entrare. Dean diede una pacca alla spalla del fratellino:-Andiamo Sammy..si ricomincia.
 
Come c’era da aspettarsi l’insegnante aveva rivolto le solite domande: presentati, da dove vieni, che lavoro fanno i tuoi.
-E a lei cosa importa?-aveva risposto straffottente, scatenando l’ilarità generale e un’espressione per niente rassicurante da parte dell’insegnante:-Vada a sedersi signor Winchester- aveva gracchiato, e Dean aveva obbedito sedendosi scomposto nel primo banco libero, senza prima dimenticarsi di lanciare uno sguardo a una ragazza seduta poco più in là: ora, carnagione scura, una coda alta a legarle i capelli. La gonnellina corta nonostante il clima fresco, la punta della penna incastrata maliziosamente fra le labbra mentre i suoi occhi scurissimi incrociavano quelli di Dean. Il ragazzo sorrise compiaciuto di quel gioco di sguardi, attendendo con impazienza la fine della lezione.
Quando quella noiosissima ora di storia finì, la ragazza lasciò infatti cadere intenzionalmente il libro e Dean ripescando una cavalleria mai avuta glielo raccolse:-Ti è caduto questo- le sussurrò vicino all’orecchio mentre lei, di spalle, riempiva la borsa con i libri. Si voltò facendogli un enorme sorriso, fingendo di non aver previsto quell’approccio:-Grazie mille..ragazzo nuovo-disse solamente, afferrando il libro e andandosene ancheggiando prima che Dean potesse ribattere.
Una voce risuonò dietro di lui, facendolo sobbalzare:-Io non lo farei se fossi in te!-Dean si voltò. Un ragazzo magrolino e dai capelli scuri si stava sistemando gli occhiali da vista scesi fino alla punta del naso. Lo riconobbe, era il ragazzo seduto davanti a lui durante la lezione:-Fatti gli affari tuoi..sfigato-gli intimò Dean, uscendo dall’aula per andare alla lezione successiva. Quando arrivò l’ora di pranzo, decise di prendere il suo vassoio e andare nella parte del cortile che era stata allestita per la pausa. Era una giornata non calda ma bella e gli studenti se volevano avevano la possibilità di utilizzare anche le postazioni all’aperto. Esaminò con disgusto il pranzo rancido che gli si presentava davanti: un hamburger secco, della pasta collosa, pane durissimo e bibita che doveva essere scaduta da mesi. Ma cosa ci si poteva aspettare? Era pur sempre un pranzo molto più abbondante di quelli abituato a mangiare di solito. Stava per apprestarsi a mangiare quando vide la familiare figura del fratello avvicinarsi.
-Ehi Sammy, come è andata la prima mattina?- il fratellino indietreggiò per evitare che il fratello gli scompigliasse i capelli come aveva chiaramente intenzione di fare Dean allungando la mano, e sussurrò:-Non chiamarmi Sammy! Ho dei nuovi amici, e non voglio che ti sentano- lo ammonì facendo un cenno dietro di sé, e vide alcuni ragazzi parlottare fra loro- sono solo venuto a chiederti come va.
-Va tutto bene Sam, come credi dovrebbe andare?
Sam era piccolo, ma non stupido. Sapeva che forse suo fratello odiava più di lui cambiare scuola. Sam per fortuna aveva lo studio dalla sua parte: gli piaceva leggere, conoscere, ed era il modo migliore di passare il tempo. Compensava il continuo viaggiare e non avere fissa dimora: ma Dean non amava nemmeno quello della scuola.
-Va bene Dean – fece finta di credergli- allora ci vediamo all’uscita.- gli fece un cenno lasciando il fratello nuovamente da solo, andando con i compagni di classe a cercare un tavolo libero all’interno.
Dean stava nuovamente per apprestarsi a mangiare il suo scarso pranzo, quando si sentì strattonare la giacca e si ritrovò in piedi. Un ragazzo alto come lui ma largo almeno il doppio lo teneva per il colletto, quasi sollevandolo da terra. Dean aveva il suo fiato caldo e sgradevole sulla faccia, un ghigno malefico gli percorreva gli occhi:-Ti piace provarci con le ragazze degli altri eh?- lasciò la presa della mano destra sul colletto e gli sferrò un pugno, colpendogli lo zigomo.
Dean sentì la testa girare per un attimo, ma si riprese afferrando il braccio sinistro del tizio. Abilmente riuscì a torcerlo dietro la sua schiena, facendo aderire il petto del ragazzone al tavolo:-E quale ragazza vorrebbe mai mettersi con te, sfigato?- lo canzonò.
L’altro evidentemente era più forte di quanto pensasse riuscì a liberarsi dalla presa, ma il nuovo pugno che sferrò Dean riuscì a evitarlo. Stava per contrattaccare quando fu afferrato alle braccia da altri due ragazzoni.
Il suo avversario rise:-Ti conviene non far incazzare George, bello-si indicò il ragazzo e Dean rise di gusto:-Parli di te in terza persona? Sei proprio un duro.
Dean poi si accorse della ragazza che aveva adocchiato in classe, poco più in là. Osservava la scena soddisfatta, a braccia conserte.
George non rispose alla provocazione e prese il vassoio di Dean rovesciando tutto il suo pranzo sul prato. I due scagnozzi lo spinsero su quel miscuglio di cibo ormai da buttare e Dean si ritrovò a terra, chiudendo gli occhi per il cerchio alla testa.
-Comportati bene e non ti succederà niente- disse George prima di sferrargli un calcio allo stomaco, facendolo piegare su se stesso. Dean era quasi tentato dal prendere il coltellino che teneva sempre dentro lo scarponcino, ma decise di essere razionale e lasciar perdere. La sua famiglia avrebbe passato dei guai se avesse dato nell’occhio. Così a malincuore, sofferente, con l’orgoglio distrutto, deriso da mezza scuola, stette semplicemente a terra su quel cibo stantio. 
-Te l’avevo detto di lasciar perdere-gli disse una voce familiare, e alzò lo sguardo vedendo quel ragazzo della classe. Lo vide poggiare il proprio vassoio sul tavolo e poi porgere una mano a Dean per aiutarlo ad alzarsi. Lui la accettò e si alzò in piedi, mormorando un “grazie” a denti stretti.
-Brooke fa sempre così-spiegò il ragazzo- provoca i ragazzi nuovi e poi il suo ragazzo va a picchiarli. Non so, credo che ci goda, che lo faccia per attirare l’attenzione…
-Me lo ricorderò per la prossima volta, grazie-mormorò Dean sedendosi al tavolo. Il mal di testa era aumentato e sicuramente non aveva voglia di sentire quelle chiacchiere.
-Alza la testa-gli disse l’altro e senza aspettare che Dean obbedisse gli prese il viso fra le mani e posò la lattina ghiacciata che aveva con sé mettendola sullo zigomo di Dean. Il ragazzo sussultò per il lieve dolore ma poi sostituì la mano a quella del ragazzo. Il freddo subito gli diede un po’ di sollievo.
-Almeno così non si gonfierà- spiegò l’altro, sorridendo leggermente.
Dean alzò le spalle:-Ci sono abituato.
Il moro lo guardò inclinando appena la testa e sorrise:-Ti picchiano spesso a scuola? Non credevo, sembri molto allenato.
-Diciamo che non possono mettermi nei guai-spiegò semplicemente- ma se avessi potuto li avrei uccisi tutti.
-Oh, abbiamo un serial killer-commentò ironico il ragazzo, che stava sapientemente dividendo tutte le porzioni del suo cibo in due. Porse metà del proprio hamburger a Dean:-Tieni.
Dean, sorpreso, lo afferrò. Non era abituato a tutta quella gentilezza:-E tu saresti?
- Michael - disse, afferrando anche lui l’hamburger.
-Bel nome-disse Dean, in un modo che voleva essere più un ringraziamento per il suo aiuto. Ah, se avesse saputo quanto avrebbe odiato il nome Michael anni dopo..
-Non per dire “te l’avevo detto” ma..te l’avevo detto- rise Michael, quasi più fiero della sua previsione che non dispiaciuto per ciò che era successo a Dean. Il biondo non rispose, poggiando la lattina su tavolo.
-Dividiamo anche questa- gli disse Michael indicando la lattina, e Dean sorrise appena, tra un boccone e l’altro.
 
-Avresti potuto batterli senza problemi!-Sam camminava avanti e indietro nella stanza del motel, agitatissimo dopo aver sentito il racconto di Dean.
-Calmati Sammy, alla fine è andata bene! Lo so che avrei potuto farlo senza problemi, ma poi cosa sarebbe successo?
Si alzò a sedere sul letto, incontrando lo sguardo preoccupato del fratellino che si era arreso, sedendosi sul proprio:-Mi avrebbero sospeso, poi avrebbero chiamato papà. E sai bene che papà è lontano e non può venire per queste cazzate. Avrebbero indagato sul suo lavoro e ci sarebbe toccato scappare di nuovo..sempre se ci fosse andata bene.
-Per fortuna quel ragazzo ti ha aiutato-disse Sam, sospirando.
Dean annuì. Quel ragazzo era stato veramente gentile. Non era abituato, solitamente non aveva amici.
-Già, che fortuna-commentò Dean sarcastico, sporgendosi a spegnere la luce:-E’ meglio se provi a dormire Sammy. Domani dobbiamo alzarci presto.
Sam gli obbedì senza replicare, come faceva praticamente sempre. Ma per molte ore Dean non riuscì ad addormentarsi, anche fino a quando a notte inoltrata non sentì il respiro pesante di Sam. Alla fine ci riuscì, tormentato dai suoi incubi.
 
I giorni passavano in quella scuola e si poteva ormai dire che Michael e Dean erano diventati quasi amici. Avevano gli armadietti non troppo lontani e il giorno dopo in cui Dean aveva affrontato il pestaggio Michael lo aveva visto e si era avvicinato per assicurarsi come andasse lo zigomo. Era leggermente gonfio ma niente di grave. E da quel giorno i due passarono il tempo insieme durante gli intervalli o le ore libere. Dean si era preso la confidenza di chiamarlo Mike, e a lui piaceva.
Dean non era abituato a socializzare, a stare con le persone. Dopo aver sapientemente controllato che non fosse un demone (mettendo dell’acqua santa nella sua bibita) o qualche altro figlio di puttana (lo aveva sfiorato di nascosto con un pezzetto d’argento) aveva davvero cominciato, stranamente ad apprezzare la sua compagnia. Era un po’ carente in argomento musica, per non parlare del fatto che non capiva nessuno dei suoi riferimenti ai vecchi film. Ma il tempo con lui era piacevole. Lo faceva ridere e lo aiutava persino con lo studio, riuscendo a far prendere a Dean la sufficienza, giusto per non far arrabbiare John al suo ritorno.
Ma tutto un giorno cambiò. Cambiò dopo uno scherzo stupido che avevano deciso di fare a George, o meglio ce Dean aveva deciso di fare a George, mettendo lo schifoso cibo della mensa nel suo armadietto, in modo che aprendolo se lo sarebbe ritrovato tutto addosso. Assistettero dallo stanzino delle scope che si trovava proprio lì davanti: la piccola grata sulla porta premetteva di guardare senza essere visti e entrambi risero di gusto nel vedere la scena, cercando di soffocare le risate dietro al mano. Dean vide Mike che nella penombra si teneva la pancia per il troppo ridere. Lo guardò, e lo trovò adorabile. Le guance arrossate, gli occhi lucidi dietro le lenti degli occhiali e i capelli scompigliati. Il sorriso di Mike era spiazzante, un sorriso contagioso che ti viene spontaneo imitare anche nei momenti di maggior tristezza. Dean ancora ridendo poggiò un palmo della mano sul muro, trovandosi molto vicino a Mike, anche se il poco spazio dello stanzino non permetteva altrimenti. Mike smise di ridere e lo guardò, senza però abbandonare quel sorriso. Appena dischiuso, più malizioso e pieno di attesa. In quella frazione di secondo Dean realizzò un sacco di cose che fino a quel momento non si era preoccupato di analizzare: il fatto che quando vedeva Mike era felice, che quando stavano lontani aspettava con ansia di rivederlo, che anche studiare con lui era piacevole, che Mike era stata l’unica persona gentile che da anni non lo trattava come quello nuovo; era così diverso da tutti quei noiosi conservatori dell’Ohio. E si ritrovò a baciarlo, senza che l’altro opponesse nessuna resistenza. Aveva già baciato delle ragazze, il primo bacio lo aveva dato un anno prima, a Robin, e non l’avrebbe mai dimenticata. Ma nell’istante in cui baciò Mike gli sembrò di rivivere un nuovo primo bacio. Non era poi così diverso. L’unica differenza era quella vita meno sottile fra le sue mani, e il leggero accenno di barba che accarezzò quando la sua mano destra percorse distrattamente la guancia e il collo di Mike. Ma per il resto il bacio era sempre un bacio: l’incontrarsi di due persone che suggellano con quel gesto il fatto di volere qualcosa di più l’uno dall’altro, che si dicono “ehi, mi piaci, voglio sentire di cosa sai”. E Mike sapeva di fresco, di risata, di gentilezza. Dean percorse i suoi fianchi con le mani, facendo aderire i loro corpi. Era strano ma bellissimo allo stesso tempo, gli girava la testa ma non voleva separarsene più. Dopo un po’ si separarono, con i respiri pesanti, distratti dal suono della campanella. Uscirono quando il corridoio fu sgombro e vedersi alla luce, lontano dalla penombra di quello stanzino rese tutto più strano e drammaticamente reale. Ma dovevano dividersi per andare a diverse lezioni e non c’era tempo per parlarne.
 
Il weekend successivo Dean lo passò nella paranoia più totale non capendo come un bacio potesse far più paura di uno di quei mostri che era tanto abituato a cacciare. Lui non era gay, ok? Lui amava le ragazze, le aveva sempre amate. Pensava che quel mondo, quello dei gay, non lo riguardasse. Allora perché aveva baciato un ragazzo?
Avrebbe voluto che Sam fosse stato più grande per potersi confidare con lui, ma aveva solo 13 anni e non voleva caricarlo di un argomento del genere. E non poteva parlarne con nessun altro. Il padre poi, oltre al fatto di essere assente in quel momento aveva sicuramente di peggio a cui pensare. L’idea lontana di confidarsi con lui non era minimamente contemplata. Dean aveva pochi ricordi di sua madre ma nella sua mente era ancora quella donna dolcissima che gli cantava “Hey Jude” come ninna nanna, che lo affidava agli angeli e gli preparava il sandwich senza crosta. Forse lei avrebbe capito, forse avrebbe avuto la parola giusta. Ma se lei fosse stata viva lui non sarebbe stato lì. Ma sapeva che se non fosse stato Mike forse sarebbe stato un altro: la sua volontà oscillava fra la convinzione di essere gay e il rifiuto che gli imponeva di non esserlo.
Sam lo vide strano in quel weekend ma trovò ancora più strano quando il lunedì Dean gli disse che non sarebbe andato a scuola con lui quel giorno.
Prima che uscisse gli prestò il suo coltello d’argento:-Mi raccomando, stai attento. E appena esci da scuola torna subito a casa.
Sam sorrise e mise il coltello all’interno dello scarponcino come faceva suo fratello:-Tranquillo Dean, so badare a me stesso.
Dean aveva provato a nascondersi da Mike ma soprattutto da se stesso senza successo, perché l’amico si era presentato al suo motel all’ora di pranzo.
-Tu cosa ci fai qui?-chiese stizzito, quando se lo ritrovò alla porta.
-Bella accoglienza…-commentò Michael, non aspettando l’invito ed entrando.
-Come hai fatto a sapere dove…
-…tuo fratello- spiegò l’amico interrompendolo, guardandosi intorno e storcendo leggermente il naso all’evidente sporcizia della stanza, senza contare che essendo momentaneamente abitata da due adolescenti non era certamente nelle condizioni migliori – ora capisco perché ci incontravamo sempre in fondo alla strada-mormorò Mike.
-Già, bè..-Dean maledisse mentalmente Sam pensando che lo avrebbe preso a calci in culo quando sarebbe tornato- siamo solo di passaggio. Sai mio padre lavora molto e..-lasciò cadere la frase in sospeso perché sapeva di averglielo già detto, senza dare però una spiegazione esaustiva.
-Perché non sei venuto a scuola Dean?-tagliò corto Mike, guardandolo fisso, puntando lo sguardo da dietro quegli occhiali da vista.
-Mike…secondo te?- Dean si passò le mani fra i capelli, ogni volta che ripensava a quello che era successo gli sembrava di sentire la testa scoppiare.
-Non avevi mai baciato un ragazzo prima?- l’amico si sedette accanto a lui sul letto sfatto e Dean scosse la testa, puntando lo sguardo dritto sul pavimento.
-E qua è il problema..non ti è piaciuto?-chiese Mike sempre con cautela, cercando di posare la mano sulla schiena dell’altro.
Ma Dean si alzò, rosso in viso, furioso e non sapeva nemmeno lui con chi:-No Mike è proprio il contrario..mi è piaciuto, mi è piaciuto tanto. Io odio parlare di sentimenti e..cose simili- aggiunse frettolosamente agitando le mani- ma posso dirti questo: io in questi anni ho visto delle cose brutte..e strane. E anche questo mi sarebbe dovuto sembrare strano, fuori dal normale..ma non è stato così. Io per una volta mi sono sentito normale, nonostante tutto.
Mike annuì, sembrava aver capito. Non poteva certo sapere cosa intendesse Dean parlando di quelle cose strane, ma non indagò oltre. Gli bastò quello. Poi disse:-Anche io non avevo mai baciato un ragazzo..bè nemmeno ragazze a dire il vero. Perché a me le ragazze non sono mai piaciute- alzò le spalle- ma questa è una città piccola e me lo sono sempre tenuto per me. Evito anche i ragazzi perché ho paura di cedere e che finiscano per piacermi. Rovinerei tutto. Come ho fatto con te-concluse, alzando lo sguardo verso Dean. Si alzò e prese lo zaino pronto ad andarsene, ma la mano ferma di Dean sulla sua spalla lo fermò. Lo fece voltare e lo baciò di nuovo. Stavolta lentamente, e per pochissimo. Mike lasciò cadere lo zaino a terra, accovacciandosi contro il petto di Dean:-Se non vuoi vedermi più lo capisco- sussurrò.
-Non è questo -mormorò Dean, avvolgendogli le braccia attorno alle spalle- è che fra meno di un mese andrò via. Sei tu che devi decidere.
Mike alzò la testa, sorridendo leggermente:-E’ sempre meglio di niente.
 
Dean non lo avrebbe mai ammesso nemmeno sotto tortura, ma aveva passato un mese bellissimo con Mike. Era bello nascondersi per darsi un bacio, scambiarsi sguardi complici quando in mezzo a una folla non potevano fare altro, cercarsi l’un l’altro nel buio di quello stanzino delle scope che aveva suggellato il loro primo bacio. Per un mese non esistevano demoni, fantasmi, mutaforma. Per un mese non dovette rispondere agli autoritari “sì signore” del padre o fare noiose indagini in biblioteca. Per un mese si sentì normale e libero nonostante quella anormalità. Mike gli aveva fatto dimenticare la sua vera vita, gli aveva fatto credere che un giorno avrebbero finalmente trovato il demone dagli occhi gialli e tutto sarebbe finito. Gli dava speranza, gli dava ottimismo.
 
Per questo fu doloroso quando si videro per l’ultima volta prima del ritorno di John. Mike per l’occasione aveva preso in prestito la macchina di suo padre, e l’aveva portato su una collinetta da cui si vedeva il panorama della piccola cittadina sotto di loro. Si erano baciati fino allo sfinimento nei sedili posteriori, le loro mani avevano viaggiato inesperte e impacciate l’uno sul corpo dell’altro, senza l’esperienza necessaria, ma il dolore della futura lontananza aveva reso tutto apparentemente perfetto.
Dean non avrebbe nemmeno mai ammesso che Mike gli sarebbe mancato da morire, e lo lasciò con un ultimo bacio davanti al motel, la notte prima che John tornasse. Quando entrò si accorse che fortunatamente Sam era addormentato. Si mise a letto, ed era troppo orgoglioso e troppo testardo per piangere.
 
Molto spesso pensò di dire al padre di essere gay. Sapeva che lo avrebbe cacciato via, ma Dean non aveva problemi a cavarsela da solo. Ma poi pensava a Sam. Non aveva intenzione di abbandonarlo o di lasciarlo solo con suo padre.
Ma andando avanti negli anni si accorse che le ragazze gli piacevano comunque. In una scuola usciva con una bella cheerleader bionda, e magari nella scuola successiva si ritrova a limonare con un ragazzo sul retro della palestra, mentre magari la sua ragazza stava nel salone a chiedersi dove fosse finito.
 
Dean capì che gli piacevano sia i ragazzi e le ragazze e ci provò a credere che non fosse un male: più che altro la vide un’occasione per sembrare normale frequentando solo le ragazze, o almeno la maggior parte delle volte, pur cosciente del fatto che un cacciatore un compagno non può averlo, mai: maschio o femmina che sia.
Ma Mike è rimasto sempre il più vivo fra i suoi ricordi come ci sono state tante donne importanti. Come Robin, Cassie, Lisa. Solo perché qualcosa finisce non è detto che non la si debba ricordare con il sorriso.
 
Tanti anni dopo.
 
Dean si svegliò intontito. Castiel come sempre era al suo fianco e come sempre era completamente sveglio. Non si sarebbe mai abituato del tutto a questo fatto che il suo ragazzo dopo che facevano l’amore non si addormentava insieme a lui ma anzi restava lì a vegliarlo nel sonno, se qualche impegno ai piani alti non lo reclamava. Ma stavolta Castiel non aveva il solito sguardo sereno e forse un po’troppo serio di ogni mattina. Era visibilmente agitato e come scottato aveva tolto due dita dalla fronte di Dean non appena lui aveva aperto gli occhi. Il cacciatore si mise a sedere, passandosi una mano sul viso:-Cas..che stavi facendo?-chiese, quasi impaurito dalla risposta che avrebbe ricevuto. Castiel si mise seduto più composto sul letto, visibilmente mortificato:-Mi dispiace, Dean. La mia curiosità ha vinto.
Dean capì di colpo. Aveva sognato Mike, aveva sognato tutta la sua storia con Mike!
-Sei..sei stato tu? Hai voluto leggere i miei ricordi?-chiese alterandosi leggermene, e Castiel annuì, abbassando lo sguardo.
-Credo di capire perché non volessi che sapessi- disse l’angelo, sospirando- avevo solo voglia di prendere quel ragazzo e…
Dean non gli lasciò terminare la frase :-Si chiama gelosia Cas, e ne abbiamo già parlato. Devi ringraziare Mike per una cosa. Mi ha permesso di non restare traumatizzato quando ho scoperto che mi piacevi tu.
-Dean ma ti ho sempre detto che posso cambiare tramite quando voglio.
-Ma io non voglio che tu lo faccia-sussurrò Dean, facendo sdraiare Castiel e mettendosi su di lui, sovrastandolo per baciarlo.
Non è importante la persona che è stata con te per prima, lo è di più quella che per te sarà l’ultima.
 
 
Fine.
 
 
Note autrice: OK LO SO LA FRASE FINALE FA CAGARE, sembra uscita dal “Cioè”. Ma non sapevo come concluderla, per me la fine è sempre un problema.
 
Salve, e grazie per aver retto leggendo fin qui. Qualche giorno fa prima di addormentarmi ho avuto questa idea. Teoricamente questa one shot si può considerare uno spin-off della mia fan fiction ambientata nella nona stagione “Like a phantomrider, can make it all on my own”, perché stavo pensando al “Mike” del passato di Dean che era stato solo accennato. Non l’ho scritto all’inizio perché penso che si possa leggere indipendentemente da quella, ma se vi va di dare un’occhiata la trovate fra le fan fiction che ho scritto (è una delle prime).
Solitamente si scrivono o destiel, o coppie het con nuovi personaggi o di nessuna coppia. Ho pensato, perché non scrivere una slash con un personaggio nuovo? Non so, mi è sembrata una cosa diversa.
 
Non avevo idea di cosa mettere come titolo. Long, Long Way From Home è la canzone dei Foreigner  “colonna sonora” dell’episodio 4x13 After School Special, che è l’episodio ambientato a scuola. Siccome ho preso ispirazione un po’ da lì per la parte di Michael ho pensato che questo tributo fosse giusto.
 
Spero vi sia piaciuta  e nel frattempo vi comunico che sto scrivendo in maniera molto singhiozzata e sofferta una long, se continuo a scrivere così lentamente potrei pubblicare ad agosto però..
Bene ho delirato anche troppo.
Lasciatemi una recensione per dirmi cosa ne pensate!
 
 
 
Baci
H.
 
[1] Riferimento alla 9x07, Bad boys 
  
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