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Autore: Calliroe    11/01/2009    7 recensioni
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Rinoa81, assistente amministratrice.

È una donna bellissima, eppure intoccabile… Inavvicinabile, perché è la moglie del Re
A Gige, lo scudiero e l’uomo più fidato del re Candaule, viene fatta una proposta indecente: vedere la bellissima Nisia nuda, ed è il sovrano stesso che glielo impone. Potrebbe lui rifiutarsi? E riuscirà, una volta questo accaduto, guardare negli occhi la sua regina senza sentirsi in colpa?
Genere: Triste, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo:
 
 Gige e Candaule – storia del re e del suo scudiero


Rating:
Arancione


Avvertimenti: (tratto da: Le Storie di Erodoto)


Note: “Candaule” è in realtà il soprannome del re Mirsilo (ricordato anche da
Erodoto); per quanto riguarda il
  nome della moglie, ci sono più versioni: viene chiamata Tudo, Clizia, Abro e… Nisia, appunto.

Dedicato a: alla mia meravigliosa sorellina (vogliamo svelare il suo account???…
Lampezia)… Buon compleanno 
 tesoro. Fai la brava e ascoltami di più!  :-P e inoltra vorrei dedicarla a due persone meravigliose, che abitano dall’altra parte dell’Italia: Alessandra e Valeria… Ragazze, Alpi e Appennini ci dividono, ma un pezzetto del mio cuore resterà sempre con voi!





  Prologo:    Il re Candaule, innamorato di sua moglie Nisia e convinto della sua straordinaria bellezza, la elogia
e ne esalta il proprio splendore con Gige, il suo scudiero e l’uomo più fidato del suo esercito. Gige, imbarazzatissimo, non dimostra alcun entusiasmo e il sovrano scambia la propria discrezione con incredulità, e così il re gli ordina di appartarsi nella stanza nuziale e di assistere (nascosto) alla svestizione della sposa.
Ma non tutto va come previsto da Candaule…





    Gige percorse i corridoi velocemente, e in meno di un minuto si ritrovò al punto di partenza. Il suo nervosismo non lo faceva ragionare: muoveva le mani a scatti, sussultava per ogni minimo movimento.
-    Non è possibile, non è possibile!
Candaule, il suo re, gli aveva fatto una proposta indecente: guardare sua moglie nuda.
Come avrebbe potuto, lui, guardare la sua padrona la notte, svestita, e parlarle il giorno dopo come se nulla fosse successo? Già la sapeva la risposta: non avrebbe potuto. Lei se ne sarebbe accorta.
Peggio: gli dei se ne sarebbero accorti, e avrebbero scatenato su di lui maledizioni di ogni genere, per aver compiuto un gesto così sconsiderato.

Una donna, svestendosi, si spoglia anche del proprio pudore. Non è bene, non è giusto. Ed è la moglie del mio signore.
-    Rilassati, Gige! – gli aveva risposto bonario Candaule – Nessuno se ne accorgerà, nemmeno mia moglie. Entra nella stanza la notte, mettiti dietro il battente della porta. Lì vicino c’è una sedia, dove lei poggia i vestiti. Sarà vicinissima a te, e tu la potrai ammirare in tutto il suo splendore, man mano che si toglie i vestiti, uno ad uno. Poi, quando dalla sedia verrà verso il letto e lei ti darà le spalle, tu esci di nascosto a cuor leggero.


A cuor leggero? La bellezza di Nisia era leggendaria. Avrebbe avuto la forza di staccarle gli occhi da quel corpo splendido? E il suo sovrano, se si fosse pentito, quali ripercussioni avrebbe adottato su di lui?

Era troppo il rischio che correva. Non poteva. Non doveva.
-    Gige, vieni, è ora…!
Gige seguì, rassegnato, il suo sovrano, si appiattì dietro alla porta, trattenendo il respiro. L’attesa era snervante.
Già immaginava la sua sovrana nuda, ingenua, che si toglieva pian piano le vesti e andava verso il suo padrone…
Questi pensieri lo coglievano di sorpresa, e lui cercava di scacciarli come si fa con le mosche fastidiose.
-    Pure le mosche – pensò Gige – ricercano ciò di più sudicio che esista…

Dopo un periodo che gli apparve infinito, il sovrano entrò nella stanza, seguito dalla moglie. Nisia teneva il capo basso, i capelli raccolti in una treccia. Aveva il volto triste, si accorse Gige: non aveva mai visto la sua padrona ridere né sorridere, ma nemmeno con un’espressione così cupa.
                     Nisia si staccò da Candaule con un’incredibile lentezza, e si avvicinò alla sedia, a pochi metri da dove era nascosto Gige.

Gige la vide, e per un attimo si illuse che quel gesto sconsiderato in realtà fosse stata la sua scelta più felice della sua esistenza, che quei pochi attimi di temerarietà valessero bene tutte le maledizioni divine…
Nisia era splendida. Era bellissima: il suo corpo era compatto, massiccio. La sua pelle bronzea, le sue carni sode.
        Senza vestiti non sembrava più una donna, ma una bambina un po’ troppo cresciuta… Mai Gige aveva messo in dubbio la bellezza della sua padrona. Tuttavia, adesso, poteva ben capire che cosa provasse Candaule ogni volta che parlava della moglie… Capiva la sua ammirazione, il suo desiderio…

Gige si destò di colpo dalle sue fantasie. Vide che la donna si stava voltando, lentamente, e a passi stanchi si stava avvicinando al letto del marito.
Gige trattenne il sospiro, guardò con una fitta la cuore il corpo della donna un’ultima volta, e uscì dal suo nascondiglio.

Ma mentre si trascinava verso l’uscita, spostò accidentalmente la sedia...

Strrrr.
Il rumore era così flebile che Candaule nemmeno se ne era accorto.
    … Ma Nisia, invece? La donna si era forse accorta della sua presenza?
Nisia non si era girata, né aveva sussultato; Gige non volle approfondire la cosa, ed uscì a grandi passi dalla stanza, raggiunse la sua in un batter di ciglia, e vi si chiuse dentro.
Prese una caraffa d’acqua fredda e vi immerse la testa dentro.
           Doveva raffreddare i suoi bollenti spiriti.
Doveva calmarsi.
Era tutto filato liscio, nessun inconveniente… allora, perché aveva un peso nel cuore?

Perché già sentiva la mancanza del bel corpo di Nisia?
No, perché in cuor suo sapeva che la sua malefatta non sarebbe rimasta impunita.




-    Gige, ben arrivato.
Gige aveva dormito poco e male, quella notte. Il volto appariva sciupato e gli occhi gonfi, segnati da due profonde occhiaie.
Era stanco dopo quella nottata insonne, tuttavia aveva raccolto le sue ultime energie quando era venuto a sapere che Candaule lo aveva chiamato.
Si era precipitato nella stanza, trafelato, stremato e impaurito. Aveva pensato tutta la notte alle scuse che avrebbe rivolto al sovrano il giorno dopo, e a dove sarebbe andato in esilio… Sarebbe tornato in Bitinia, nella terra dei suoi genitori, e poi….

Ma ad accoglierlo non era stato Candaule.
-    Gige – il suo nome fu pronunciato da Nisia con estrema lentezza, e in quel momento lo scudiero ricordò i movimenti lenti che la donna aveva compiuto la donna, la sera prima…
Tra i due scese un silenzio di tomba. Gige non aveva il coraggio di guardare negli occhi la sua padrona. Si sentiva un vigliacco.
-    Guardami, Gige! – tuonò Nisia.
Gige alzò la testa, e incrociò il suo sguardo.
-    So quello che hai fatto, Gige – disse lei, con una franchezza che Gige non era pronto a ricevere.
-    Perdonami – aveva saputo dire questo, interrompendola.
Sapeva che ogni parola della sua regina sarebbe stata una pugnalata allo stomaco, e lui sentiva di aver già sofferto abbastanza per un crimine che era stato costretto a commettere.
-    Gige – disse lei – davanti a te si presentano due vie: mi hai vista, nuda, e questo né la legge né io lo possiamo tollerare. Sta a te scegliere una delle due soluzioni: o uccidi Candaule, tu stesso, e diventi sovrano con me al mio fianco, oppure devi morire, qui, subito, per espiare la tua colpa.
Lo scudiero spalancò gli occhi, attonito. La pregò, scongiurandola di accettare il suo esilio: ma la regina era decisa, non accennava a cambiare idea.
E quegli occhi neri, scuri, piantati addosso, scatenavano in Gige pensieri proibiti, che il ricordo della sera prima alimentava… E ricordò gli occhi tristi di Nisia, la sera prima…

Gige accettò di uccidere il suo padrone, con la tacita promessa di strappare a Nisia durante il suo matrimonio un timido sorriso.
-    Come lo ucciderò? – chiese lo scudiero, quasi senza accorgersene.
Nisia increspò appena le labbra, e l’accennato sorriso si era trasformato in un perfido ghigno.
-    Dovrai ucciderlo nello stesso modo in cui lui ha ferito me e ucciso la mia dignità. Lo colpirai a morte stanotte, nel suo letto, mentre è immerso in un sonno profondo.


Quella notte, Gige era mosso dall’ansia più che dalla paura. Voleva fare tutto in fretta. Voleva rendere la morte del suo padrone più rapida e indolore possibile.
Durante la sera scivolò nella stanza di Nisia e Candaule. Gli tremavano le mani, e aveva paura che il coltello potesse sfuggirgli dalle dita.
    E se Nisia, in realtà, avesse messo in allerta il padrone? E Se Candaule fosse stato sveglio e avesse dato l’allarme? E se accidentalmente lui avesse mosso qualcosa, come era successo la sera prima? E se…
Con i “se” e i “forse” non sarebbe arrivato a nulla.
Doveva agire. E in fretta.
Con il cuore che gli batteva forte, Gige entrò nella camera e si nascose dietro lo stipite; pochi attimi dopo lo raggiunse Nisia, che nascondeva un pugnale tra le vesti. Glielo diede, senza nemmeno indugiare per un attimo; Nisia stava quasi per scappare, quando Gige le bloccò il polso e la guardò negli occhi. Ebbe la conferma che la donna era determinata quanto lui, e che non l’avrebbe tradito.
                             Allentò la presa e lasciò andare la donna.
                               Con i sensi ancora confusi, aspettò il sopraggiungere della notte.

Era arrivata l’ora, ne era certo: Candaule russava, dormiva ignaro di ciò che stava per accadere. Gige, traballando, a passi incerti, si avvicinò al letto del padrone.
    Vide Nisia coricata di fianco a lui, sveglia. La donna gli fece un cenno, intimandolo di procedere e di compiere ciò che era venuto a fare.
Gige si avvicinò e Nisia, vedendo la sua titubanza, gli fece un timido sorriso.
O forse fu quello che Gige pensò di vedere...

In ogni caso, la visione di Nisia e di quel paio di occhi scuri gli diede la forza di alzare il braccio e di fendere il colpo mortale. Nisia aveva appoggiato la sua mano sopra alla bocca del marito, cosicché da Candaule uscì solo un gemito sommesso.
          Gige lo colpì una, due, tre volte.
Il letto e le sue vesti si riempirono di sangue, ma lui non accennava a fermarsi…
-    Basta, ora.
La voce soave di Nisia risvegliò Gige da quell’ansia omicida.

I due assassini si guardarono negli occhi per molto, molto tempo.

-    Mio sovrano… - disse quella, alzandosi, avvicinandosi a Gige e togliendo il sangue dalla sua mano con un panno pulito.
Poi, con la lentezza che Gige si era abituato a vedere, lei avvicinò le sue labbra alla mano, e la baciò.
Gige si avvicinò a Nisia… a sua moglie… Moglie? Quella parola gli suonava strano…
… Alla sua donna, decise.
Si tolse i panni sporchi e inzuppati di sangue e accettò quelli puliti offerti da Nisia.

Il sole stava ormai spuntando.
Mano nella mano, stretti l’un con l’altro per darsi forza, si avvicinarono verso la porta.
Pronti per governare il regno, insieme.





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Ciao a tutti!

          Mi ha fatto moltissimo piacere che la precedente storia sia stata letta da molte persone… Ma soprattutto volevo ringraziare coloro che hanno speso un minuto della loro vita per lasciarmi una recensione, in particolare a Kaoru (troppo, troppo, troppo gentile. Ogni volta che leggo le tue recensioni il mio ego va alle stelle. Aspetto l’ippogrifo ;-) ), BluRei (carissima, grazie per la critica: per lo stile hai ragione, è “fuori luogo” per un racconto epico; con questa storia ho ripreso alcune frasi originali dalle Storie di Erodoto, anche se credo che il risultato sia rimasto sostanzialmente invariato… Credi vada meglio così? Questa volta – mi pare – sono rimasta un pochino più distaccata… Un po’ troppo poco, lo ammetto), Sheila84 (sto seguendo la tua storia, mi piace… Hai uno stile simicissimo a BluRei, lo sai???), Kikkina90 (… ave a Te…) e Kami (cara Kami, mi spiace che a te non piacciano le divinità greche… Secondo me sono meravigliose proprio perché sono tremendamente umane: in fondo, rappresentano i vizi e i lati nascosti della personalità umana, ciò che noi cerchiamo invano di sopprimere... Sono un universo interessante – anche se, in tutta sincerità, se dovessi dedicare la mia vita ad una divinità, Apollo sarebbe l’ultimo a cui votarmi ;-)   ).
              Dimentico qualcuno??? …sì, scheggia90 – oggi ho scoperto chi fosse… Signorina, pensavi di avvertirmi prima o poi??? ;-P salutami il cavaliere e  fa la brava – anche se temo non ascolterai mai i miei consigli…

Alla prossima storia e… GRAZIE per avermi seguito!


  
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