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Autore: Elizabetth    17/06/2015    4 recensioni
Dal Capitolo 2:
In un attimo mi prende per i fianchi, mi stende sul letto, e si mette a cavalcioni su di me. Lentamente si avvicina al mio collo, e una volta raggiunto, inizia a lasciarci una scia di baci roventi. Guidata dall'istinto allungo il collo più che posso per lasciargli spazio. "G-Gilbert.." ansimo rossa in viso mentre lui continuando a baciarmi scendendo verso il mio seno slaccia il grande fiocco e i bottoni della camicia. Adesso l'unica cosa rimasta a coprirmi il petto è il reggiseno bianco in pizzo, che lui guarda malizioso. "Ti piace ciò che vedi?" dico irritata dal fatto che abbia smesso di baciarmi, e maliziosa a mia volta. Lui risponde soffiando solo un "Molto." sulla mia pelle nuda. Sento il corpo irrigidirsi e la faccia infiammarsi quando lui inizia a baciarmi il seno, fino dove la stoffa permette. Lentamente lo sento risalire verso il collo, lasciando una scia umida con la lingua. Arrivato alla clavicola destra si ferma per succhiare avidamente una porzione di pelle, e lasciarci un succhiotto bello evidente e rosso.
Salve a tutti, questa è la prima ff che scrivo, spero vi piaccia! (Gilbert ha 19 anni, Alice ne ha 16)
Genere: Erotico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice, Gilbert Nightray
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
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--ALICE POV--
Come al solito non c'è nulla da fare qui a villa Rainsworth, probabilmente Break e Sharon sono rinchiusi in camera a prendere il tè delle 17 e ad abbuffarsi di pasticcini, o perlomeno, Break si stà abbuffando di dolci. Oz sta dormendo in camera sua, e di Gibert non c'è traccia, non si è presentato nemmeno a pranzo, quel disgraziato. Fatto sta che io non ho nulla da fare e mi sto annoiando a morte, non posso nemmeno uscire dalla villa perchè tutti mi reputano "troppo vivace ed infantile per gironzolare da sola nelle strade di Londra" dicono che riuscirei a perdermi anche in camera mia, e che potrei venire facilmente rapita. Come no, ammetto di non aver un innato senso dell'orientamento, ma non sono una stupida. Comunque, decido di andare al mio albero preferito, ovvero una Quercia enorme sul retro del giardino, è in un angolo appartato, dove c'è sempre molta pace e tranquillità, per leggere il mio libro preferito, "Alice nel paese delle meraviglie". Arrivata ai piedi dell'albero, inizio ad arrampicarmi sui rami, e mi sistemo a cavalcioni sul secondo ramo più vicino al terreno, a circa 2 metri. Apro il libro al segno che avevo lasciato la sera prima, e inizio a leggere. Credo che sia passata all'incirca un'ora e mezza a giudicare dal sole quasi tramontato del tutto, che crea riflessi giallo-arancio sulle foglie dell'albero, all'improvviso sento dei passi avvicinarsi al punto nel quale mi trovavo. Guardo di sottecchi la sagoma che si avvicina sempre di più a me. E' Gilbert. "Alla fine ha deciso di farsi vivo" penso ironicamente mentre roteo gli occhi. Faccio finta di nulla e continuo la mia silenziosa lettura. Alla mia vista, sgrana gli occhi, per lo stupore nel trovarmi qui, immagino. Comunque non dice nulla, e si siede a terra appoggoiandosi al tronco dell'albero, chiudendo gli occhi. Continuo a leggere, non ho intenzione di essere la prima a parlare, ma nemmeno lui sembra intenzionato a interrompere il silenzio che c'è tra di noi. Passano circa dieci minuti interminabili, quando ad un certo punto sbotto << Che ci fai qui? >> lui risponde svogliatamente, come se fosse stato sul punto di appisolarsi e fosse stato interrotto. Dopo qualche secondo però risponde: << Ero venuto quà a rilassarmi, ma mi sono accorto troppo tardi che era già occupato. >> con una lieve punta di sarcasmo nella voce, come se fossi IO l'intruso qui! << Guarda che questo è il MIO posto preferito. Sono arrivata prima io di te. >> ribatto marcando sul “mio”. Patetica, con la "p" maiuscola. Avrò fatto la figura della bambina di 5 anni, ma non mi importa di quello che pensa lui, ognuno è libero di pensare ciò che vuole. << A quanto pare allora abbiamo un rifugio dal resto del mondo in comune >> dice abbozzando un sorriso

--GILBERT POV--
Nessuna risposta. Ne deduco che sia tornata ad ignorarmi, ma mentre sto chiudendo gli occhi sento un leggero tonfo sull'erba morbida primaverile. Trasalisco e mi giro di scatto, vedo solo un libro, quello che lei stava leggendo prima, caduto sulle pagine ancora aperte e schiacciate dal peso del libro. Lo raccolgo e leggo il titolo, "Alice nel paese delle meraviglie". Ovviamente. Guardo in alto, sopra di me, aspettandomi di trovare un'Alice imbronciata che pretendeva ciò che era suo indietro con la mano aperta e tesa verso di me per riprendersi il libro, ma invece trovo solo un'Alice addormentata con la testa girata dalla parte opposta alla mia e le mani in grembo. Mi alzo con ancora il libro in mano, provo a scuoterla per svegliarla. Fortuna che si è messa su un ramo della mia stessa altezza, non oso immaginare cosa sarebbe successo se al posto del libro fosse stata lei a cadere. Dopo tre buoni minuti di tentativi capisco che non si sarebbe vegliata, così le appoggio il libro in grembo e la prendo in braccio. "Come è leggera." penso mentre ci dirigiamo all'ingresso di casa. Nessuno sembra notare il nostro rientro, tanto meglio. Mentre svoltavo in uno dei tanti corridoi del piano dove c'erano le camere da letto di Oz, Alice e la mia, Alice si rannicchia contro di me e farfuglia parole incomprensibili, le ha quasi sussurrate. Inizia ad agitarsi fra le mie braccia e dalla sua espressione credo che stia avendo un incubo. Arriviamo alla sua camera, spingo la porta socchiusa con un calcio lieve e raggiungo il suo letto, posizionato all'angolo in alto a destra, nella stanza quadrata. Non ero mai entrato in camera sua. Noto l'armadio chiuso all'altro angolo della stanza e la finestra dalla quale si iniziavano ad intravedere le prime stelle della sera, per terra c'è della moquette rosso scuro dappertutto. Mentre la poso sul letto a una piazza e mezza con le lenzuola bianche e la coperta rossa si sveglia. "Ora si arrabbia e mi dà del pervertito di sicuro." penso. Invece resta a fissarmi, con i suoi occhi ametista, fissi su di me. Mi sembra quasi come se si fosse fermato il tempo, non so quanto restiamo lì a guardarci, la sto ancora tenendo sospesa a mezz'aria tra me e il letto. Due pozze ametista e lucenti, -fin troppo- in due pozze d'oro. Tutto d'un tratto da quelle due pozze ametista iniziano ad uscire delle lacrime, che cadono sulla manica della mia camicia, mentre altre rotolano fino al materasso. Probabilmente è ancora spaventata per l'incubo appena avuto ed è confusa, visto che si è svegliata fra le mie braccia, cosa che di certo non si aspettava. Con voce tremolante e spezzata dalle lacrime, mi chiede arrossendo << P-potresti tenermi compagnia finchè non mi addormento, per favore? >>. Oz se fosse qui al mio posto con aria inebetita direbbe quanto sia carina con le guance gonfie, per la vergogna e le lacrime agli occhi. Annuisco e la poso sul letto, appoggio il libro al comodino lì vicino, mentre lei va a rannicchiarsi sulla parte del letto vicina alla parete, e mi stendo di fianco a lei, abbastanza vicino per sentire il suo respiro che diventa man mano sempre più regolare e si addormenta, con un'espressione più sollevata. Ricordo il suo respiro regolare e il ticchettio dell'orologio appeso alla parete, di fronte al letto, poi buio.

--SPAZIO AUTRICE--
Alloooora, ecco il primo capitolo! Che dire, spero che vi piaccia, ci ho messo l'anima per scriverla. No, scherzo ;P Abbiamo conosciuto i due protagonisti, che ve ne pare finora? Se -chi la leggerà fino in fondo- notate errori, non esitate a dirmelo! Al prossimo capitolo! :3
  
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