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Autore: Fireslot    20/06/2015    2 recensioni
[http://it.wikipedia.org/wiki/Bang!_%28gioco_di_carte%29]
Seguito della Prima Stagione: Willy indaga ancora sul losco Lucky Duke, dopo essere stato coinvolto in travagliate peripezie a suon di pallottole! Riuscirà a scoprire qualcosa? Il suo viaggio sarà un buco nell'acqua? E chi è il misterioso cecchino in nero? Carlson gli da ancora la caccia? Dove sono tutti gli altri personaggi, tra buoni e cattivi?
Ogni carta verrà scoperta in "Bang! - L'avventura di Willy the Kid"
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 6: Il nemico del mio nemico è mio amico
 
Quella notte sembrò non passare mai, tra i tentativi di Rose di convincere Willy a rinunciare all’impresa e lui che la ignorava, impegnandosi a fare altro. Insieme a Pedro, Kid rimuginava su quali componenti dei pessimi ferri vecchi che il messicano si portava dietro fossero da sostituire: un’arrugginita Colt Peacemaker e una carabina Volcanic*, due anticaglie da collezione molto difettate che Sid aveva buttato chissà dove e che Ramiréz aveva accattato*.
Il mattino seguente lasciarono la mula di Pedro alla fattoria e presero in prestito un cavallo, in cambio della promessa di ritornare per restituirlo. Nonostante i violenti screzi avvenuti quella sera, Rose si presentò per salutare il figlio come solo una vera madre sapeva fare: gli porse un fagotto pieno di coperte, accessori per il viaggio e qualche provvista. Fu solo quando Willy si scusò per essere stato brusco con lei che ricevette un ultimo regalo: la fondina di un binocolo.
«Questo apparteneva a Simon.» spiegò Rose, «Per il tuo viaggio ne avrai bisogno. Sai bene che a me non serve. Stai attento: i nemici potrebbero scorgere il riflesso delle lenti.»
Con l’abbraccio che sanciva la fine del loro incontro, Kid le sussurrò parole d’affetto all’orecchio, per non avere il rimpianto di non averlo fatto prima.
Erano quasi fuori dalla staccionata, quando Willy si rivolse al nuovo compagno di viaggio: «Pedro.»
«Sì, señor?»
«Restituisci le uova che hai sgraffignato.»
 
***
 
Dopo mezza giornata e giunti al calar della sera, il duo si diresse a passo stanco verso nord, con la città di Temple ormai alle spalle. Tra le campagne della città natale di Kid e la prossima Waco, si ergeva un piccolo bosco in mezzo alla pista con un sentiero battuto tra gli alberi, così propose di inoltrarsi lì per essere meno esposti in caso di agguati.
«Señor, come vogliamo muoverci? Passiamo da Amarillo?» chiese Pedro per rompere il silenzio assoluto della boscaglia.
«No, passeremo per Fort Worth e attraverseremo l’Oklahoma. Prima usciamo dal Texas, meglio sarà.»
«Forse non ci conviene ritornare a Fort Worth, Señor. Poco prima che io lasciassi il saloon, era entrato…»
Pedro fu interrotto dal suono di uno sparo improvviso, il cui proiettile sibilò nell’ombra e si piantò in un tronco a pochi centimetri dal muso del destriero.
Dopo una brusca cabrata del cavallo, il messicano cadde dalla sella e Willy balzò per mettersi al riparo di un tronco con il fucile pronto. Trascinò il compagno dietro di lui e gli ordinò di tenere la testa bassa. Osservando il foro della pallottola, Kid calcolò approssimativamente la traiettoria e, tra le fronde, scorse la sagoma di un uomo.
Un altro sparo lo costrinse a ritirare la testa prima che una calibro 45 gli forasse il cappello.
«Willy the Kid!» tuonò una baritonale voce marziale, «Per il grande Stato del Texas, ti dichiaro in arresto.»
Sospirando un’imprecazione, Kid rispose con sarcasmo: «E’ sempre un piacere sentire la sua voce, comandante Carlson.»
«Risparmia il fiato, Kid! Butta fucile e cinturone e vieni fuori con le mani in alto, o la prossima voce che sentirai sarà quella del mio Spencer*.»
«Abbiamo già fatto questo gioco, comandante. E la volta scorsa non è andata bene per lei^.»
Il colpo di avvertimento che seguì quella battuta passò il legno dell’albero da parte a parte, facendo sussultare Willy per la sorpresa.
«Non finirà come l’altra volta. Un’altra parola e ti spedisco a ingrassare la terra. E fidati, ragazzo: Kit Carlson mantiene sempre la sua parola!»
Non potendo muoversi e coperto da un riparo poco sicuro, Willy pensò di gettarsi fuori all’improvviso e crivellare il Ranger, ma sarebbe stato un azzardo molto grosso. Poi gli venne un’idea: Pedro poteva aggirare Carlson e chiuderlo in un fuoco incrociato. Si voltò verso il suo grasso compagno per spiegargli il piano d’azione ma, invece, trovò l’orma della pancia voluminosa del messicano marcata sull’erba.
«Conto fino a tre, Kid! Uno…»
«Va bene, agente! Mi arrendo! Uscirò con le mani in alto»
Dopo che cinturone e fucile furono allontani dalla sua portata, scoprì le braccia dal nascondiglio e si alzò in piedi lentamente. I suoi occhi incrociarono prima la canna dello Spencer e, immediatamente dopo, quelli rabbiosi di Carlson, in cui si leggeva a chiare lettere il desiderio di sparare in faccia al cacciatore di taglie. Invece la canna della carabina si abbassò lievemente e Kit obbligò il bersagliato a sedersi.
Una volta che Kid si fu posato sul suolo, Carlson domandò: «Cosa ricordi di quella notte della retata?»
Willy strinse i pugni fino a sbiancare le nocche, avendo inteso il giochino del Ranger: quel sadico massacratore d’indiani voleva farlo infuriare per vendicarsi del loro incontro nella casa del governatore.
Appreso ciò, fece buon viso a cattivo gioco: «Ogni cosa comandante, ricordo ogni momento. E se la domanda che vuole farmi è se mi penta del taglio che le infersi quella notte, le posso solo dire che lei è stato fortunato: avrei dovuto prendere meglio la mira.»
Kid lesse negli occhi del nemico la stessa collera che Carlson leggeva nei suoi. Era riuscito a ribaltare la frittata, trasformando il cinico gioco del Ranger in una sfida di autocontrollo.
Eppure Kit si rivelò in vena di chiacchiere: «Devo darti atto di avere talento, ragazzo. Ho accoppato molte canaglie nella mia vita, però tu, fin da bambino, sei quella che mi ha dato più filo da torcere: mi hai ferito gravemente, mi hai costretto ad una caccia senza tregua e mi hai disarmato in uno scontro a fuoco. Eppure conosci bene il mio vangelo: mai colpire un Texas Ranger! Nonostante tutto, anche disarmato, hai il pelo sullo stomaco di sfidarmi a viso aperto senza temere le conseguenze.»
«E’ un atteggiamento che ho appreso dai Navajo: mai arrendersi, neanche di fronte alla morte. Avrebbe potuto imparare molto da quei -come li chiama lei- selvaggi. Avrebbero inserito molti versetti nel suo vangelo.»
La partita si portò al due a uno per Kid, che si gongolò nel notare il sopracciglio brizzolato dell’avversario tremolare di rabbia.
«Come hai fatto a sfuggirmi per tutto questo tempo?» si chiese Carlson tra sé e sé ma ben ad alta voce, per ricevere una risposta dal suo più incallito avversario.
«Non ho mai avuto il pensiero di doverle sfuggire, comandante. Io viaggio perché sono un cacciatore di taglie e ho le mie prede da inseguire. Se non ci siamo mai incrociati prima d’ora, sarà stato perché così voleva il destino… o forse perché mi muovo molto veloce.»
«E sentiamo, mister cacciatore dei miei speroni, anche questa volta sei a caccia?» lo canzonò Kit, ormai al limite della pazienza.
Qualcosa nella mente di Willy scattò, come se il suo istinto gli avesse suggerito di dire le parole che pronunciò in quel momento: «No, stavolta sto compiendo un’impresa impossibile: mettere sotto chiave Lucky Duke.»
Kid si aspettò che, da un momento all’altro, il Ranger gli scoppiasse a ridere in faccia o lo canzonasse per l’assurdità di quella fatica. Invece no: Carlson lo ascoltò incuriosito e addirittura gli chiese come mai.
«Perché, da prima di diventare governatore del Texas,» iniziò a narrare Willy, «Lucky Duke trafficava esseri umani, racimolando un sacco di soldi. La sua attività illegale ora è alle stelle e nessuno si accorge di niente. Io voglio fermarlo perché, anche se di colori diversi, neri e pellirosse hanno il diritto di vivere come uomini liberi e non per ingolfare le tasche di quel manigoldo con i guanti bianchi. Sono sicuro che lei, più di molti altri, dovrebbe comprendermi: non fu per la libertà di ogni uomo in America che vi uniste agli yankee, tenente colonnello?»
Carlson si prese il tempo di valutare le parole del ragazzo e di scegliere accuratamente la risposta. Infine ribatté in modo prevedibile: «Mi piacerebbe crederti, Kid, ma il mio dovere è di sbatterti in gabbia. Tu vuoi inoltre infangare la buona immagine di un mio superiore, perciò sono obbligato a fermarti due volte.»
Willy alzò gli occhi spazientito, perché, per quanto valoroso e senza paura, il comandante Carlson si era rivelato il leccapiedi che era.
«Tuttavia,» continuò Kit, «non ho mai visto di buon occhio il governatore, perciò continuerò io le indagini che stai conducendo. Se è vero che Lucky Duke ha le mani in pasta in qualcosa di losco, giuro sullo Stato del Texas che non resterà impunito.»
«Vangelo secondo Kit Carlson: un Texas Ranger mantiene sempre le promesse, giusto?» rimbeccò Willy.
«Puoi scommetterci la pellaccia! Ora andiamo, mi rimboccherò le maniche non appena sarai dietro a robuste sbarre di piombo.»
Appena alzatosi, Carlson avvertì un’improvvisa fitta dietro la nuca, ma fu solo un attimo prima del buio; apparso come un fantasma armato di randello, Pedro aveva assestato una bastonata proditoria al vecchio, facendogli schizzare il cappello dalla testa.
Willy rimase a bocca aperta a quello spettacolo e quando si riprese, bofonchiò: «Cavoli! Ho pensato di rimetterci la pelle! Dov’eri finito?»
«A non farmi catturare, señor. E a salvarle la vita.»
Willy sospirò e recuperò la sua artiglieria. Ripreso il possesso dei cavalli, i due montarono in sella e lasciarono in fretta e furia quel luogo e il Ranger accasciato al suolo.
«Dobbiamo mettere più distanza possibile tra noi e lui.» ordinò Kid, «Andiamo a nord e, una volta superata Waco, camminiamo su per il fiume Brazos fino a Wichita Falls. Faremo un giro più lungo, ma non lasceremo tracce che lui possa seguire.»
«Muy bien, señor. C’è da dire che il señor Carlson è proprio un uomo stupido.»
Kid rise di gusto e chiese: «Come mai?»
«E’ un soldato, eppure blatera un sacco. Quando si spara, non si parla, si spara e basta!*»
 
*Note:
  • Pedro Ramiréz, nel gioco di carte, può prendere la prima carta dalla pila degli scarti. Naturale che sia un ladruncolo e un accattone.
  • La Colt Peacemaker fu uno dei primi modelli a cinque colpi e a retrocarica delle Colt. E’ nota per avere una canna davvero corta (dodici centimetri), che la rendeva occultabile sotto la giacca all’altezza del cuore, da qui il nome. Invece si chiamano Volcanic tutte le armi prodotte dall’omonima compagnia… ossia un solo fucile (il primo a leva) e una sola pistola (quella raffigurata nel gioco). La produzione di questo articolo iniziò nel 1848, ma la ditta fallì nel 1854, quando l’azionista di punta, Wesson, si mise in affari con Smith, assorbendo la Volcanic per creare la Smith&Wesson.
  • Citazione de Il Buono, Il Brutto e Il Cattivo.
 
^Rimandi alla prima stagione:
  1. Il rocambolesco incontro tra Willy e Kit avviene nel “Capitolo 6: Hasta la Vista, Kit Carlson”.
 
Ed ecco il secondo, ma nettamente più tranquillo, incontro tra l’ostinato Ranger e il nostro eroe… che dire, la vecchiaia ti rende più logorroico.
Chissà come si svolgeranno i fatti tra i due dopo questo brutto tiro del messicano: continueranno a odiarsi? Stringeranno una temporanea coalizione? Carlson catturerà Kid oppure sarà lui ad avere la meglio? Solo il tempo lo dirà.
Comunque, c’è una cosa che mi preme sapere più di tutte: quanto vi piace il grasso messicano? :D Ditemi la vostra
Come sempre, approfitto per consigliarvi un nuovo autore: il suo nome è Fata Blu, autrice che conosco anche da prima di EFP e che suggerisco a tutti! Se cercate vere sfide intellettuali con dialoghi accattivanti, ricchi di battute sferzanti, ritmate e perfettamente orchestrate da una scrittura sinuosa, lei è l’autrice che fa per voi.
E, come sempre, grazie a tutti i silenziosi e ai commentatori.
   
 
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