Serie TV > Supernatural
Ricorda la storia  |      
Autore: Martina_Winchester    19/06/2015    4 recensioni
One shot ambientata tra la fine della 8x21 e l'inizio della 8x22.
Cosa non si sono detti Dean e Castiel dopo essere usciti dal Purgatorio? E cosa succederà quando sarà Sam a lasciarli soli al bunker?
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Ottava stagione
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
-Datemi una mano!- urlò Castiel tenendosi la mano sul fianco sanguinante mentre i fari dell'Impala lo accecavano.
Vide delle ombre muoversi, e sentì dei passi avvicinarsi sempre più veloci a lui, ma il dolore era troppo forte per potergli consentire di capire chi fosse. 
-Cas! Cazzo! Cosa ti è successo?- urlò una voce rauca familiare molto vicino a dove si trovava. 
Era lui, gli era accovacciato accanto, e riusciva a guardarlo finalmente in quegli occhi verdi che aveva avuto paura di aver ormai perso per sempre.
 
Sono riuscito a tornare da te, pensò l'angelo, sentendo che le forze lo stavano completamente abbandonando.

-Crowley...- riuscì a mormorare prima che tutto diventasse nero.

 Quando riaprì gli occhi, Castiel si ritrovò appoggiato su qualcosa di morbido e circondato da un odore forte, ma non fastidioso... era qualcosa di familiare, di rassicurante... 

 Dean.

 Il pensiero gli si formò così naturale che neanche se ne rese conto. Provò a mettersi seduto, ma una fitta al fianco lo fece trasalire. Guardò giù e si rese conto di essere disteso in un letto, circondato da soffici coperte bianche che profumavano... di Dean. Riuscì a muovere la mano e se la portò sul fianco, dove gli faceva male. Qualcuno gli aveva medicato la ferita, che ora era coperta da una grande garza pulita, e sempre quel qualcuno gli aveva cambiato i vestiti... o meglio, gli aveva messo una maglia grigia e nulla più, a parte un paio di boxer neri.
Castiel rotolò sull'altro fianco e finalmente riuscì a mettersi in piedi e a dare un'occhiata intorno a sé. Si trovava in una stanza che non aveva mai visto prima, di fronte a lui una porta di legno scuro chiusa, affianco una piccola libreria i cui scaffali erano pieni zeppi di volumi di ogni dimensione. Dall'altro lato della stanza una scrivania, con una vecchia... Castiel si sforzò di ricordare come la chiamavano gli uomini, sapeva che ormai non la usava quasi più nessuno, per via del progresso della scienza... ah sì, una macchina da scrivere, ecco come l'avevano definita. Di fronte, una sedia su cui vide appoggiato il suo trench.
Perché il mio trench è lì? E soprattutto, perché non ho addosso i miei soliti vestiti? pensò l'angelo, ancora frastornato dal risveglio e dal dolore, e così facendo si alzò dal letto, non senza stringere i denti per le fitte che gli arrivavano dal fianco. Ma a lui non interessava, doveva capire cosa era successo, e soprattutto doveva avvertire Dean e Sam dei piani di Crowley, prima che vi rimanessero coinvolti a loro volta. Ma per farlo doveva mettersi qualche altra cosa addosso, il maggiore dei Winchester gli aveva spiegato che per gli umani coprirsi era di importanza cruciale. Con gambe tremanti riuscì ad arrivare fino alla sedia e vi si appoggiò, stremato quasi dallo sforzo. I suoi vestiti erano lì, puliti e piegati, e profumavano dello stesso odore della stanza. 
E così Dean Winchester fa anche il bucato, eh? pensò tra sé e sé Castiel, che non poté fare a meno di farsi scappare un mezzo sorriso, mentre prendeva con cura ognuno dei capi ripiegati e se lo infilava con calma, un po' per non risvegliare la ferita, un po' per godersi quanto più fosse possibile quell'odore. Era una delle cose che più riusciva a ricordargli Dean, una di quelle cose che gli avrebbe consentito di riconoscerlo senza vederlo anche in mezzo a milioni di persone, ma raramente gli capitava di poter davvero stare lì a respirarlo a pieni polmoni, a causa dei problemi di rispetto dello "spazio personale" del cacciatore.
Castiel si rivestì, infilò il trech e aprì la porta, trovandosi in un lungo corridoio grigio, con altre porte identiche a quella da cui era appena uscito. Dopo un attimo di spaesamento, riuscì ad avvertire due voci provenire da uno dei due capi del corridoio, a quanto pare i fratelli erano entrambi lì e stavano discutendo, non che fosse una novità. L'angelo arrivò infatti nel salone, dove Sam era seduto al grande tavolo di legno, con una faccia grigia e provata, e Dean era in piedi accanto a lui, dando le spalle alla porta, per cui non si accorse della presenza di Castiel.
-Castiel!- fece Sam non appena lo vide, con un'espressione in volto che l'angelo non riuscì a decifrare, faceva ancora tanta confusione con le emozioni umane, ma gli era sembrato per un attimo che l'uomo fosse sollevato dal non dover più rispondere al fratello con la scusa del suo arrivo.
Dean si voltò, e lo sguardo che gli lanciò fece ghiacciare il sangue nelle vene dell'angelo: i suoi occhi verdi erano freddi, duri, non lasciavano trasparire null'altro che rabbia, una furia accecante trattenuta a stento, ed evidente dalla mascella contratta del cacciatore, il quale rimase per un attimo lì immobile a fissarlo.
 -Buongiorno...- mormorò Castiel, senza riuscire a staccare gli occhi da quelli di Dean, il quale a quel punto decise di girare sui tacchi e filare in cucina. L'angelo seguì il movimento con attenzione. Non vuole parlarmi, è arrabbiato con me, e ha ragione, pensò sconsolato.
 -Come ti senti, amico?- irruppe Sam, strappandolo dai suoi pensieri e riportandolo nella vita reale.
Castiel si avvicinò al tavolo e si sedette sulla prima sedia, ottenendo l'ennesima fitta dal fianco che lo fece raggelare e mugugnare di dolore.
-La mia ferita non guarisce così velocemente come speravo- rispose infine.
 -E tu come ti senti, Sam?- aggiunse. Ora che gli si era seduto affianco, l'uomo sembrava ancora più stanco e provato di quanto gli era apparso in un primo momento, e la cosa sinceramente lo preoccupava un po', considerati gli effetti irreversibili, persino per un angelo del Signore come lui, delle prove sul corpo umano. 
-Sono solo un po' stanco...- rispose frettolosamente Sam, con un mezzo sorrisino, che era evidente nascondesse una grande bugia. 
-E chiaramente affamato, non mangi da tre giorni.- proseguì Dean tornando dalla cucina con un vassoio nelle mani e appoggiandolo sul tavolo di fronte al fratello.
 -Dean, non ho fame...- disse Sam senza nemmeno guardare il contenuto del piatto.  
-Non costringermi a farti quella cosa dell'aeroplanino, Sammy, per favore, lo sai che lo farò se necessario. Non mangi da tre giorni, non dormi nemmeno, non è una situazione sostenibile...- ribattè Dean prendendo la bottiglia di birra che aveva appoggiato sul vassoio e bevendone un sorso.
Sam sospirò, e guardò nel piatto, ritrovandosi a fissare... dei pezzi di barrette proteiche?
 -Barrette proteiche? Sul serio, Dean? Io non ho fame ma non è che tu sia stato capace di stimolarmi l'appetito così...-
 -Si beh... siamo a corto di provviste, ok? È il massimo che posso darti con quello che ho qui.- rispose imbarazzato il maggiore, grattandosi la nuca. -Anzi sai che ti dico? Che vado a fare spesa, credo sia giunto il momento.- aggiunse mettendo giù la bottiglia, non prima di aver preso un altro sorso e afferrando al volo le chiavi dell'Impala. 
-Vengo con te.- intervenne serio Castiel, che aveva assistito in silenzio allo scambio di battute tra i fratelli.
Dean si limitò a proseguire verso l'uscita. 
-Dean...?- aggiunse l'angelo. Nessuna risposta.
-Per quanto altro tempo hai intenzione di ignorarmi?- chiese di nuovo. 
-Diciamo... per tutto il tempo che sarà necessario?- rispose secco Dean fermando quella che era diventata una marcia verso la porta del bunker e voltandosi verso l'angelo.
 -Mi dispiace.- fece Castiel, cercando con i suoi gli occhi del cacciatore.
 -Ti dispiace? E per cosa? Per non avermi detto che eri tornato dal Purgatorio o perché sei scappato con la tavoletta Angeli senza farti più trovare?- replicò Dean, fissando l'angelo negli occhi con uno sguardo feroce e tornando sui suoi passi.
  -Dovevo proteggerla...- fece per rispondere l'angelo, ma fu interrotto dal cacciatore.
  -Sì, proteggerla da Naomi e da me... da me?! Dopo tutto quello che abbiamo passato, dopo il Purgatorio, tu ancora non ti fidi di me, Castiel!- urlò Dean, questa volta ancora più vicino e sempre più forte. 
-Ti devo le mie scuse...- fece l'angelo. 
-Scuse? Beh, Castiel, le scuse puoi infilartele su per il culo!- urlò ancora il cacciatore, che scrutò con uno sguardo misto tra rabbia e rammarico quello che lui aveva ritenuto un amico fino a quel momento.

 Beh, ad essere del tutto sinceri, forse anche più di un amico. 

Calò un silenzio carico di tensione tra i due, l'uno che guardava negli occhi dell'altro, uno la rabbia, l'altro la tristezza più grande.
 
-Ehm... ragazzi...- fece Sam, rompendo il silenzio. -Facciamo una cosa: la spesa la faccio io, voi... rimanete qui, ok?- 
-Non esiste al mondo che io ti faccia uscire da qui nelle condizioni in cui sei.- rispose serio Dean, distogliendo lo sguardo da Castiel -E poi non ho nient'altro da dire al culo piumato qui davanti.- aggiunse, cercando di riavvicinarsi alla porta. 
-Dean, non accetto nessun no, tu rimani qui e parli con Castiel, è chiaro come il sole che avete molto da dirvi.- ribadì Sam che, quando vide il fratello riaprire la bocca per replicare, continuò: -Io non c'ero in Purgatorio, e non so cosa sia successo, ma non passa giorno in cui non mi senta in colpa per come ti ho trattato, per non averti cercato...- fece Sam, avvicinandosi al fratello. -Non farmi sentire in colpa anche per come vanno le cose tra voi due ora... per favore.- disse, poggiando le mani sulle spalle di Dean.
Lui rimase fermo, come se stesse valutando la proposta del fratello. Guardò alle spalle di Sam e vide Castiel, che lo guardava con i suoi occhi blu tristi, la faccia lunga. Non poteva sopportare quello sguardo. Il suo angelo non poteva stare male per colpa sua. E così annuì, sempre senza togliere gli occhi da Castiel, e mise le chiavi dell'auto in mano a Sam, il quale le prese, strinse una mano intorno alla spalla di Dean, e uscì, lasciando l'angelo e il cacciatore da soli nel bunker. 
Dean rimase fermo nella stessa posizione fino a quando non sentì la porta chiudersi alle spalle del fratello, dopo di che si avvicinò a Castiel, senza mai distogliere lo sguardo dagli occhi blu dell'angelo, il quale sosteneva lo scambio con aria triste. Si fermò solo quando arrivò a pochi centimetri da quest'ultimo, chiaramente invadendo quello spazio personale che lui aveva tanto tenuto a mantenere libero fino ad allora.
-Non ho nulla da dirti.- disse, il tono di voce duro e spietato, forse più di quello che avrebbe voluto. 
-Ma io si.- replicò l'angelo, con uno sguardo che sembrava essersi fatto più fiducioso con la vicinanza dell'amico.
-Siediti.- fece a Dean, indicandogli la sedia dietro di lui. 
-Non ne ho bisogno, sbrighiamoci piuttosto, potrei riuscire a beccare la replica di dottor Sexy M.D. se non mi fai perdere tempo con queste stronzate.- rispose Dean, prima di sentire il suo corpo essere sbalzato di forza sulla sedia. Alzò gli occhi e vide che l'angelo aveva una mano alzata verso di lui, stava usando i suoi poteri angelici. 
-Scusa, ma ho bisogno che tu ti sieda, Dean, devi ascoltarmi.- fece Castiel, il tono deciso ma lo sguardo dispiaciuto. Si avvicinò al cacciatore e si inginocchiò di fronte a lui, che lo guardava con una faccia strana, un misto tra l'incredulità e la rabbia.
-Sei arrabbiato con me.- cominciò l'angelo, alzando il viso verso quello di Dean, incollando i suoi occhi blu con quelli verdi dell'uomo. -E hai ragione.- La faccia di Dean era sempre più stupita, ormai il potere di Cas non lo tratteneva più alla sedia eppure lui non riusciva a muoversi, era letteralmente iptonizzato dall'angelo inginocchiato di fronte a lui, lo sguardo triste, le labbra secche, dolorante per la ferita, ma che non si fece scappare nemmeno un sibilo, come se volesse cacciare fuori dalla stanza il mondo tranne l'angelo davanti a sé. 
-Vedi, Dean... quando sono tornato sulla Terra, dopo che Naomi mi ha fatto uscire dal Purgatorio... io ero spaesato, non riconoscevo il posto in cui ero finito... ero sporco, corrotto, e mai, mai avrei pensato di uscire da quel posto. Io meritavo di stare lì...-
 -Cas...-interruppe il cacciatore. -Se c'era uno tra noi che meritava di rimanere lì non eri certo tu...-
 -No, Dean! Non eri tu quello destinato a rimanere lì! Tu sei l'uomo giusto, il tramite eletto dell'Arcangelo Michele, sei stato scelto per guidare l'umanità verso la salvezza!- 
-Non ti sembra un po' vecchia questa storia, Cas? Abbiamo visto entrambi com'è andata a finire, io non ho collaborato e quei cazzoni dei tuoi fratelli si sono rigirati comunque la frittata come volevano. Se fossi stato davvero l'uomo giusto, come il tuo paparino ti ha fatto credere, avrei avuto le palle di dire sì fin dal primo momento, e non lasciare che altre persone venissero coinvolte, avrei lasciato fuori Adam, Kevin, Charlie... cazzo, avrei lasciato fuori persino te, se ci pensi. Non avresti mai fatto un accordo con Crowley se non per cercare di rimediare al mio ennesimo casino... 
-Non pensare neanche per un momento una cosa del genere, Dean!- fece l'angelo, raddrizzandosi e stringendo con forza con le mani entrambe le ginocchia dell'uomo seduto di fronte a lui.
-Sono stato io quello che ti ha afferrato e ti ha portato fuori dall'Inferno prima che la tua anima fosse corrotta. E credimi...- disse Castiel con lo sguardo che si addolciva, -in più di 2000 anni ne ho viste di anime, ma mai, mai una più pura della tua...
 -La mia anima è ben lontana dall'essere pura, Cas, me la sono venduta, sono stato all'Inferno proprio per questo, cazzo!- disse il cacciatore, che stava diventando sempre più teso a causa di quel contatto inaspettato, ma che nonostante tutto, non riusciva a togliere i suoi occhi verdi da quelli blu dell'angelo davanti a lui. 
-Il punto è proprio questo.- fece l'angelo. -Non ti sei venduto l'anima per fama, ricchezza o altro interesse egoistico... lo hai fatto per Sam, per tuo fratello, e questo fa una grande differenza, soprattutto se la tua esistenza rientra già in qualche modo in un piano divino molto più grande. Vedi, tu non hai mai potuto farlo, ma io ho letteralmente toccato la tua anima, Dean, so di cosa sto parlando.- disse Castiel, il tono di voce più calmo e caldo. -È per questo che sarei dovuto rimanere io a marcire per l'eternità in Purgatorio, è colpa mia tutta questa confusione, anche se fosse stato per rimediare ad un tuo errore, e non è così, mai avrei dovuto fare un accordo con il Re dell'Inferno. Sono un angelo del Signore, avrei dovuto incenerirlo quando ne ho avuto l'occasione, e invece ho pensato bene di farci un accordo. Per nulla una mossa intelligente, considerato che Crowley è un ex demone degli incroci...
 -Hai appena fatto una battuta?- chiese Dean, che non riuscì a soffocare il mezzo sorriso che gli spuntò sulle labbra. 
-Può darsi...ancora non ho molto chiaro il vostro concetto di ironia.- rispose lui, a sua volta sorridendo sottecchi all'uomo di fronte a lui.
Ma la parentesi comica durò poco, gli occhi di Castiel indugiarono ancora un po' sulle labbra di Dean per poi ritornare sui suoi occhi e riprendere il racconto con tono serio.
-Mai avrei pensato di uscire da lì, ma quando è successo, e mi sono ritrovato davvero solo... beh... c'era una sola cosa che mi faceva andare avanti e che forse, ripensandoci ora, avrà anche contributo a non far entrare Naomi nella mia testa fin dal principio... 
-Cosa, Cas?- chiese Dean, la mascella serrata, gli occhi stretti indagatori, e una strana sensazione allo stomaco, come se una parte di lui sapesse già la risposta. 
-Tu.- rispose l'angelo, fissandolo con i suoi occhi blu che sembravano essere diventati grandi il doppio in quel momento. 

 Il battito del cacciatore accelerò all'istante, ma non disse nulla. Fallo finire prima di fare qualunque cazzata, magari c'è una spiegazione più normale di quella che stai pensando tu in questo momento, visto che non fai altro che continuare a fissare quegli occhi e quelle labbra come se fossi un qualche maniaco... pensò tra sé e sé Dean.
 
-Io ho il compito di proteggerti, Dean.- continuò l'angelo abbassando lo sguardo. -L'ho sempre avuto. Tutto ciò che ho fatto in questi ultimi anni, dalla mia ribellione ai miei errori con cui tentavo di fare la cosa giusta, l'ho fatto per te, per sollevarti per quanto fosse possibile dal fardello che hai da sempre sulle spalle. È per questo che scappavo da te in Purgatorio, pur sentendo benissimo le tue preghiere ogni giorno... non sai quanto mi facesse male sapere che tu eri lì e che avevi bisogno di me e che io non potevo aiutarti se non standoti il più lontano possibile.-  
In quel momento Castiel rialzò il viso. Erano lacrime quelle che scendevano dai suoi occhi.
 -Dean... io dovevo proteggerti e ho fallito... ho fallito perché avrei potuto farlo parlandoti, mettendoti al corrente di quello che mi stava succedendo, facendomi aiutare... non mi interessava che Naomi avesse continuato a torturarmi, lo avrebbe fatto comunque... e sto fallendo anche ora che... che sento di provare... qualcosa per te, che va oltre il nostro profondo legame e la nostra profonda amicizia... e che so che non dovrei provare, perché...- 

Ma Castiel non finì mai la frase.

Le sue labbra si ritrovarono appoggiate a quelle di Dean, che si era letteralmente gettato dalla sedia tenendogli il viso tra le mani. 
Dopo un primo momento di stupore più assoluto, Castiel rispose al bacio, si lasciò guidare dall'uomo, prendendo il ritmo, aprendo la bocca per lasciare che la lingua di quest'ultimo potesse scivolare dentro e danzare insieme alla sua. Il bacio si fece via via sempre più bisognoso, con le dita di Dean che cercavano di asciugare le lacrime che continuavano a scendere dagli occhi di Castiel, come se da quel bacio, da quel gesto dipendesse la loro stessa sopravvivenza.

Ma forse era davvero così, in fondo, ci avevano provato o era capitato che avessero dovuto stare lontani e le cose non erano andate per niente bene. L'ultima volta si erano separati in Purgatorio, convinti che non si sarebbero mai più rivisti e con l'uno che si incolpava per non aver salvato l'altro. Ma questo non sarebbe più successo. Si fermarono solo perché Dean doveva riprendere fiato, sempre inginocchiati l'uno di fronte all'altro, stretti in un abbraccio, la fronte del cacciatore appoggiata a quella di Castiel. 
-Voglio proteggerti io, Cas.- fece Dean, la voce rauca, bassa e tremante. -Hai già fatto così tanto per me, anche quando io non me lo meritavo, anche quando sono stato un vero idiota. Tu mi hai cambiato, mi hai dato uno spiraglio di luce anche quando tutto sembrava buio.- proseguì, sciogliendosi dall'abbraccio ma tenendo sempre le mani sulle braccia dell'angelo e continuando a fissare quei profondi occhi blu.
-Consentimi di ricambiare, Cas, consentimi di proteggerti per tutto il resto della mia vita.
   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Supernatural / Vai alla pagina dell'autore: Martina_Winchester