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Autore: RadioPotter    18/06/2015    0 recensioni
Dudley Dursley e sua moglie non riescono ad avere figli naturali; decidono quindi di adottare, ma su chi ricadrà la loro scelta?
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dudley Dursley, Nuovo personaggio, Petunia Dursley, Vernon Dursley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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I magici Dursley - Helena


“Diddy, caro, ma ti sembra una buona idea?”
“Mamma, ne abbiamo già parlato: Claire è assolutamente d’accordo con me, e se non riusciamo ad avere figli nostri, adottare mi sembra una buona soluzione”.
Non era la prima volta in cui risuonava un tale discorso al numero 4 di Privet Drive.
Dudley Dursley, giovane imprenditore, subentrato nell’amministrazione della ditta di famiglia dopo che il padre se n’era andato in pensione, era sposato da cinque anni con Claire Prewett, una dolce ragazza laureata in Storia dell’arte proveniente da una rispettabile famiglia di impiegati statali (lui ragioniere, lei docente universitaria). Ai genitori di lui la “fidanzatina del loro Diddy” era piaciuta subito, così tanto che i due decisero di tralasciare fatti trascurabili della sua famiglia (per esempio, che sua sorella Margaret aveva frequentato Hogwarts ed ora non lavorava affatto al Ministero degli Esteri, ma si occupava di Cooperazione Magica Internazionale – che, decisero, non si discostava troppo dalla realtà).
Purtroppo, il tanto agognato nipotino non arrivava, e così avevano optato per l’adozione. Vernon da quel giorno guardava il figlio con malcelato disprezzo: com’era possibile che preferissero un figlio non loro? E soprattutto, per lui era francamente inconcepibile che suo figlio non potesse… ecco.
“Ma un bambino adottato… non capisco…” pigolò Petunia, sull’orlo delle lacrime.
Claire, che era appena arrivata avvolta in uno sgargiante cappotto rosso fiamma, ribatté garbatamente: “È pur sempre un bambino, signora Dursley. Anche i senza famiglia meritano un po’ d’affetto, no?”
“Harry non era vostro ma l’avete accolto – non l’avremo trattato come un re, lo ammetto…” Dudley colse lo sguardo di sua madre a nominare il nipote – anche se lui lo aveva presentato a sua moglie e l’aveva invitato con la moglie Ginny al proprio matrimonio, lei ancora aveva un moto involontario di terrore che qualcuno scoprisse che era imparentata con certa gente. “E poi tutte le carte sono state fatte; oggi pomeriggio andiamo con l’assistente a conoscere alcuni bambini… spero solo che vogliate bene a lui, o lei, come se fosse nostro figlio naturale”.
“Ci proveremo” sbottò Petunia dopo un lungo silenzio, prima di tornare a sfregare il ripiano della cucina già immacolata con meticolosità quasi maniacale. Ritenendosi congedati, Dudley e Claire uscirono senza salutare, tenendosi per mano.
 
Arrivarono alla casa famiglia senza spiccicare parola, se non qualche scambio di battute scontate con l’assistente. Claire era elettrizzata, Dudley un po’ preoccupato.
I suoi avevano accolto Harry, il figlio di zia Lily, quando lei e il marito erano morti, ma l’accoglienza non era stata delle migliori. Dudley non conosceva altre storie di adottati. E se anche lui…? Cercò di scacciare quel pensiero negativo: loro quel figlio adottato lo desideravano, non come il cugino, che era capitato loro tra capo e collo.
Mentre visitavano l’asettica casa famiglia poco fuori Londra, la sua attenzione fu richiamata da due bambini, un maschio e una femmina, che giocavano in disparte.
“Scusi, ma quei due bambini laggiù chi sono?”
“Sono due gemelli, Lilian ed James” rispose l’assistente sociale. “Purtroppo non troviamo una  famiglia adatta ad accoglierli: innanzi tutto, sono molto legati l’uno all’altra e quindi preferiremmo farli adottare insieme; inoltre sono già grandicelli, quest’anno fanno i cinque anni, e la gente preferisce adottare bambini più piccoli”
Proprio mentre Dudley osservava la bimba con un sorriso, la piccola divenne tutta rossa e, dal ramo sopra di lei, le foglie si seccarono e caddero di botto. Si girò verso l’assistente sociale, per chiedere conferma di quel che aveva visto, ma lei era persa nelle sue chiacchiere, mentre leggeva la scheda dei bimbi.
“… hanno qualche problema a socializzare, infatti stanno sempre tra loro. Gli altri bambini li considerano strani. Ma sapete come sono i bambini, sono molto umorali e…”
“Li adottiamo noi!” esclamò di colpo Dudley. Sia Claire che l’assistente lo guardarono sbalordite.
“Dud, caro, sei sicuro?” gli chiese Claire. Dudley per tutta risposta disse un rapido: “Ci voglia scusare un attimo” all’assistente, trasse da parte la moglie e gli disse: “Claire, hai visto cosa ha appena fatto quella bambina? Ha fatto cadere tutte le foglie da quel ramo!”
“Tesoro, siamo in autunno, è naturale che cadano…”
“Non se tutto l’albero ha ancora le foglie verdi e cadono solo le foglie di un ramo, tutte assieme. Io credo che James e Lilian siano…” guardò che l’assistente non stesse ad ascoltarli, ma era immersa nella compilazione di chissà che scheda, “come tua sorella. A differenza di altre famiglie, conosciamo come gestire la situazione dato che l’abbiamo già… ehm… sperimentata in famiglia, no?”
Claire lo guardò con i suoi grandi occhi color nocciola per un tempo indefinibile, in silenzio. A un certo punto si girò verso l’assistente e le disse: “Ci sono problemi se adottiamo due bambini?”
Dudley sorrise.
 
I due bambini crearono un certo scompiglio: non tanto per quello che erano, ma perché erano più grandicelli del previsto e decisamente, be’, due. Petunia, nomi a parte, li accettò abbastanza bene. Vernon li trattò con freddezza, almeno fino a che James non ritrovò i gemelli aziendali che il nonno aveva perso un paio di anni prima; allora cominciò a stabilire con entrambi, specie col maschietto, un rapporto quasi umano. Tenendo conto dei presupposti iniziali, i giovani coniugi Dursley consideravano l’inserimento un vero successo.
Sei anni più tardi, in un sonnacchioso mattino di metà luglio, Lily Dursley andò a prendere la posta prima di unirsi alla famiglia per la colazione.
“La posta… oh grazie, Lily” bofonchiò Dudley attaccando il piatto di uova e bacon. Le fece passare rapidamente, finché non si fermò, come di sale, su due lettere praticamente identiche. Sorrise ed esclamò: “Claire, cara, guarda qui!”
La signora Dursley gli arrivò alle spalle e, non appena capì il motivo di tanta agitazione, annunciò ai figli: “Ragazzi, stasera invitiamo a cena zia Maggie”.
“Che bello!” esclamò Lily, che adorava quella zia che le raccontava storie fantasy così ben ingegnate che sembravano reali. “Ma… perché?”
“Che ne dite se vi dico che vi hanno ammesso ad… Hogwarts?”


Questi luoghi e personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Joanne Rowling; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
   
 
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