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Autore: ehijared    18/06/2015    0 recensioni
Sceglie la vittima, la seduce, la uccide e ne prende il nome. Tutto questo solo per puro divertimento.
Genere: Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mezzanotte. 
Jon decise di porre fine alla sua maratona di serie tv per uscire e divertirsi un po'. Prese la sua consumata giacca di pelle e varcò la soglia della porta. Pochi minuti dopo, era già intenzionato a tornare a casa sua (se un monolocale   con un arredamento scarno e un letto poteva definirsi casa), scoraggiato dai molteplici suoni che quel banale condominio gli offriva: bambini che piangevano, mogli che urlavano contro i propri mariti per qualche banale incomprensione, donne che parlavano al telefono con le proprie amiche di quanto fossero stupidi gli uomini, senza magari riflettere a quanto esse stesse potessero essere stupide. Stava per risalire le scale quando  sentì un campanello nella sua mente che gli ricordava che non si divertiva da un po'. Decise di assecondare le proprie voglie e si diresse per le deserte strade cittadine. Lo spettacolo non era dei migliori: essendo pieno inverno, le strade erano semi deserte, le uniche persone che si potevano trovare erano alcolizzati (perché, si sa, l'alcol non conosce stagione) e qualche ragazza solitaria in cerca di qualcuno con cui passare un paio d'ore. Indifferente alla massa, Jon si diresse nel suo bar di fiducia, speranzoso di trovare, tra un boccale di birra e un altro, qualche compagno di giochi. 
Sedette al tavolino e ordinò il primo boccale. Si guardò intorno ma, sfortunatamente, non trovò nessuno. 
Due ore e una decina di boccali dopo, entrò nel locale un ragazzo sulla trentina, molto affascinante. Era accompagnato da una donna che doveva essere sua coetanea, poco affascinante, agli occhi di Jon (che apprezzava più gli uomini). Il misterioso trentenne non sembrava molto preso dalla ragazza e nemmeno dal resto dell'ambiente che lo circondava. Prese la sedia affianco a quella di Jon con fare molto svogliato e ordinò un whiskey. «Roba forte» pensò Jon. Lo osservò meglio. Aveva i capelli scuri come la notte, tirati all'insù con un po' di gel, gli occhi verdi, gli zigomi alti e il fisico di chi è "magro per natura" (o graziato da Dio, come amava dire Jon). Notando il suo sguardo su di lui, il giovane disse: «mi chiamo Carl, posso offrirti qualcosa?» Jon, stupito dal fatto che gli avesse rivolto la parola (spesso molti erano timorosi di farlo) rispose dicendo che un alcolico forte non gli sarebbe affatto dispiaciuto. Complici gli alcolici e la rinomata capacità di intrattenere lunghe conversazioni di Jon, i due si trovarono a parlare per un paio d'ore. Verso le due Carl, con fare piuttosto disinvolto, chiese a Jon di uscire fuori. I due uscirono dal locale e vennero investiti dal gelido vento invernale. Poco dopo il trentenne chiese a Jon di dirgli qualcosa in più sul suo conto. «Non sono molto interessante» esordì Jon, «mi chiamo Jon, ho trentacinque anni e, beh, sono gay». Aspettò un paio di secondi per vedere la reazione di Carl, che rispose «l'avevo immaginato.» Il suo tono era privo di ogni tipo di emozione: non sembrava interessato, sorpreso o schifato. Continuarono semplicemente a camminare, per circa dieci minuti, quando Jon disse: « vuoi fare qualcosa di divertente?» Carl, ovviamente, rispose: «scontato, sto per addormentarmi»
«Bene», pensò Jon «la trappola ha funzionato.» 
Lo accompagnò nel suo scarno monolocale e lo invitò a fare come se fosse a casa sua. «Beh, staremmo un po' stretti se questa fosse anche casa mia, non credi?» fu il commento pungente di Carl, che però si sedette di buon grado. Il proprietario si sentì offeso da quella battuta, ma il suo divertimento veniva al primo post, quindi gli porse una birra e si sedette vicino a lui. Lo osservò bere, notando con piacere che i suoi occhi erano lucidi. Non sembrava molto felice di trovarsi in quel luogo, decise di metterlo a proprio agio. Si avvicinò alla sedia e gli poggiò una mano sui pantaloni. «Sai, anche io sono gay» disse Carl.
«L'avevo immaginato» rispose Jon, aggiungendo una risatina. La sua risata era piena di vita, si sentiva.
«Mi piacciono i tuoi capelli biondi, e i tuoi occhi grigi, e le tue labbra» aggiunse poi, guardando Jon. I due si avvicinarono, poi si alzarono quasi contemporaneamente ed iniziarono a spogliarsi, travolti dalla passione accesa probabilmente dall'eccesso di alcol. Jon buttò Carl sul suo letto singolo, gli si sedette sopra e, avvicinandosi all'orecchio, gli sussurrò «vuoi ancora divertirti?» «Ora più che mai» rispose Carl. Gli tolse le mutande ed iniziò a baciarlo, sentiva il suo membro gonfiarsi, il suo respiro diventare più veloce e le sue mani graffiarlo. In quel momento, tra le mani di Jon, scintillò qualcosa, era un piccolo coltello, dalla punta molto affilata e sottile. Si alzò e legò la sua preda al letto, che scambiò il tutto per un preliminare, quindi non fece storie. Poco dopo, Jon era di nuovo su di lui, gli diede un bacio sul dorso pallido e poi, col suo coltellino, fece un taglio non molto profondo (altrimenti il divertimento sarebbe durato poco) nel punto preciso in cui l'aveva baciato. «Sei matto!» esclamò Carl, ormai più impaurito che eccitato. «Sh» sussurrò l'altro, che gli baciò le labbra, tagliandole subito dopo. 
Proseguì con lo stesso metodo sulle braccia, sulle guance e sul collo, poi, Jon decise che era stanco, non voleva più divertirsi, voleva solo andare a dormire. Gli disse di guardarlo negli occhi. Carl era più spaventato, che eccitato. Jon amava quel senso di paura. Continuò a guardarlo negli occhi. «Puoi dormire ora, Carl» gli sussurrò. Guardandolo negli occhi, gli infilò la lama nella gola (uccideva sempre nello stesso punto) e vide Carl spalancare gli occhi, lo udì urlare, un urlo contenente terrore allo stato puro, sentì le forze abbandonarlo, poi morì.
Jon si alzò, soddisfatto del suo lavoro: il sangue gocciolava a terra, disegnando un motivo astratto. Prese il coltello e incise sul cuore una “J”. Dalla pelle lacerata non uscì sangue. Si sa, la ferita sanguina solo se il cuore batte ancora, e il cuore di Carl non batteva.
Quella sera, si era guadagnato un po' di divertimento e un nuovo nome: Carl.
 
  
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