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Autore: magnetism    19/06/2015    4 recensioni
Ma era tutto cambiato, ormai, e sapevo che non ci sarebbe stato mai nessun altro in grado di ascoltarmi, capirmi e completarmi come solo lei sapeva fare.
Non piansi, no. Nessuno meritava di vedere le mie lacrime, le consideravo una cosa preziosa, da mostrare solo a chi davvero meritava di vederle. E l'unica che le meritava non c'era più.
Perciò, arrivai alla conclusione che nessuno le avrebbe mai più riviste.
Nemmeno io stesso.
Genere: Avventura, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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13 marzo 2014


Tutto quello che vedevo era un'enorme macchia nera, ai piedi del mio palazzo. Del nostro palazzo. Ero appoggiato alla ringhiera del balcone di casa mia e guardavo giù, verso di loro. Sopra di me, anche il cielo era scuro, ricoperto da nuvole grigie.

Non pensavo a nulla: per la prima volta da tanto tempo guardavo le cose per come erano veramente, senza giudicarle o senza cercare di renderle migliori.

Guardavo la mia famiglia e quella di lei e tutti i suoi parenti; erano rammucchiati, tutti vestiti di nero, parlavano tra di loro a voce bassa, come a non volersi far sentire l'uno dall'altro. In tutto erano una ventina, probabilmente. Non ero particolarmente lontano da loro, il mio appartamento era al terzo piano, quindi riuscivo a sentire qualche frase, del tipo: "Chissà come l'avrà presa" o "Era una ragazza così serena, non capisco perchè l'abbia fatto" e addirittura "Io la conoscevo bene, sono sicuro che sia stato qualcuno a spingerla a fare una cosa del genere".

Anche io ero vestito di nero, anche se non volevo. Sapevo che a lei non sarebbe piaciuto se tutti avessero tenuto il muso lungo: lei avrebbe voluto che gli altri capissero. Era quello che aveva sempre voluto.

Avrei preferito indossare qualcos'altro, ad esempio una maglia gialla, il suo colore preferito. Ma era stata mia madre ad obbligarmi a non farlo, e quando si mette in testa qualcosa è a dir poco impossibile farle cambiare idea. "Tutti ti guarderanno male!" aveva detto.

Scrutando tra la piccola folla, incontrai il suo sguardo, triste e compassionevole: era l'unica ad essersi accorta di me, l'unico volto rivolto verso l'alto. Mi fece cenno di scendere: era ora di andare. Buttai il mozzicone della sigaretta, ormai finita, e scesi giù.

Finito il funerale, scattai fuori dalla chiesa. Fui il primo ad uscire: non ne potevo più di sorbirmi tutte quelle cazzate su Dio e palle varie. Una volta fuori, sentii una goccia cadermi fredda sulla guancia.

Mia madre si avvicinò e la cacciò via con un dito, approfittandone per accarezzarmi la pelle.

-Non piangere, amore, ti prego. Andrà tutto bene, vedrai- sussurrò queste parole in modo dolce, per tranquillizzarmi, forse. Questo suo gesto, però, faceva l'effetto contrario: infatti, mi sentivo più arrabbiato.

-Non sto piangendo, mamma- dissi, con la voce ferma. Cercavo di manantenere la calma e anche di mascherare ciò che realmente provavo in quel momento. Ci ero riuscito. Ci riuscivo sempre, ero davvero bravo a falsificare le cose. Dalle firme sul libretto delle assenze ai miei sentimenti. Tutto.

Gli invitati, poco a poco, andarono via, dopo aver fatto le condoglianze ai suoi familiari. Molti si avvicinarono anche a me, esprimendo quanto fossero dispiaciuti per la sua morte.

Tutti quelli che ci conoscevano sapevano perfettamente quanto ci volevamo bene: io appartenevo a lei e lei apparteneva a me. Eravamo due anime legate, destinate a vivere insieme per tutta la vita. Ma non da innamorati, no, non è quello che eravamo. Eravamo semplicemente due ragazzi incompresi, isolati dal resto del mondo. Non avevamo bisogno di nessuno, ci completavamo a vicenda. Se fossimo rimasti solo io lei sulla Terra, non avrebbe fatto alcuna differenza.

Ma era tutto cambiato, ormai, e sapevo che non ci sarebbe stato mai nessun altro in grado di ascoltarmi, capirmi e completarmi come solo lei sapeva fare.
Non piansi, no. Nessuno meritava di vedere le mie lacrime, le consideravo una cosa preziosa, da mostrare solo a chi davvero meritava di vederle. E l'unica che le meritava non c'era più.
Perciò, arrivai alla conclusione che nessuno le avrebbe mai più riviste.

Nemmeno io stesso.

   
 
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