-E mai ti dirò-
Forse sono geloso di Rin.
Invidioso delle fiamme che accende nei tuoi occhi con una sola parola.
Neh Haru, hai mai provato qualcosa di simile nei miei confronti?
Non ricordo di essere mai riuscito a smuoverti.
Mi sento acqua stantia sulla tua pelle.
Vorrei riuscire a lambire il tuo viso, ma non riesco a trascinarti abbastanza affondo.
La mia volontà non riesce ad imporsi, tenta solo vagamente di sostenerti con tutto ciò che possiede.
Non so perché ogni volta che ricambi il mio sguardo, mi sento ferire a morte.
Da quanto tempo va avanti così?
Ho continuato a nascondere i miei errori, le bugie e le cicatrici.
Ne ho abbastanza.
Di te, di quella faccia apatica che guarda lontano.
Cosa devo arrivare a fare affinché tu ti accorga del mio malessere?
Sono la persona che ti sta sempre accanto e quella che spingi via più violentemente.
Ho perso il conto dei giorni passati a pensarti .
In verità sono stanco, come se avessi corso chilometri e chilometri per tentare di afferrarti.
Neh Haru, ti lasceresti incatenare?
Distruggimi lentamente con quella libertà di cui sei intriso fino a ridurmi in frammenti.
Temo di non poterti più dire che sto bene con un sorriso.
Andrò all’università di Tokyo.
Per rompere l’immagine di te che mi dilania il cuore.
Desidero un’espressione diversa sul tuo viso.
Urlerei ancora se ne fossi capace.
Arriverei a legarti per darmi ascolto.
E non so perché.
Sei il mio rimedio, il mio veleno.
L’aria che respiro ha il tuo odore.
E brucia quando scende nei polmoni.
Neh Haru, se stringessi la tua mano, mi ricambieresti con la stessa intensità?
Ti lascio andare ogni volta.
Cederti e perderti è una dolorosa abitudine.
L’attesa del tuo ritorno è un’agonia.
Ti ho abbandonato, nelle sue braccia.
Addossami tutte le colpe, non ti cercherò ne ti chiamerò per scusarmi.
Aspetterò semplicemente, sorseggiando una cioccolata calda all’aereoporto.
Anche quest’oggi sogno di potertelo dire.
Haru, bentornato.