Capitolo
34
I love the way
you love me
The way you
move me
It feels so
good in your arms
I love the way
you need me
The way you free me
You got me
right where I
belong
(Right Where I
Belong -
Charice)
Non
avevo idea di essere una
persona appassionata e insaziabile prima che Sulfus me lo facesse
presente con
tanto di dimostrazione. Siamo stati per ore a fare l’amore
anche dopo il nostro
risveglio ed è tutto dire. Avevo sentito che alcune dopo la
prima volta, erano
talmente indolenzite da non voler fare sesso dopo giorni oppure che
trovavano
qualche scusa per non farlo più perché hanno
trovato l’esperienza deludente. Di
certo non è il mio caso né l’uno
né l’altro. Con un amante come Sulfus
Zolfanelli, non puoi che volerne sempre di più. Mi
meraviglio di me che credevo
che quando l’avrei fatto sarei stata rigida come un manico di
scopa o mi sarei
talmente imbarazzata da scappare via. L’ho desiderato troppo
ed è stato tutto
perfetto invece. Lui mi ha anche assicurato che sono stata magnifica e
nel caso
mi avrebbe fatto volentieri da insegnante. Questo è solo
inizio, figuriamo più
avanti.
Siamo
stati “occupati” fino
alle 11,30 poi il tempo di farci una doccia – separati, non
ce la facevo proprio
ad affrontare un altro round sotto il getto d’acqua
– e vestirci, siamo scesi
di sotto a mangiare qualcosa. Appena arrivati in cucina, abbiamo visto
Tilda
indaffarata tra i fornelli e nel sentire quegli odorini invitanti, il
mio
stomaco brontolò.
Quello
che successe dopo, mi
imbarazzò fino alla punta dei capelli. Tilda guardava male
Sulfus, sicuramente
la donna stava pensando che ero un’innocente sedotta.
Bè, più o meno. Che ero
innocente, non c’è dubbio, Sulfus può
testimoniarlo e anche il sangue sul
lenzuolo. Sedotta, forse sono stata più io a sedurre lui
ieri sera. L’ho
provocato, ho abbattuto le sue difese e in risposta il suo tocco mi ha
fatto
sciogliere fino a dargli completamente anima e corpo.
Li
lasciai per un attimo cercando
di avvisarli tra un balbettio e l’altro che dovevo andare al
bagno. Era solo
una scusa per calmarmi un po’ e allontanarmi da quei due che
si scambiavano
occhiatacce. Non appena sarò uscita dalla cucina,
avrà inizio la loro
battaglia, presumo. Scusami, Sulfus. Scombussolata come sono ora non
gli sarei
di molto aiuto nell’affrontare Tilda. E poi non ne avrei il
coraggio.
Alla
fine, decisi di andare
un attimo fuori a prendere una boccata d’aria. Il giardino
è perfetto per chi
voglia starsene un po’ tra le sue, almeno nelle ore in cui i
giardinieri sono
in pausa o sono in un'altra parte del vasto terreno dei Zolfanelli. Mi
sedetti
con un po’ di difficoltà sulla panchina in pietra
– bè, Sulfus si è dato
parecchio da fare, l’ho già detto – e
non appena sento il contatto freddo sul
mio sedere, sussultò. Non ho avuto molto tempo per
riprendermi e devo ancora
abituarmi all’”ardore” del mio ragazzo.
Adesso
che sono sola, ho modo
di pensarci. Ora ho un ragazzo, o meglio, un ragazzo che amo. Il
fidanzamento
con Gabi non avrebbe portato a niente di buono o piacevole. Non mi
sarei mai
sentita così bene tra le braccia del mio precedente
fidanzato come lo sono tra
quelle del Devil. Gabi non l’avevo scelto io mentre Sulfus
sì. E’ bello poter
scegliere e questo è successo perché sono stata
trattata come un premio in un
gioco d’azzardo. Non male. Meglio che non ci pensi troppo
però, non sarà una
cosa di cui vantarmi con le future generazioni.
-Signorina
Raf-
Mi
girai di scatto. Non avevo
sentito arrivare la cameriera.
-Sì?-
-Ci
sono delle visite per
lei-
-Per
me?-
A
quanto pare è come se fossi
tornata a vivere in questa casa e posso ricevere ospiti. Quando alla
fine sono
sempre stata un “ospite” anch’io qui.
Quel qualcuno che è venuto a vedermi deve
aver saputo che ho passato la notte con Sulfus o almeno che ho
partecipato alla
festa, se no mi avrebbe cercato a casa mia.
Seguo
la donna fino al
salotto e trovo un sacco di persone che conosco benissimo. Sgrano gli
occhi.
-Angels? Ricky? Cathy e David? Che
ci fate qui?-
Mio
Dio, Cat e David erano
con me alla festa e arrossii pensando che loro sicuro sanno che cosa ho
fatto
con il padrone di casa. Ma subito dopo, a scacciare il rossore, mi
venne in
mente il motivo per cui erano tutti qui in questo momento. Mi era
sembrato
strano il comportamento dei miei cugini alla festa quando hanno
impedito a
Kabalè di rovinare la mia riappacificazione con Sulfus. Possibile che
loro
tutti…fossero complici di qualche piano?
-Raf!-
esclamano Uriè e Dolce
andando ad abbracciarmi.
-Ehy
ragazze- gli sorrisi.
Ero così felice di vederle anche se ci vediamo quasi ogni
giorno da quando
andavamo all’asilo.
-Finalmente
ha ceduto il bel
diavoletto- disse Cat con malizia. Non era una domanda, era un
affermazione
bella e buona. Oggi direi che è la giornata
dell’imbarazzo e del rossore. E’ da
ore che non faccio altro che diventare rossa come un pomodoro. Datti una
calmata,
Raf!
-Come avrebbe potuto resistere. Nostra
cugina è uno splendore. Ci avrebbe rimesso lui-
sbuffò David incrociando le
braccia.
Rimaneva
solo Ricky che mi sorrideva
sincero anche se con una punta di rammarico. Forse in fondo in fondo
sperava
che io e Sulfus non tornassimo insieme anche se mi avrebbe fatto un
male cane
un altro suo rifiuto.
-Sono
contento per te, Raf.
Davvero- disse guardando poi in basso piuttosto a disagio.
–Ora è il momento
che ti spieghiamo alcune cose-
-Già.
Voglio sapere tutto
quello che avete pianificato alle mie spalle- mi finsi oltraggiata.
-Era
necessario. Te e Sulfus
siete due testoni e senza il nostro aiuto forse ci sarebbe voluta un
eternità a
finché tornaste insieme- alzò gli occhi al cielo
mia cugina.
-Concordo
con lei, mia cara
amica. Devi ammettere che per quanto determinata a riaverlo, avevi
comunque
bisogno di amici pronti a sostenerti- sorrise Uriè.
-Esattamente- annuì Cat.
-Ok ok, ora spiegatemi meglio tutto quanto. Sono tutta orecchie- misi il
broncio per poi ammettere
che avevano ragione.
Così
mi raccontarono ogni
cosa. Il piano era partito proprio da Ricky per poi essere
“perfezionato” da
Uriè. Dolce conosce i miei cugini – in
più ha una cotta per David da anni - e
li ha contattati per avere il loro aiuto il giorno del ballo. Questo
significa
che da quando sono venuti in città hanno fatto finta di
niente. Sapevano già
cosa c’era veramente tra me e Sulfus, non l’avevano
letto nei giornali. Poi
guarda caso, Marcus mi procurò un invito al ballo dove sono
già stati invitati
loro due.
-Bè.
Non puoi immaginare
quanto sia piccolo il mondo, biondina. Si dia il caso che colui che fa
ripetizioni a Ricky sia anche amico del vecchio Marcus. Grazie a lui
abbiamo
avuto modo di parlare in segreto con il maggiordomo e organizzare il
tutto. Il
ballo è stata la nostra occasione d’oro che non
andava sprecata- disse David.
-Non
potevi andarci da sola
così la vecchia volpe ha fatto in modo che arrivassero anche
a noi gli inviti
con l’aiuto del caro Gas che aveva il compito di gestire le
partecipazioni.
Marcus sapeva che alcune presenti avrebbero potuto rovinare tutto
perciò
abbiamo fatto in modo di distrarre la ragazza di ieri. Kabalè.
Il resto
toccava a te e alle tue… capacità
seduttive- proseguì Cat facendo
l’occhiolino.
Mio
Dio, quante persone hanno
aiutato me e Sulfus. Ero a tutti molto grata per questo e continuai a
sentire
quello che avevano da dire. Almeno finché non li abbracciai
stretta e commossa
dalla loro amicizia.
Grazie,
Signore, per avermi
messo sul mio cammino queste persone meravigliose.
*********************
Rags to riches
or so they say
Ya gotta keep pushin' for the fortune and fame
You know it's all a gamble when it's just a game
Ya treat it like a capital crime
Everybody's doin' the time
(Paradise City
- Guns N' Roses)
Questa
non ci voleva proprio.
Proprio adesso che ero felice delle ore trascorse con Raf, non poteva
succedere
anche questo. Ma il bello è che non riesco a far altro che
guardare con una
faccia da stoccafisso Marcus pronto a partire.
-Ti
prego, dimmi che stai
scherzando- disse Tilda fissandola sconvolta e arrabbiata.
-Mi
spiace, Tilda. Ma è
giunto il momento. In fondo ho sempre saputo che prima o poi avrei
dovuto
lasciare questa casa. Contiene troppi ricordi che fanno male- disse con
sguardo
basso.
Ricordi
che riguardano mio
padre, mio nonno e… me. Perché allora
è rimasto se gli faceva male questo
posto? Una volta morto Paul e ottenuto la sua vendetta avrebbe potuto
andarsene
a vivere lontano dai Zolfanelli.
-Perché?-
riuscii a dire.
-Cosa?-
mi guarda confuso.
-Perché
solo ora? Se è vero
che questa casa ti fa ricordare brutte cose perché sei
rimasto? Avresti potuto
farlo anni fa dopo la morte del non… di Paul-
-Davvero
non lo sai, Sulfus?
Pensavo l’avresti capito- disse con un sorriso amaro.
-Oh
andiamo! Non mi verrai a
dire che sei rimasto per me? Per il tuo adorato nipotino- lo guardai
scettico.
Ancora mi bruciano le sue menzogne. Mi ha mentito per anni, come faccio
a
sapere che non mente anche ora?
-Invece
è proprio per te che
sono rimasto in questo inferno. Ho sopportato, ho stretto i denti per
prendermi
cura del mio unico nipote. L’unica famiglia che mi
è rimasta. Ogni volta che
entro in garage, mi sembra ancora di sentire mio figlio armeggiare con
le
macchine. Mi sembra ancora di sentire la sua voce e di vederlo con i
vestiti e
il viso sporco d’olio. E ogni volta che guardo le rose
arancioni in giardino mi
ricordano mia moglie Dalia, morta nel dare alla luce Claud. Non ho
più nessuno,
solo ricordi amari. Mi sei rimasto solo tu, Sulfus, ma ora non hai
più bisogno
di me. Sii felice con la signorina Raf- disse scacciando le lacrime
dagli
occhi. Prese le sue valigie e fece per andarsene.
-Aspetta!
Non osare andartene
così! Mi devi ancora molte spiegazioni- lo fermai. Diciamo
che la gentilezza
non è il mio forte – cosa risaputa - ma non voglio
che se ne vada. Cazzo, d’accordo
che gliel’ho detto io in uno scatto d’ira tuttavia
in quel momento non credevo
a tutto quello che dicevo. Per un attimo, lo ammetto, avevo pensato che
era
meglio che se ne andasse, che si allontanasse per sempre da me. Ma ora
che lo
vedo così, pronto ad andarsene sul serio, non voglio che
accada. Come ha detto,
sono rimasto solo io della sua famiglia e, lasciando perdere la
Temptel, è lo
stesso anche per me. Ho solo lui, mio nonno.
Mi
lancia un occhiata
perplessa per poi annuire.
-Forse
è meglio che andiamo
da un’altra parte- disse guardando eloquente Tilda che era
rimasta in silenzio
ad ascoltare il nostro dialogo.
-Giusto.
Scusaci un momento,
Tilda- dissi per poi uscire dalla cucina. In effetti non è
luogo adatto per
fare lunghe chiacchierate soprattutto di tale importanza.
Solo
che prima di uscire, lo
obbligo a lasciare le valigie lì. Lui mi guarda male ma la
battaglia la vinco
io e con una smorfia lascia i bagagli e ci dirigiamo verso quella che
è stata
la camera di Magnus per molti anni.
Appena
entrato, va verso un
cassetto e tira fuori un album e un diario.
-Prima
di andarmene, volevo
lasciarti questi- mi spiega.
-Cosa
sono?-
-Sono
il diario e l’album di
fotografie di Claud. E’ giusto che tu sappia tutta la
verità. Se non ti fidi
delle mie parole, magari crederai alle sue-
-Cosa
ti fa credere che possa
dare retta a delle scritte su un diario ammuffito?- incrociai le
braccia.
-I
diari sono custodi dei
segreti più profondi di ogni persona. Sono come confidenti
di cui puoi fidarti.
Non sono come gli umani che possono tradire- mi fa un sorriso tirato.
-Non
possono tradire ma non
sono sicuri visto che chiunque può leggerli se vengono
scoperti- sbuffò.
-Touché-
-Che
cosa dovrei trovare qui
dentro esattamente?- fissai il diario come fosse qualcosa di prezioso.
-La
pura verità ed è un modo
per conoscere un po’ tuo padre. Nell’album troverai
anche delle foto mie e di
mia moglie, nonché tua nonna-
Dopo
un attimo di esitazione
e un respiro profondo, aprii il diario e cominciai a leggere. Aveva una
bella
scrittura. Chiara e semplice. Mi incantai a leggere ogni singola parole
ed era
come se riuscissi a sentire tutte le emozioni che aveva provato Claud.
L’unica
cosa su cui non concordavo era il suo amore per Temptel. Lui
l’amava
sinceramente ma non in maniera malata come era stata capace lei. Mio
padre era
buono e avrebbe meritato una vita lunga e felice. Ed io…
sarei stato contento
di averlo come padre. Nonostante fosse giovane, sono sicuro che mi
avrebbe
amato e cresciuto bene.
Saltai
alcune pagine per
arrivare verso la fine del libricino. Mi irrigidii
nell’intravvedere delle
righe che parlavano di me o almeno di quel fagiolino che
all’epoca stava nella
pancia dell’arpia.
Temptel è molto strana
ultimamente. Proprio oggi mi ha
urlato contro dicendo di non volere questo bambino. Io le ho detto che
non
dovrebbe dire queste cose, un bambino è una benedizione. Una
benedizione di cui
sono già innamorato. Chissà se sarà
maschio o femmina. L’importante è che nasca
sano, è già stato un miracolo che la mia Temp sia
rimasta incinta. Ma comunque
quello che mi ha lasciato perplesso è la scelta che mi ha
posto. O lei o il
bambino. Non posso scegliere e lei non dovrebbe obbligarmi a farlo. La
amo ma
amo anche la nostra creatura. Non può pensare di abortire,
non glielo
permetterò.
Marcus,
vedendo la mia
espressione, andò a leggere, per poi sospirare.
-Non
è una novità per te che
Temptel volesse abortire ma quello che tu non sai è quanta
determinazione aveva
nel volerlo fare. Era furiosa con tutti, compreso Claud che lo accusava
di
amare il bambino più di lei. Era diventata gelosa del suo
stesso figlio e
voleva liberarsi di te. Nessuno era riuscita a fermarla nel suo intento
tranne
Paul. La minacciò e diede la colpa della pazzia della figlia
a Claud. Odio
ammetterlo ma sono grato a quel demonio di averti salvato. Ha ucciso
Claud ma
ha risparmiato te. Non so cosa avrei fatto se fossi rimasto
completamente solo-
gli uscirono di nuovo le lacrime. In quel momento, si sentiva davvero a
pezzi,
completamente devastato.
-Appena
nato, mi affidarono a
te. L’accordo era che tenevate la bocca chiusa sulla
verità delle mie origini
ma che almeno tu potessi stare con me, non è
così?- dissi con sguardo assente.
-Esatto.
Sei mio nipote, Sulfus.
Per quanto sia stata una sofferenza non poterti dire chi ero veramente,
mi sono
accontentato di starti vicino- si soffiò il naso sul
fazzoletto che aveva
tirato fuori dalla tasca. –So che ti ho deluso e che
è difficile per te
credermi visto che ti ho mentito da sempre. Ma ti giuro che ti ho
sempre voluto
bene e sempre te ne vorrò. Il mio affetto per te non
è una menzogna e non mi
importa se per metà hai il sangue di Paul. Non è
il sangue a fare di una
persona quello che è-
Non
so che dire e sento le
lacrime premere per uscire dai miei occhi. Anch’io gli voglio
bene tuttavia,
merda, non sono tipo da sentimentalismi. E’ già
tanto che mi sia “sciolto” con
Raf.
-E’
meglio che vada ora.
Rischio di perdere il treno- disse asciugandosi del tutto le lacrime e
facendo
un passo verso la porta.
-No!-
riuscii a dire.
Lui
si fermò.
-No-non
voglio che tu te ne
vada via… nonno-
Si
girò di scatto a guardarmi
con gli occhi lucidi.
-Cosa
hai appena detto?-
-Nonno-
Appena
lo ridico, mi sento le
sue braccia che mi stringono. Che imbarazzo. Per tutti i diavoli, non
voglio
piangere, sono un uomo. Per giunta non sono abituato a queste smancerie
tra
uomini. Oh bè! Tanto non ci sta guardando nessuno, la mia
reputazione non andrà
in rovina.
Ricambio
l’abbraccio un po’ impacciato
ma felice di avere finalmente un nonno.
Continua…
______________
Su,
ditelo che vi ho almeno
un po’ commosso? :P Sarò una sadica ma vi voglio
bene perciò niente morti o
almeno non farò crepare i personaggi buoni ^^’
Manca poco alla fine e sto
vagliando varie possibilità di epilogo. Dopo anni a scrivere
questa storia,
sarò sollevata e al tempo stesso triste nel concluderlo
ma… c’est la vie! Potrò
sempre fare vari spin-off o scene extra ;) Ora passo a farvi vedere un
disegno
fatto da EngyDragon che ringrazio di cuore e a cui dedico questo
capitolo <3
Davvero grazie, sei un tesoro :3 A voi l’immagine del
risveglio di Raf e
Sulfus.
Se
non riuscite a vederlo,
andate in questo link, dove troverete molti altri suoi disegni su
Angel’s
friends!
http://engydragon.deviantart.com/art/GIFT-Love-Game-Raf-and-Sulfus-539811523
Ci
diamo appuntamento al
prossimo capitolo! A presto, lettori :*
Himeno