Anime & Manga > Pokemon
Segui la storia  |       
Autore: AuraNera_    18/06/2015    6 recensioni
I Pokémon Leggendari non possono scomparire. I Guardiani devono salvaguardarli. Ma il prezzo potrebbe essere troppo alto.
Dal capitolo uno:
“Tutto in me è bianco. Bianca la pelle. Bianchi i capelli. Bianche i vestiti che indosso. Solo i miei occhi interrompono il monocrome che mi compone. Il bianco è un colore vuoto, per questo mi caratterizza. Ma, come un foglio bianco, spero che anche la mia anima venga colorata con nuove emozioni derivanti da questo viaggio. Un viaggio che mi porterà lontano. Mi chiamo Ayumi Sato. E sono la prima guardiana delle leggende.”
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 21 – Rimpatriata

_Paradiso Parallelo_

Ormai era chiaro che di tranquillità, non se ne poteva più parlare.
Articuno era stata la prima a rientrare, ferita ma, come aveva detto lei, ‘in modo meno grave di quello che pensavo’. Nel suo racconto aveva parlato di come avesse trovato Mewtwo senza controllo, in balia di una potenza troppo grande da gestire e da come si fosse ritrovata costretta ad attaccarlo per riuscire a liberare un po’ di quel potere in eccesso.
Purtroppo, come lei di certo sapeva, il clone era decisamente più forte e possedeva capacità nettamente superiori, specie in quelle condizioni. Grazie al cielo, davanti ai suoi occhi si era improvvisamente materializzato Mew, che a quanto pare aveva scelto di stare vicino al suo doppio, cosicché si potessero controllare a vicenda.
Anche Mew aveva fatto ritorno al Paradiso Parallelo, e la prima cosa che aveva fatto era stata andare a conoscere i Guardiani, trovandosi in affinità con Fujiko, abbastanza prevedibile conoscendo l’amicizia che legava la piccola palla di pelo rosa e Jirachi, e Pure.
Subito dopo, avevano iniziato a comparire alcuni Pokémon Leggendari da soli, probabilmente avvertiti e non accompagnati perché autonomi, come Uxie, Mesprit e Azelf. Altri, invece, ebbero la possibilità di raggiungere la dimensione solo tramite dei passaggi creati da altri. Fu il caso di Virizion, che arrivò nel Paradiso Parallelo poco prima di Terrakion e Keldeo.
“È un guaio Arceus!” esclamò la Leggendaria di tipo erba, con un tono colmo d’angoscia, che stonava con la sua classica pacatezza.
“Che è successo?” domandò Dialga, osservando attentamente il gruppo, composto dai tre Leggendari sopracitati più Cresselia, che li aveva accompagnati fino a lì. Fu proprio quest’ultima a parlare, per poi sparire per andare ad occuparsi del trio dei Kami.
“Cobalion è scomparso. Ero andata a cercarlo, ma lui non c’era e il sigillo che proteggeva loro tre era stato spezzato”.
“Dialga, di a Palkia di occuparsene, anche se temo che non riusciremo a trovarlo” sospirò il Pokemon Primevo.
“Come Zapdos e Moltres?” chiese Fujiko, mentre accarezzava distrattamente Mew dietro alla testa.
“Esattamente”.
Prima che il discorso potesse proseguire, Suicune fece la sua apparizione, esibendo un cipiglio decisamente preoccupato.
“Amarantopoli... le nuvole... la Torre Campana” boccheggiò allarmato, mentre Pure gli andava accanto, felice di rivederlo tutto intero, come canticchiò lei.
“Non c’ho capito niente” sbuffò Fujiko, inclinando la testa da un lato. “Respira, Suicune, prendi fiato e racconta” consigliò poi.
Il Leggendario rimase immobile per qualche secondo, prendendo dei profondi respiri.
“Ho corso per gran parte di Johto per cercare i miei fratelli, Raikou ed Entei, senza trovarli. Prima di contattare qualcuno telepaticamente, però, ho pensato di andare a controllare la Torre Bruciata, per cercare anche solo un segno del loro passaggio. Ma quando sono arrivato nei pressi della città, è successo qualcosa di molto strano” disse semplicemente.
“La Torre Campana” rifletté ad alta voce Articuno. “Può solo essere Ho-Oh” mormorò.
“Però è strano. Ho-Oh è sempre stato molto controllato, tanto che può decidere se fare del male o meno con il suo fuoco che ha la doppia proprietà aggressiva e curativa. Mi sembra strano che abbia perso il controllo tanto da colorare il cielo con delle nuvole cremisi che formano un vortice attorno a lui!” sbottò Suicune, ricevendo come risposta un’occhiata interrogativa da parte dei presenti.
“Questa situazione sta cambiando molte cose, Suicune. Ora cerca solo di calmarti” gli consigliò Articuno, mentre scuoteva la lunga coda.
“Tu hai una qualche spiegazione Palkia?” domandò Arceus alla Leggendaria che stette in riflessione per alcuni secondi, come se stesse soppesando le sue stesse parole.
“Una sola” borbottò infine, posando poi il suo sguardo su Ayumi, Fujiko, Pure e Kurai. “I leggendari con il Guardiano impazziscono meno velocemente rispetto agli altri. Ma Ho-Oh ha un Guardiano, effettivamente, quindi la sua anima divisa dovrebbe essere più facile da gestire. Ma non è così. Quindi, l’unica spiegazione plausibile è che...”
“...il Guardiano dell’Arcobaleno sia nelle immediate vicinanze” completò Articuno, sgranando gli occhi rossi.
Ayumi rifletté qualche secondo su quelle parole, prima che la sua mente rievocasse di colpo immagini che aveva già visto. Macerie, la gente che piangeva, le persone che estraevano cadaveri e feriti dagli edifici crollati. E, in mezzo a tutto quello, due occhi marrone rossiccio, che la scrutavano quasi a volerla giudicare. Quello sguardo, anche attraverso un ricordo, le suscitava una strana sensazione.
Ebbe appena il tempo di capire il significato di ciò che aveva appena visto, prima di tornare sulla terra, sbattendo le palpebre. Non le era mai successa una cosa simile. Era come se qualcuno le avesse dato un’indicazione. Quello non era un ricordo, quella era una visione. L’albina osservò attentamente tutti i volti presenti, ma nessuno sembrava essersi accorto di ciò che era appena successo, né di esserne apparentemente collegato.
“Dobbiamo andare ad Amarantopoli” disse allora, seria. “Penso di sapere chi stiamo cercando”.

_Amarantopoli_

Reinhold non era mai stato un amante dell’avventura e del mistero. Anzi, a lui piacevano i libri, il silenzio e la tranquillità.
Purtroppo, nell’ultimo periodo, quella era venuta drasticamente a mancare, a cominciare dalle misteriose esplosioni e dagli incendi appiccati da un gruppo di folli, come avevano detto al telegiornale della regione.
Per fortuna, nessuno della sua famiglia era stato coinvolto, ma la loro abitazione era crollata e aveva preso fuoco.
Erano stati costretti così ad abbandonare la città e a rifugiarsi dai nonni materni del ragazzo, a Mogania, un paesino piccolo e silenzioso, un po’ freddo, aveva dovuto farci l’abitudine.
Tuttavia, pur essendo un ragazzo amante della calma, era pur sempre un normale adolescente di quasi diciassette anni, aveva degli amici che erano rimasti in città.
Mogania non era poi così lontana, era una distanza che con il suo Noctowl percorreva in un lasso di tempo piuttosto breve. Atterrava davanti alla Torre Campana, vicino a quella strana fontana, e da lì con la sua compagnia andava gironzolando nei dintorni della città, talvolta solo per chiacchierare, altre volte per allenarsi e lottare tra di loro.
Reinhold, o meglio, Rein, non se la cavava male, il suo Noctowl era forte e anche la sua Flaafy riusciva a farsi valere. Il suo sogno segreto era di riuscire a girare autonomamente tutta Johto e magari diventarne il Campione. Tuttavia, quest’ultima cosa non era affatto un suo chiodo fisso, non era ambizioso al punto di farla diventare un’ossessione.
Rein appariva in tutto e per tutto un ragazzo ordinario. Alto, dalla corporatura snella e con il volto angelico, incorniciato dai morbidi riccioli biondi. Molto particolari erano invece i suoi occhi, di quello strano marrone quasi rosso, così espressivo. Ma oltre alle sue iridi un po’ stravaganti, nulla in lui era sbagliato o strano.
Ma il ragazzo aveva un segreto. Quando era piccolo, la sua casa aveva preso fuoco. I suoi genitori avevano dato la colpa a una stufetta, per loro mal funzionante. E invece, era stato il piccolo Reinhold di dieci anni prima ad appiccare l’incendio con delle piccole farfalle infuocate che aveva creato sul palmo della sua mano.
Rein odiava la sua abilità. Era pericolosa, era strana, era sbagliata. Rischiava di fare del male a qualcuno e lui non voleva. Ma quella sua stessa abilità lo aveva salvato dall’incendio di circa un mese prima. Il fuoco non poteva ferirlo, né prima né dopo. E anche questo, Rein lo trovava ingiusto.
L’unico che sapeva di questa sua stranezza era suo nonno. Lui era uno dei vecchi custodi della Torre Campana, e aveva riconosciuto qualcosa di particolare nel ragazzo. Qualcosa di assolutamente straordinario e che andava protetto.
Fino al momento opportuno.
E quale momento più opportuno di quello? Non capita tutti i giorni che il cielo si colorasse di cremisi non appena messo piede nella tua città natale, mentre tre sconosciute provano a spiegarti alcune cose davvero assurde.

‘Amarantopoli... di nuovo Amarantopoli’ pensava Ayumi mentre arrivavano in città. Si erano sorpresi tutti quando aveva detto di conoscere il Guardiano dell’Arcobaleno, anche se si erano accontentati della spiegazione della ‘strana sensazione’.
Tuttavia, all’albina non era sfuggita l’occhiata di Arceus, tutto tranne che benevola. Non poteva permettersi passi falsi, quello lo sapeva bene, ma la situazione si stava complicando in modo esponenziale.
Aveva evitato di raccontare come fosse venuta a conoscenza dell’esistenza del ragazzo dai riccioli biondi, anche solo per nascondere a Fujiko lo strazio della madre in seguito alla scoperta della sua apparente morte. Tuttavia, la ragazza era viva e vegeta, e sua madre pure.
Il rischio era alto, ma Ayumi ormai poteva dire di conoscere bene la bionda e nulla le avrebbe impedito di tornare ad Amarantopoli.
Gli occhi un tempo verdi, che col tempo avevano preso una notevole sfumatura azzurra, della Guardiana, osservavano l’ambiente circostante con attenzione. Si capiva ciò che stava provando. Nostalgia, rabbia, tristezza, rassegnazione, consapevolezza e altro ancora. Però, per fortuna, lo sguardo rimaneva acceso e brillante.
Anche Pure si guardava in giro, il volto serio e scuro, mentre la memoria le faceva vedere nuovamente Mistralopoli distrutta e la madre che si sacrificava. E faceva male, terribilmente male.
“Ehi” la chiamò la Guardiana dei Desideri. “Tutto a posto?”
“Mmh. Circa” borbottò l’altra, sistemandosi i lunghi capelli acquamarina. Poi tornò a sorridere. “Tu vivevi qui?”
“Sì. Però la città, come vedi, è stata distrutta in seguito a un attacco. Proprio il giorno in cui Ayumi mi aveva trovata” raccontò la bionda.
“Che strano. La situazione è davvero simile alla mia”
“Vero. Tra l’altro, chissà come facevano a trovarci” disse Fujiko, indirizzando uno sguardo interrogativo alla Guardiana silente, che stava però seguendo il discorso.
“Me lo sono chiesto anche io. Penso che sia per il teletrasporto. Avranno delle spie, forse delle Ombre, è probabile, sono molto sensibili alle aure e difficili da individuare. Probabilmente centra quell’Immortale che abbiamo affrontato nelle Rovine del Canale” spiegò Ayumi, continuando a far vagare lo sguardo attento.
Gli abitanti avevano iniziato a ricostruire la città, con l’aiuto dei Pokémon, soprattutto i forti tipi Lotta. La gente si dava una mano l’un l’altra, mettendo a disposizione materiali e capacità per aiutare chi aveva perso qualcosa e chi invece non aveva più nulla.
Poteva essere tutto perfetto, ma quel cielo sanguineo vorticante che aveva come fulcro la torre campana non suscitava altro che angoscia, di cui l’aria era colma.
“Dobbiamo sbrigarci” decretò l’albina guardandosi attorno. Erano nei pressi della Torre Bruciata, che miracolosamente non aveva ricevuto danni. Non erano quindi distanti dall’altra torre.
Per questo motivo, non fu difficile individuare il ragazzo che stavano cercando, dall’altra parte dell’ampio e lungo spiazzo che collegava le due torri.
Gli occhi rossastri erano puntati sul cielo della medesima sfumatura, il volto contratto in una smorfia di stupore e paura. Si era cautamente avvicinato fino all’entrata del sentiero Din Don, e lì si era bloccato.
Le tre ragazze gli si avvicinarono silenziosamente, pur guardando in direzioni diverse. Ayumi fissava lo stesso punto del ragazzo, Pure lasciava vagare lo sguardo in giro e Fujiko studiava il suo concittadino. Non ricordava di averlo mai visto.
“Che starà succedendo...?”
La voce del ragazzo riscosse la bionda, che si era persa nei meandri della sua mente.
“Tu non lo sai?” rispose Ayumi, continuando a tenere lo sguardo alto e imperscrutabile anche quando l’altro la fissò scioccato, non si sa se per la domanda in sé o per l’apparizione improvvisa delle tre.
“Come posso saperlo?” sbottò, stupito dalla domanda.
“Noi lo sappiamo... aggiungerei un purtroppo, ma certe cose è meglio conoscerle. È più sicuro” spiegò Fujiko, incrociando i suoi occhi verde mare con quelli marrone rossiccio del ragazzo.
“Che cosa...” iniziò lui, venendo bruscamente interrotto da Ayumi.
“Una serie di eventi, che coinvolgono anche te. Da questo momento in poi, sei in pericolo” disse, voltandosi a guardarlo.
“Io mi ricordo di te!” esclamò Rein, incrociando le iridi lilla della ragazza. “Tu... sei venuta qui ad Amarantopoli un paio di giorni dopo la sua distruzione!”
Ayumi annuì.
“È la terza volta che vengo qui. E oggi, la motivazione è sotto gli occhi di tutti. E tu ne sei dentro fino al collo” mormorò.
“In poche parole, sei un Guardiano” intervenne Pure, che si era messa giocare con l’acqua della fontana, creando con le mani dei piccoli spruzzi, suscitando l’incredulità in Rein.
“Come... cosa...” balbettò.
“Sono una Guardiana, come te” rispose la ragazza ridendo, come se fosse una cosa assolutamente normale.
Rein si ritrovò a fissare una per una quelle tre ragazze. Loro sapevano dei suoi poteri e ne avevano a loro volta. Erano pericolose, come lui. Che volevano? Cosa intendevano che era collegato a ciò che stava succedendo alla sua città?
Si ritrovò a indietreggiare leggermente per poi scappare, il più lontano possibile da loro.
“Aspetta!” sentì la voce di una di quelle e i loro passi frettolosi mentre lo seguivano.
“Dove corri di bello?” mormorò una voce al suo orecchio. Di certo non si aspettava di ritrovare la ragazza con i capelli acquamarina e il potere dell’acqua accanto, che teneva il suo passo come se nulla fosse, sorridendo divertita.
Neanche il tempo di realizzarlo che questa inchiodò afferrandolo per un polso, facendolo quindi fermare di scatto slogandogli quasi una spalla, cosicché anche le altre due, quella bionda e quella con i capelli bianchi potessero raggiungerli.
“Accidenti, quanto corri” borbottò la prima, sistemandosi i lunghi capelli lisci dietro alle spalle.
“Lasciatemi andare! Io non ho niente a che fare con voi!” sbottò il ragazzo, più spaventato che arrabbiato.
“Io non credo. Mentre tutta la città è nel panico e se ne sta barricata in casa, tu ti sei avvicinato alla torre come se ne fossi attratto” affermò sicura Ayumi.
“E con ciò? Ero solo curioso, tutto qui” ribatté balbettante il ragazzo.
“Per favore... non abbiamo tempo da perdere. Si vede chiaramente che stai mentendo”.
Reinhold sospirò, mentre si passava una mano nei capelli ricci.
“E va bene. Anche io ho qualche abilità strana. Guardate” disse, accendendo una fiammella sul palmo della mano. “Era questo ciò che volevate sapere?”
“Sì. Io mi chiamo Fujiko, comunque. E quello – indicò con un cenno il fuoco – è il tuo potere. A quanto pare tu sei il Guardiano dell’Arcobaleno, di Ho-Oh. È lui che sta scatenando tutto questo perché percepisce la tua vicinanza” iniziò a spiegare la ragazza.
“Ho-Oh? Che cosa ho io in comune con lui?” domandò il ragazzo sgranando le iridi rossastre.
“Ne condividi l’anima. Metà del tuo spirito e in Ho-Oh  metà di quello del Leggendario è in te. Questo ti conferisce le abilità che hai. Io, comunque, mi chiamo Ayumi. Sono la Guardiana dei Venti Gelidi, di Articuno.  Fujiko è la Guardiana dei Desideri, ossia di Jirachi. Invece lei è Pure ed è collegata con Suicune, è la Guardiana dell’Acqua Pura” concluse l’albina.
“Quello che dite non ha senso!” sbottò il ragazzo,  indietreggiando. “Io sono una persona comune!”
“Tutti i Guardiani sono persone comuni. Hanno solo avuto sfortuna... tutto qua. Quando la città è stata distrutta è stato il giorno in cui ho scoperto di essere una Guardiana. È stato difficile, lo è ancora ma... è una cosa che solo noi possiamo affrontare” decretò decisa, ma rassicurante la bionda.
“Non credere di essere l’unico che ne ha sofferto, soffre o ne soffrirà in seguito” concluse Pure, seria.
Rein continuava a far saettare lo sguardo da una all’altra.
“Anche se non voglio... dovrò venire con voi lo stesso, vero?” sussurrò, non nascondendo più la sua paura.
“Temo di sì. Purtroppo nemmeno noi abbiamo scelta” sospirò Ayumi, ben conscia che quel ‘noi’ era piuttosto sbagliato. ‘In realtà io non ho scelta. Semplicemente, è una cosa egoistica da parte mia condannarvi a tutto questo’ pensava l’albina, sentendosi in colpa.
“Cosa penserà mia madre quando non mi vedrà tornare?” chiese Rein.
“Probabilmente crederà che tu sei morto. O scomparso. In ogni caso, non avrà più notizie di te. Come è successo con me” rispose Fujiko con una limpidità assoluta, tanto che spiazzò il ragazzo. “È per difenderli” aggiunse subito.
Un urlo troncò sul nascere qualsiasi frase il ragazzo stesse per pronunciare, e un’onda calda si propagò per l’intera città.
“Ho-Oh sta impazzendo. Dobbiamo muoverci o saranno guai” disse Ayumi, fissando le sue iridi lilla in quelle del ragazzo.
“Non ti preoccupare, comunque. Se ti fa a fuoco qualcosa io sono un idrante portatile” sorrise allegra Pure, dandogli una pacca fin troppo amichevole sulla spalla.
“Non sei da solo” concluse Fujiko prendendogli una mano e sorridendogli.
Rein annuì e fece per seguire le tre ragazze verso la Torre Campana, quando una voce alle loro spalle bloccò tutti loro sul posto.
“F-Fujiko?”
Al rallentatore, tutti si girarono.
“Tesoro, sei davvero tu?” disse la donna dagli occhi verdi.
“Mamma?!”

“Perché tutto questo deve capitare a me? Io non voglio, vorrei che questo fuoco sparisse, vorrei liberarmene. Il fatto che io non possa più scegliere che cosa posso fare della mia vita mi irrita e tutto questo ignoto mi spaventa. Perché tutto questo?”


Angolino nascosto nell’ombra
Ebbene sì, sono tornata ahahahaha con questo schifo. Non mi piace per niente.
Prima del previsto pure. Anche se hanno già iniziato a minacciarmi di morte e torture varie medievali se ho, e cito testualmente, ‘intenzione di passare tutta l’estate davanti a quell’affare’.
No, non era mi intenzione, in realtà, ma non voglio metter l’ansia a voi (Ink parlo con te, dato che abbiamo l’abitudine di lasciarci ‘un pochino col fiato sospeso’ :P) e l’astinenza a me.
Volevo solo fare una piccola precisazione: il titolo del capitolo si riferisce a Fujiko che torna ad Amarantopoli, e un beneamato nulla con tutto il resto. EVVAI.
Bene. Innanzitutto volevo ringraziare tutti quelli che hanno inserito la storia tra le preferite, seguite, ricordate e che recensisce nonostante io sia poco costante con gli aggiornamenti e faccia tanti errori (che correggerò coffcoff forse coffcoff). Davvero, mi inquino a vostri piedi (cit. Pumba).
Inoltre, volevo ringraziare tutti coloro che mi hanno prestato i loro personaggi. Quindi:
Green Chan – Fujiko
Shadow Wolf – L’idea iniziale del personaggio di Pure
Levyan – Kurai
_Lolli910 – Seo-Yun (anche se l’abbiamo creata assieme, ma dettagli :P)(E anche se non leggi in questa sezione, dettagli pt.2)
Spartaco – Sharda
Ink Voice alias PollaH e illustrissima/illustratissima collega – Reinhold
Bene. Quando arriveranno gli altri personaggi, ringrazierò chi di dovere.
Alla prossima!

Aura_

  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Pokemon / Vai alla pagina dell'autore: AuraNera_