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Autore: alaskainblack    20/06/2015    4 recensioni
Amanda ha sedici anni quando si trasferisce per un solo anno a Los Angeles, la città delle luci e dei colori, delle opportunità e delle cadute, qui, una sera, conosce Leonardo, sognatore di una vita fatta di cinema e fama che la coinvolge con la sua voglia di divertirsi.
Poco tempo serve che loro diventino grandi amici eppure, in un modo o nell'altro si perderanno, forse non per sempre.
CAPITOLI 3-4-5 IN FASE DI REVISIONE
Storia sospesa fino alla fine dell'estate
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leonardo DiCaprio, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Chapter Twenty-one
About Us



Ero seduta al Lavender Moon, mi guardavo intorno giocherellando con una ciocca di capelli aspettando che venisse.
Quella mattina il bar era mezzo vuoto, forse perché erano tutti a festeggiare, o forse perché nessuno va nei bar di mattina.
Lo vidi arrivare ed entrare con l’aria un po’ confusa, si sedette e poggiò immediatamente i gomiti e la testa sul tavolo con uno sbuffo dato dalla fatica.
- Di che cosa volevi parlare? – mi chiese interrompendomi dall’osservarlo.
Scrollai le spalle – Niente per la verità – mi guardò un po’ stranito ma non disse nulla.
Prima che potesse iniziare a dire qualsiasi cosa lo invitai ad alzarsi per prendere qualcosa da bere.
Arrivati al bancone il silenzio calò di nuovo tra di noi, il barista ci osservava incuriosito, del resto quando andavamo lì avevamo sempre miliardi di cose su cui parlare, quel silenzio era strano.
- Cosa prendete? – ci chiese lui mentre si aggiustava la maglietta.
Senza perdere tempo scattai con l’ordine – Un succo d’arancia – dicemmo all’unisono, l’uomo dietro il bancone accennò una risata.
Sebbene in un’altra situazione quella coincidenza ci avrebbe fatti ridere entrambi quella mattina eravamo entrambi tesi.
Ritornammo al tavolino senza nemmeno guardarci ma appena posammo le bibite sul tavolo lui non esitò a parlare, sembrava quasi che quel silenzio precedente fosse dovuto al fatto che voleva prendere tempo per pensare a cosa dire.
- Amanda – disse con quella tonalità di tono di voce leggermente spezzata con la quale iniziava sempre una frase se era insicuro.
Io feci un leggero suono con la bocca facendogli capire che stavo ascoltando.
- Quando ieri stavamo parlando sul balcone avevo intenzione di dirti una cosa – lo fissai attentamente, gli occhi che seguivano ogni suo movimento, il cuore aveva iniziato ad accelerare il battito e un senso di adrenalina e ansia stava uccidendo il mio stomaco.
- Non credo che Dean… – tutto il mio corpo si appesantì all’istante, non potevo negare che mi aspettavo di parlare di altro con lui.
Lui aveva fatto una pausa e rigirava la cannuccia incerto nel bicchiere – Insomma non è una brava persona – mi lasciai sfuggire uno sbuffo snervato che lui non evitò di notare.
- So che può sembrare simpatico all’inizio – iniziò, ma non avevo intenzione di cominciare a discutere del mio rapporto insulso con quel ragazzo.
Lo interruppi – Parliamo di qualcos’altro – non sembrò felice che evitassi l’argomento, ma io invece volevo parlare di altro.
- Tu e Kristen invece? – chiesi io pronta a una sua risposta.
Leonardo mi guardò negli occhi – Parliamo di qualcos’altro – disse accennando un sorriso che io ricambiai sinceramente divertita.
- Okay, se la metti così – dissi bevendo un sorso – Cosa vuoi dirmi su Dean? – gli chiesi pronta ad affrontare una noiosa conversazione su di lui.
- A te piace? – mi chiese, io dapprima aggrottai la fronte, poi scrollai le spalle.
- Non so, non ci conosciamo bene – dissi vagamente, il che era vero, lo avevo visto solamente due volte.
Lui sembrò guardarmi preoccupato – Però non vedetevi mai nei posti in cui ti invita lui per uscire, scegli sempre tu dove andare okay? – mi raccomandò come fosse mio padre.
- Ma perché? – chiesi io scocciatamente, tutto questo alone di mistero mi dava davvero sui nervi, poi parlava proprio lui, che frequentava quella demente di Kristen.
Leonardo non voleva rispondermi così mi ritrovai a dover acconsentire – Okay – sospirai, lui sembrò sollevato.
Adesso però toccava a me fargli le domande – Tu e Kristen – iniziai.
Lui sorrise appena quando nominai il nome della ragazza, e la cosa non mi piacque.
- Tra noi va tutto bene – disse per rassicurarmi, ma non mi stava rassicurando – Adesso che cercherò di stare anche con te sarà davvero tutto a posto – spiegò, e sembrava davvero convinto e soddisfatto di quello che diceva.
- Certo – sospirai io e volli credergli, perchè non mi andava davvero di litigare, e una parte di me pensò anche che forse avrei davvero dovuto dirgli ciò che pensavo, cioè che stava diventando molto più superficiale da quando stava con lei, ma decisi, e probabilmente sbagliai, di dargli un’altra possibilità – Beh sono davvero felice – sospirai ancora, non sembravo convincente e forse lui se ne accorse.
- Amanda, va tutto bene? – mi chiese con aria preoccupata – Non so, mi sembri malinconica ultimamente – e mi prese la mano che avevo poggiata sul tavolo.
Io lasciai che me la stringesse per un attimo e poi la ritirai sotto la sedia – Io sto bene – sorrisi per rassicurarlo – Non ti preoccupare -
Lui non sembrò essere convinto ma non insistette – Io spero solo che tu e Kristen possiate diventare amiche – mi guardò con aria speranzosa.
Io mi limitai ad annuire, era meglio non parlare, sapevo che io e lei non saremmo mai diventate amiche, io non la sopportavo, e lei ricambiava.
- Sai penso che potreste andare al cinema insieme qualche volta, lei mi parla a volte di te – aggrottai la fronte stranita, non potevo credere che quella ragazza gli parlasse di me.
- E cosa dice? – chiesi curiosa, lui alzò le spalle.
- Crede che tu sia simpatica – le mie sopracciglia dall’essere aggrottate si alzarono facendo assumere al mio viso un’espressione scettica.
Lui non sembrò capire – Davvero? – gli chiesi poco convinta e lo vidi annuire.
Allora era davvero più ipocrita e bugiarda di quanto avessi pensato.
- Anche io penso che lei sia simpatica – dissi, a quel punto se si doveva giocare in quel modo non mi conveniva lasciarle fare la parte della vittima a cui non si è data alcuna possibilità di amicizia.
- Fai sul serio? – chiese lui, ma sembrava piuttosto felice.
Annuii con convinzione – Hai ragione, dovremmo uscire qualche volta –
Mi interruppe il suono della sua suoneria, alzai gli occhi al cielo, si parlava del diavolo e così eccolo arrivare.
Leonardo cercò in fretta il telefono tra le tasche dei pantaloni, e questo mi fece supporre che facesse così perchè quando non le rispondeva, Kristen dava di matto, e la visione di lei che si innervosiva mi fece sorridere.
Lui prese il telefono in mano e con un timido – Pronto? – fece segno di scusarsi e uscì dal locale.
Presumendo che la telefonata sarebbe stata lunga decisi ordinare qualcosa da mangiare.
Passarono circa venti minuti in cui io mangiavo una ciambella dai colori poco convincenti ma che risultò sorprendemente buona e lui parlava al telefono con aria talvolta allegra talvolta molto concentrata, e la maggior parte del tempo si limitava ad ascoltare il suo interlocutore, ogni cinque minuti mi faceva segno di aspettare attraverso la vetrata del locale.
Ero incredibilmente curiosa di sapere di che cosa stessero parlando, e provai anche ad origliare, ma quella vetrata sembrava fatta apposta per non far sentire nulla.
Quando finalmente tornò sembrava piuttosto contento, anzi, la parola giusta era estasiato.
- Vi sposate? – chiesi io vedendolo come se avesse appena vinto un Oscar, in realtà come paragone nemmeno andava bene visto che quando stava per vincere l’Oscar la sua faccia era meno incantata di così.
- Mi hanno offerto un film – disse con un tono piuttosto alto e prima che il mio corpo potesse metabolizzare la frase o anche sorridere ed annuire lui mi piombò addosso abbracciandomi con fermezza.
E non si limitò ad un abbraccio fraterno ma mi sollevò da seduta e mi fece roteare davanti agli occhi dei clienti sbigottiti, quando finalmente posai i piedi per terra mi sentivo piuttosto confusa.
- Congratulazioni – gli dissi cercando di non vedere il bar girare intorno a me.
Lui con velocità lasciò i soldi al bancone e in pochi secondi tornò da me e mi prese la mano uscendo di corsa fuori dal locale, così velocemente che quasi non mi diede tempo per afferrare la borsa.
Sembrava più che elettrizzato – Non ci posso, credere, indovina chi è il regista? –
Morsi il labbro, non ne avevo idea – Non lo so…- provai a pensare – Martin Scorsese? – azzardai.
Lui scosse la testa – No dai questo no – fece un pausa – Sam Raimi! – esclamò felice come un bambino il giorno di Natale.
E prima che potessi dire nulla mi abbracciò di nuovo, il che era un bene, in queste situazioni di grande gioia non sapevo mai trovare la frase giusta da dire – Oddio Amanda non sai quanto sono felice –
- Anche io sono felice per te – gli dissi dandoli una pacca sulla spalla.
Lui fece un sospirò incredulo e si mise sul marciapiede – Ti spiego tutto – mi disse e mi sedetti accanto a lui.
- E’ un western, in pratica io faccio un ragazzino, questo era scontato lo so – scoppiò a ridere io con lui.
- Comunque ci sono attori come Russel Crowe, Gene Hackman, e poi quella che mi ha appena chiamato, non immagini chi mi ha chiamato…-
- No Leonardo davvero non lo so dimmelo tu – dissi, ero pessima al gioco degli indovinelli, piuttosto stavo morendo di curiosità.
- Sharon Stone! – esclamò con una faccia magnificamente estasiata.
Io avevo la bocca semi aperta e gli occhi spalancati – Sharon Stone? – lui annuì incredulo.
- Wow – riuscii solo a dire io – Lei è magnifica –
Lui alzò gli occhi sognanti al cielo – Si, è stupenda – sospirò, accennai una risata, se si fosse innamorato si Sharon Stone l’avrei accettata molto più di Kristen.
- Non faccio il protagonista ma sai, un film del genere non potevo sicuramente rifiutarlo – mi spiegò e io annuii.
E passammo il resto del pomeriggio nella più assoluta tranquillità, come facevamo l’anno prima.
Andammo in spiaggia, nel posto vicino allo scoglio dove non andava mai nessuno, e poi quando si mise a piovere ci riparammo sotto uno dei suoi asciugamani senza riuscire a smettere di ridere, e fu davvero magnifico fino a quando non arrivò una telefonata.
E se non era Kristen prima, era Kristen ora, era scontato.
Quando rispose la faccia di Leonardo divenne decisamente più stressata, e quella ragazza parlava con un tono di voce così alto che riuscivo a sentirla urlare anche senza stare troppo vicina al telefono.
- Leo amore – sbuffai in modo nervoso – Si può sapere dove sei? Lo sai che mi manchi quando non ci vediamo per troppo tempo – non la sopportavo, era davvero troppo finta.
In compenso lui sembrava a disagio almeno quanto me – Io sono in spiaggia con…- ma non fece in tempo a nominarmi che lei parlò.
- Con Amanda vero? – disse con una punta di nervosismo nel pronunciare il mio nome.
Lui sembrò essere scosso a sua volta dal tono di Kristen – E’ un problema? – chiese innocentemente.
- Leo si può sapere quando torni? – cambiò argomento, evidentemente non riusciva a mentire sul fatto che non voleva trascorressimo tempo assieme.
- Non so – fece un sospiro e mi guardò, io strinsi le spalle, non potevo impedirgli di andare da lei – Veniamo tra un paio di minuti – le disse.
- Venite? – chiese lei con tono nevrotico.
- Si veniamo – disse lui scandendo bene le parole - io e Amanda – aggiunse.
Entrambi sbuffarono, per motivi differenti – Ma certo allora – disse tutto d’un fiato trattenendo l’odio represso - che ne dite di fare qualcosa noi tre insieme stasera? –
I miei occhi strabuzzarono, non potevo credere che l’avesse davvero detto, io, lei e Leonardo insieme, sarebbe stata una bella serata sicuramente, e non accettare l’invito era come dimostrarle che poteva avere tutto.
- Mi chiede se vuoi venire a cena – disse lui, e mi guardò speranzoso in un si.
Io sorrisi – E tu dille che io verrò con molto piacere – Leonardo riferì immediatamente alla fidanzata che chiuse subito il telefono.
Rimanemmo per qualche secondo in silenzio – Grazie Amanda – disse lui.
- Per cosa? – chiesi senza capire.
Accenno un sorriso - Per aver accettato di venire a cena, è davvero carino da parte tua darle una possibilità come amica, anche se non siete partite nel modo giusto – mi disse.
E io rimasi a fissarlo sentendomi un poco in colpa, probabilmente Leonardo mi credeva più buona e gentile di quanto non fossi veramente, poi pensai che del resto pensava ciò anche di Kristen, e a quel punto era lei quella che sarebbe dovuta sentirsi in colpa, ma poiché non l’avrebbe mai fatto nemmeno io dovevo, era un ragionamento competitivo e senza senso, ma io la pensavo così.
- Tutti meritano una possibilità – sospirai io con fare importante, e non avevo mai detto una bugia più grande di questa, ma Leonardo mi abbracciò e io fui felice di aver saputo mentire nel modo giusto.
 
*
 
Suonammo il campanello di casa di Kristen, per fortuna eravamo passati a cambiarci, di sicuro se ci fossimo entrambi presentati in jeans e maglietta la ragazza ci avrebbe uccisi.
Leonardo, strano a dirsi, aveva una camicia, certo, era blu, ma pur sempre una camicia.
Io mi ero sforzata di mettermi elegante, e Leonardo diceva che funzionavo vestita così ma io non mi convincevo molto.
La ragazza aprì la porta, si era messa tutta in tiro, i capelli perfettamente lucidi, il trucco impeccabile senza nemmeno uno sbavo, una maschera di fondotinta che la faceva sembrare un’inespressiva bambola di porcellana senza imprecisioni, il che poteva essere interpretato a piacere come un complimento o no.
E poi il vestito, di pizzo nero, le stringeva in vita come un corsetto di una Contessa dell’Ottocento, e poi ricadeva noiosamente sulle gambe, probabilmente lei pensava di avere un’aria sobria e rispettabile, peccato che il vestito era leggermente trasparente e le si intravedeva il grazioso intimo anch’esso in pizzo.
Prima che uno di noi potesse fare commenti lei parlò – Allora amore, come sto? – gli chiese lei mettendosi in posa e sorridendo.
- Benissimo – disse lui un po’ troppo frettolosamente per i gusti della ragazza che sbuffò.
Lo guardò negli occhi – Tutto qui? Io ci ho messo ore per prepararmi! – si lagnò lei e prima che lui potesse di nuovo dire nulla gli saltò addosso attaccandosi violentemente alle labbra del ragazzo.
Non sapevo se provavo più pena o rabbia, o forse istinto omicida.
Quando dopo diversi minuti si degnarono di smettere il loro amoreggiamento potemmo scendere in strada prendere un taxi.
Nel tragitto regnò il silenzio, per fortuna che ci era capitato uno di quei guidatori che hanno sempre voglia di parlare, di solito mi davano sui nervi ma in quel caso era meglio così.
Arrivati a destinazioni scoprii che il posto in cui dovevamo andare a mangiare si chiamava “The Anchor” e come ci tenne a specificare Kristen – E’ il migliore di tutta Los Angeles – e questo mi portò a supporre che quella ragazza fosse una persona così gentile da volermi far esaurire tutti i soldi che mi ero portata.
La lasciammo allontanarsi per dire che eravamo arrivati e rimanemmo io e Leonardo nel piccolo cortiletto che precedeva il ristorante.
- Leonardo – sussurrai io con aria preoccupata, odiavo dirlo ed era imbarazzante ma non potevo davvero permettermi la cena in quel posto.
Lui si voltò verso di me e avvicinò le labbra al mio orecchio – Ehi – sospirò - Per il prezzo non ti preoccupare, ovviamente offro io –
Mi sorrise e io a lui in modo più che sincero, e insieme ci avvicinammo l’uno all’altro abbracciandoci, lui mi accarezzò la schiena, io appoggiai la testa nell’incavo della sua spalla e chiusi gli occhi, non sapendo nemmeno il perchè di quel gesto.
- Allora che succede qui? – disse lei in tono scocciato, ci staccammo immediatamente dall’abbraccio notando la faccia schifata della ragazza che mi stava squadrando con le mani incrociate.
- Se non ci muoviamo perderemo il posto – aggiunse incamminandosi con passo veloce sui tacchi vorticosi senza i quali probabilmente sarebbe sembrata nostra figlia da dietro.
Mi voltai verso Leonardo con le sopracciglia alzate lui alzò le spalle, non riusciva ad avere un minimo di potere con lei, e la odiavo per questo.
 
*
 
Non stavo prestando da più di una mezzora attenzione ai ragionamenti di Kristen e ora la mia attenzione era rivolta completamente verso l’enorme e rosea aragosta che il cameriere mi aveva portato, naturalmente era stata a Kristen a scegliere per tutti noi, ma il mio piatto sembrava ugualmente più interessante dei discorsi della ragazza.
Ad un certo punto sentii il silenzio incombere al nostro tavolo, alzai lo sguardo e notai Kristen che mi fissava.
- Allora Amanda – iniziò lei – Così tu vieni dall’Italia? – io annuii sorridendo, sebbene fosse l’argomento che più detestavo.
- Già – sospirai e guardai Leonardo, lui mi sorrideva, era davvero splendido quando sorrideva in quel modo.
Kristen riprese a parlare fastidiata del nostro guardarci a vicenda - Ora si spiega il tuo pessimo accento – mi voltai di scatto cercando di trattenere l’aria furiosa.
Stavo per dire qualcosa quando un’altra voce si aggiunse al dibattito – Io trovo sia interessante invece, l’accento italiano sulle parole inglesi, no? –
Lo guardai senza dire una parola, non potevo credere che mi avesse difeso con Kristen.
- Si hai ragione amore, infondo bisogna accettare gli immigrati in cerca di lavoro – sospirò la ragazza.
Sbuffai – Anche i miei nonni erano immigrati – disse Leonardo all’improvviso.
La ragazza rimase un attimo di stucco – Naturalmente amo gli immigrati – disse lei velocemente fulminandomi, una volta avevo vinto io.
Ma sapevo che Kristen non poteva sopportare una sconfitta – E’ carino il tuo vestito – mi disse fissandolo, dovevo aspettarmi da un momento all’altro qualche commento.
- L’ho visto la stagione scorsa ad una bancarella, ho pensato di comprarlo, ma poi ho preferito entrare da Dior – la guardai con odio, non potevo lasciarla soddisfatta.
- Anche il tuo è bello, l’ho visto un po’ di tempo fa nel reparto taglie pesanti, ho provato la taglia più piccola ma non mi andava, peccato – dissi facendo spallucce.
Kristen spalancò la bocca sconvolta, di sicuro questo non se lo aspettava, io sorrisi in modo malefico, doveva iniziare a capire che non mi avrebbe preso in giro facilmente.
Guardò Leonardo speranzosa di qualche difesa, lui guardava entrambe imbarazzato, non sapeva cosa dire, un poco mi fece pena, del resto non si può chiedere ad una persona di scegliere tra la fidanzata e la migliore amica, anche se ovviamente avrebbe dovuto schierarsi con me.
- Io penso che entrambe siete vestite in modo adorabile stasera – sospirò timidamente, non voleva creare altri scontri – Kristen ho una cosa importante da dirti – probabilmente parlava del film.
Lei mi guardò con aria da superiore – Mi hanno proposto un film – disse e lei subito lo baciò a stampo e mi fissò, ma io avevo la consapevolezza di aver avuto la notizia prima di lei.
- Il regista è Sam Raimi – la informai io per dimostrarle che già sapevo tutto, appena metabolizzò di essere stata l’ultima a venire a conoscenza della notizia si morse le labbra con rabbia.
Mi fissò con quegli occhi odiosi – Così Amanda tu lo sapevi? – mi chiese.
Io annuii – Si lo sapeva – le rispose Leonardo con prontezza, finalmente avevo vinto io, e potevo capire che anche lei lo percepiva dal suo sguardo tra l’afflitto e il rabbioso che mi fissava come se avrebbe potuto saltarmi addosso da un momento all’altro.
- Perchè non chiediamo il conto? E parliamo meglio di questa cosa da soli a casa? – disse intendendo che io non dovevo essere presente.
Quando il cameriere ci portò il conto Kristen fu ancora più arrabbiata vedendo che Leonardo aveva deciso di pagare per me, alla fine della serata ci salutammo, Leonardo mi pagò il taxi e mi ringraziò della mia presenza, lei non disse nulla, e io nulla a lei, ma non finiva qui.




ANGOLO AUTRICE:
Perdonatemi per la lunga assenza, spero non tutti si siano dimenticati di questa storia, ringrazio Maid per la scorsa recensione, spero il nuovo capitolo ti piacerà e poi nulla, spero anche di avere più tempo per scrivere e magari concludere questa storia.
Buone Vacanze a tutti <3


Gisele
  
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