Everything
I do … I do it for You
"Solo
nell'agonia del salutarci siamo capaci di comprendere la
profondità del nostro amore.”
(George
Elliott)
1999,
l’anno in cui il
film
La vita è bella di e con Roberto Benigni venne pluripremiato
alla 71ª edizione
degli Academy Awards.
Stavo
sfogliando le pagine di un
libro in una tiepida giornata di marzo. Ero
così
presa dalla lettura che non mi resi conto della presenza di qualcuno
alle mie
spalle. Avevo preso abitudine di andare nel parco vicino casa mia per
rilassarmi e immergermi nella lettura. E nel bel mezzo del racconto mi
sentì
toccare la spalla. Il libro volò via dalle mie mani ed emisi
un urlo di
spavento. Tuttavia appena vidi Orlando e il suo immancabile sorriso mi
calmai.
<<
Cosa ridi? Stupido! Mi
hai fatto prendere un colpo. >>
Sembrava si stesse
divertendo da matti.
<< Scusami,
fiorellino. >> Si chinò
a prendere il libro da terra e, senza smettere di ridere, me lo porse.
<<
Lo sai che quando leggo
sono così presa dalla storia che ... odio essere interrotta!
E smettila di
ridere, Orlando. >>
Gli diedi un pugno sul
braccio, ma non bastò a
farlo tornare serio. Decisi di tornare alla lettura e, quindi, di
lasciarlo
perdere. Ma con lui lì, era
impossibile
concentrarsi a leggere. Tenevo gli occhi fissi sulla pagina, mentre
Orlando si
sedeva accanto a me.
<<
Cosa leggi? >>
chiese chinandosi sul libro.
Mi spostai, non sopportavo
averlo così vicino.
<< Il Signore degli Anelli. >> Speravo non
facesse altre domande,
ma conoscendolo sapevo benissimo che le mie speranze sarebbero andate
in fumo.
<< Ah
sì. A scuola ne parlavano. Stanno
facendo le selezioni per scegliere gli attori. Vogliono fare una
trasposizione
cinematografica, a quanto ho capito. >>
Lo guardai con gli occhi
meravigliati <<
davvero? Oh mio Dio, ma è fantastico! Adoro questo libro,
non riesco più a
staccarmi. >>
Orlando
sorrise e mi guardò per
un po’, eravamo così vicini. <<
Finalmente un sorriso, fiorellino. Sei
così carina quando lo fai. >>
Arrossì
e abbassai subito il
capo facendo finta di riprendere a leggere.
<< Non ti
annoi? E’ enorme. Quante
pagine sono? >>
Iniziai a pensare il
perché fosse ancora lì a
parlarmi, ma mi sforzai a rispondere. << Mille e duecento
... circa.
>>
Orlando
fece una faccia
sconvolta << cosa? Tu sei matta. Io morirei. Non hai
nient’altro da fare?
Tipo andare dietro ai ragazzini? >>
Sospirai e chiusi il libro,
tanto non sarei
riuscita a continuare lo stesso. << A me piace leggere.
Soprattutto libri
così grandi. E tu ... dovresti provare a leggerlo,
seriamente. Anzi, perché non
partecipi ai provini? Potrebbero prenderti. >>
Orlando rise, come se avessi
detto chissà
quale assurdità. Mi prese il libro dalle mani e si mise a
guardarlo per qualche
secondo.
<<
Hai un personaggio
preferito? >>
Annuì
<< Sì, un Elfo
bellissimo. >>
Orlando
rise di nuovo <<
come fai a sapere che è bellissimo? Non l’hai mai
visto. >>
Feci
spallucce provando a
spiegarmi << beh, io lo immagino bellissimo.
>>
Lui mi guardò
perplesso, ma si fece bastare la
risposta che gli avevo dato.
<<
E come si chiama? >> domandò
ancora.
<<
Legolas. Non trovi sia
un nome fantastico? >>
Si
mise a scuotere il capo, tra
una risata e l’altra << fiorellino, ma tu hai
qualche problema serio. Che
razza di nome è Legolas? E poi ... ti sei innamorata di un
Elfo. Gli Elfi sono
orrendi, lo sanno tutti. Non
interpreterei un Elfo nemmeno per tutto l’oro del mondo.
>>
Lo guardai malissimo e gli
presi malamente il
libro dalle mani, << no, tu sei orrendo. Idiota.
>> Gli diedi le
spalle un tantino offesa.
<<
Ah, no dai. Stavo
scherzando. E poi ... tu non mi trovi orrendo. >>
Arrossì e strinsi
il libro contro il petto.
<< Non ti sopporto. Te ne vai? >>
Odiavo quando faceva
così. A volte temevo che
Orlando venisse a sapere del debole che avevo per lui.
<<
Scusami, fiorellino.
Non volevo offenderti. Tu mi sei stata così vicina negli
ultimi mesi. Grazie
per non avermi abbandonato. >>
Mi
sentì avvolgere dalle sue
braccia e, per un momento, smisi di respirare. Chiusi gli occhi per
tutto il
tempo che restammo in quella posizione. Gli ero stata accanto durante
tutto il
periodo della terapia, non sapevo nemmeno io il perché, ma
prendermi cura di
lui era l’unica cosa di cui avevo bisogno. Inoltre, dovevo
farlo ridere anche nei
momenti in cui perdeva le speranze.
<<
Mi perdoni, allora?
>>
Mi voltai e gli sorrisi.
<< Solo se ...
mi prometti una cosa. >> Aspettai che lui annuisse, per
poi parlare.
<< Promettimi che farai il provino per il film.
>>
Orlando
rise e mi guardò con
quei suoi occhi dolci << Scarlett, non mi prenderanno
mai. Non mi sento
all’altezza di un progetto così grande.
>>
Dovevo
convincerlo, quella era una
grande opportunità per lui, non poteva lasciarsela scappare.
Continuava a dire
di non sentirsi pronto, che aveva tante cose ancora da imparare, ma io
ero del
parere che la sua fosse soltanto paura. E non ci trovavo nulla di
anormale, era
assolutamente plausibile che Orlando avesse paura. Però
dovevo far qualcosa per
spronarlo.
Lo
convinsi a leggere il libro,
anche se ero convinta che non l’avrebbe finito. E infatti
dopo un paio di mesi,
quando gli domandai se l’avesse letto o meno, lui mi rispose:
<< tu sei
matta, fiorellino. E’ un mattone quel libro. Ho cose
più importanti da fare,
come per esempio: pensare alle ragazze. >> Era un maschio idiota, non
c’era di che
meravigliarsi. Chris ci raccontava sempre di quanto avesse successo
Orlando con
le ragazze. Lui invece non riusciva a rimorchiarne nemmeno una,
poveretto. In
cuor mio sapevo che quelle di Orlando fossero soltanto avventure, e
speravo che
un giorno, non molto lontano, si accorgesse di me. Ma ero ancora una
ragazzina
buffa e goffa, e le sue ragazze invece erano alte, magre e bionde. Non
ero di
certo il suo prototipo di ragazza.
A
giugno venni a sapere che in
un teatro, poco lontano da Londra, si sarebbero tenuti i provini per
“Il
signore degli Anelli”. Andai subito a informare Orlando della
notizia, e
speravo con tutto il cuore di riuscire a convincerlo a partecipare alle
selezioni.
<<
Fiorellino, ma tu sei
testarda. Ti ho già detto che non mi sento
pronto.>>
C’era
d’aspettarselo, sapevo che
la sua risposta sarebbe stata questa.
<<
Tu hai solo paura. Sei
un caga sotto! >> Sbottai, fingendomi arrabbiata.
<<
Cosa? Io non sono un
caga sotto, e non ho affatto paura. >>
<<
Beh, allora dimostralo.
Vai a quel provino. >>
Orlando
mi guardò per qualche
secondo senza saper con cosa contrattaccare. Sapeva, in un certo senso,
che
avevo ragione io. E sapeva anche che era giunto il momento di mettersi
in
gioco, di provare a realizzare il suo sogno. Aveva tutta le
capacità per farlo,
doveva solo rendersi conto di quanto fosse bravo. In quei quasi due
anni che ci
conoscevamo, avevo capito tante cose di lui. Era un ragazzo insicuro,
umile,
modesto, anche se studiava molto aveva sempre l’impressione
di non aver fatto
abbastanza. E in questo mi ci rivedevo anch’io. Eravamo
simili. E quando stavo
con lui, per la prima volta in vita mia, mi sentivo capita, meno sola,
in un
certo senso mi sentivo “ a casa”. E mi chiedevo
spesso se anche lui sentisse la
stessa cosa.
Lo
convinsi, per fortuna. Aveva
deciso di provare nel ruolo di Faramir, un personaggio che sarebbe
comparso solo
a partire dal secondo libro. Gli sembrava indicato per un principiante
come
lui, come inizio carriera non era niente male, sempre se
l’avessero preso. In
cuor mio avrei voluto che partecipasse ai provini per il ruolo di
Legolas, ma
non avevo il coraggio di dirglielo. Orlando sapeva quanto amassi quel
personaggio, e ammettere di volerlo vedere personificare esattamente
quell’Elfo
che adoravo, sarebbe stato come rivelargli i miei sentimenti nei suoi
confronti. Anche se al momento non sapevo neanche io cosa provassi
realmente
per lui. Ero solo una ragazzina, e dell’amore sapevo poco e
niente.
<<
Scarlett, sono nervoso.
E’ il mio primo provino importante. Domani morirò,
sono sicuro. Non ... ce la
farò mai. >>
<<
Sono sicura invece che
andrà benissimo. >>
Cercai
di tranquillizzarlo come
meglio potevo. Infondo ero riuscita a convincerlo a partecipare alle
selezioni,
potevo anche fare qualcosa per aiutarlo a restare calmo. Il giorno
prima
eravamo seduti nella tribuna del piccolo campo da calcio vicino casa
mia.
Orlando aveva in mano il copione, mentre io guardavo, parecchio
annoiata, la
partita.
<<
Chissà come sarà andata
a Chris. >> Sento domandare da lui d’un tratto.
Ah,
già. Dimenticavo che mio
fratello era al suo ennesimo provino per uno spot pubblicitario. Quel
ragazzo
non voleva proprio metterselo in testa che la recitazione non faceva
per lui. E
d’altronde ci si metteva anche mia madre a spronarlo a non
mollare, come poteva
rendersi conto di essere totalmente incapace di fare l’attore?
<<
Che assurdità. Tu sei
bravissimo e vai nel panico per un qualsiasi provino, mentre mio
fratello, pur
essendo una frana, partecipa ad ogni selezione senza farsi problemi.
>>
<<
Ehi, non dire così. E’
tuo fratello. >>
<<
Mi vuoi forse dire che
Christopher sia in grado di recitare? Oh, avanti, lo sappiamo tutti che
è
completamente negato, solo che nessuno ha il cuore di dirglielo.
>>
<<
Adesso sei cattiva.
>>
<<
No, sto solo dicendo la
verità. Pensa quello che vuoi. Anzi, pensate tutti quello
che volete. Non fate
altro che ripetergli di non mollare, soprattutto mia madre. Per lei
esiste solo
Chris, di me nemmeno se ne accorge. Nonostante lui non abbia nessuna
capacità
fuori dal comune, lei preferirà sempre mio fratello a me.
>>
<<
Secondo me stai
esagerando. >>
<<
Tu non sai niente, non
puoi capire. >>
A
interrompere la nostra
conversazione ci pensò un ragazzo, mio coetaneo, che aveva
appena segnato un
goal. << Scarlett, questo lo dedico a te!
>> Si mise a urlare
mandandomi un bacio con la mano.
<<
Mm questo fiorellino ha
fatto colpo su qualcuno. >>
<<
Sai cosa m’importa.
>>
<<
E perché? Non ti piace
quel ragazzo? Certo, è ancora presto per fidanzamenti e robe
varie, però ...
anche per parlare un paio d’ore con lui, non ci sarebbe
niente di male.
>>
<<
A me piace parlare con
te. >>
<<
... Certo, anche a me,
però ... potresti parlare con qualche altro ragazzo,
così come parli con me,
no? >>
<<
No. >>
Sentì
Orlando ridacchiare
dolcemente. << Fiorellino, sei impossibile.
>>
In
quel momento, un ragazzo si
avvicinò a noi. << Orlando, potresti unirti
alla mia squadra? >>
Lui
ci pensò un po’ << ma
sì, mi farà bene correre. >>
<<
Sta attento, ti sei
ripreso da poco. >>
<<
Okay, mammina. >>
Mi disse per prendermi in giro.
Sorrisi
e iniziai a guardare la
partita con un certo interesse. Con Orlando in campo era tutto diverso,
non
potevo fare a meno di fissarlo. Aveva sempre quel sorriso spettacolare
dipinto
sul volto, in ogni cosa che faceva. Metteva entusiasmo in tutto. Mi
chiedevo
spesso dove prendeva quella gioia fuori dal comune di vivere. E la mia
ammirazione nei suoi confronti cresceva a dismisura ogni giorno sempre
di più.
Quando
fece goal mi alzai per
applaudirlo. << Bravo! Sei un vero campione!
>>
Orlando
mi sorrise e si grattò
la testa impacciato.
Era
un ragazzo così semplice ...
arrossiva per un nulla.
E
si stava facendo sempre più
bello.
Tutto
era così armonioso, fino a
quando Luke, il ragazzo che poco prima mi aveva dedicato un goal, non
fece
cadere di proposito Orlando. Mi arrabbiai tremendamente.
<<
Ma sei scemo, o cosa?
>> Scesi subito dalla tribuna per andare a cantargliene
quattro. <<
Mesi fa ha subito un’operazione alla schiena, ha ripreso a
camminare da poco e
tu lo butti a terra?! Sei un deficiente! >>
<<
Scarlett, basta,
lascialo stare. >> Cercò di dirmi Orlando per
farmi calmare. Tuttavia non
ne avevo alcuna intenzione.
<<
Potevi farti male sul
serio, e domani è un giorno importante per te! E per colpa
di questo demente
stavi per mandare tutto all’aria! >>
Orlando
si rimise in piedi, aiutato
da altri ragazzi. << Smettila! Va a casa, muoviti.
>>
Rimasi
veramente male davanti a
quella sgridata. Girai i tacchi, trattenendo a stento le lacrime, e me
ne
tornai a casa. Forse avevo esagerato, ma Orlando non aveva nessun
diritto a
rivolgersi a me con quel tono. Provai un pizzico di rabbia nei suoi
confronti,
ma svanì quasi subito. Mi resi conto di aver esagerato, e
che lui aveva fatto
bene a sgridarmi. Speravo solo che non ce l’avesse con me.
Quella
sera, inaspettatamente,
venne a casa mia. Voleva sapere del provino di Chris, ma era venuto
anche per
parlare con me. Rimasi in camera mia sperando con tutto il cuore che
bussasse
alla mia porta. E quando sentì dei colpetti non
poté fare a meno di sorridere.
<<
Posso entrare,
fiorellino? >>
Mi
misi seduta e cercai di
pulirmi il viso dalle lacrime. Orlando si accorse che avevo pianto e si
avvicinò per sedersi accanto a me.
<<
Scusami, non volevo
sgridarti, però stavi esagerando con quel ragazzo. Non ti
avevo mai vista così
... arrabbiata. >>
<<
Poteva farti male.
>>
<<
Sì, ma mi ha chiesto
scusa. L’ha fatto perché è geloso.
>>
<<
Geloso? E di cosa?
>>
<<
Perché tu stai
parecchio tempo insieme a me e, come hai ben capito, quel ragazzo ha
una specie
di cotta per te. E’ normale abbia reagito in quel modo.
>>
<<
Ma a me quel ragazzo
non interessa per niente. >>
<<
Come fai a dirlo? Non
hai nemmeno provato a conoscerlo. Senti, fiorellino, sei ancora
piccola, non
hai ancora compiuto quattordici anni e ... sei ancora nella fase in cui
ti
innamori di persone irraggiungibili, come quel Legolas, che tra
l’altro nemmeno
esiste. Ma là fuori, c’è un mondo pieno
di ragazzi ... veri, in carne e ossa.
Ancora è troppo presto, certo, ma se quel ragazzo vuole
passare un pomeriggio
insieme a te, a parlare, a tenerti per mano, non vedo perché
tu dovresti
negarti. Non ti sta chiedendo la luna. Solo un po’ di
attenzione nei suoi
confronti. Oggi, al suo posto, sarei esploso anch’io. Lui ha
segnato per te, e
tu hai fatto finta di niente. Poi quando ho segnato io, ti sei messa ad
applaudire. E’ normale si sia infastidito. >>
Abbassai
il capo, mi sentivo
troppo idiota per guardarlo negli occhi.
<<
Per fortuna l’ho
rassicurato. Noi due siamo come fratello e sorella, stiamo insieme,
parliamo,
ma questo non vuol dire che lui non possa avvicinarsi a te. O qualsiasi
altro
ragazzo. Mi prometti che ci penserai un po’ su?
>>
Annuì,
anche se non avevo
proprio voglia di farlo. Era riuscito a ferirmi ben due volte,
inconsapevolmente.
<<
Domani posso venire con
te? >> mi decisi a chiedergli.
<<
No, non c’è bisogno,
fiorellino. Saprò cavarmela da solo. E poi è
lontano, non so quanto potrei
ritardare. >>
Quella
sera, dopo che Orlando
andò via, chiamai Perald.
<<
Cos’hai da fare domani?
>>
<<
Perché? Che intenzioni
hai? >>
<<
Orlando ha un provino
importante. Vorrei stargli vicino. Allora? Hai da fare qualcosa?
>>
<<
No ... non devo fare
nulla in particolare. >>
<<
Bene, ci vediamo
domani. >>
Orlando
mi aveva detto che non
c’era bisogno che andassi con lui, ma ci sarei andata
ugualmente. Pensavo
sarebbe stata una bella sorpresa ... forse, però, mi
sbagliavo.
<<
Tu sei sicura di non
stare per fare l’ennesima idiozia della tua vita?
>>
<<
Perald, non è nessuna
idiozia. Stiamo soltanto andando a vedere dei provini per un film.
Calmati un
po’. >>
<<
Sì, ma si dia il caso
che sta ad un paio d’ore da Londra. Chissà a che
ora torneremo a casa! In più
Orlando non sa nemmeno che ci troverà lì. Magari
sarà infastidito dalla nostra
presenza. >>
<<
Orlando infastidito? Ma
smettila. >>
<<
Ti stai facendo
prendere un po’ troppo la mano con questo ragazzo. Lo sai,
vero, che per lui
sei come una sorella? >>
<<
Lo so, me l’avrà detto
un centinaio di volte lui stesso. >>
<<
Ecco. Un paio di giorni
fa Luke mi ha chiesto di te. >>
<<
Uffa, non voglio di che
saperne di lui. Basta con Luke. >>
<<
No. Basta con Orlando.
Scarlett, non ti vedrà mai come una ragazza in quel senso.
>>
<<
A me basta stargli
vicino. Non voglio niente da lui. >>
<<
Per ora ... >>
Borbottò infine.
Forse
Perald aveva ragione, ma
in quel momento decisi di non dare peso a quella faccenda. Volevo solo
andare
da Orlando per confortarlo.
Appena
arrivammo a teatro, presi
Perald per mano e la trascinai all’interno
dell’edificio. La sala era
praticamente vuota, tranne per alcuni posti occupati verso le prime
file. C’erano
seduti delle persone, sicuramente tra quelli vi era anche il regista.
Io e
Perald ci accomodammo nell’ultima fila, così da
non essere viste da nessuno.
<<
Hanno già iniziato,
accidenti. >> Borbottai guardandomi attorno, alla ricerca
di Orlando.
<<
Suppongo vadano in
ordine alfabetico, perciò stiamo attente a quando diranno il
nome del prossimo
ragazzo. >>
E
per fortuna erano ancora alla
lettera A. Sorrisi e cercai di non farmi prendere dal panico. Avrei
voluto
andare da lui per rassicurarlo, ma dovevo aspettare.
E
quando arrivò il suo turno,
Perald dovette tenermi per mano. Temevo sbagliasse qualcosa, e alla
fine chiusi
perfino gli occhi.
<<
E guarda, Scarl. Sta
andando benissimo. >>
Decisi
di dare retta alla mia
amica. E aveva ragione lei. Orlando stava dando il meglio di se stesso.
Al
termine della sua performance
mi alzai subito e trascinai Perald con me.
<<
Si può sapere dove mi
stai portando? Hai visto Orlando, adesso possiamo anche andarcene, no?
>>
Dovevo
congratularmi con lui. Era
stato fantastico sul palco.
C’erano
tantissimi ragazzi,
trovare Orlando sarebbe stata un’impresa. Tuttavia avevo un
grande desiderio di
abbracciarlo, e di ripetergli allo sfinimento quanto fosse stato bravo.
<<
Scarl ... guarda, non è
Orlando? >>
Mi
voltai nella direzione
indicata da Perald con un sorriso a trentadue denti dipinto sul volto.
Sì, era
lui. Avanzai per raggiungerlo, ma fui costretta a fermarmi.
Orlando
non era da solo. C’era
una ragazza con lui.
Le
sorrise, poi l’abbracciò ...
e infine ... si diedero un bacio di quelli che avevo visto solo nei
film.
Perald
mi prese per mano.
<< Andiamo. Lascialo perdere, non fa per te.
>>
Ci
rimasi male, come mai in vita
mia. E non riuscivo nemmeno a spiegarmi il motivo.
Quando
tornai a casa, erano
ormai le nove di sera. Mia madre si arrabbiò tremendamente
con me.
<<
Dove sei stata? Ti
sembra l’ora di tornare a casa? Io e tuo fratello ti abbiamo
cercata dappertutto
questo pomeriggio! >>
Ero
ancora stordita per via di
quello che avevo visto a teatro.
<<
Mi ... mi dispiace.
>> Riuscì a dire.
<<
Sei una ragazzina
impossibile! Non so cosa fare più con te! Perché
non sei come tuo fratello? Perché
non cerchi di somigliargli almeno un po’? Sei una sconfitta
per me, lo vuoi
capire? Sei una sconfitta in tutto! Non sei per niente bella, ti vesti
in modo
disgustoso, non hai nessuna dote! Sei inutile! E in più ti
diverti a farmi
arrabbiare, come se la mia vita non fosse già abbastanza
incasinata senza una
figlia stupida e inutile come te! >>
<<
E tu sei la peggior madre
che possa esistere al mondo! >> Le urlai in preda alle
lacrime e alla
rabbia.
E
a quella frase seguì uno schiaffo
da parte sua, così forte che andai a sbattere la testa
contro il muro.
Portai
la mano sul viso, nel
punto in cui mi aveva colpita, e corsi via, in lacrime, e andai a
rinchiudermi
nella mia stanza.
Non
era la prima volta che mi
picchiava, ma in quel momento a fare più male erano le
ferite che avevo al
cuore. Non avevo mai provato una sensazione del genere. Strinsi a me il
cuscino
e piansi. Piansi perché mi sentivo rifiutata da tutti.
Il
giorno seguente incontrai
Orlando al solito posto. Avrei voluto evitare, sinceramente. Non ero
pronta per
vederlo.
<<
Fiorellino! Ieri è andato
tutto alla perfezione >> annuncia raggiante.
<< Non ti ringrazierò
mai abbastanza per avermi convinto a partecipare ai provini.
>>
<<
Sono contenta per te.
>>
<<
Ehi ... che ti succede?
Sei offesa? So che volevi venire, ma era lontano, saresti tornata a
casa tardi.
>>
Rimasi
con il capo abbassato e
Orlando provvide a farmelo alzare per guardarmi negli occhi.
<<
Che hai fatto al viso?
Qualcuno ... ti ha picchiato? >>
Gli
tremava la voce.
<<
Niente. Lasciami.
>>
Tornai
con gli occhi sul libro,
sperando che Orlando se ne andasse. Ma il ragazzo non lo fece, anzi, si
sedette
accanto a me e restò in silenzio per un po’.
<<
Ieri, per un attimo, ho
creduto di averti vista. >>
<<
Ti sarai sbagliato
sicuramente. >>
<<
Sì, lo so. Per fortuna
c’era Jenna con me, mi ha tranquillizzato un po’.
>>
Sospirai.
<< E’ la tua
nuova ragazza? >>
<<
Sì. Stiamo insieme da
qualche mesetto. >>
<<
Sei innamorato di lei?
>>
<<
Ah, fiorellino. Io sono
innamorato di tutte le donne. >>
Significava
che quella ragazza
era uguale a tutte le altre. Il che mi fece rallegrare un pochino.
A
settembre iniziai il primo
anno di liceo. Orlando si sarebbe diplomato alla Ghuildhall School di
lì a
poco. Delle audizioni non si era saputo ancora niente. E lui cominciava
a
perdere le speranze.
Finché
un giorno, all’uscita da
scuola, vidi arrivare Orlando. Stava correndo come un matto. Quando mi
raggiunse mi abbracciò e mi sollevò da terra
facendomi urlare per la sorpresa.
<<
Stamattina è venuto
Peter Jackson a scuola! Mi ha detto che sono stato scelto per il film!
>>
<<
Ma è grandioso!
>> risposi più felice che mai.
<<
Sì! E non nel ruolo di
Faramir. >>
<<
Ah no? E in quale?
>>
<<
In quello del tuo Elfo
preferito! Tutto merito tuo, fiorellino. >>
Orlando
sarebbe diventato l’Elfo
dei miei sogni. Non ci potevo credere.
A
metà novembre era giunto il
momento, per Orlando, di partire per la Nuova Zelanda. Le riprese si
sarebbero
svolte lì, e sarebbero durate circa un anno e mezzo. E
questo mi rattristava
parecchio.
Il
giorno della partenza io e
Chris andammo a salutarlo all’aeroporto. Quella sarebbe stata
l’ultima volta
che l’avrei visto.
<<
Stammi bene, amico mio.
>> Lo saluta mio fratello abbracciandolo.
Poi
Orlando spostò lo sguardo su
di me. Ma prima di salutarmi, doveva abbracciare la sua ragazza.
<<
Ti amo, Orlando.
>> Disse quella baciandolo e stringendolo a sé.
Abbassai
lo sguardo d’impulso.
Poi
sentì Orlando venire verso
di me. Il che mi stupì, visto che il saluto alla sua ragazza
era durato
veramente poco. Mi abbracciò lasciandomi senza fiato.
<<
Non combinare guai,
fiorellino. >>
<<
Promettimi che non mi
dimenticherai >> Gli sussurrai.
<<
Come potrei
dimenticarti? Ti voglio bene, piccola Scarlett. >>
<<
Ti voglio bene anch’io.
>>
Era
il 1999, mancava poco per la
fine del millennio. Orlando stava partendo per l’avventura
della sua vita, ed
io non potevo far altro che attendere il giorno in cui
l’avrei visto di nuovo.