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Autore: chinesgiulia    16/06/2015    0 recensioni
Serena ha 14 anni, e leggendo i libri si è illusa che quel mondo fosse una cosa meravigliosa. ma si sa che spesso le cose se vissute sulla propria pelle non sono come immaginate
-qualsiasi cosa sia, ne voglio uscire-. ansimai io. lei mi fissò, aveva uno sguardo indecifrabile.
-non c'è via d'uscita-.
Genere: Azione, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le storie cominciano sempre con un inizio... La mia iniziò con una fine. La fine della vita che avevo sempre odiato, ma alla quale vorrei tornare, e dimenticare tutto. Basta una telefonata, una decisione istantanea ed è tutto finito. Sapevo chi mi stava chiamando ma risposi indifferente.
-Pronto?-. Aspettò qualche istante per parlare.
-Serena è tutto vero, sta succedendo davvero. Aiutami-. Non capivo di cosa stesse parlando, di sicuro non avevo voglia di scherzi, però continuai la conversazione.
-Cosa è tutto vero? Perché dovrei aiutarti?- Non era mai stato il mio migliore amico, non ci avevo mai parlato in tre anni di scuola media ed era riuscito lo stesso ad aprirmi una crepa nel cuore già distrutto che avevo. Si chiamava Francesco. Alto, capelli color bronzo riccioluti e occhi di un colore inspiegabile. Alla fine di lui non sapevo nulla...
-Mi sto trasformando-.
Non risposi, aspettavo che iniziasse a ridere e che finisse lo scherzo, ma riuscii solo a sentire i suoi gemiti. Quello che mi stava dicendo era impossibile. Io ero solo un'inutile umana che faceva la sua banale e noiosa vita come tutti gli altri inutili umani. Non negavo che avessi disperatamente bisogno potesse diventare tutto realtà, almeno una volta... Almeno una.
-Okay, ciao-. Gli dissi in tono seccato a mo' di saluto, quando continuai a non ricevere risposte.
-No ti prego! Serena aiutami. Solo tu puoi salvarmi-. Alzai gli occhi al cielo e inspirai cercando di calmarmi.
-Che ti sta succedendo?-. chiesi io, sicura che altri dietro di lui mi stessero ascoltando stando allo scherzo.
-Mi sembra di avertelo già detto!... Mi sto trasformando!-. Stavo per attaccargli in faccia, mi ero stufata.
-Hai rotto. Possiamo finire lo scherzo?-. Immaginai stesse ridendo sotto i baffi.
-Vieni a casa mia, tanto sei sola a casa e anche qua non c'è nessuno-. Automaticamente guardai fuori dalla finestra in cerca di qualcuno che potesse informarlo su qualcosa. Come faceva a sapere che ero sola?
-Come...-. Cercai di domandare invano, ma lui fece un urlo che sembrava di dolore, poi abbassò il tono sforzandosi di parlare e mi supplicò di venire.
-Se scopro che è uno scherzo...-. Mi interruppe una seconda volta.
-Smettila! vieni e basta!!-.
Attaccai e mi misi il giubbotto con fretta e noncuranza. Uscii correndo, e seppi la strada, come se fossi stata a casa sua miliardi di volte. Non era possibile ciò che accadeva, non poteva essere reale... Ma continuai comunque, qualcosa dentro di me lo impose. Arrivai all'entrata del condominio e iniziai a salire le scale. Si sentivano gli urli strazianti che emetteva. Aprii la porta, ma non era nell'ingresso. Avanzai senza cautela verso una portafinestra. Aprii la porta e uscii di scatto. La mia vita sembrò bloccarsi in quell'istante. Cosa dovevo fare? Cosa sarebbe successo? Non poteva accadere niente di peggio. Sapevo di aver desiderato tanto quell'istante, ma in quel momento mi sembrò tutto orribile. Non sapevo cosa provare, cosa stavo provando o se stavo provando qualcosa. Francesco mi guardò, per qualche motivo sollevato.
-Sai come curarmi... Fallo Serena sto soffrendo-. Iniziai a balbettare come una stupida, ero scioccata, non capivo.... non poteva essere possibile.
-N... Non... So... C... Cosa.. Far... Fare-. Fu l'unica cosa che riuscii a dire.
Avevo solo 14 anni e la mia vita era cambiata già troppe volte. Il mondo di vampiri, licantropi e altre creature che leggendo libri ci si immaginava io e Giulia, era tutt'altra cosa, una cosa misteriosa, affascinante, mentre questo sembrava terribile.
-Calmati, da quanto tempo è che sei in questo stato?-. Dissi con finta disinvoltura. Lui aveva spasmi incontrollabili, stava morendo, e io non potevo fare nulla, sebbene lui dicesse il contrario.
-Più di 5 ore-. Io spalancai gli occhi, era il minimo che riuscii a fare. Stavo per esplodere, avrei voluto sparare in testa ad entrambi. Come faceva a non essere morto già solo dopo 3 ore?!
-Posso toccarti?-. Volevo provargli la febbre, ma avere il minimo contatto fisico con lui mi faceva effetto. Francesco sembrò felice della domanda, e io ne fui turbata.
-Fai meno il casanova o ti lascio qua a morire-. Lo odiavo, ma non conoscevo il significato della parola odio a quel tempo. Non avrei mai pensato di poter amare in futuro una persona così bella e orribile allo stesso tempo. Di sicuro non l'avrei lasciato morire, questo me lo promisi, a costo di morire io stessa. Lui rimase stupefatto dalla mia espressione colma di rabbia. Facemmo entrambi finta di nulla, e lo toccai in fronte. Era bollente. Per confermare presi un termometro, dove però c'era scritto che la massima temperatura che poteva misurare era 41°. Gliela provai ed era sopra i 41°.
-Chiamo Giulia-. Lui non ebbe reazione, quindi lo considerai come un “sì”. Il telefono squillava, ma non ebbi alcuna risposta. La rabbia che mi assalì in quel momento mi fece frantumare il cellulare, sotto lo sguardo attonito di Francesco. Quel poco che rimaneva del telefono lo tirai a terra furiosa.
-Aspetta, vado in cucina e prendo un coltello per le ferite-. Lui mi fece cenno di sbrigarmi in preda a un'altra raffica di spasmi. Andai in cucina, presi un coltello da carne e iniziai a scaldarlo sul fornello, in modo che diventasse incandescente. Tornai e mi misi si in ginocchio davanti a lui, poi mi strappai un pezzo della maglietta e gliela misi in bocca senza troppa delicatezza, per evitare che si frantumasse le mascelle per il dolore. Iniziai a posare il coltello sulle ferite più grosse. I suoi spasmi aumentarono spaventosamente, ma ancora più spaventoso era il fatto che non avessi paura. Avevo l'adrenalina a mille, non sentivo più gli urli del licantropo, né sentimenti... Nulla, solo il coltello e la pelle di Francesco. L'unica cosa che sapevo era che dovevo continuare a fare quello che stavo facendo, e seguire la promessa che mi ero fatta. All'improvviso mi afferrò il polso, quasi stritolandomelo, prese il coltello e lo scaraventò sul muro, trapassandolo. Avevo il polso in fiamme, ma era come se il dolore fosse lì e lontano allo stesso tempo. Si liberò la bocca per poter urlare. Erano strazianti quegli urli, li sentivo fin dentro le ossa, e sapevo che probabilmente li avrei ricordati la notte grazie agli incubi per anni. Mi allontanai, incitandolo dentro di me a trasformarsi. Un suo ultimo urlo e non capii più se fosse realtà o sogno quello che avevo davanti. Avevo un lupo enorme dinanzi a me, che si osservava.
-Ti fa male qualcosa?-. Scosse il muso enorme in segno di dissenso.
Mi premetti una mano sulla fronte... Un licantropo si era appena trasformato davanti a me. Risi. Risi perché era assurdo, o forse semplicemente ce l'avevo fatta. Si era trasformato veramente. Il suo pelo era rossastro, lucido, come i suoi capelli, e mi sembrò quasi di vedere delle lentiggini sul muso. Era forte, possente... Enorme, cavolo. Aveva gli occhi di bronzo, denti affilatissimi e una coda folta e muscolosa. Ebbi a a malapena il tempo di osservarlo che lui tornò improvvisamente normale normale e si accasciò a terra. Corsi verso di lui per trattenerlo prima che cadesse sul pavimento incosciente anche se era pesante, decisamente più grande anche da ragazzo in confronto a me, ma riuscii comunque con un enorme sforzo a tenerlo.
-Stai bene?-. Mi sorrise e fece cenno con la testa di si.
-Grazie-. Stavo per abbracciarlo, non so perché mi venne quest'impulso, ma mi trattenni.
Poi ebbi una visione orribile e mi paralizzai, impietrita dal terrore.
Giulia.
Lei voleva tanto essere un licantropo, come io avrei voluto altro, ma non volevo soffrisse così. Quello che era successo a Francesco era qualcosa di orribile, non avrei permesso potesse accadere anche a lei. Non me lo sarei perdonata. Ad un certo punto iniziai a sentire qualcuno che saliva le scale freneticamente, cosi chiesi:
-Fra quanto tornano i tuoi?-.
-Tra un bel po' non ti preoccupare-. Lo disse sorridendo. Forse era qualcuno del condominio. Poi quando si aprì la porta che dava sul terrazzo mi girai di scatto.
Giulia.
Era tutta sudata, ansimante e aveva tremiti nonostante fosse fine agosto. Entrò e mi guardò con un'aria felice ma impaurita.
-Ci sei riuscita-. disse stupefatta.
-A evitare che morisse? Beh, si-. Dissi io, anche se non capivo. Poi spostò lo sguardo su Francesco.
-Che cosa ti ha fatto?-. Gli chiese.
-Mi ha cicatrizzato le ferite e basta, ma... non è per questo che sono ancora qua... lei è stata...-. E fece un gesto come per dire “come un bacio”. Lo stavo ancora tenendo fra le mie braccia fino a quando Giulia mi diede il cambio.
-Vieni, lo tengo io... tu riposati-. Lo prese, e lo appoggiò al muro con delicatezza, come le persone farebbero con un amico a cui tengono.
-Com'è che siete grandi amici così tutto d'un colpo?-. Chiesi stranita.
Giulia sorrise.
-Prova ad indovinare...-. Disse con fare accattivante.
-Non è che me lo potresti dire e basta?-. Non ero in vena di fare indovinelli.
-Sarà scioccante... Sicura?- Mi chiese avvertendomi.
-Perché?- Chiesi io un po' confusa.
Giulia si girò verso Francesco, e annuirono contemporaneamente.
-Va bene... L'hai voluto tu-. Fece lei con un sorrisetto angelico ma diabolico contemporaneamente. Non feci in tempo ad essere curiosa che un altro licantropo prese forma davanti ai miei occhi. Si trasformò come se lo facesse da anni. Era nera, ed era veramente strano, lei a cose normali era bionda. Aveva due grossi occhi grigi come il ghiaccio. Aveva un'aria veramente possente. A quel punto non riuscii a sopportare altro, non ce la feci proprio.
-Bast...- Non riuscii nemmeno a finire che divenne tutto buio. Quando mi svegliai, ero su un letto, probabilmente quello di Francesco. Lui e Giulia erano sui due bordi opposti del letto, entrambe all'altezza dei miei fianchi.
-Buongiorno-. Esordì Giulia.
Guardai fuori dalla finestra, e notai che era notte.
-Buonasera caso mai-. La corresse Francesco sorridendo. Anche Giulia mi sorrise e poi mi chiese se avevo fame. Mi venne in mente che avevo una fame terribile, così ridacchiai sotto i baffi.
-Si grazie. Però ho tanta fame-. Accennai a Giulia.
-Okay-. Rispose lei. Cercai di alzarmi, e vidi Francesco che si alzò per aiutarmi.
-Ce la fai?-. Mi chiese. Annuii. Ero piuttosto seccata dalla domanda, ma non volevo essere scorretta, d'altra parte avrei avuto contro un licantropo, e non ne avevo certo voglia.
-Si, ma grazie lo stesso.-  Però c'era anche qualcosa che mi faceva passare tutto l'odio che provavo quando lo guadavo, ma non sapevo, e non so ancora cosa sia. Faccio per alzarmi e mi metto i gomiti sulle ginocchia e le mani per sorreggere la testa, per prendere un po' di ossigeno. Restai lì per almeno due minuti.
-Tutto okay?-. Mi chiese Francesco in tono dolce. Tutta quella gentilezza mi mise a disagio.
-Si grazie-. Gli dissi sorridendo in un modo abbastanza falso, anche se lui probabilmente non mi vedeva in faccia. Provai ad alzarmi, e persi subito l'equilibrio. Il ragazzo scattò verso di me prendendomi alla vita. Lo ringraziai decisamente imbarazzata.
-Vieni, ti porto in cucina-. Lui mi prese in braccio anche se mi vide sconvolta.
-Ehi!!-. Alla fine mi lasciò facendomi sedere su una sedia attorno ad un tavolo, dove c'era anche Giulia che mangiava latte e cerali.
-come stai?-. Mi chiese.
-benino-. Gli risposi sorridendo in modo divertito.
-Tieni. Il tuo preferito...-. Mi disse porgendomi un piatto con una fetta di pane con crema alle nocciole, e un bicchiere di succo d'ananas.
-Grazie. Sempre la migliore-. Iniziai a mangiare come se non lo facessi da anni, ero così affamata. Finito di mangiare chiesi:
-Che facciamo d'ora in poi?- Francesco mi guardò in modo un po' triste ma poi spostai lo sguardo verso Giulia, sicura che mi avrebbe potuto dare una risposta. -Per ora dobbiamo stare zitti e continuare la nostra vita, poi appena potremo ce ne andremo a vivere nelle foreste, o comunque in un posto dove nessuno può vederci-. Era orribile, ma non commentai. Avremo di sicuro dovuto abbandonare le famiglie.
-Ma...-. Iniziai la frase ma Giulia mi interruppe in modo brusco.
-Niente “ma”... Mi dispiace Serena ma è così la vita. Bisogna resistere, no?-. Mi disse quella frase con dolore e frustrazione. Per noi quelle ultime tre parole avevano un significato enorme. Ce le eravamo dette quando qualcuno ci spezzava il cuore, quando morivano persone a noi care, quando non capivamo perché questa vita così dura ci fosse stata data.
-Come abbiamo sempre fatto...-. Ero così triste di quello che mi aveva appena detto, ma aveva ragione.
-Io e Francesco dobbiamo andare ad allenarci oggi... Vuoi venire?-. Mi chiese facendomi un sorriso finto. Era la mia migliore amica ed era bruttissimo vederla sorridere per compiacere qualcuno, avrei preferito mi urlasse contro, mi sarebbe sembrato più naturale.
-Certo-. Risposi sempre con un orribile sorriso falso. Appena finimmo di mangiare, Giulia ci portò nel bosco vicino casa sua, dove doveva allenare Francesco. Il viaggio fin laggiù fu una cosa fantastica. Giulia, appena usciti da zone abitate dove le persone normali avrebbero potuto vederci, mi disse di montargli in groppa appena si sarebbe trasformata, e io accettai. Durante il viaggio caddi più di 3 volte. ero tutta sanguinante, ma continuavo a ridere anche se pensavo che Giulia si fosse un po' stufata di tutto quel casino. Quell'episodio mi fece dimenticare almeno per un po' quello che mi aveva detto prima. Quando arrivammo iniziava a spuntare il sole e io mi misi a sedere su una pietra enorme. Li guardai combattere, parlare e ritornare normali per circa un'ora.
-Io posso essere d'aiuto?-. Chiesi un po' divertita, curiosa della risposta.
-No,però se vuoi provare a combattere contro di me, possiamo farlo. Non ti uccido tranquilla-. Mi disse quasi ridendo.
-Accetto la sfida-. Gli risposi, sperando che non mi avesse preso in giro con quella proposta. Nel frattempo Francesco aveva ridacchiato più volte. Giulia si trasformò, e io mi misi davanti a lei. Iniziamo, mi dissi. Lei fece la prima mossa saltandomi addosso, ma io la schivai appena in tempo facendola rotolare per terra. Francesco esclamò qualcosa, ma non sentii nulla. Si alzò subito e io mi girai per guardarla. Era davvero enorme, molto potente, sperai non mi avrebbe ucciso davvero. Stette ferma per un paio di secondi, e poi riattaccò. Stavolta mi prese e mi sbatté a terra con una forza sovrumana, io d'istinto dopo aver quasi perso la coscienza gli tirai un pugno sul muso e lei indietreggiò sorpresa. Mi alzai leggermente barcollando, riacquisendo qualche forza e corsi verso di lei. Sapevo che era inutile provarci contro un licantropo, ma ci provai lo stesso. Gli saltai addosso e gli misi le mani al collo, per strozzarla, poi mi buttai in terra sperando che mi seguisse. Così fece e la strozzai ancora di più. Alla fine, anche se non le faceva più di tanto male mi tirò una zampata sul petto ferendomi, così io lasciai la presa e lei ritornò normale.
-Cavolo...-. Ero distrutta, non era affatto facile combattere contro un licantropo.
-Grazie, grazie. So di essere troppo brava.- Gli risposi scherzando.
-No dai, seriamente, sei stata bravissima per la tua prima volta-. Disse senza scherzare. Pensai al combattimento, in effetti qualcosa di bello l'avevo fatto.
-Bé grazie-. Non sapevo che altro dirgli. Venne verso di me e mi diede una pacca sulla spalla facendomi gemere, io le sorrisi e lei fece lo stesso. Francesco era sempre lì a sedere, ma aveva una faccia quasi spaventata, senza che ne capissi il motivo. Dopo aver pranzato decidemmo che saremo andati tutti a casa di Giulia per la notte. Ritornammo sulla strada, e iniziammo a camminare verso casa sua, poco più in basso.
-Che volete mangiare stasera?- Chiese Giulia divertita.
-Boh... Pizza?-. Suggerì Francesco.
-A me va bene. Che ne dici Sere?-.
-Ma sì via, aggiudicata la pizza- Dissi un po' malinconica però sorridente. Appena arrivati a casa, la mamma di Giulia era lì che guardava la TV sul divano in cucina, così mi venne il dubbio che lei sapesse tutto. Feci per andare a chiedere a Giulia se sua mamma sapeva qualcosa, ma stava già telefonando in pizzeria.
-Aspetti un attimo, mi scusi..... Te Sere che pizza vuoi?-. Ci pensai circa due secondi.
-Con le patatine fritte e i wurstel-. Gli risposi ridendo.
-Per me una al salamino piccante, poi una patatine e wurstel e una al prosciutto crudo e mascarpone... Grazie a dopo-. Poi attaccò e ci osservò.
-Vai, la pizza è ordinata. arriveranno tra circa 20 minuti-.
-Giulia posso chiederti una cosa?- le chiesi io mentre Francesco andava a salutare la mamma di Giulia.
-Si dimmi-. La presi per mano e la portai più lontana per chiederglielo.
-Tua mamma sa nulla?-. Lei scosse la testa abbassando lo sguardo.
-No. No, lei non sa niente-. Mi rispose tristemente.
-Ah, okay- Non sapevo cosa risponderli, mi sentivo così così stupida ad avergli detto solo quello. Mi feriva profondamente deluderla, anche per le cose più stupide di questo mondo. -Ehi scusami...-. Gli dissi alla fine.
-No, non ti preoccupare-. Entrammo e io iniziai a parlare con Evelina, la mamma di Giulia. -Grazie per averci ospitato stasera- Iniziai io con tono cortese.
-Di niente. Come va la scuola?-. Che domanda banale mi sembrò dopo quello che era successo. La osservai. Aveva alcuni capelli fuori posto, ma a parte il look poco curato sembrava in forma.
-Abbastanza bene grazie. Te, tutto okay?-. Non che quella domanda invece fosse sensata in quel momento.
-Si dai, si tira avanti-. Alla fine di quella conversazione inutile, squillò il campanello.
-Vado io!- Urlò Francesco dall'ingresso. Dopo poco tornò in casa con le pizze tra le braccia. Ci sedemmo attorno al tavolo e iniziammo a mangiare, anzi, almeno io divorai letteralmente la mia pizza. Ero accanto a Giulia e Francesco era davanti a noi due. Ebbi una fitta dolorosissima alle scapole, così dal nulla. Mi contorsi dal dolore e urlai.
-Serena calmati!- Mi rassicurò Giulia. Allungai la mano cercando di toccarmi le spalle, ma ero talmente contratta che non ci riuscii. Era dolorosissimo, ma non durò molto per fortuna. Ansimai. Francesco era impietrito, quasi avesse visto una persona morire e rivivere davanti a lui, la mamma di Giulia era scioccata e Giulia aveva la situazione piuttosto sotto controllo. -Giulia che mi è successo?- Gli chiesi sempre ansimando.
-Non lo so-. Era tranquilla, sapeva sicuramente quello che mi era appena successo, anche se  non poteva ammetterlo.
-Devo chiamare la guardia medica?-. Chiese esasperata la mamma di Giulia.
-No. Non c'è bisogno-. Gli risposi sforzandomi di apparire tranquilla.
-Vieni un attimo con me Sere- Mi portò in bagno e mi tirò su la maglietta.
-Mm, per fortuna non hai niente. E' colpa mia, non avrei dovuto buttarti a terra oggi, è normale. E' come prendere un colpo di frusta in un incidente. Okay? Stai meglio adesso?-. -Si si, sto meglio adesso-. Era vero, ma non credevo alla sua spiegazione.
-Dai andiamo a finire di mangiare-.
-Okay-. Tornammo a sedere, e nessuno disse una parola. Stavo per urlare contro a tutti, mica mi ero tagliata le vene davanti a loro! Appena tutti ebbero finito di mangiare, ci mettemmo seduti sul divano a guardare un film, e fu il film più brutto che io abbia mai visto. Ero in mezzo tra Francesco e Giulia, avevano tutti e due odore di licantropo... Però non era il tipico odore di cane bagnato, quello era stranamente piacevole.
Quel film, nonostante durasse solo 80 minuti, sembrò durare un'eternità. Appena finì, andammo tutti e tre in camera di Giulia per preparare il letto.
-Serena potresti prendere la coperta che è lì per terra?-. Mi chiese preparando le lenzuola.
-Si ma... Perché solo una?-. Lei sorrise.
-Beh, 42 gradi...-.
-Già, scusami-. Gli risposi ridendo sotto i baffi.
Una volta finito di preparare il letto ci mettemmo a dormire. Io e i due licantropi rimasimo lì per altri 3 giorni, dato che la mamma di Giulia doveva andare a Milano per lavoro. Giulia sapeva benissimo come curare il neotrasformato, ma lasciò che lo facessi io.
-Devi imparare ad essere una di noi-. E anche se pensai che fosse solo una scusa, non ribattei... Appena la mamma di Giulia partì e io vidi la macchina nera sfilare davanti alle finestre mi misi a curarlo. Ero imbarazzata, ma non mi lamentai.
-Volete qualcosa da magiare o da bere?-. Chiese Giulia tutto d'un colpo.
-Mi porti delle bende? Grazie-. Gli chiesi senza pensare alla vera domanda che mi aveva fatto.
-Da quand'è che le bende si mangiano? Comunque sì, subito-. Mi rispose ridendo.
-Io vorrei un po' di acqua fredda-. Gli rispose invece Francesco.
-Scusa-. Mi bloccai in quel preciso istante. Qualcuno mi aveva seriamente detto scusa?
-Sei serio? Per cosa?-. Gli chiesi guardando per terra.
-Sul serio. Serena mi dispiace, mi puoi perdonare? Per... gli anni scorsi- Mi chiese in un tono indecifrabile. -Serena rispondi ti prego!- Stava quasi urlando a quel punto. Sapevo che si sarebbe potuto trasformare ed uccidermi in quel momento ma restai zitta. Iniziai piangere, senza troppa scena.
-Ehi scusami, non volevo arrivare a questo...-. Mi disse lui. Non ce la facevo più.
-Perché niente va mai secondo i piani...?-. Chiesi ad alta voce distrutta.
-Non sai che bisogno ho di abbracciarti, di conoscerti, ma ho troppa paura che tu possa farmi male un'altra volta, e non sto parlando di lividi-. Dissi singhiozzando.
-Se mai... Se mai tu volessi farlo, potresti-. Mi coprii il viso con le mani odoranti di lui. -Non sarebbe mai la realtà-. Ero esasperata.
-Prova a farlo diventare realtà, Se non scegli tu stessa di fare una cosa, chi dovrebbe farlo?-. Aveva ragione, eppure avevo paura di quello che avrei fatto, ma lo feci. Lo abbracciai, senza preoccuparmi di potergli fargli male da qualche parte. Lui fece un sospirone e buttò fuori tutta l'aria che aveva in corpo per poi unirsi al ritmo del mio respiro. Mi sembrò di stare lì un'eternità, e fu una cosa liberatoria, smisi di piangere, Poi mi lasciò andare e mi sorrise un po' imbarazzato ma felice.
-Grazie-. Gli dissi sinceramente, asciugandomi le lacrime.
-Niente-. Giulia arrivò appena finito tutto.
-Ecco le bende e il bicchiere d'acqua-. Esordì.
-Grazie-. Dissi in contemporanea con Francesco. Giulia mi sorrise, mi diede le bende e mi fece l'occhiolino.
-Io e te dobbiamo parlare più tardi-. Disse a Francesco. Lui annuì. Dopo poco finii di curarlo, e lui mi ringraziò. Non avevo n'ancora capito come tutto quello che era successo potesse essere vero. La mia vita sarebbe cambiata nel giro di pochi anni, troppo pochi per dire addio a tutti e tutto. Poi pensai a Giulia, a quello che sarebbe potuto succedere se fosse capitato a me di diventare licantropo, senza che lei sapesse nulla. Sarei dovuta esser morta anche per lei, e mi sarei uccisa al solo pensiero. Ma per fortuna, almeno una volta i miei sogni sono diventati realtà, non sempre in positivo, ma almeno una volta si sono realizzati. -Che ore sono?-. Chiesi sospirando per il pensiero che avevo avuto.
-Mezzanotte e un quarto-. Mi rispose Giulia guardando l'orologio appeso in camera sua.
-Io ho sonno e sono a pezzi, e vorrei dormire, quindi se mi fate il favore di spegnere le luci...-. Disse a metà sbadigliando e ridendo.
-Okay okay, ora andiamo tutti a letto-. Gli rispose Francesco ridendo anche lui, poi mi fece segno di spostarci nell'altra parte della stanza per poterci cambiare senza che lui ci vedesse. Poi si avvicinò accanto a me e mi sussurrò all'orecchio, disse una cosa quasi impercettibile ma capii tutto.
-Hai fatto bene ad abbracciarlo...-. Come faceva a sapere che ci eravamo abbracciati? -Come fai a saperlo?-. Gli chiesi in fine sotto voce. Lei mi sorrise e disse una cosa che vorrei non avesse detto.
-Io so tutto perché io tutto so-. Era tipico suo dire quella frase, e io ridevo come una demente tutte le volte, non mi stancavo mai di ridere alla sue battute. Così mi prese lo sconforto. Non piansi, ma stavo davvero male, così caddi sulle ginocchia in preda alla disperazione. Giulia si mise subito in ginocchio accanto a me, senza fare troppo la “consola tutti” mi disse:
-Sere mi dispiace, ma doveva andare così, sei fortunata che Francesco abbia scelto te come custode...- La interruppi in quel momento.
-Che significa “la sua custode”?-. Forse non volevo saperlo.
-Se una persona ha bisogno di aiuto, può scegliere una persona che lo possa aiutare in quel momento. E' una cosa molto lunga e complicata, un fatto antico, ma t'immagini se...-. La interruppi di nuovo.
-Se saresti dovuta fuggire da me?- Chiesi.
-Si-. Mi rispose desolata.
-Senti lascia perdere, cambiamoci e andiamo a letto okay?-. Mi chiese lei frettolosa.
-Okay-. Quando finimmo di cambiarci, ci infilammo nel lettone. Giulia mi fece il favore di stare lei accanto a Francesco la notte, e le fui eternamente grata per questo. 
-Buonanotte-. Disse per primo Francesco.
-Notte-. Ripetemmo in sequenza io e Giulia. Io normalmente mi addormentavo dopo poco, ma quella sera non dormii più di due ore.
Erano circa le 3:15, nel cuore della notte, e sentii Francesco e Giulia chi si alzavano e andavano in cucina. Fu allora che sentii qualcosa che mi fece capire che loro sapevano: qualcosa che mi fece incuriosire troppo.
-Sai cosa potrebbe diventare-. Disse Giulia. Non era una domanda.
-E' impossibile... Sono le creature più rare sulla terra-. E il suo tono mi fece capire che era vero. Però questa domanda “Chi sono io?” “Cosa sono io?” iniziò a inondare la mia mente, già stanca di nuotare.
-Lo so ma... I muscoli contratti, la forza... Io penso che...-. 
-Si lo so-. La interruppe Francesco. I loro toni erano indecifrabili, così come quello che dicevano.
-Quindi...-. Disse Giulia sospendendo la frase a metà.
-Nulla... Aspettiamo-. Sentii che Giulia non era soddisfatta dalla risposta.
-Lo sai che se fosse come crediamo... Lei...-. Ci fu silenzio per vari istanti.
-Fredda e distaccata-. Disse Francesco quasi recitando a memoria un manuale.
-Potrebbe rovinargli la vita...-. Aggiunse Giulia con malinconia.
-Non merita questo- Continuò Francesco. -Però essere... Quello, ha anche vantaggi-. Per un pelo. Non disse la parola che mi avrebbe fatto capire cosa ero.
-Come doversi fingere morta alla famiglia?! ...Oppure essere cacciata da mezzo mondo?!-. Quelle parole mi colpirono, e furono peggio di una pallottola in testa. Avrei voluto urlare. Fu veramente troppo. Lo feci e gli altri due corsero me. Mi trovai con le mani tra i capelli e le ginocchia al petto. Nemmeno io riuscii a spiegarmi quella reazione, eppure non smisi, non ne avevo l'intenzione. Era successo troppo in troppo poco tempo.
-Cosa sono?!-. Giulia prese fiato per parlare, ma la interruppi.
-No... Non me lo dire... Non lo voglio sapere! Qualsiasi cosa sia non voglio esserlo!-. Giulia e Francesco si guardarono. Brutto segno.
-Sere io...-. La interruppi con fare aggressivo.
-Voglio uscire da tutto questo!-. Urlai.
Giulia mi fissò.
-Non c'è via d'uscita-.
   
 
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