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Ombre

Il tramonto tinge speranze oblunghe sulle vostre spalle adolescenziali; proietta sogni che s'estendono più lunghi e duraturi dei lividi ai muscoli doloranti, dopo aver tentato di eguagliare l'aria, in volo su ali in prestito, di metallo. Sulle vostre schiene ancora spade incrociate, ma non dovrete combattere ancora a lungo. Presto sarete al sicuro, dentro le mura interne.

I rami secchi del Pioppo vi reggono in piedi, testimoni della vostra giovinezza e delle ansie sussurrate, tra le chiacchiere di poco conto e i sospiri esausti; e restate sospesi, appesi sul nulla eppure ben saldi, più in alto del resto dell'umanità a terra.

Il mondo sembra più leggero, da lassù, senza il supporto della manovra tridimensionale e degli strumenti da guerra; mani di ragazzi, segnate dai calli prima delle vere e proprie battaglie, mani che imparano a tremare prima che a stringersi l'un l'altra per darsi forza, graffiano la ruvida corteccia d'inverno e trovano vita in quella stasi, trovano soddisfazione in quel limbo, mentre le ombre dell'albero intrecciano ali sulle vostre spalle inconsapevoli.

Pensate che il vostro tramonto non giungerà, mentre guardate il mondo intrappolato in un uroboro senza fine cui avete deciso di non voler assistere.

Rilassata, la vostra postura, il pensiero lontano dai pericoli del vostro tempo, dagli orrori del mondo oltre quella solida certezza fatta di mattoni, disciplina e sacrificio d'altri.

Lentiggini si nascondono su pelle ambrata al morir del sole, sorrisi sinceri sbocciano al posto di sopracciglia aggrottate e parole abrasive. Potete essere voi stessi, senza le armi in mano. Potete essere ragazzi, prima che soldati, e ricordarvi che sapore ha la tranquillità, l'intimità d'un sorriso che non cede il posto alla smorfia.

I visi s'oscurano e con essi le loro espressioni, e voi mai come allora vi siete sentiti in cima al mondo, persino più che quando arpioni e gas vi trascinavano più sù di quanto l'umanità avrebbe mai potuto sperare di volare, tra nuvole, uccelli e falsa libertà.

È un momento raro e per questo vi affondate i denti fino alla polpa, avidi di quella serenità, perché ancora non siete certi di farcela, non sapete se sarete tra i migliori o se finirete insieme ai suicidi, agli idealisti e a coloro che non hanno soddisfatto i propri stessi standard. Non sapete se se valete quanto l'onore di vivere senza paura.

Arti penzolano, pigri, da quel comodo giaciglio, ma voi vi permettete di essere giovani, di sperare e dimenticare l'ansia di fallire.

Dovreste avere paura, senza doveri cui adempiere. Scegliete di non averne, abbassando la guardia.

E il sole sparisce prima che ve ne accorgiate, le ombre sui vostri visi sempre più scure.














L'angolino di thyandra: quella che avete appena letto (si spera) è una ff ispirata alla fanart che ho linkato sopra, sì. E come possa io vederci solo angst in una cosa del genere non lo so, ma vabbè Quindi prima ancora di passare dalla casella recensioni (se mai lo farete), andate a spolliciare l'autrice su tumblr, che se lo merita. 
Dunque, sulla storia: come avete visto, gli accenni Jeanmarco sono molto velati, diciamo pure che ci sono solo se volete vederli; questo perché è mia ferma convinzione che loro due in ambienti canonici non sono mai stati neanche amici, figuriamoci possibile ship. E perché scriverci una storia, allora, direte voi. Beh, i colori di questa fanart mi hanno colpita subito e la voglia di scriverci su qualcosa è stata troppo forte. In più oggi è il compleanno di quel Freckled Jesus e io ho avuto una giornata orribile quindi dovevo consolarmi
Se ci siete, fatemi sapere cosa ne avete pensato, nel bene e nel male! Critiche costruttive sono sempre bene accette!
Jaa ne,
thyandra