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Autore: _thantophobia    20/06/2015    3 recensioni
[FrUk appena accennata][Introspettivo e triste more or less]
Tre Settembre 1783: l'Inghilterra riconosce l'indipendenza delle tredici colonie americane. Nascono gli Stati Uniti d'America.
«-I was so great… -
[...]
-E lo sei ancora, Angleterre [...] Quindi, per favore: smettila di farti del male.-»
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: Al mio Inghilterra personale e al suo Francia. Per tutte le volte che mi avete fatto vincere a Mario Kart da piccola e per avermi prestato Assassin’s Creed Rogue. E perché so che sbirciate sul mio account, è inutile che neghiate. SONO PEGGIO DI SAURON: VI OSSERVO SEMPRE - regalatemi un Anello del Potere per il compleanno e fareste di me una PimPa tanto felice. Ma soprattutto perché siete stati voi a farmi capire che l’amore supera ogni cosa, che siano i pregiudizi o qualsiasi altro ostacolo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

You build me up when I fall apart

 

 

 

 

 

Perché non ci rendiamo conto che ad ucciderci siamo noi.

 

 

 

 

 

 

 

 

Tre Settembre 1783

 

 

Quando arriva a casa di Inghilterra è sera inoltrata ed è tutto buio: non una sola luce rischiara la strada che conduce all’accogliente villetta poco fuori Londra e da tutte le finestre della casa vi è solo buio.

Appena arrivato davanti alla porta d’ingresso non bussa nemmeno, Francia, sa che è aperta - perché ha appena visto Irlanda entrare e lasciarla accostata, forse l’aveva visto.

-Io lo ammazzo!-

Francis sobbalza, un po’ per l’urlo improvviso un po’ per il rumore di vetri infranti.

Nell’ingresso della villa, vi sono due dei tre fratelli maggiori di Arthur. Francia li riconosce: Scozia e Galles.

-Fratello, ti prego… - Galles afferra Scozia per un braccio, ma questi con un brusco strattone quasi lo manda per terra come il bicchiere di whisky poco prima.

-Lo ammazzo! Come ha osato fare questo alla persona che lo ha cresciuto come un figlio?!- urla Scozia, furioso.

Si riferisce ad Alfred, al piccolo – non più tanto piccolo - America, e Francis si sente un verme.

E si sente ancora più verme e vorrebbe sotterrarsi quando i due inglesi si accorgono di lui. Galles lo fissa preoccupato e disperato, Scozia invece si infuria ancora di più.

-Tu… - sibila.

-S… seconda porta a sinistra, subito dopo le scale.- il gallese blocca sul nascere le azioni del fratello, spiegandogli velocemente dove trovare Arthur.

Francis lo ringrazia, li supera e corre per le scale cercando di ignorare le parole non tanto gentili dello scozzese – però ammette con vergogna che ha ragione quando dice che “Non avresti dovuto permettere a quello stronzo traditore di andare da lui!”.

Davanti alla stanza, appoggiato alla porta, c’è Irlanda.

-Non vuole vedere nessuno. E il Nessuno comprende anche te.- sussurra. –Anzi, penso che tu più di tutti non dovresti essere qui, Francese.-

E Francis sente la terra cedergli sotto i piedi ancora una volta alla vista dello sguardo accusatore negli occhi acquamarina dell’irlandese – così simili a quelli di Arthur ma così diversi.

Poi, all’improvviso, Irlanda cade all’indietro: Arthur ha aperto la porta e ora fissa Francis negli occhi – sono gonfi e rossi di lacrime, i suoi bellissimi occhi verdi.

-Grazie, fratello. Potresti lasciarci da soli?- è un lieve sussurro, ma Irlanda si rialza senza battere ciglio e se ne va. Qualche minuto dopo sentono l’urlo furioso di Scozia e le parole disperate ed esagitate di Galles che cerca di calmarlo.

Arthur continua a fissarlo, immobile e in silenzio, e Francis non sa cosa fare.

-Angle -

Non riesce ad articolare nemmeno la frase che uno schiaffo si abbatte contro la sua guancia, così forte da fargli voltare la testa.

-Non un parola.- sentenzia l’inglese. –Non provare a dire una sola parola, Francia.-

È ferito, disperato, sull’orlo di una nuova crisi di pianto e furioso.

Furioso con sé stesso, perché non è stato in grado di sparare ad Alfred.

Furioso con Alfred, perché lo ha abbandonato dopo tutto quello che ha fatto per lui.

Furioso con Spagna, perché ha approfittato della situazione per riprendersi dei vecchi possedimenti – e di conseguenza furioso anche con Olanda.

Furioso con Francis, perché si è giocato la sua fiducia aiutando America.

-…Io mi fidavo di te.-

E Francis – per l’ennesima volta da quando ha messo piede in quella casa – si sente morire: si è reso conto di aver sbagliato ad aiutare America nell’esatto momento in cui ha visto i coloni festeggiare l’indipendenza appena ottenuta. Si è reso conto di essersi giocato e di aver perso quel poco di fiducia che l’inglese riponeva in lui quando ha visto il trattato di Parigi firmato da entrambe le parti.

E tutto per cosa? Per una colonia, che nemmeno era sua, che voleva essere indipendente.

Quanto era cretino.

-Angleterre, ti prego, lasciami parlare… -

-No. Non avvicinarti. Vattene.- Arthur indietreggia nella stanza e Francis si chiude la porta alle spalle, cercando di bloccarlo e parlargli.

Arthur sta per rimettersi a piangere quando Francis – dopo un pugno nello stomaco, qualche calcio negli stinchi e altri due schiaffi in viso – riesce ad afferrargli i polsi e bloccarlo. Non fa niente, appoggia testa contro la sua spalla e ripete Mi dispiace, Scusami, Perdonami come un mantra.

Un singhiozzo, la spalla di Inghilterra che sobbalza. E quattro semplici, dolorose parole.

-I was so great -

Francia gli lascia andare i polsi e lo abbraccia.

Gli sembra essere tornato indietro di secoli, quando Inghilterra era solo un bambino maleducato che lo bersagliava con le sue frecce appena metteva piede oltre la Manica.

Un bambino cresciuto da solo dopo la sconfitta di Britannia e la sua uccisione da parte di Impero Romano, sempre maltrattato da suo fratello Scozia e coccolato da Irlanda e da Galles.

Un bambino che gli aveva fatto guerra per cento anni e che aveva bruciato la sua Pulzella come se fosse una strega – e lo ha odiato davvero per questo.

Un bambino che, ostinato, nascondeva le ferite e scalciava come un cavallo quando Francia cercava di bendargliele; un bambino che non dormiva per notti intere a causa degli incubi e che aveva sempre cercato di mostrarsi forte nonostante gli occhi lucidi per il pianto imminente – che fosse per le ferite o per altro, Arthur non aveva mai pianto davanti a nessuno prima di questa volta.

Gli sembra così gracile e fragile, in quel momento… E forse è proprio in quel momento che Francis vede tutti i demoni che vede Arthur, quei demoni da cui non riesce a salvarsi da solo.

E si promette che, per quanto gli sarà possibile, proverà a salvarlo lui.

 

 

 

 

 

 

Quattro Luglio.

 

Francia fruga nelle tasche dei pantaloni per cercare le chiavi e meno male le trova al primo colpo.

Apre la porta ed entra, sale le scale e fa qualche passo nel corridoio.

Seconda porta a sinistra, subito dopo le scale.

Entra, si avvicina al letto e vi lascia cadere un Arthur ubriaco e dormiente.

-Ma cosa devo fare con te?- sbuffa. –Meno male che sei una Nazione, altrimenti a quest’ora saresti in un ospedale a un passo dal coma etilico, Angleterre.-

Gli toglie le scarpe, la giacca e la cravatta, sistemandolo sotto le coperte, e si siede sul bordo del letto.

Tutti gli anni la stessa storia: mentre dall’altra parte dell’oceano America festeggia la sua indipendenza, in un qualsiasi pub di Londra Arthur si ubriaca e Francia, come un fesso, corre da lui e lo riporta a casa prima che faccia qualche pazzia – ha sempre il terrore che, una volta alticcio, Inghilterra lasci via libera all’Arthur pirata e combini qualche casino. E resta lì per delle ore a osservare l’inglese dormire o agitarsi nel sonno per gli incubi, immobile e in silenzio e con la testa piena di domande che non osa formulare.

Si chiede perché Arthur non voglia farsi aiutare da nessuno, perché si ostini a voler fare tutto da solo rischiando solamente di ferirsi ancora di più.

Si chiede perché continui a farsi così tanto male, affogando nell’abbraccio di quei demoni che non lo lasciano mai.

-I was so great - sussurra a un certo punto Inghilterra. Francis se lo ricorda bene, la prima volta che l’ha sentito pronunciare quelle parole.

Quella volta non seppe come rispondergli. Ma, se ora Arthur fosse sveglio, saprebbe cosa replicare.

-E lo sei ancora, Angleterre.- mormora. –Quindi, per favore: smettila di farti del male.-

Ma sa già che, l’anno prossimo, Inghilterra non riuscirà a contrastare la tristezza - perché Inghilterra non riesce a salvarsi da solo, ma è troppo orgoglioso per chiedere aiuto – e lui attraverserà la Manica e correrà da lui, riportandolo a casa prima che faccia qualche pazzia.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nota storica completamente trascurabile:

Il 3 settembre 1783 venne firmato il trattato di Parigi (o Versailles) tra Francia, Inghilterra, Spagna e le tredici colonie che costituiranno in futuro gli Stati Uniti d’America.

Il trattato prevedeva:

·         Il riconoscimento, da parte dell’Inghilterra, dell’indipendenza delle tredici colonie;

  • La rinuncia da parte dell'Inghilterra ai territori fra i monti Allegani ed il Mississippi, che diventarono la linea di frontiera fra gli Stati Uniti d'America ed i possedimenti spagnoli nel nord America;
  • Il diritto di libera navigazione del Mississippi sia per le imbarcazioni inglesi che per quelle degli Stati Uniti d'America;
  • Il mantenimento del territorio del Canada da parte dell'Inghilterra;
  • La restituzione al Regno Unito delle Antille, occupate dalla Francia;
  • La restituzione alla Francia di Senegal e delle isole di Trinidad e Tobago;
  • La restituzione a Spagna e Paesi Bassi delle colonie occupate dall'Inghilterra;
  • Il passaggio della Florida alla Spagna;
  • La risistemazione dei territori di competenza di Francia ed Inghilterra in India;

Nonostante la perdita delle colonie americane e tutte le altre perdite, l’Inghilterra rimase la più forte potenza europea.

 

 

 

 

D.P.P.: Deliri Post Partum.

Ritorno  all’angst, argh.

La mia vena comica et demenziale è durata poco.

Perdonatemi. Mi è partita la ship assurda per la FrUk e ho scoperto che mi fa più angst di tutte le altre Otp. Perfino della HRExChibitalia. No cioé, parliamone: ho dei seri problemi!

Quest’ultima Otp è l’apice dell’angst nel fandom insieme a Hetaoni!

. . . .

HETAONI-!*piange l’oceano Pacifo, l’Indiano e l’Atlantico* Soffro tantissimo-!

‘I’m sorry, America. I can… no longer… see.’ *screams internally*

. . . .

No, okay: ricomponiamoci un minimo.

*A-ehm*

Beh: c’è da dire che ‘sta cosa è nata durante un pomeriggio passato sul divano a oziare/vegetare a casa da sola: nessuna chiamata dai genitori, niente amiche rompipalle che mangiano le mie torte e niente coinquilina in mezzo ai piedi. Solo io con il lettore musicale sparato a mille nelle cuffie in riproduzione casuale. E all’improvviso, verso le 16, parte Human di Christina Perri e… boh: ‘sta fic si è scritta da sola con quella in sottofondo.

Non odiatemi. Non tantissimo, almeno. Sappiate che non lo faccio con cattiveria, lo giuro.

 

 

Vi voglio tanto bene, a tutti quanti.

Davvero.

Maki

  
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