Storie originali > Drammatico
Ricorda la storia  |      
Autore: Eli Ardux    17/06/2015    1 recensioni
Non ho mai pensato alla morte. Mai, neppure per un attimo. Forse perché farlo mi rende inquieta, fredda persino verso me stessa. Una mente calcolatrice, oggettiva, quasi vuota. Morte. Mi ha sempre fatto specie quanto le persone evitino questa parola. Si è spento, non c’è più... forse è vero che la paura di un nome non fa che incrementare la paura della cosa stessa. Ho letto questa frase su un libro una volta, non l’ho più dimenticata. A mio parere ha un significato di fondo, quasi volesse smascherare tutti gli eufemismi del genere umano. Perché solo di questo siamo fatti: eufemismi e polvere.
Genere: Drammatico, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
“But I know I’m strong from all the trouble I’ve been through
The story starts where the story falls apart with you…
It’ll always be you and me, so why are we dreaming alone?”
“Dreaming Alone”  by Against the Current
 
 
 
Non ho mai pensato alla morte. Mai, neppure per un attimo. Forse perché farlo mi rende inquieta, fredda persino verso me stessa. Una mente calcolatrice, oggettiva, quasi vuota. Morte. Mi ha sempre fatto specie quanto le persone evitino questa parola. Si è spento, non c’è più... forse è vero che la paura di un nome non fa che incrementare la paura della cosa stessa. Ho letto questa frase su un libro una volta, non l’ho più dimenticata. A mio parere ha un significato di fondo, quasi volesse smascherare tutti gli eufemismi del genere umano. Perché solo di questo siamo fatti: eufemismi e polvere.
 
“Allora ragazzi, oggi parliamo del cancro. Vi ricordo di prendere appunti, la prossima settimana questo argomento sarà oggetto di interrogazione”.
 
Parlare del cancro, che cosa inutile. Il cancro non lo si spiega: lo si vive. O forse nemmeno: il cancro lo si accetta, e basta. Lo si combatte, certo, si lotta per sopravvivere, ma la rassegnazione è la prima via per il cambiamento. Niente scuse, nessuna spiegazione.
 
“Il cancro, anche detto tumore maligno, è una massa abnorme di tessuto cresciuto in eccesso e in modo scoordinato rispetto ai tessuti normali e che persevera in questo stato nonostante la cessazione degli stimoli che hanno indotto il processo. La crescita del tessuto in questione è dovuta ad una riproduzione cellulare continua e, quindi, ad un ciclo cellulare completamente fuori controllo. A seconda della loro collocazione, i tumori possono essere classificati in carcinomi, sarcomi e leucemie. I primi due caratterizzano rispettivamente i tessuti epiteliali di rivestimento degli organi e i tessuti connettivi mentre il terzo il sangue.”
 
Un respiro mi lascia prepotente le labbra, quasi volesse galoppare veloce via da me. Mi guardo in giro con circospezione, attenta. Molte teste sono rivolte al professore, rapite. Riabbasso lo sguardo sconfitta: dovrò come sempre distrarmi da sola. Pessima idea, ovviamente. Non parlare con qualcuno vuole dire pensare, e la cosa mi fa paura. I pensieri sono forti, forti come mari, oceani che ti scagliano lontano, nell’oblio della tua mente. Nulla è peggio di perdersi nell’oblio dei propri pensieri… forse solo non riuscire più ad emergervi. E succede, nelle notti scure, dove, celati alla vista altrui, possiamo tornare ad avere paura del buio. Le maschere cadono, plastica liscia sul pavimento freddo. E allora pensi, e continui, finché la notte non ti prenderà in grembo cullandoti o finché i pensieri di un altro giorno prenderanno posto nelle tue priorità. Chiodo scaccia chiodo, in fondo.
 
“La cancerogenesi, cioè lo sviluppo del cancro, può avere diverse cause. Innanzitutto può essere dovuto a mutazioni, alterazioni del DNA dovute a fattori ereditari o esterni. Un’altra causa è in primo luogo il fumo, a cui sono associati tumori a polmoni, laringe, cavità orali, esofago, vescica ma anche colon, pancreas e stomaco. L’obesità è un altro fattore che concorre nella formazione di tumori, così come le infezioni, che aumentano questa grave possibilità. Grazie alle conoscenze odierne è possibile, tramite vaccinazioni apposite, arginare il problema, come nel caso dell’epatite B, una malattia infettiva che colpisce il fegato. Non è questo il caso invece dell’epatite C, che può provocare la formazione di tumori al fegato. Contrariamente a ciò che si può pensare, anche un’insufficiente attività fisica e un’alimentazione povera di nutrienti, come fibre, vitamine e sali minerali, possono portare alla formazione di tumori. Ultima causa, ma non la meno importante, è il caso”.
 
 
Altre baggianate: il caso non esiste. Non può esistere, punto. Se esistesse la mia intera vita sarebbe una bugia, e questo non lo accetto. Tutto succede per una ragione ben precisa, deve essere così. Non ci sono altre ragioni, deve esserci un motivo per cui è successo a me. Deve.
 
“Non fraintendete le mie parole: con caso non si intende certo sfortuna. Le persone affette da cancro meritano rispetto e dignità, non certo la commiserazione da riservare agli sfortunati. Il cancro è qualcosa che accade nelle cellule e che, volenti o nolenti, non potremo mai cancellare perché parte dell’essere vivi e del caso che governa le nostre vite. Il caso non si può eliminare, ma lo si può capire e comportarsi di conseguenza. Per esempio, con un’alimentazione sana e una costante attività fisica ridurrò molto il rischio di tumori, arginando così il problema alla radice”.
 
“Ma quindi, prof, con un’alimentazione sana e una buona attività fisica non si incorre in tumori?”
 
Eccola lì, immancabile. Nicole è già passata all’attacco, mille domande sulla lingua, un numero esiguo rispetto a quelle nella sua mente. Una fissata? Forse. O forse ha deciso semplicemente di pensare con la sua testa invece di seguire il branco, e coltivare un sogno. Ha scelto, e solo Dio sa quanto è stata giudicata. Ma la vita non è forse fatta di scelte incomprensibili agli occhi e alla mente altrui?
 
“Non esattamente. Vi spiego meglio: il caso è ciò che contraddistingue un evento accaduto le cui cause sicuramente vi sono ma non sono facilmente individuabili, perché spesso intricate fra loro. Ne segue quindi che un tumore può essere certo provocato da una scorretta alimentazione, ma anche, forse, da un disordine genetico. Per questo le cause dei tumori non sono sempre facilmente individuabili: esse infatti spesso concorrono fra loro, rendendo impossibile una loro individuazione specifica”.
 
Tipico: la risposta del prof non l’ha soddisfatta. Probabilmente correrà a casa cercando informazioni. Giuro che pagherei per essere lei all’interrogazione, pronta e veloce, la risposta sulla lingua ancor prima della domanda. E invece no. “Potrei sentire … Lucienne Parisi, vieni tu?” Classico, come se tu potessi rifiutare. È in quel momento che, tutto d’un tratto, capisci il fascino della religione cristiana: quasi diecimila santi da pregare.
 
La campanella suona. Ci alziamo in fretta, la solita corsa verso un dopo infinito, inedito. Non ci sono sorrisi, né battute né parole gettate come coriandoli nel vento. “Ciao Ste” il ragazzo risponde al saluto, un sorriso tirato e obbligatorio sfoggiato sul suo volto. Ho sempre trovato incredibile quanto gli esseri umani riescano a divenire freddi ed estranei al dolore, quasi nascondendolo agli altri e beandosi di quella falsa illusione di felicità. Nulla è peggio di un’illusione, una falsa realtà, una bugia reale. Un piccolo drappello di persone si è fermato sulla porta aspettando gli ultimi ritardatari. Gianni e Tommaso parlano a bassa voce,  un piccolo sorriso sfoderato come arma di difesa. Sul volto di Susanna non vi è espressione, forse solo una muta angoscia individuabile da pochi. In questo complemento di agente è presente anche Alessia, che le tocca un braccio, timidamente. All’arrivo di Nicole il drappello si muove, lento, una piccola marcia capitanata da Stefano. Mi accingo a seguirli. Solo ora, guardandomi in giro, noto quanti studenti mi vorticano attorno. Una moltitudine di vite sotto lo stesso cielo, orizzonti diversi. Forse dovremmo accorgerci più spesso della bellezza attorno a noi, dimenticandoci dei punti neri nel quadro bianco. Sospiro, la coscienza a lacerarmi l’anima. Dovevo accorgermene prima anche io.
 
Un mistero della mia vita sono e saranno sempre gli autisti del pullman. Viaggiano e viaggiano sempre, nel caotico brusio del loro silenzio. Penso ci voglia una pazienza inaudita a trattare con i giovani o forse, più semplicemente, un imposto autocontrollo. Le corse per il pullman, i sedili occupati, i piccoli scontri con il ragazzo che ti ha appena rubato il posto, guerre silenziose, fatte di sguardi nascosti e furenti, fieri di essere ciò che si è, il coraggio di farsi valere. Naturalmente la mia fortuna in pullman è molto elevata. Infatti non sono mica in piedi come uno stoccafisso da mezz’ora, sbatacchiata di qua e di là, un piccolo fiore di ciliegio in una tempesta. A Melissa non è andata tanto meglio, dopotutto. Sì, è venuta anche lei. Le sorrido, complice di una sfortuna comune.  La sua attenzione, però, è attratta dal paesaggio alle mie spalle. Guarda, ma non osserva, a occuparle la mente qualche pensiero segreto e quasi intimo, nascosto alla curiosità altrui oltre quelle iridi color Nutella. Mi è sempre piaciuto definirle così.
 
Cancro alla tiroide con metastasi polmonare. Sì, fa un certo effetto dirlo. Sembra quasi un dato di una lezione di storia: freddo, insignificante, numeri su un foglio bianco, innocui. Non so esattamente come andò la storia, non ricordo un granché bene, e non voglio nemmeno farlo. Diciamo solo che, dopo un mal di gola eterno e l’avvento di gonfiore e difficoltà respiratorie, io e mia madre ci siamo decise per un consiglio medico. Il responso non è stato dei migliori. Ricordo l’incredulità, il senso di oppressione nel cuore, la sensazione che la vita mi fosse strappata. E ancora l’inadeguatezza, la gelosia per la vita altrui. Le cause? Un mistero. Radiazioni? Precedenti famigliari? Mancanza di iodio? Non lo so. Non credo nemmeno che saperlo avrebbe cambiato qualcosa, concretamente. Chi aveva colpa? Forse io, o un Dio lontano o la mia famiglia. Credo che tutto ciò faccia parte di uno di quei capitoli della mia vita votati all’ignoranza, male del mondo. Forse però l’ignoranza fa parte della vita, dopotutto. La conoscenza di tutto porterebbe solo alla superbia di credersi superiori, un innalzamento autonomo alla divinizzazione. In fondo, siamo solo essere umani.
 
Siamo arrivati. Scendiamo dal pullman, in silenzio. Alessia si guarda in giro, una timidezza reverenziale nello sguardo. Varchiamo i cancelli verdi, confine tra parole e fatti. “Domani interrogano in qualcosa?” Gianni spezza il silenzio, le sopracciglia aggrottate in una muta e finta curiosità. “Latino”. La smorfia della Susi ha già spiegato tutto. “ … e inglese” risponde distrattamente Melissa, cercando con lo sguardo l’oggetto dei suoi pensieri. Eccola lì, qualche metro più in là. Ci fermiamo, le parole bloccate in gola. “È già passato un anno…” Melissa sta piangendo, così come Susanna. Non ci sono parole, non le hanno ancora inventate. La tomba è lucida, il marmo risplende sotto il sole di maggio. Piccole gocce brillano sulla superficie, perle lucenti di amarezza. “Cancro ai polmoni, giusto?” Tommaso, la fronte aggrottata, osserva un punto imprecisato nei ricordi. “Cancro alla tiroide con metastasi polmonare” Nicole sospira, un sospiro spezzato, strano, contorto, l’inutile tentativo di mantenere un profilo indifferente. Come ho già detto, dopotutto, siamo solo esseri umani.
 
E infine ve ne andate, lasciandomi sola. Vorrei poter dire di essere arrabbiata, offesa, delusa. No, mentirei solo a me stessa. Ho capito troppo tardi il valore della vita e sono felice, felice che voi possiate comportarvi diversamente, felice perché, quando ci rivedremo, probabilmente mi racconterete com’è andata, cosa avete fatto. Mi racconterete se i vostri sogni si sono realizzati, le vostre cadute, le vostre risalite. Vittorie, sconfitte. Chissà quanta strada dovrete ancora percorrere, quanto faticherete, piangerete e quanto, alla fine di tutto, sorriderete e vi sentirete fieri di voi stessi. Uno strano vento, dentro di me, mi spinge lontano, immobile. Speranza? O pace? Non lo so, ho ancora troppe domande. Magari riuscirete a rispondermi voi, tra un po’, dopo aver scritto la vostra storia. Non vedo l’ora di poterla leggere e ridere, e piangere.
 
Andate, quindi, e lasciatemi qui da sola, a sognare.
 
Lucienne Parisi
5/02/1999 – 4/07/2015
 
 
 
Angolo Autrice
Prima di tutto vorrei ringraziarvi per aver terminato di leggere questo testo. Personalmente ci tengo molto e sarei felicissima in caso voleste dirmi cosa ne pensate. Con la speranza di avervi estorto qualche lacrimuccia
Eli ;-P
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: Eli Ardux