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Autore: SabrinaSala    15/06/2015    9 recensioni
"...Sdraiato supino sul letto, un braccio dietro la nuca e l’altro appoggiato sul ventre piatto, pantaloni e calzari ancora indosso, Johannes accolse così, sfacciatamente seducente, le prime, impertinenti luci dell’alba. «Proteggere una donna, salvaguardare la sua persona, è il compito più difficile e più importante al quale un uomo possa essere chiamato. Ne sarai all’altezza?»"
***
Sacro Romano Impero Germanico. Città di Rosenburg. Anno Domini 1365
Quando Johannes, altero e affascinante capitano delle guardie cittadine, riceve l’incarico di proteggere Madonna Lena, pupilla del Vescovo di Rosenburg, solo Justus, l’amico di sempre, può trovare le parole per chetare il suo animo inquieto.
Pedine inconsapevoli di un gioco iniziato quando ancora erano in tenera età, Justus, Johannes e Lena si troveranno loro malgrado coinvolti in un ordito di peccati e di colpe… Sarà sufficiente lo stretto legame con il Vescovo-conte, reggente della città, loro padrino e benefattore, a salvare le loro anime?
***
"Miserere mei Deus secundum magnam misericordiam tuam" ("Pietà di me, o Dio, secondo la tua grande misericordia") – dal Salmo 51
Genere: Drammatico, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Medioevo, Inquisizione
Capitoli:
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"Miserere mei Deus secundum magnam misericordiam tuam" (" Abbi pietà di me, o Dio, secondo la tua grande misericordia").


Prologo
 
Anno Domini 1350. Città di Rosenburg. Sacro Romano Impero Germanico
  
L’aria satura di incenso riempiva i polmoni, lasciando in bocca un sapore dolciastro. Padre Joachim si schiarì la gola con un colpo di tosse. Non si sarebbe mai abituato a quel sapore. Alle sue spalle, il vescovo Winkel accelerò il passo, quasi spazientito.
Era appena suonato il vespro e il salmodiare dei monaci invadeva i corridoi del convento spingendosi fino al chiostro che i due uomini, entrambi sulla quarantina, stavano attraversando.
«Siamo arrivati. » garantì l’abate, subendo la silenziosa pressione del vescovo.
L’uomo annuì, consapevole del fatto che padre Joachim non avrebbe potuto vederlo. Ma poco importava. Era impaziente. E padre Joachim non rappresentava che una mera formalità.
Raggiunta la porta del refettorio, i due uomini si fermarono e quando l’abate esortò il vescovo ad entrare, l’uomo lanciò una prima un’occhiata all’interno.
Due volti sparuti lo fissarono dalla penombra.
Piegò le labbra severe in un mezzo sorriso, mentre le sopracciglia scure si sollevavano leggermente nell’atto di osservare i due piccoli superstiti.
«Sono sani? » domandò rivolto all’abate ma senza distogliere lo sguardo dai bambini.
L’uomo annuì vigorosamente.
«Sono sopravvissuti alla peste, eminenza», mormorò sporgendosi leggermente verso il vescovo. «Indice di una tempra piuttosto forte, non credete? »
Il vescovo serrò le labbra, senza concedergli risposta. Non ce n’era affatto bisogno.
«Cos’altro sapete di loro? » si informò. Non voleva, né doveva, avere sorprese.
Padre Joachim tornò con lo sguardo sui piccoli ospiti del monastero.
«Entrambi orfani», disse. «Quando li abbiamo trovati, il più grande faceva scudo al piccolo come a volerlo proteggere dal resto del mondo».
Konstantin Winkel soppesò le due figurine al limite della denutrizione, colpito dagli occhi grigi e dall’espressione caparbia del ragazzino più grande. Doveva avere all’incirca dieci-undici anni. Il più piccolo, forse di setto o otto anni, faceva capolino dietro le sue spalle, spalancando sui due uomini i suoi grandi occhi celesti.
«Ripuliteli e nutriteli» ordinò. «Da questo momento, li tratterete come fossero miei figli. »
L’abate sussultò, ma il vescovo non gli diede il tempo di replicare.
«Resteranno al monastero, per ora» decretò infatti «Ma badate di non fargli mancare nulla», continuò portando finalmente lo sguardo negli occhi vacui di padre Joachim. «Vi riterrò personalmente responsabile della loro educazione e preparazione», concluse. E senza più nulla aggiungere, voltò le spalle ai due miserabili e lasciò il refettorio, tornando ad affacciarsi sul chiostro.
Padre Joachim fece scattare la serratura estraendo e riponendo sotto il saio la grossa chiave di ferro.
«Non sarete troppo generoso con loro? » osservò.
Ma lo sguardo che ne ricevette in cambio lo convinse che il vescovo Konstantin Winkel sapeva molto bene quello che stava facendo.
«Non temete, padre Joachim» mormorò quest’ultimo «Riscuoterò i miei crediti. A tempo debito».


PARTE I

 
Capitolo 1 - Johannes
 


Rosenburg. Anno Domini 1365
 
Johannes lasciò gli appartamenti vescovili. Il volto tirato, un’ombra scura negli occhi grigi.
Proteggere una donna… pensò stizzito.
Non era quello l’incarico che si era aspettato di ricevere, vista l’urgenza della convocazione. Le continue lotte intestine e la necessità di uomini nei territori delle marche lo avevano illuso di essere destinato alla guida di un drappello di soldati in appoggio ai confini del regno.
Invece, era stato chiamato a fare la guardia del corpo a una donna!
Poco contava che quella fanciulla fosse la pupilla del suo padrino e benefattore, il vescovo Winkel.
Un ringhio sordo gli sfuggì dalle labbra, mentre si lasciava la cattedrale alle spalle e imboccava una serie di vicoli che lo avrebbero condotto al monastero. Justus era in attesa di notizie. Serrò la mascella, irritato per la delusione e per il sollievo che avrebbe letto negli occhi celesti dell’amico fraterno, poco incline a lasciarlo andare incontro al pericolo.
Affrettò il passo, inspirando profondamente. Respirando al contempo aria e una pioggerellina leggera e fastidiosa. Passandosi una mano tra i capelli scuri, recuperando le ciocche appiccicate sulla fronte, pensò a quell’estate che sembrava non arrivare mai.
A quell’ora, solo lui e le guardie della ronda notturna si attardavano per le strade umide. Il coprifuoco aveva sospinto i cittadini al sicuro nelle loro case. Ma quando arrivò in vista delle mura del monastero, svoltando l’angolo, quello che vide lo irrigidì.
Un serpente di mendicanti si dipanava lungo il ponte che dalla Porta Ovest dava accesso alla città per fermarsi e bivaccare nella piccola piazza antistante il monastero.  
Con rapide falcate tagliò quella moltitudine di gente fino a raggiungere l’ufficiale in seconda.
«Endres! » ne richiamò l’attenzione, afferrandolo per una spalla.
«Capitano! » gli occhi dell’uomo si dilatarono terrorizzati, al cospetto del giovane comandante delle Guardie e senza bisogno che lui glielo chiedesse, rispose alla tacita domanda di Johannes «Non è stato possibile fermarli, capitano» farfugliò confuso, scuotendo il capo e gettando rapide occhiate intorno. «Hanno iniziato a lagnarsi e protestare addossati alla Porta Ovest, battendola con i loro bastoni e mandando avanti donne, vecchi e bambini. Ai primi episodi di cedimento, abbiamo dovuto farli entrare» finì col giustificarsi.
Johannes percorse ancora una volta quella marmaglia di stracci e fetore con uno sguardo indignato, fino a cogliere la figura incappucciata che sembrava essere a capo della comitiva.
Furente, si abbatté su di essa, strattonandola con forza, mentre la figura quasi barcollò e Johannes avvertiva sotto la propria stretta un braccio incredibilmente sottile, camuffato dalla stoffa abbondante e ruvida del mantello.
«Tu! » esclamò mentre la sagoma si voltava nella sua direzione «Porta questi straccioni fuori dalla mia città! » ringhiò e senza troppi riguardi afferrò il cappuccio e con un gesto deciso lo abbassò rivelando il volto severo di una giovane donna dai lunghi capelli scuri.
Approfittando della sua sorpresa, la ragazza si liberò con uno strattone e voltandosi completamente lo affrontò. Il mento alzato perché i loro sguardi potessero incrociarsi.
«Questi straccioni, come li avete appena chiamati, dovrebbero essere una delle vostre priorità…capitano» sibilò, pronunciando l’ultima parola con disprezzo.
Johannes la squadrò furente. La sorpresa aveva lasciato il posto all’irritazione.
Nuovamente, l’afferrò per un braccio. Lo sguardo grigio appannato dalle piccole gocce di umidità che si erano aggrappate alle ciglia scure.
«Non provate ad irretirmi, signora! » sorrise sprezzante. Il petto sollevato dai respiri accelerati, lo sguardo agganciato a quello nocciola di lei.
Schiuse le labbra per parlare di nuovo. Ma la voce perentoria di Justus, alle sue spalle, lo bloccò.

 




 
   
 
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