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Autore: BenniBennis    20/06/2015    2 recensioni
Una scrittrice emergente, un commesso ed una libreria in centro.
In un pomeriggio un incontro particolare che colorerà di nuove conoscenze un'uggiosa giornata d'autunno.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Laura non può crederci. Lo sta facendo davvero.
Infila il cellulare nella borsetta, chiude le imposte, spegne tutte le luci di casa e serra la porta blindata con le solite due mandate rumorose. Chiama l’ascensore – che ovviamente è fermo al pianoterra – e attende che gli sportelli grigi si aprano, sbuffando impaziente. Quando la cabina arriva ne fuoriesce la signora Targiacchi, come sempre tutta acconciata e con lo scontroso barboncino sotto bracci e le buste della spesa nell’altra mano. Laura la saluta cortesemente, l’aiuterebbe anche a portare la spesa fino all’appartamento, se non fosse per il fatto che vada di corsa. Ma quando vede l’animale si arresta: ha appena ricordato di aver lasciato Artemide fuori il davanzale. Ritorna in casa, si precipita in cucina e spalanca la finestra, chiamando a gran voce.
“Artemide!”
Il tempo non è dei migliori e i nuvoloni grigi non promettono nulla di buono; in più la ragazza non sa quando tornerà. Meglio farla rientrare.
Uno scampanellio l’annuncia, prima che la gatta dal pelo bianco come la luna rientri in casa con un abile salto sul lavandino, come suo solito. Miagola, struscia la testolina pelosa sui polpacci della padroncina e cerca di attirare l’attenzione della ragazza che già però si accinge ad uscire di nuovo.
“Ciao Mide, ci vediamo dopo” le fa. “Augurami buona fortuna”.
Le fusa che la gatta le sta rivolgendo sembrano davvero palarle e farle un grosso in bocca al lupo; così, con questo pensiero, Laura chiude nuovamente la porta d’ingresso e aspetta un’altra volta l’ascensore, che ha comodamente deciso di farsi un altro giro. La signora Targiacchi è ancora di fronte l’uscio e armeggia con le chiavi. Laura l’osserva e alla fine – vuoi l’ascensore che non arriva più, vuoi il fatto che la signora è pur sempre la sua unica vicina di pianerottolo e vuoi la buon’educazione della ragazza – le si avvicina per aiutarla. Il barboncino ringhi, Laura gli scocca un’occhiataccia, e una volta uscita sceglie le scale, stufa fino ai capelli. Come mai ha scelto un appartamento al sesto ed ultimo piano? Ah, già: è stata la miglior offerta per un’abitazione in centro e ben piazzata.
Arriva al pianoterra con l’acido lattico che le balla nelle gambe, ma tira avanti e si getta in strada, diretta a mento alto alla libreria.

Francesco non ce la fa più. C’è solo uno Zanna Bianca di Jack London, ma questo il grigio vecchietto proprio non lo vuole capire.
“Veda, giovanotto, la copertina che mi ha descritto mia nipote non è come questa che lei mi indica”.
“Ho capito, signore” il ragazzo fa un profondo respiro. “Questo non lo metto in dubbio. La questione è che esistono molte case editrici che stampano questo libro, e ognuna ha una copertina diversa”.
Finalmente il volto dell’anziano s’illumina, e Francesco vede una via d’uscita a quella discussione che tira avanti ormai da un quarto d’ora. Ma poi gli occhi acquosi ripiombano nell’indecisione.
“Ci tengo tanto, vorrei fare un bel regalo a mia nipote… Deve sapere che lei, quella cara ragazza… “ e si perde in altre descrizioni che solo i nonni sanno fare dei propri nipoti.
Il ragazzo sbuffa: ci risiamo. Ormai sa più cose lui che i genitori della diretta interessata. Nel momento in cui si arriva a parlare addirittura dei voti scolastici della poveretta, Francesco interrompe l’uomo gentilmente e rimanendo sui toni garbati gli chiede cosa voglia fare con il romanzo. Il vecchietto ci rimugina un altro poco, poi scuote la testa e si avvia alle casse a mani vuote, lasciando il tomo tra le mani del commesso. Il lupo dagli occhi giallo lo fissa aggressivo, per poi ritornare al suo posto su uno degli scaffali della sezione “classici”.
“Certi clienti sono proprio difficili… “ borbotta Francesco, mentre si affianca a Valerio.
Sta svuotando tre scatoloni colmi di nuovi arrivi e se non gli dà una mano ci impiegherà tutto il pomeriggio. Apre le lingue di cartone e afferra un paio di gialli polizieschi, e inizia a fare avanti e indietro per le sezioni della libreria; fortunatamente il luogo non è enorme.
“Intendi l’anziano di prima?” ride Valerio quando il collega torna per un altro carico. “Zanna Bianca?”
“Già”.
Valerio scompare in “fantasy” con le braccia cariche e torna dopo un paio di minuti con una proposta.
“Ordino un caffè. Vuoi?”
Senza pensarci su, Francesco annuisce, ma continua a ordinare i libri; è la parte che ama di meno del suo lavoro: un disordinato come lui non impazzisce per l’ordine maniacale tra autori e titoli. E ora ha decisamente bisogno di una pausa; la sua lucidità dipende da quel caffè. 
Ha appena finito di liberare lo scatolone che aveva iniziato Valerio, ma ne apre un altro; elimina lo scotch con il taglierino, spalanca i lati e afferra i testi. Quello che gli capita per primo ha la copertina blu scuro e il paesaggio dell’oceano notturno in sottofondo, in alto il titolo e l’autore e in basso la casa editrice. Francesco non lo ha mai sentito nominare, così ne legge la trama e la biografia della scrittrice. Non rimane colpito dalla storia, né tantomeno dalla vita dell’autrice, quanto dalla foto di questa: è decisamente troppi truccata – non che stia male, solo che il ragazzo è consapevole che anche senza cosmetici sarebbe carina –, mai suoi occhi e il suo sorriso timido sono qualcosa di magnifico. Ne rimane abbagliato. Laura Defalchi.
Il genere non è il suo – troppo “c’era una volta” e “vissero per sempre felici e contenti” –, eppure Francesco prende una copia, la mette da parte dietro la cassa e ritorna a lavorare. E’ curioso di sapere che parole si celano dietro quegl’occhi scuri.

Laura fa un passo verso l’entrata, ma poi si blocca: vuole agire indisturbata e nascosta, ed entrare in libreria in quel modo è un po’ come urlare ai quattro venti il proprio nome. Così s’infila il cappuccio della felpa e si decide a varcare la porta automatica. In libreria non c’è nessuno, se non una ragazzina alla cassa e una commessa che l’assiste. Laura n’è alleggerita. Ma poi, andiamo – si dice – chi diamine può riconoscerla? Non è mica la reincarnazione di Shakespeare o Wilde? Lei ha scritto un solo romanzo, un solo piccolo romanzo. Uscito due giorni prima. Perché mai dovrebbero fermarla?
Così la ragazza sgattaiola fino al reparto “narrativa” e cerca la lettera “D”. E quando lo trova le viene un colpo. Un conto è tenerlo sulla mensola della camera da letto, con Artemide che si struscia contro levando matasse di pelo, e un conto è vederlo in una libreria in mezzo ad altri libri. Quindi è vero – riflette –, è stato pubblicato davvero; non è una sua immaginazione.
Afferra il romanzo, stupidamente lo annusa e lo volta. Gli occhi le cadono sulla foto e non può che storcere il naso: non sembra nemmeno lei. L’hanno obbligata a truccarsi in modo eccessivo, a  sistemare i capelli e a togliere gli occhiali. Le due non paiono la stessa persona, nemmeno sorelle o lontane parenti. Non la riconosceranno mai.
“Posso aiutarti?”
Laura sobbalza stringendo il volume al petto e si volta irresponsabilmente. Solo dopo che i suoi occhi si incrociano con quelli del ragazzo si rende conto che si è nascosta tutto quel tempo per nulla.
“Cerchi qualcosa?” le chiede ancora il giovane commesso.
A quell’insistenza, Laura capisce che l’assistente non si è reso conto che si sa rivolgendo all’autrice di un romanzo che si vende in quella stessa libreria dove lui lavora. E allora gli sorride radiosa e posa il libro, alzando le spalle e sviando con un “No. Sapresti consigliarmi?”

Francesco adora quel tipo di clienti. Li soprannomina, tanto per rimanere in tema, “pagine bianche”, perché non sanno assolutamente dove ficcare il naso e si può scrivere ciò che si vuole.
E poi, Dio, è proprio carina, questa pagina bianca. Nonostante la spessa montatura nera, ha uno sguardo vispo e attraente. Sa il fatto suo – pensa Francesco.
“Un classico, un fantasy, un giallo, un thriller, un horror, un saggio… “ e continua a snocciolarle tutto l’elenco dei generi.
“Uoh, fermati, per piacere” ride la ragazza.
Signore, quando ride è carina il doppio; il ragazzo n’è piacevolmente attratto.
“Niente saggio : non ho un esame universitario. Odio i fantasy. Trovo i gialli noiosi. Mi spaventano gli horror. E ho già letto tutti i classici del mondo” fa la ragazza. “Credo”.
Francesco sorride e le si avvicina con le mani nelle tasche dei jeans.
“Prima ho avuto a che fare con un arzillo vecchietto che non mi credeva su Zanna Bianca” le dice spensierato.
“Jack London, letto nell’adolescenza. L’ho adorato”.
Lui annuisce sovrappensiero, e decide di buttare il consiglio proprio su quel nuovo arrivo.
“E’ un nuovo arrivato… “ indica la copertina dell’oceano, ma lei lo blocca.
“No, ho già visto. No”.
“Mh”.
Francesco si sente un attimo perso : cosa deve dirle?
“Sei un caso complesso… “ e sospende alla ricerca di un nome; non può certo chiamarla “pagina bianca”.
A sua sorpresa, la ragazza gli porge una mano coperta fino a mezzo palmo dalla manica della felpa.
“Sono Laura” sorride.
La pagina bianca carina ha finalmente un nome. Laura.
“Sei un caso complesso, Laura” ripete lui stringendo quella mano. “Io sono Francesco”.
Laura e Francesco si scambiano un sorriso sincero e una stretta, creando una conoscenza particolare.
“Ritorniamo alla nostra ricerca” riprende il ragazzo.
Si allontana e fa vagare lo sguardo tra i moltissimi titoli. Ormai è una questione personale : vuole trovare un buon libro per Laura.
“Facciamo una cosa” sentenzia gentilmente lei. “Torno quando avrò un titolo”.
Il morale del ragazzo sprofonda in un battito di ciglia.
“Ho perso un altro cliente, wow” dice entusiasta.
“No!” esclama Laura. “Ti giuro che torno”.
Poi si perde in una risata che atterra Francesco come una palla di cannone. Non può che guardarla con gli occhi che brillano. Se solo non fosse sicuro che una volta che metterà piede fuori dal negozio, lei, non vi tornerà più, la corteggerebbe anche. E’ carina, simpatica, strana al punto giusto e legge.
Così decide di dirglielo. Lui è così, schietto e sincero, con l’asso nella manica.
“Sai, Laura, mi piaci. Ci proverei anche, solo che tanto non ci vedremo più”.
Lei storce le labbra – quelle labbra color pesca al naturale, così dolci – e rimane un po’ in silenzio.
“Sai, Francesco? Penso tu abbia appena fatto una brutta figura. Perché io ritornerò in questa libreria, con un titolo, ci rivedremo e saprò che ti piaccio. E sarò dura da conquistare, perché già saprò tutto”.
Francesco l’adora. La bacerebbe ora stesso. Ma si astiene e fa il galantuomo.
“Mi piaci il doppio”.
Laura sorride, fa “ciao” con la mano e oltrepassa la porta automatica. Scompare in un attimo, inghiottita dal caos del centro.
Francesco rimane imbambolato un paio di secondi, riflette ancora.
“Fra’!” lo chiama Valerio. “Il caffè si fa freddo”.
Scappa alla cassa e dà il cambio a Clelia. Si siede e sorseggia il caffè. Freddo. E troppo amaro. Afferra il libro che ha messo da parte e osserva di nuovo la foto. Quegl’occhi caldi li ha già visti. Da molto vicino. Ci immagina velocemente una montatura nera e tonda, leggermente calata sulla punta del naso. Francesco impallidisce.
Ha appena ammesso una cotta a Laura Defalchi, scrittrice del romanzo che ha in mano.
  
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