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Autore: Bru_    20/06/2015    3 recensioni
"Bellamy avrebbe voluto fermarla con tutte le sue forze, tirare fuori quell’energia grandissima che sentiva di avere dentro di sé per bloccarla in qualche modo, per impedirle di intraprendere un viaggio verso l’ignoto, un viaggio sola con se stessa, con i suoi fantasmi, con i suoi sensi di colpa e con le sue paure.
Ma dentro di sé Bellamy sapeva che doveva lasciarla andare."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellamy Blake, Clarke Griffin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bellamy si voltò indietro ancora una volta, guardando scomparire tra il verde della macchia il biondo dei suoi capelli selvaggi.
Avrebbe voluto chiamarla supplicandola di restare. Avrebbe voluto fermarla con tutte le sue forze, tirare fuori quell’energia grandissima che sentiva di avere dentro di sé per bloccarla in qualche modo, per impedirle di intraprendere un viaggio verso l’ignoto, un viaggio sola con se stessa, con i suoi fantasmi, con i suoi sensi di colpa e con le sue paure.
Ma dentro di sé Bellamy sapeva che doveva lasciarla andare, che solo quando avesse sconfitto totalmente i suoi demoni sarebbe potuta essere nuovamente felice e si sarebbe lasciata andare alla vita meravigliosa che avrebbe potuto attenderla.
Un peso sul cuore.
Questo provava mentre varcava la soglia del campo e mentre sentiva i festeggiamenti di tutti i suoi compagni di viaggio per la vittoria appena conquistata. In netto contrasto con le grida di gioia e con le risate che pesantemente rimbombavano nelle sue orecchie.
Un peso sull’anima.
La mancanza di un qualcosa di grande che ancora non era in grado di descrivere e di rappresentare neppure a se stesso. Il vuoto lasciato da una persona importante con l’oscura sensazione di non rivederla mai più.
Mai più. Mai più. Mai più.
Il dolore al petto cominciò ad essere più tangibile ed intenso mentre pensava a quelle parole dal sapore definitivo, irreversibile.
“May we meet again”
Parole sussurrate, dette fra I denti, quasi sgorgate fuori dall’anima.
Parole che ora lasciavano l’amaro in bocca, ed un buco incolmabile nella parte più intima e profonda di se stesso.
“May we meet again”
E la sua anima si appesantiva ancora un po’, e non per lo sforzo di una battaglia appena combattuta, non per la tensione dedicata agli scontri con gli uomini della montagna: niente di tutto ciò. Sulla sua anima gravava il peso di una mancanza, di un piccolo forellino che si stava trasformando inesorabilmente in una voragine irrimediabilmente aperta.
“May we meet again” , sibilò ancora una volta, mentre varcava la soglia del campo, acclamato dalle urla di gioia dei suoi amici più cari.
 
 
 
Sento freddo.
Uno strano, pungente, fottutissimo freddo. Che mi entra dentro, fino alle ossa.
Cammino ormai da ore, da talmente tanto che credo di avere perso la cognizione del tempo.
Mi sento debole, indifesa, sola.
Ma continuo la mia “corsa” che mi porterà lontano dai demoni che si sono insediati dentro di me. Continuo a sperare che allontanarmi da tutto e da tutti potrà aiutarmi a sconfiggerli, quei maledetti demoni. Che un giorno riuscirò a dimenticare quello che le mie mani sono state in grado di compiere.
Mi fermo.
Mi siedo per terra ormai stremata e sento tiepide lacrime rigarmi il volto. Sono stremata, ma non fisicamente, quello che mi distrugge non è fuori di me, ma dentro, nel profondo.
Bellamy.
Quel bacio posato sulla sua guancia. I suoi occhi scuri velati di tristezza, che quasi mi supplicavano di restare, di non farmi trascinare negli abissi più profondi dai mostri che mi divorano.
Non da sola.
Le nostre mani che si toccavano delicatamente e che sospingevano INSIEME quella leva maledetta, simbolo di sofferenza e di morte. Le nostre mani così vicine come forse non lo erano mai state.
Il pianto comincia ad essere davvero copioso. Singhiozzo e l’eco dei miei singhiozzi rimbomba nelle mie orecchie e raggiunge la mia anima disperata.
Appoggio la testa sulle mie ginocchia stanche e non ho più voglia di riprendere il cammino, per andare dove, poi? Voglio lasciarmi andare, così, semplicemente, inesorabilmente, in balia del mio tumultuoso “mondo interiore”.
Mi addormento così, nella solitudine più totale e con un grande senso di disperazione nell’anima.
 
Il crepitio di un fuoco mi porta ad aprire lentamente gli occhi. Non sento più quel freddo gelido che inondava i miei sensi, e mi rendo conto di essere coperta. Alzo lo sguardo e lo vedo, seduto su una roccia, poco distante da me, che mi guarda con i suoi occhi neri così carichi di empatia, di preoccupazione, velati di tenerezza.
Che diavolo ci fa lui qui? Doveva essere il mio viaggio alla scoperta di me stessa e nessuno avrebbe dovuto seguirmi in questa strada in salita.
Un vago senso di felicità mi invade, ma solo per alcuni istanti: vederlo mi procura un immenso sollievo, ma so che non è giusto, che devo comunque proseguire da sola.
-Tu…-, riesco a biascicare mentre tuffo i miei occhi assonnati dentro i suoi.
-Clarke…-, mi interrompe –non dobbiamo parlarne ora. È notte fonda e sei distrutta. So esattamente ciò che mi dirai…ma adesso credo che sia il caso che tu riposi.- Il tono della sua voce è imperativo, anche se lascia trasparire una nota di dolcezza che non sfugge alle mie orecchie.
Si siede accanto a me.
Di fronte a noi un fuoco scoppiettante.
Resto senza parole per un lungo lasso di tempo, ma non ho più voglia di dormire.
Bellamy è qui. È con me. Accanto a me. E nonostante i miei buoni propositi non posso fare a meno di essere felice, rilassata, sollevata. È un po’ come se i pesi che porto dentro si alleggerissero.
Mi accarezza i capelli teneramente, ritmicamente, cercando, con il suo tocco lieve, di rassicurarmi, di infondermi quella sicurezza che in questo momento mi manca.
Tento nuovamente di dire qualcosa, ma appoggia il suo indice sulle mie labbra tremanti con un gesto talmente delicato e leggero da farmi venire i brividi.
E allora rimango in silenzio, in ascolto del suo respiro e del battito del mio cuore, che improvvisamente aumenta il ritmo e pulsa con un rinnovato vigore.
Non ho voglia di chiedermi cosa mi stia succedendo. Non ho voglia di indagare le ragioni per le quali in questo momento mi sento così.
Ho solo voglia di sentire la sua vicinanza, il calore che emana il suo corpo, di godere della luce che brilla nei suoi occhi.
Ci fissiamo senza dire una parola, mentre lui continua a danzare con le sue dita fra i miei capelli selvaggiamente spettinati.
Poi, rilassata e tranquilla, con una strana sensazione di protezione nel cuore, cado ancora nel sonno.
 
Devo aver sognato tutto, perché al mio risveglio lui non è accanto a me. Metto a fuoco ciò che mi circonda nel tentativo di vederlo, di incrociare i suoi occhi…ma niente. Eppure sul terreno restano le tracce di un fuoco estinto, quindi no…non può essere stato solo un sogno: tutto quello che ho provato era reale…terribilmente reale.
Mi sollevo fino a sedermi e un evidente rumore di passi attira la mia attenzione.
Me lo ritrovo davanti in un attimo e lo vedo sotto una luce diversa. Un raggio di sole illumina il suo viso e quel groviglio di capelli che risplendono. La sua bocca è piegata in un sorriso.
Bello.
Per la prima volta mi sembra un essere bellissimo, venuto da chissà dove per offrirmi uno spiraglio di luce.
-Ti sei svegliata, principessa! Io ho fatto rifornimento di acqua e di qualche frutto.- Mi dice, tutto fiero, mostrandomi il suo bottino prezioso, mentre il sorriso accennato di prima si fa più aperto e spontaneo.
-Bellamy…io…non dovresti essere qui!-, affermo con decisione recuperando un briciolo di razionalità.
Appoggia per terra tutte le cose che ha in mano e si avvicina pericolosamente a me, serio, terribilmente serio. Non c’è più traccia del sorriso di poco fa.
Mi prende il viso fra le mani, costringendomi a guardarlo fisso negli occhi scuri.
-Non posso permettermi di perdere anche te! Non lascerò che tu intraprenda questo assurdo viaggio da sola.- Si ferma un attimo come a voler radunare i pensieri, come a voler scegliere le parole più adatte da pronunciare.
-Sei diventata troppo importante per noi…per me…- Mentre pronuncia queste parole abbassa leggermente lo sguardo, per poi posarsi nuovamente sui miei occhi stupiti.
I battiti del mio cuore si fanno più accelerati e l’anima si riempie di un gusto nuovo, difficile da descrivere: ogni sua parola alleggerisce di un peso il fardello che devo sopportare.
-Sai come la penso, Bellamy. Anche voi siete importanti per me, ma non posso tornare al campo. Non ora…non finchè…-
Mi interrompe bruscamente.
-Finchè…cosa, Clarke? Finchè non avrai lavato la tua coscienza dagli orrori di cui siamo stati protagonisti? Finchè non ti sentirai svuotata dal senso di colpa?- Mi afferra per le spalle e mi scuote leggermente.
-Clarke, noi non siamo così! Quando capirai che lo abbiamo fatto solo per sopravvivere?- Il suo sguardo è duro, severo.
Poi improvvisamente mi abbraccia. La sua presa forte e sicura mi dà una carica che avevo smarrito per la strada. Percepisco il suo calore, il suo odore, la sua presenza e tutto questo mi infonde un calore inimmaginato.
Quando allenta la presa e si stacca da me, lascia un enorme, incolmabile vuoto. Vorrei essere abbracciata di nuovo. Vorrei stringerlo a me e non lasciarlo andare mai più. Ma so che non sarebbe giusto. Per lui. Per me.
Guardo le sue labbra morbide e davvero non resisto. Senza neanche rendermene conto lo bacio. La mia bocca copre perfettamente la sua e il suo sapore di fresco, di buono, si deposita sulle mie labbra.
Quando le nostre lingue si incontrano sento letteralmente un tuffo al cuore, che non mi dà scampo e batte con un vigore sempre maggiore.
Intreccio le mie mani fra i suoi capelli e continuo ad assaporarlo; è un bacio che sa di miele, che sa di parole, di discorsi mai affrontati, di cose non dette, di emozioni, di battiti di cuore, di speranza.
Sto baciando Bellamy Blake e mi piace da impazzire, e sento che non mi basterà un bacio, che voglio dell’altro, che desidero fondermi con lui fino in fondo.
Mi accarezza la schiena con una sensualità infinita, e dove passano le sue dita lasciano una scia di caldi brividi.
Il paradiso esiste, ora lo so. Ed è grazie a lui, a Bellamy.
Dimentica di ogni preoccupazione, dimentica di ogni senso di colpa, dimentica dei mostri che mi stanno divorando, lo tocco, lo stringo a me, mi dono a lui in un circolo virtuoso che è la nostra morte e la nostra vita allo stesso tempo.
Ora siamo nudi, uno di fronte all’altra e continuiamo a guardarci con gli occhi spiritati e con l’anima aperta di chi vuole vedere veramente.
E di nuovo fusi in un groviglio di corpi, di sapori, di odori.
Finchè in un attimo non diventiamo un solo corpo, un’unica anima, due cuori che battono all’unisono per raggiungere un piacere sempre più alto, sempre più intenso, che ci porta, al momento dell’acme, a sussurrarci i nostri nomi come in un soffio, sulle labbra. E a riempire i nostri visi di piccoli baci leggeri, lievi come farfalle posate su un fiore.
 
Perdo la cognizione del tempo, abbandonata fra due braccia forti e rassicuranti.
Non parliamo per un lungo lasso di tempo: non ce n’è bisogno. I nostri corpi hanno parlato per noi.
Poi Bellamy interrompe il silenzio, forse rovinando un po’ il quadretto magico che si era venuto creando, riportando a galla quanto ero riuscita a sotterrare nelle profondità della mia anima.
-Vengo con te, Clarke. Non ti lascerò mai più sola. Non avrei mai dovuto farlo.-, dice fissando il vuoto di fronte a sé.
Mi irrigidisco e lui lo percepisce immediatamente. Si scioglie dal mio abbraccio e si riveste velocemente.
Anch’io mi rivesto e lo guardo con uno strano peso sul cuore.
Uno specchio che si rompe.
Un sogno che si infrange.
-Bellamy…-, riesco a blaterare recuperando un po’ di buon senso –non puoi venire con me! Non lo posso permettere! È una questione del tutto personale e tu devi starne fuori!- Cerco di sembrare il più decisa possibile.
Sospira. Mi guarda arrabbiato, o forse ferito.
-Quello che c’è stato fra noi…-, balbetto impacciata mentre lui mi osserva incuriosito, questa volta –non può ostacolare ciò che avevo programmato di fare.- La mia voce suona quasi come un lamento.
-Ecco, Clarke. Cosa c’è esattamente fra noi?-, mi domanda a bruciapelo con tono indagatore.
Non lo so neppure io quello che c’è fra noi. So solo che mi sono sentita completa nel fare l’amore con lui. So solo che rivederlo è stato come vedere uno spiraglio di luce nell’oscurità più profonda e totale. Ma so anche che se gli dicessi queste cose adesso, non mi lascerebbe mai più andare. E al campo hanno bisogno di lui, molto più di quanto non lo meriti io.
Non riesco a rispondere, me ne sto chiusa come un riccio in un mutismo assoluto.
-Non sai rispondere o non VUOI, Clarke?-, mi dice mentre un guizzo attraversa i suoi occhi.
-Non ti lascerò, Clarke…è fuori discussione! Non ora che ti ho trovata e che ho capito di essere innamorato di te.-
Il suo sguardo è di una intensità tale da mettermi in soggezione…io che non ho mai avuto paura di Bellamy Blake, ora ho una fottutissima paura delle sue parole, del fatto che si è esposto in questa maniera dicendomi che mi ama.
Ed ho paura di quello che posso provare anch’io per lui. Perché se guardassi davvero dentro di me scoprirei che le sensazioni che quest’uomo mi procura sono più forti di quanto io possa immaginare.
Bellamy mi ama.
Ed ha avuto il coraggio e la lealtà di dirmelo. Apertamente. Guardandomi negli occhi.
-Bellamy io devo guardarmi dentro, anche per capire quello che provo per te.-, sussurro tutto d’un fiato.
-Balle!-, urla infuriato. –Tu devi solo crogiolarti nel tuo senso di colpa, e credi di non meritare nessuno. Ma io so quello che hai dovuto affrontare, Clarke! Io so quello che provi, perché sono le stesse emozioni che ho provato anch’io! Non meriti la solitudine, non meriti nessuna punizione e se molti di noi sono ancora vivi è solo grazie a te. E quello che hai fatto per sopravvivere non cambierà MAI i miei sentimenti per te.-
Tamburella nervosamente le dita sulla coscia, mentre neppure per un attimo distoglie lo sguardo da me.
-Ma hanno bisogno di te al campo!-
-Anche di te! Eppure non hai esitato nel fare una scelta, dolorosa, ma pur sempre una scelta. Bene…ora sono io a scegliere e scelgo di stare con te, Clarke Griffin. Non lascerò che la tua disperazione prenda il sopravvento sui tuoi sentimenti. –
Mi avvicino a lui. Gli prendo la mano che stava torturando la sua gamba e me la appoggio sul cuore che batte veloce.
Lo amo anch’io.
Mi guarda stupito, con gli occhi sgranati, in cerca di una spiegazione a questo mio inaspettato gesto.
Con l’altra mano gli accarezzo i capelli, poi gli passo un dito sulle bellissime lentiggini.
La sua bellezza mi incanta. Come ho fatto a non accorgermene prima? Come ho fatto a non capire i miei sentimenti, l’amore, l’attrazione forte?
Mi alzo in punta di piedi e gli sussurro:
-Ti amo Bellamy Blake!- Il mio cuore sta lavorando ad una velocità improponibile.
Mi bacia.
Con un trasporto ed una passione tipiche di Bellamy, una persona meravigliosa che mette l’anima in ogni cosa che fa.
 
Non sento più freddo. Neppure durante la notte. Neppure quando i mostri del mio passato decidono di tornare a farmi visita.
Stringo la sua mano e tutto passa velocemente. Se poi la appoggio sul mio cuore, ha il potere di calmarmi, di rilassarmi, di rassicurarmi.
Non so dove ci porterà questo viaggio assurdo, ma ho la certezza che se staremo insieme non sarà importante la meta del viaggio, ma il viaggio stesso.
E un giorno, forse, insieme, vedremo il mare.
 
 
 
 
   
 
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