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Autore: Silvi_MeiTerumi    17/06/2015    0 recensioni
‘Dovresti andartene’ di nuovo quel tono freddo, quello che odiava più di tutto. A maggior ragione se lo usava quando voleva difendersi.
‘La smetti? Non posso essere io senza di te! Mi uccidi quando fai così’ e Rita giurò di sentirlo sussultare quando diede voce ai suoi sentimenti. Quelli che aveva represso fino ad adesso.
‘Non sono come credi tu, io sono diverso’ e lo sapeva che Calum Hood era diverso da quello che voleva far credere.
‘Io rimango, perché amo come mi guardi, amo i tuoi silenzi seri, mi fai venir voglia di vivere e mi lasci fare. Mi hai insegnato tanto senza averlo mai saputo. Amo la tua risata e il modo che hai di sdrammatizzare. Io amo il vero Calum’.
‘E’ congiunzione astrale’ sussurrò prima di stringerla a sé.
E lo sapevano entrambi che loro non potevano separarsi, loro erano l’incastro perfetto.
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Congiunzione Astrale
 
 
 
L’ aria in casa Edward quella mattina era particolarmente agitata, erano appena suonate le 07:00 e tutti e quattro i membri della famiglia erano indaffarati a prepararsi per la lunga giornata che li aspettava.
Chi come il Sig. Edward stava sorseggiando la sua solita tazza di caffè prima di prendere la macchina e guidare fino al lavoro e chi come la Signora Edward stava preparando il pranzo per i suoi amati figli.
‘Mamma, hai visto la mia macchina fotografica, per caso?’ la voce sottile di Rita fece capolinea in cucina.
‘Hai provato a guardare nell’armadio? Era li l’ultima volta, nello scatolone’ la risposta di Trisha fece sbuffare la giovane, era cosi sbadata a volte.
Ripercorse in tutta fretta le scale e fu sollevata quando trovò la sua amata macchina, ci teneva così tanto che non si sarebbe mai perdonata se l’avesse rotta, o perfino persa nel trasferimento.
Afferrò lo zaino poggiato sulla scrivania ancora vuota e dopo essersi sistemata per la millesima volta il ciuffo biondo, era pronta.
‘Rita, Erik, muovetevi o perderete lo scuolabus!’ la voce di John al piano inferiore fece fremere Rita, quello sarebbe stato il suo primo giorno al Norwest College a Sydney.
‘Non ci voglio andare a scuola!’ protestò il più piccolo di casa, aveva solo nove anni, ma era fin troppo sveglio per la sua età, almeno così era solita pensare la sorella.
‘Troverai degli ottimi amici qui, saranno sicuramente simpatici’ cercò di rassicurarlo Trisha, infondo non era la prima volta che gli Edward cambiavano città.
‘Uff, e va bene. Ma quando torno voglio vedere ‘‘Fast and Furious’’, è un compromesso, no?’ l’aveva sempre detto Rita che era un ricattatore.
‘Basta che non stressi’ replicò la sorella ‘ io dopo scuola vorrei vedere Redfern, a pochi isolati da qui, se posso…’ aveva sentito che era un ottimo posto dove poter scattare qualche foto.
‘E va bene’ brontolò il padre, alla fine avrebbero fatto comunque quello che volevano.
 
 
Alzò il mento e raddrizzò le spalle per quanto possibile nella giacca troppo stretta.
Con passo sicuro cercò di non badare agli sguardi curiosi di chi la circondava, non era mica un alieno lei, era una semplice ragazza che sperava di non essere guardata come un nuovo giocattolo. Però le sembrò di essere fuori posto, ancora.
Avanzò verso la segreteria e per sua fortuna non le fu difficile trovare l’aula dove si sarebbe tenuta la sua prima ora di lezione.
Si apprestò a prendere posto nell’ultima fila, non voleva farsi vedere durante quegli interminabili 60 minuti di letteratura. Guardò con disinteresse una ad una le persone che occupavano i banchi attorno al suo, e si sorprese di come tutti prima di sedersi le lanciassero delle sguardi, forse, preoccupati.
Ma restò col fiato sospeso quando un ragazzo dalla carnagione scura si soffermò più del dovuto a fissarla, proprio di fronte a lei.
‘Hai bisogno di qualcosa?’ chiese infatti, perché non le andava bene che quel tipo vestito di nero la squadrasse, non lo conosceva neanche.
‘In effetti si’ replicò con tono duro e serrando i pugni, lasciati lungo i fianchi ‘si da il caso che quello sia il mio posto’ spiegò avvicinandosi sempre di più a Rita.
‘Non vedo il tuo nome scritto sopra, comunque me ne vado, non voglio proprio cercare guai’ sbuffò mentre ricattava il suo quaderno e l’astuccio.
‘Sarà meglio per te, ragazzina’ tuonò il ragazzo prima di gettare il suo zaino sul banco dove poi vi si poggiò con le braccia incrociate al petto.
‘Che accoglienza, magnifico’ borbottò la bionda cercando posto, fortunatamente lontano da quell’ idiota.
 
La pausa pranzo non le era mai sembrata così lontana fino ad allora, si era dovuta sorbire un’ora di letteratura e due di matematica. Peggio di cosi… O meglio, c’era di peggio. Il ragazzo del banco per la prima ora non aveva fatto altro che trafiggerla con lo sguardo, e lei lo sapeva, perché aveva provato un senso di imbarazzo. E questo le capitava solo se qualcuno la osservava più del dovuto.
Prese tra i denti un pezzo di panino e si guardò un po’ intorno, le dispiaceva aver cambiato scuola ancora una volta, faceva sempre fatica ad ambientarsi, non era la classica ragazza socievole e sorridente. Le piaceva stare un po’ sola, ma a volte la solitudine era troppa.
‘Ehi, bellezza, sei nuova?’ alla sua destra un ragazzo dai capelli ricci le si era avvicinato e continuava a sorriderle, facendo spuntare due adorabili fossette.
‘Tu che dici? Se non mi hai mai visto, credo proprio di essere nuova ’ rispose piccata, perché si, la mattinata non era iniziata nei migliore dei modi. E fare dell’ironia era suo forte.
‘Wow, devo dire che sei anche simpatica’ ridacchiò prendendo posto affianco a lei. Cercò di non guardarlo e mantenere lo sguardo fisso davanti a sé.
‘Sei di poche parole, noto’ il riccio non demorse e continuò a guardarla, l’aveva vista da lontano e le sembrava sola, cosi aveva deciso di provare a fare amicizia, anche con lei.
‘Come ti chiami, ragazza silenziosa?’ cercò di farle spicciare almeno il suo nome, perché lui non poteva restare con quest’incognita.
‘Rita Edward, contento ora?’ e saltò già dal muretto pronta a ritornare in classe.
‘Io sono Ashton Irwin, comunque’.
 
Quando finalmente l’ultima campanello suonò non si era mai sentita così felice, quel posto la stava opprimendo, e non poco.
La scuola le piaceva, ma purtroppo aveva già cambiato troppe scuole e la voglia di studiare era via via diminuita.
Si caricò lo zaino in spalle e strusciando le vans grigie si fermò in un piccolo bar all’angolo per comprare il biglietto dell’ autobus, ora voleva solo riposarsi.
‘Scusi, un biglietto per Redfern’ richiese poggiando due dollari al bancone liscio.
‘Redfern, mh,  cosa ci vai a fare lì?’ di nuovo quella voce. Sbuffò infastidita e ‘Ancora tu?’ con gli occhi al cielo.
‘Io sono un cliente abituale’ si difese alzando le mani.
‘Certo! Comunque non sono affari tuoi, mi pare’ detto questo afferrò il biglietto e diede un ultimo sguardo al riccio, che ‘Stai attenta, non è un posto adatto per te’ la avvisò.
 
Le case scorrevano veloci e si rese conto di essere arrivata quando vide ‘Redfern’ scritto su un cartello di grandi dimensioni tutto imbrattato di scritte.
Scese alla fermata e finalmente potè estrarre la sua amata macchina fotografica, ora poteva prendersi una pausa dai suoi pensieri.
Era un posto tranquillo, l’unico rumore erano le risate dei bambini che giocavano per le stradicciole adiacenti a piccole casette, peccato tutte malandate.
Qui, la gente sembrava riposare, non c’era molto via e vai, e l’unico locale che pareva avere qualcuno  all’interno era un piccolo bar.
 Indecisa ci entrò, voleva chiedere informazioni sui murales, visto che Redfern era famosa per questi.
Notò due anziani intenti a giocare a scacchi e sorrise a quella scena, le piaceva vedere la tranquillità di quei due.
‘Posso scattarvi una foto?’ domandò con timidezza, poteva essere scambiata per un non sana di mente, infondo.
Se all’inizio i due sembravano meravigliati da tale richiesta poi sorrisero e accennarono un lieve ‘sì’ di conferma.
‘Grazie mille!’ esultò e presa posa cliccò e felice mostrò la foto agli anziani che si complimentarono poi con Rita.
‘Un’ultima cosa, sapete dirmi dove si deve andare per raggiungere i murales?’ cavolo, doveva andarci, dalle foto su Internet erano così belli e pieni di messaggi.
‘Sono off-limits, per te’ gelò sul posto. Come poteva essere lì?
Si voltò piano verso l’entrata e strizzando gli occhi più volte cercò di mettere a fuoco la sua figura.
‘Avanti, Calum, non fare l’antipatico, su’ lo riprese uno dei due vecchietti, quello con la camicia bianca.
‘No, nonno. Qui non si vogliono turisti’ spiegò irritato avvicinandosi alla ragazza, ancora una volta.
Solo adesso notò quanto la sovrastava con la sua altezza. Ora era sicura che questo tipo era estremamente pazzo, cosa voleva da lei non se lo sapeva spiegare.
‘Voglio solo delle foto, niente di più’ si difese indietreggiando, la sua vicinanza la metteva in soggezione.
‘Forse non hai ben capito, ragazzina, vattene’ era un vero e proprio ordine, ma col cavolo che lei avrebbe obbedito, chi era quello per dirgli cosa fare e cosa no?! Nessuno.
‘Ok, li troverò da sola, addio’. Ringhiò prima di uscire e dirigersi lungo l’unica stradina che aveva di fronte.
 
Dopo mezz’ora di tortura ai piedi era riuscita a raggiungere la sua destinazione.
Elettrizzata aveva cominciato a scattare troppe foto, ma le piaceva tanto osservare ciò che dei ragazzi avevano realizzato su quei muri prima vuoti.
Si appoggiò a uno di questi e riprese a guardare gli scatti quando un delle voci le giunsero alle orecchie, all’inizio non ci diede peso ma quando  ‘l’ho vista, bionda e non molto alta, è venuta qui sola’ il cuore le si fermò.
Prese a camminare veloce cercando di allontanarsi, aveva una brutta sensazione.
Sfortunatamente il suo senso dell’orientamento era pari a zero e presto si era ritrovata in un vicolo cieco.
‘Eccola!’ li sentiva sempre più vicini, non aveva il coraggio di voltarsi, non voleva guardarli in faccia.
‘Ma salve Rita!’ spalancò gli occhi al suono della sua voce e d’istinto portò gli occhi scuri su di lui.
‘A-Ashton?’ deglutì, forse non era un bravo ragazzo nemmeno lui.
‘Proprio io!’ ridacchiò tirando una pacca sulla spalla del ragazzo di fianco a lui ‘Dylan, lei è con me e gli altri’.
‘E cosa ci fa qui, allora?’ digrignò i denti quello pareva si chiamasse Dylan.
‘Vi da cosi fastidio che io fotografi qualcosa?’ sbottò poi di colpo incrociando le braccia sulla pancia, che problemi avevano qui in Australia?
Dylan e i suoi due compari sghignazzarono e presto le puntarono lo sguardo addosso, volevano divertirsi.
‘Sparite, siete sul mio territorio’ e di nuovo lui, Calum se lo ritrovava dappertutto.
‘Avanti Hood, è solo una ragazza’ cercò di convincerlo uno dei il ragazzo moro che ora lo fissava con rabbia, di sicuro non erano in buoni rapporti.
‘Sei sordo? Ho detto che è il mio territorio! Quindi andatevene’ il tono autoritario e freddo fece fremere la bionda, cercò rassicurazione da Ashton, che non tardò ad avvicinarsi e posargli una mano sulla schiena incitandola a seguirlo. E cosi fece, perché forse lui poteva aiutarla.
Sussultò quando altri due ragazzi fecero la loro comparsa e ‘menomale che l’ abbiamo trovata’ disse il riccio, ricevendo due accenni dagli altri.
‘Luke! Michael! Andiamo’ la voce del moro dietro di lei le fece chiudere gli occhi, infondo doveva ringraziarlo, l’aveva salvata, almeno credeva.
‘G-grazie’ balbettò con le guance rosse, le costava un sacco dirlo. Era pure orgogliosa.
Ma nessuna risposta le arrivò, ottenne solo la sua figura girata di spalle mentre si allontanava.
‘E quindi da come avrai capito lui è Calum Hood’.
 
 
 
Buon pomeriggio!  <3
Sono ritornata, dopo tanto tempo, eh si, ho avuto tanti impegni e davvero mi dispiace un casino essere stata assente da questo sito. Ma ora eheheh sono ritornata (per vostra sfortuna ahahah).
Comunque, sono felice di potervi presentare questa mia nuova long, se siete arrivate fino a qua vi ringrazio, davvero. Ho molte aspettative su questa storia che ha come protagonista Calum Thomas Hood <3 , ovviamente anche gli altri avranno un ruolo fondamentale! :)
Come protagonista ho pensato a Rita Ora, perché lei è stupenda <3 ahahahah
Il titolo da come avete (spero) capito è preso dalla fantastica canzone di Nek <3 ( anche lui magnifico )
Mi scuso se il capitolo non è lungo e se succedono, magari, troppe cose, ma era essenziale per dare una svolta più profonda al prossimo capitolo.
Spero seguiate volentieri questa long e che recensiste per correggermi :’)
Vedrò se andare avanti o no in base a questo, ecco.
Io ora vado a scrivere in nuovo capitolo e a cercare di creare un banner decente (cosa he non mi riuscirà, ma vabbè).
Alla prossima <3

 

 
  
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