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Autore: niallerguitar    16/06/2015    7 recensioni
Il Trio è stato appena catturato dai Ghermidori, e portato in Villa Malfoy. La situazione sembra disperata e per Harry, Hermione e Ron sembra non esserci via di fuga.
"L'unica cosa che vide in quel momento fu sua zia mantenere la Nata Babbana per le spalle, con la bacchetta puntata alla gola. Vide Weasley e Potter dall'altra parte della stanza urlare. Poi fu tutto così improvviso.
-Expelliarmus- Draco pronunciò quelle parole con così tanta forza che sua zia, insieme alla bacchetta furono sbattute violentemente al muro.
Il biondo non pensò a quello che stava facendo quando prese la Granger tra le sue braccia, con l'intento di smaterializzarsi lontano da quel posto, lontano da tutto quel male. Non si accorse nemmeno che insieme a loro si smaterializzò anche un pugnale d'argento che era appena stato lanciato dalla furia incontrollabile di Bellatrix Lestrange."
Tengo conto di tutto quello che è successo nei libri precedenti e anche di quello che verrà, tranne la morte di Dobby e il futuro di Hermione e Draco.
Genere: Drammatico, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Nialleraudition

MALFOY MANOR
L'enorme letto a baldacchino scricchiolava sotto il peso di Draco, che continuava a muoversi ripetutamente, cercando invano di trovare una posizione comoda. Ma i pensieri che lo tormentavano, sembravano ostinati a non lasciarlo in pace. Eppure in quella stanza, non costretto a sopportare la altrui compagnia, pensare era  pressoché inevitabile. La stanza dalle mura blu notte, avrebbero dovuto donargli serenità ma l'unica sensazione che provava non era altro che la solitudine. Una solitudine opprimente, che non gli lasciava scelta. 
Perché lui non l'ha mai avuta.
Fin dalla nascita, il suo destino era sempre stato progettato da qualcun altro al posto suo. Non aveva scelta, anzi aveva quasi l'obbligo di obbedire a tutto quello che i suoi genitori pretendevano, o che almeno si aspettavano. Eppure, chi se lo sarebbe mai aspettato che lui, Draco Malfoy, re delle Serpi, da sempre apparso agli occhi della gente come un ragazzo arrogante e viziato, per tutto questo tempo, non fosse stato altro che un'insulsa marionetta? 
Respinse l'odio che sentiva dentro di se, ingerendolo come un boccone amaro. Rassegnato al fatto che la libertà che aveva sempre sperato e bramato, non sarebbe mai riuscito ad assaggiarla davvero, chiuse gli occhi lasciandosi trasportare nell'unico luogo dove non c'erano regole né confini, un luogo dove non doveva né ferire né accontentare qualcuno.
Il letto freddo non migliorava la sua situazione, ricordandogli quanto in realtà fosse solo. La beatitudine che sentì quando ebbe chiuso gli occhi fu immensa. Avrebbe preferito dormire e rifugiarsi nei sogni per sempre, piuttosto che affrontare la dura realtà che lo circondava. Essere un Mangiamorte non era facile. Poteva convincersi anche tutto il giorno che lui non lo fosse davvero, che lui non facesse davvero parte di quel mondo, ma quando il Marchio gli pulsava ardente sull'avambraccio non poteva che sperare soltanto che quel bruciore lo annientasse. 
Infine, il suo sonno venne brutalmente interrotto dal trambusto che sentiva provenire dal piano di sotto, il che era un avvenimento più unico che raro in quella casa dove non si sentiva mai volare una mosca. 
Inizialmente non ci fece caso, speranzoso di restare ancora un po nei suoi sogni fingendosi chiunque altro che non fosse lui, ma il rumore non faceva che crescere, pertanto, preoccupato che qualcosa- qualunque cosa- potesse essere andata storta, scese dall’enorme letto a baldacchino e decise di scoprire il motivo di tale baccano.
Lasciò la sua stanza e percorse il corridoio e le scale che lo separavano dal salotto con il cuore martellante nel petto per l’ansia.
Entrò nella sala ed i suoi occhi, fra tutti coloro che erano presenti, finirono sul Golden Trio che si trovava impaurito in mezzo alla sala. 
Draco perse un battito, cosa diavolo facevano loro qui? Nonostante l'odio che provava per Potter e i suoi due amici, non li voleva lì. Era assurdo anche solo guardarli, sapendo che in casa sua non erano di certo degli ospiti graditi. 
<< Dicono che hanno preso Potter. Draco vieni qui. >> disse sua madre Narcissa, una donna alta e magra, dall'aspetto delizioso ma estremamente freddo che in quel preciso istante aveva dipinto sul volto un espressione eccitata, sostituendo quella infastidita che tutta la famiglia Malfoy indossava costantemente. 
Draco rimase immobile per qualche istante, ripetendo nella sua mente quelle parole ancora e ancora.  
<< Allora ragazzo? >>
Quella voce ebbe il potere di riportarlo alla realtà: Greyback, un lupo mannaro sostenitore di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato. 
Draco restò impalato sulla soglia, sentendosi impacciato ed impaurito. Non era una cosa nuova che avesse paura, ormai non faceva altro che sentirsi terrorizzato. Guardò Narcissa e suo padre, Lucius, che lo fissavano aspettandosi una risposta. 
Cosa avrebbe dovuto dire? 
<< Allora, Draco. E’ lui? E’ Potter? >>
Solo allora si costrinse a guardare Potter negli occhi, l'idiota aveva la faccia gonfissima e lo fissava dritto negli occhi aspettandosi una risposta affermativa da parte di Draco che, però, non arrivò. Non ancora, almeno.
L'odio che provava per Potter era immenso, era iniziato fin dal primo anno ad Hogwarts. Lo detestava per il modo in cui San Potter era riuscito a batterlo in qualunque cosa, per il modo in cui era adorato da tutti e sopratutto per il modo in cui lo aveva umiliato la prima volta che si erano visti sul treno, beffeggiandosi di lui. Da quel giorno aveva deciso di odiare Harry Potter, di odiare la sua cicatrice ed il suo coraggio. Un coraggio ed una determinazione che lui aveva sempre invidiato, costantemente. 
Ma nonostante quello che provava, era talmente vigliacco da non riuscire ad ammettere che, si cavolo, quel tizio era proprio Harry Potter: il bambino sopravvissuto. 
Si limitò soltanto a sussurrare con voce flebile: << Io non…non sono sicuro. >>
Distolse lo sguardo da Potter, portandolo su Weasley e l'amica Granger, che sembravano ancora più terrorizzati di Harry. Il biondo sentì il suo stomaco stringersi in una morsa, così stretta da soffocarlo.
<< Ma osservalo bene, dai! Avvicinati! >>
Draco annuì, e con il cuore in gola si avvicinò ad Harry per poterlo guardare meglio. Non che ne avesse 
bisogno ovviamente, sapeva perfettamente che era lui. Lo Sfregiato aveva tentato inutilmente di mascherare il suo aspetto con uno stupido incantesimo, facendolo risultare praticamente inutile. Almeno ai suoi occhi. 
Si inginocchiò di fronte al ragazzo, il groppo amaro in gola si ingigantiva ogni secondo che passava. Non ci riusciva. Non poteva. 
<< Draco, se saremo noi a consegnare Potter al Signore Oscuro, tutto sarà per… >>
<< Non ci vorremmo dimenticare chi è stato a catturarlo, spero, signor Malfoy. >> grugnì Fenrir Greyback digrignando i denti nel disperato tentativo di risultare tranquillo. 
<< Certo che no, certo che no! >>
Suo padre, in tutta risposta si era avvicinato nuovamente al viso di Potter, studiandolo con attenzione. Sicuramente suo padre sapeva che il ragazzo era lo Sfregiato, ma non potevano esserne del tutto sicuri. 
Lucius, alzando il mento con fare altezzoso, si voltò verso il lupo mannaro guardandolo con sospetto.
<< Che cosa gli avete fatto? >> Chiese a Greyback. << Come si è ridotto così? >>
<< Non siamo stati noi. >>
<< A me pare più che altro una Fattura Pungente. >>
Draco, involontariamente, fece cadere il suo sguardo sulla Granger, sicuro che fosse stata lei ad aver gonfiato Potter come un pallone. Provò pena per il suo tentativo, ma ne rimase comunque colpito. Di lei, invidiava tanto quel suo senso pragmatico che la portava a fare il meglio che poteva anche in situazioni estreme.
<< C’è qualcosa lì, potrebbe essere la cicatrice, molto tirata… >> continuò suo padre sempre chinato, << Draco, vieni qui, guarda bene! Che cosa ne dici? >>
Con riluttanza e sempre più spaventato dalla sorte che sarebbe toccata al Trio guardò Harry ancora una volta, sempre più sicuro che fosse davvero lui. 
Draco, per quanto si imponesse di pensare il contrario, sapeva che se lui avesse disfatto i dubbi dei presenti, affermando che quello era davvero Potter questi sarebbero morti. E la morte non era lontanamente simile ai dispetti e le litigate senza fondo che svolgevano quotidianamente a scuola. La morte era molto peggio. 
Come non aveva messo fine alla morte dello stupido preside di Hogwarts, non voleva mettere fine alla vita di quel trio. 
Draco non poté fare a meno di porgersi una domanda: perché tali decisioni spettavano sempre a lui? Perché toccava sempre a lui porre fine alla vita di qualcuno?

<< Non so. >> rispose, troppo impaurito per guardare suo padre negli occhi. 
Con tale dichiarazione se ne andò verso il camino, vicino alla madre.
<< E’ meglio essere sicuri, Lucius. Completamente sicuri che sia Potter, prima di convocare il Signore Oscuro… >> Narcissa Malfoy prese una bacchetta e cominciò a studiarla. << Dicono che questa è sua, ma non corrisponde alla descrizione di Olivander… >>
I due studiarono la bacchetta con attenzione, lanciando sguardi furtivi a Potter che giaceva indisturbato in mezzo alla sala grande ed ampia, dove dal soffitto pendeva un lampadario in oro e cristallo, che illuminava le pareti rivestite in legno e creava strani giochi di luce con gli oggetti sparsi un po’ ovunque.
<< Se ci sbagliamo, >> continuò sua madre, << se chiamiamo il Signore Oscuro per niente…ti ricordi cos’ha fatto a Rowle e Dolohov? >>
Sua madre rabbrividì mentre pronunciava quelle parole, come se fossero una condanna a  morte. Il Signore Oscuro non era mai stato bravo a perdonare, ogni mossa falsa poteva essere fatale. 
<< E la Nata Babbana, allora? >> ringhiò Greyback, attirando l'attenzione dei presenti su di loro. 
Draco vide il lupo mannaro mantenere ben salda la presa sulla Granger, portandola sotto la luce dove tutti poterono vedere la paura sul suo volto.
<< Un momento. Sì…sì, era da Madama McClan con Potter! Ho visto la sua foto sul Profeta! Guarda, Draco, non è quella Granger? >>
Il biondo sentì come una pugnalata al petto trafiggergli il cuore. Non osava guardarla, perché se avesse visto ancora una volta quello sguardo sarebbe stato capace di scoppiare in lacrime davanti a tutti. Perché quella situazione era talmente dolorosa per lui? Perché adesso si preoccupava di quei ragazzi come non aveva mai fatto in tutta la sua vita?
<< Io…forse…sì. >>
<< Ma allora quello è il ragazzo Weasley! Sono loro, gli amici di Potter…Draco, guardalo, non è il figlio di Arthur Weasley, com’è che si chiama…? >>
<< Sì. Può darsi. >>
Ma quando tutto sembrava andare per il peggio, il terrore non era ancora arrivato al suo culmine: in quel momento Bellatrix Lestrange fece la sua entrata teatrale nel salone, portando dietro di sè un alone di tristezza e solitudine. Dopo aver chiesto spiegazioni a sua sorella, cominciò a camminare intorno ai prigionieri. 
Il suo sguardo cadde sulla Granger, e in un attimo fu di fronte a lei. 
<< Ma questa è la ragazza Mezzosangue…la Granger? >>
Draco trovò il coraggio di guardarla cadere a pezzi, pezzo dopo pezzo. Ma quando anche gli occhi di lei furono su di lui, il biondo non riuscì a mantenere lo sguardo e dovette chinarsi.
Raramente aveva visto suo padre tanto eccitato, il che rendeva Draco ancora più disperato. Non voleva che morissero. Non ancora o almeno, non così. 
<< Potter? Sei sicuro? Il Signore Oscuro dev’essere immediatamente informato! >>
Mentre sua zia si accingeva a toccare il Marchio Nero, Draco strinse in pugno la sua bacchetta, conscio che non sarebbe stato capace di assistere a quella scena.
<< Stavo per chiamarlo io! Lo chiamerò io, Bella, Potter è stati portato in casa mia, e si trova quindi sotto la mia autorità… >>
<< La tua autorità! Tu hai perso l’autorità insieme alla bacchetta, Lucius! >> Ribatté prontamente Bellatrix. 
<< Come osi? Toglimi le mani di dosso! >>
<< Questo non ha nulla a che vedere con te, non sei stata tu a catturare il ragazzo… >>
<< Chiedo perdono, signor Malfoy… >> Grayback si intromise nella lite fra Lucius e la cognata, << ma siamo stati noi a catturare Potter, e spetta a noi l’oro… >>
<< L’oro! Prenditi pure il tuo oro, sudicio avvoltoio, a me non serve l’oro! Io cerco solo l’onore della sua…della… >> Bellatrix si zittì all’improvviso, dando modo a suo padre di poter alzare la manica. << FERMO! Non toccarlo, moriremo tutti se il Signore Oscuro arriva adesso! >>
Draco seguì lo sguardo di sua zia fino ad incontrare quella che gli parve una spada.
<< Cos’è quella? >>
<< Spada. >>
<< Dammela. >>
<< Non è sua, signorina, l’ho trovata io. >>
Senza che Draco riuscisse a capire il perché di tale reazione, Bellatrix schiantò il gruppo di Ghermidori al muro facendoli cadere a terra con un tonfo che risuonò in tutta l'abitazione, eccetto Greyback che rimaneva sotto il suo controllo. 
<< Dove hai preso questa spada? >>

Bellatrix sembrava stranamente terrorizzata e la cosa colpì Draco.
<< Come osi? >>
<< Dove hai trovato questa spada? Piton l’ha rinchiusa nella mia camera blindata alla Gringott! >>
<< Era nella loro tenda. Lasciami ho detto! >>
La situazione andava peggiorando ogni secondo che passava e Draco, da quello che aveva capito, sapeva che i tre non erano in una buona situazione. Cercò di imporsi del fatto che non gli importava se morissero o meno quella notte, tanto sarebbe successo prima o poi. Potter si era scavato la fosse fin dalla prima volta che aveva incontrato il Signore Oscuro, e i suoi amici lo avevano seguito alleandosi. 
<< Draco, porta fuori questa feccia. Se non hai il coraggio di finirli, lasciali in cortile, ci penserò io. >>
Narcissa provò a prendere le difese del figlio, ma venne subito messa a tacere dalla sorella, che urlava impazzita.
<< La situazione è più grave di quanto tu possa immaginare, Cissy! Abbiamo un problema molto serio! >>
Bellatrix guardò i prigionieri e poi, riprendendo quel poco di autocontrollo che le era rimasto disse: << Se è davvero Potter non bisogna ferirlo. Il Signore Oscuro desidera provvedere di persona a Potter…ma se scopre…devo…devo sapere… >> Si rivolse di nuovo alla sorella. << Rinchiudete i prigionieri nel sotterraneo mentre rifletto sul da farsi! >>
Per un attimo provò rabbia per loro, per i Mangiamorte e per sé stesso. Sopratutto per sé stesso. Perché non aveva nemmeno il coraggio di rispondere a tono alle provocazioni di Bellatrix, che non faceva altro che offendere il suo ego. Un ego che ormai sapeva di aver smarrito. Aveva perso la sua dignità fin dalla prima volta che aveva dato l'accesso al Marchio Nero di violare la sua pelle bianca e candida, disgustandolo di quello che era diventato. Di quello che stava diventato per vigliaccheria. 
<< Questa è casa mia, Bella, tu non dai ordini in casa… >>
<< Fai come ti dico! Non hai idea del pericolo in cui ci troviamo! >>
Draco si avvicinò con riluttanza al camino, indeciso sul da farsi. 
<< Porta questi prigionieri nel sotterraneo, Greyback. >>
<< Aspetta. Tutti tranne… >> Bellatrix fece una pausa di un millesimo di secondo che bastò per far impazzire il cuore dei presenti, << tranne la Mezzosangue. >>
La Granger non batté ciglio, non lasciò passare nei suoi occhi nemmeno un briciolo di terrore, facendo notare ancora una volta a tutti il suo istinto da Grifondoro che, Draco sapeva, in quella situazione non le sarebbe servito a molto. 
Sarebbe crollata a minuti, tutti lo sapevano. 
Weasley si dimenò dalla sua prigionia, scalciando e digrignando con i denti: << No. Prendete me, tenete me! >>
Continuò ad urlare, fin  quando Bellatrix non gli diede un sonoro schiaffo sul viso. 
Draco chiuse gli occhi, portandoli poi dall'altra parte della stanza. 
<< Se muore durante l’interrogatorio, tu sarai il prossimo. Un traditore del proprio sangue per me viene subito dopo un Mezzosangue. Portali di sotto, Greyback, e controlla che siano ben rinchiusi, ma non fare altro…non ancora. >>
Mentre il lupo mannaro eseguiva l’ordine con un ghigno, lei tirò fuori un pugnale d’argento, separò la Mezzosangue dagli altri prigionieri e la trascinò al centro della sala tirandola per i capelli.
<< Allora sporca Mezzosangue, dove avete preso quella spada? >> La voce di Bellatrix era tagliente come una lama, ma Draco non riusciva a guardare. 
Gli occhi di sua zia saettavano impazziti da una parte all'altra, tirando i capelli della Granger ogni volta che non osava rispondere. Poi, come un lampo, Bellatrix perse la pazienza e quando la Nata Babbana non rispose nuovamente, punì la sua impudenza scagliandole contro un Crucio che fece urlare lei di dolore e sanguinare il cuore di Draco.
<< Questo era un avvertimento: dove avete preso quella spada? >> Non rispose e di nuovo fu costretta a subire un potente Crucio.
Draco sentiva su di sé lo sguardo della madre, ma non se ne curava: sapeva che molto presto non sarebbe riuscito più a resistere.
<< Te lo chiedo un’altra volta! Dove avete preso quella spada? Dove? >>
<< L’abbiamo trovata…l’abbiamo trovata…PER FAVORE! >>
Urlò di nuovo e stavolta Draco si voltò a guardarla.
Le guance erano rigate dalle lacrime, i begli occhi scuri gonfi e rossi, il corpo stravolto dal dolore.
Non avrebbe dovuto curarsene di tutto il dolore che la Granger stava provando, ma era inevitabile. Era come se quando il Crucio la colpiva, colpiva impercettibilmente anche lui. 
<< Stai mentendo, sudicia Mezzosangue, lo so! Siete stati nella mia camera blindata alla Gringott! Dimmi la verità, la verità! >>
Un altro urlo trafisse il cuore di Draco.
<< Che cos’altro avete rubato? Che cos’altro avete? Dimmi la verità o giuro che ti trapasso con questo pugnale! >>
A quel punto il ragazzo, aprì la bocca e nel momento in cui lo fece, si pentì immediatamente di quello che aveva detto.
<< Bellatrix credo che... lei non ne sappia niente di questa storia >> balbettò Draco, avanzando verso di loro con la bacchetta stretta nella mano destra. 
Lo sguardo di sua zia vagò dalla sua bacchetta ai suoi occhi, cercando di scrutare un qualsiasi tipo di scherzo o inganno dietro la sua voce. Ma era maledettamente serio. Bellatrix lo guardò furiosa, puntando la bacchetta a sua volta contro di lui. 
A quel punto, Narcissa intervenne, dichiarando che quella situazione era estremamente ridicola. Ma sua zia, sembrava intenta ad approfondire il discorso. 
<< No, no... Voglio sentire le motivazioni di questo... insolente >> ruggì Bellatrix, passandosi la bacchetta da una mano all'altra con fare innocente.
Ma nessuno disse nient'altro, nessuno osò muoversi. L'unico rumore era quello della lampada di diamanti che cigolava sopra le loro teste. I presenti alzarono la testa verso il rumore e quello che videro li soprese: Dobby, l'ex elfo domestico dei Malfoy, dondolava sul lampadario facendolo oscillare da una parte all'altra. 
Dopo qualche secondo, il lampadario cominciò a vibrare e poi, con un cigolio e un minaccioso tintinnio, iniziò a cadere.
<< NOOOOOO! >>
Narcissa si era accorta dello slancio del figlio e aveva provato a trattenerlo, ma Draco era deciso a non farsi fermare.
Senza troppe cerimonie, evitò la madre, ma, quel millesimo di secondo, bastò perché il lampadario si fracassasse sul pavimento creando una confusione tale che Harry e Weasley, scappati dalla prigionia, avevano iniziato a schiantare incantesimi alla sua famiglia. 
Sapeva che avrebbe dovuto aiutare i suoi genitori, sapeva che avrebbe dovuto restare ma non lo fece. Non fece nulla di tutto ciò. L'unica cosa che vide in quel momento fu sua zia mantenere la Nata Babbana per le spalle, con la bacchetta puntata alla gola. Vide Weasley e Potter dall'altra parte della stanza urlare. Poi fu tutto così improvviso. 
<< Expelliarmus >> Draco pronunciò quelle parole con così tanta forza che sua zia, insieme alla bacchetta furono sbattute al muro. 
Il biondo non pensò a quello che stava facendo quando prese la Granger tra le sue braccia, con l'intento di smaterializzarsi lontano da quel posto, lontano da tutto quel male. Non si accorse nemmeno che insieme a loro si smaterializzò anche un pugnale che era appena stato lanciato dalla furia incontrollabile di Bellatrix Lestrange.  
 
 
   
 
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