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Autore: deductea    17/06/2015    3 recensioni
Per John, lui e Sherlock erano ancora lì, avvolti l'uno all'altro sul divano del 221B, intricati come il caso che avevano appena terminato di risolvere, ma si sa, John è sempre stato un tipo ancorato ai ricordi.
Wrapped.
Genere: Angst, Fluff, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una fresca mattina di fine inverno quando John e Sherlock raggiunsero Lestrade a Scotland Yard e vennero a conoscenza del mistero che quel giorno li avrebbe tenuti occupati per un po' di tempo. Era un mistero che aveva lasciato tutti gli ispettori a bocca aperta e senza alcuna traccia da seguire, si trattava di quel genere di mistero su cui soltanto un Sherlock Holmes e un John Watson in piena forma avrebbero potuto fare luce.
Il detective aveva passato l'intera mattinata ad analizzare ed osservare tutto ciò che Scotland Yard aveva in mano, applicando il suo infallibile ragionamento analogico, mentre il dottore lo aveva aiutato arricchendo con particolari qualche importante dettaglio. Grazie alla loro imbattibile sintonia, fecero di quella collaborazione l'arma perfetta per incastrare il colpevole, e quello stesso pomeriggio arrivavrono sul luogo dove egli si nascondeva, lasciando Scotland Yard ancora a rimuginare su quale fosse la vera identità del responsabile. Sherlock e John tremavano quasi dall'adrenalina: avevano risolto un caso difficilissimo in pochissime ore, sapevano esattamente dove il criminale si trovasse e non smettevano di sorridersi un momento, orgogliosi com'erano dell'altro.
Nella vecchia casa del colpevole vi trovarono oggetti che non fecero altro che confermare la tesi del detective, e non appena John notò un' ombra correre via dal vecchio edificio, i due avevano scovato anche il ricercato. Sherlock e John non aspettavano altro che una bella corsa dove poter scaricare tutte le forti emozioni che gli riempivano le vene, e fu così che si lanciarono in un inseguimento senza precedenti. John Watson era felice e spensierato, non avrebbe desiderato essere da nessuna altra parte, provava le stesse emozioni di quell'ormai lontano, primo inseguimento in cui si scordò perfino del suo infortunio alla gamba, mettendosi a correre senza bastone dietro al suo amico. Sherlock e John correvano veloci, superavano strada dopo strada, scorciatoia dopo scorciatoia e le loro leggere risate risuonavano tra le alte case della periferia di Londra. Quando John raggiunse il suo compagno, egli aveva già messo le manette al fuggitivo e John aveva potuto ammirare il bellissimo sorriso sghembo di Sherlock e quel pizzico di sincero orgoglio che gli faceva sempre brillare le chiare iridi azzurre.
Era stato tutto assolutamente perfetto, Sherlock compreso.

Prossima tappa: 221B.
Erano a casa, al caldo, in tranquillità e adesso entrambi erano molto stanchi, come se avessero chiuso fuori dal pesante portone tutta l'adrenalina e l'azione dell'inseguimento terminato soltanto pochi minuti prima. Si sdraiarono insieme sul divano, John era appoggiato nell'angolo ed il suo petto accoglieva la testa di Sherlock, che stava riposando. Quest'ultimo era raggomitolato accanto a John ed entrambi erano avvolti nelle braccia dell'altro, le loro gambe erano attorcigliate come se fossero state quattro corde tenute insieme da un indistricabile nodo.
John non riusciva a ricordare l'ultima volta che si era sentito così in pace.
«Dio, ti amo.» borbottò immergendo il suo naso nei morbidi riccioli di Sherlock, arruffandoli delicatamente e respirandone il forte profumo. Tentò subito dopo di sollevargli la testa per rubargli un bacio, ma Sherlock non si mosse.
«Sherlock?» Niente, nessuna mossa e nessuna risposta. John provò a sollevarsi, ma improvvisamente si sentì troppo debole ed il peso di Sherlock sembrò cadergli addosso, schiacciandogli il petto.
«Sherock, hey, Sherlock che cos-» Improvvisamente i muri attorno a loro iniziarono ad oscillare come una matita tenuta con due dita ed il pavimento sottostante sembrò crollare, ma a John tutto questo non importava perché Sherlock era come pietrificato, non si muoveva, non rispondeva e oh Dio, non respirava!

Sherlock!

Con un sussulto John si mise immediatamente a sedere sul letto e sentì qualcuno muovere le lenzuola a fianco a lui.
Mary.
Con la mente imperlata di sudore e con gli occhi che gli bruciavano, John riuscì a stento a trattenere le lacrime non appena gli tornarono alla mente le immagini dello studio di Magnussen, di quell'orribile modo in cui Sherlock era rimasto immobile sul freddo pavimento, dei suoi occhi privi di vita da cui traspariva soltanto terrore e che fissavano l'alto soffitto dello studio, senza però guardarlo veramente, ed infine quell'orrendo, piccolo ma maledettamente letale, buco rosso comparso improvvisamente sul suo petto. In quell'istante, John si portò le mani sopra agli occhi per bloccare le lacrime che sarebbero scese da lì a poco, implacabili, come ormai accadeva ogni notte. Si ricordò che non sarebbe più importato quanto avesse pregato e quanto avesse implorato perché, questa volta, Sherlock non sarebbe più tornato da lui.
   
 
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