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Autore: Gemad    17/06/2015    7 recensioni
"La luce dei raggi solari attraversa pigramente la finestra della camera di un giovane addormentato. Quando si fosse svegliato, da lì a poco, avrebbe realizzato che quel giorno era una data speciale, quella della partenza per Hogwarts."
Provate a pensare ai figli di Harry Potter e dei suoi amici, anzi, ai figli dei loro figli. Ci siete? Bene, ora aggiungete un pericolo incombente, un pericolo che per Harry e i suoi amici è impossibile affrontare. L'unica soluzione possibile per loro è comunicare con i pronipoti, sempre che riescano a trovare un modo per mettersi in contatto con loro.
Genere: Avventura, Azione, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Nuovo personaggio, Voldemort
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Capitolo 1


L’atmosfera non era delle migliori, pensava il ragazzo; probabilmente era la peggiore che potesse vivere. Si trovava a Grimmauld Place, la casa che ha sempre adorato: stentava a crederci al fatto che fino a diversi decenni fa poteva essere comoda solo a topi, insetti e ragni. Adora quel legno pregiato accuratamente restaurato, adora quei quadri bizzarri che esprimevano felicità, adora quelle foto che lo ritraevano assieme ai suoi genitori, ai suoi zii, ai suoi nonni e a qualsiasi membro della sua famiglia. Quando viene in vacanza in questa meravigliosa casa, apprezzava soprattutto la stanza unica dove dormiva; il nonno gli aveva detto che molti anni fa, se non decenni, era la camera appartenente ad un uomo che avrebbe desiderato tanto che conoscesse.
Come faceva, inoltre, a non apprezzare il salotto? Ricorda ancora quando si sedeva sulla moquette, di fronte a suo nonno, seduto sulla sua poltrona preferita. Gli raccontava avventure che nemmeno la sua fantasia poteva immaginare, gli raccontava l’incredibile, l’inimmaginabile: ma alla fine, non faceva altro che raccontargli vicende della sua vita. Una vita bellissima, ricca di azione, ricca di esperienza. Lui, pendeva dalle labbra del nonno che raccontavano quello che sembrava una favola ma che in realtà, è successo veramente e che i libri di storia testimoniavano.
Non sapeva se aveva il coraggio di entrare là dentro, non sapeva se aveva la forza e la testa di entrare, pensava ancora il ragazzo rinchiuso nel bagno. Sapeva che quel momento doveva arrivare, sapeva che le condizioni del nonno si erano aggravate il peggio, ma non ci riusciva proprio! Si guardava fisso allo specchio, appoggiato al lavandino nero come quel momento, e ammirava la combinazione fuoriuscita dall’unione di sua madre e suo padre: guardava i suoi lineamenti, guardava i suoi occhi verde smeraldo e guardava quella cresta che nessuno dei suoi parenti aveva mai approvato ma che, alla fine, avevano accettato, rassegnati. “Perché doveva succedere proprio in questo momento?” pensava “Perché non poteva succedere quando ero ad Hogwarts?”.
Già, Hogwarts: come se non bastasse, doveva prepararsi ad affrontare una nuova annata, la sesta per la precisione. Adorava l’ambiente di socialità che arieggiava nel Castello e che, quasi, lo avvolgeva, lo abbracciava. Amava la positività che sentiva quando camminava sul marmo ma odiava il fatto che sarebbe dovuto tornare a studiare e ad essere travolto dai libri.
–Jackson?- risuonò la voce di suo padre proveniente dall’esterno della stanza. –Sei qua dentro?- insistette lui bussando forte sulla porta.
–Sì papà, ho quasi finito- rispose Jackson.
Notò che la voce di suo padre, era differente da come la ricordava; ormai era così da diversi giorni. Essa era più profonda, più rauca, meno chiara, meno gioiosa e, soprattutto, più rotta, ma non poteva biasimarlo e non poteva chiedergli il perché; la risposta era già evidente. Stava sicuramente per perdere un padre; Jackson era sicuro che anche lui avrebbe reagito in questo modo se fosse stato nella sua stessa posizione. Senza contare il fatto che suo padre aveva perso la madre lo scorso anno: un vero e proprio gancio destro sula mascella da parte della vita.
Dopo quegli infiniti minuti di riflessione passati nel bagno, Jackson prese un gran respiro, si avviò verso la porta, afferrò la maniglia per poi tirarla verso di sé, aprendo la porta, ed uscendo, trovando suo padre di fronte a sé. Il volto era abbastanza consumato dalla stanchezza e dalla tristezza, con i segni evidenti delle lacrime che avevano rigato il suo volto pochi momenti fa.
–Come sta il nonno?- chiese il giovane: fu la prima cosa che gli venne in mente da chiedere.
–Entra e constata coi tuoi occhi figliolo- gli rispose il padre. La porta era proprio davanti a sé, pronta ad essere aperta. Jackson la stava guardando come se avesse appena visto un Dissennatore, con la paura di avvicinarcisi e soprattutto di entrarci dentro; avrebbe tanto voluto ignorarne la sua esistenza.
–Forza- insistette il padre senza esprimere alcun tono felice o d’incoraggiamento –Entra-.
Sembrava che gli avesse appena consegnato un ordine, anche se Jackson sapeva che il padre non voleva far passare la sua richiesta come se lui fosse un generale Auror. Lui stava crescendo e doveva anche maturare; doveva imparare ad affrontare questo genere di situazioni, come un vero uomo. Non doveva pensare solamente al divertimento e alle risate. Jackson, dunque, facendosi coraggio, entrò e la prima cosa che vide fu sua madre che correva, con gli occhi decisamente lucidi, verso di loro.
–Scusami Albus!- disse lei con la voce spezzata dai continui singhiozzi in direzione di suo padre –Ma non ci riesco!-.
–Stai tranquilla- rispose serio e comprensivo suo padre –Vai di sotto con i tuoi genitori e tua sorella. Scenderà James o io quando…- si bloccò.
–Sì d’accordo- rispose la madre, comprendendo che non sarebbe mai riuscito a terminare la frase per poi avviarsi al piano terra lasciando che suo figlio e suo marito entrassero nella stanza illuminata pigramente dalla luce del lampadario.
–Come sta?- chiese sottovoce il padre allo zio James.
–Penso che questo sia il momento a cui il medico ci ha consigliato di prepararci-.
Col volto rassegnato il padre rispose –Va bene, restiamogli accanto-.
Tutti, adesso, erano seduti su delle sedie, attorno ad un grande letto matrimoniale a baldacchino; esso era bellissimo, splendido e comodissimo ma nella quale, però, giaceva una sola persona, ormai in fin di vita. Jackson si guardava attorno e poteva vedere solo tristezza e desolazione; poteva vedere tutti i suoi familiari ma anche gli amici del nonno, anche loro in età avanzata. La finestra era completamente bagnata dalla pioggia che sbatteva incessantemente sul vetro, quasi come se anche il cielo fosse triste.
Una specie di grugnito fuoriuscì dalla bocca dell’anziana figura distesa sul letto.
–Non dire niente papà- disse lo zio James sistemandogli le coperte –Risparmia le energie-.
Jackson non aveva il coraggio di guardare in faccia sua zia Lily che, sicuramente, era la più addolorata, triste, sconvolta o che, per lo meno, manifestava maggiormente le sue emozioni con le sue lacrime, i suoi sospiri, i suoi singhiozzi.
–Ne ho superato tante figliolo; questa sarà una passeggiata per me- rispose il nonno con voce raschiata dall’età. Cercò di ridere, ma provocò una tremenda tosse. –Ne ho passate tante, soprattutto con questi due- continuò lui alzando il dito in direzione di Ron ed Hermione, anch’essi marchiati dall’età.
“Sono una coppia bellissima” pensò Jackson; non c’è stato un momento nella sua vita, in cui, ogni volta che faceva visita ai suoi nonni, non trovava questi due. Li conosceva da quando era bambino: Ron gli faceva sempre salire il morale alle stelle, gli faceva sempre tornare il sorriso ogni volta che era triste o che faceva i capricci. Hermione, invece, lo ha sempre aiutato con qualsiasi cosa che riguardasse la scuola: temi, saggi ma anche curiosità.
Avevano anche due figli: Rose, una ragazza che conosceva ma che vedeva raramente, ed Hugo, uomo che conosceva maggiormente siccome era il padre del suo migliore amico Jonathan, che al momento non era presente a causa di uno stage di Quidditch a Manchester. –Ne abbiamo passate tante Harry- rispose Ron con un sorriso sul volto, un sorriso tutt’altro che felice: un sorriso amaro, amarissimo.
Hermione non disse nulla; aveva già detto tutto suo marito, perciò si limitò a sorridere, cercando di essere fiduciosa, anche se sapeva già quale sarebbe stato l’esito di quella situazione.
–Sapete- disse il nonno –Posso dire che questa vita è stata… assurda. Sì, questo è il termine più appropriato: assurda. Un essere umano normale non poteva sopportare tutto quello che ho sopportato io ma, alla fine, sono natò e morirò come ogni persona qualunque; non dimenticherò mai tutto quello che mi è capitato e che ho vissuto. Ron, Hermione: voi due mi avete aiutato a credere in un futuro e ancora oggi non riesco a non smettere di ringraziarvi per questo. Albus, James, Lily: voi siete stati la ciliegina sulla torta. Mi avete reso la vita ancora più infernale, ma io vi amo più di me stesso, perché siete stati carne della mia carne e sangue del mio sangue. E poi, mi avete regalato tanti nipoti che sono stati come nuovi figli per me- disse guardando orgoglioso Jackson, sua sorellina Daphne, più i figli di zia Lily: Daniel, Natascia e Sophie.
–Tu, James- disse tornando a guardare i suoi figli –Non mi hai dato alcun nipote, hai preferito fidanzarti ogni tanto di qua e di là, ma meglio così: non oso immaginare che pesti avresti messo al mondo!- tutti risero leggermente; non riuscirono a reggere una piccola risata, riuscendo a dare una boccata d’aria a quel triste e cupo momento.
–Vorrei ringraziare anche a vostra madre ma…- non riuscì a finire la frase, dando un vero e proprio calcio in pancia a quel piccolo momento di felicità creato poco fa. Il silenzio stava regnando sovrano ed era perfetto e identico alla notte in cui morì la nonna.
All’improvviso, però, al di fuori della proprietà, si udirono delle voci che chiacchieravano rumorosamente, anzi no, cantavano! Lo zio James si alzò immediatamente e si affacciò nel vetro bagnato della finestra, seguito da Jackson, Daniel ed il resto dei suoi cugini. Tutti poterono constatare il fatto che la strada era bloccata da centinaia di persone munite di ombrello ed impermeabili, ognuna con il braccio teso verso l’alto e la bacchetta ben stretta alla mano che emanava una piccola luce bianca dalla punta, mentre i più piccoli tenevano una candela in mano su cui si sarà certamente applicato un incantesimo che permetta che l’acqua non spenga la fiamma.
–Sono qui per te papà!- esclamò lo zio James stupito –Tutti per te!-.
Il nonno sorrise felice; forse solo in quel momento realizzò quanto bene aveva donato a tutta quella gente e comprese solo adesso quanto tutte quelle gliene fossero grate. I minuti passavano e tutti erano consapevoli che il peggio si stava lentamente avvicinando.
–Posso farti una domanda papà?- chiese la zia Lily.
–Dimmi pure- disse il nonno coprendo i canti delle persone al di fuori della casa.
–Hai paura?- chiese con voce triste, ma anche imbarazzata.
–Mia cara bambina, potrei risponderti dicendo che ho affrontato di peggio e che questo per me sarà come un gioco, ma non ti dirò così; ho affrontato la morte diverse volte e tutte le volte ho avuto paura, sempre. Quindi, perché non dovrei averne adesso? E’ ovvio che ho paura, ma diciamo che non ho paura della morte stessa: è l’ignoto che temiamo quando guardiamo la morte e il buio, nient’altro. Ma, in fin dei conti, per una mente ben organizzata, la morte non è altro che una nuova, grande avventura-.
Il nonno aveva fatto quell’incredibile discorso, parlando lentamente. Dopo quelle ultime memorabili parole, esalò l’ultimo respiro e chiuse gli occhi, spegnendo per sempre la luce della sua vita, con un sorriso sulle labbra.
Harry Potter era sfuggito diverse volte alla morte, che non ha fatto altro che tormentarlo, cercandolo continuamente: adesso, quando lui era ben consapevole del fatto che non sarebbe riuscito a vincere questo ultimo duello, quando sapeva che non sarebbe più riuscito a sfuggirgli anche questa volta, quando sapeva che non aveva più alcun posto in cui rifugiarsi, si presentò davanti a lei, salutandola come una vecchia e cara amica, partendo verso quel luogo ignoto, di cui nessuno ne conosceva la posizione e la forma.
Harry Potter aveva appena lasciato questo mondo, una leggenda se n’era andata, per sempre.





Angolo dell'autore: Spero che questa sia stata una morte più che dignitosa per un eroe come Harry e spero di averla onorata al massimo delle mie capacità. Inoltre, spero che molti di voi abbiano notato il fatto che ci sia una parte in cui mi sono ispirato alla morte dell'ultimo dei tre fratelli della fiaba presente nel libro di fiabe di Beda e il Bardo. Spero di ricevere un pò di recensioni a riguardo, sia positive che negative. Grazie a chiunque si sia degnato di leggere questa storia.
   
 
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