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Autore: Arwen297    20/06/2015    4 recensioni
Una ragazza dell'alta società alle prese con un ambiente soffocante e di cui non si sente parte. Un ragazzo come tanti che per guadagnarsi da vivere corre in corse clandestine e non.
Cosa riserverà loro il destino? Niente...o forse tutto.
Presente coppia Seiya/Michiru
Avevo iniziato a pubblicare questa storia tempo fa, sotto altro titolo. Ora l'ho ripresa in mano, modificato alcuni capitoli nel loro contenuto e ne ho uniti altri.
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yuri, Crack Pairing | Personaggi: Haruka/Heles, Mamoru/Marzio, Michiru/Milena, Seiya, Usagi/Bunny | Coppie: Haruka/Michiru, Mamoru/Usagi
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna serie
Capitoli:
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Note dell'autrice:  Buona sera a tutti,  ecco il capitolo sedici, leggetelo lentamente e con calma perché fino a dopo il 6 Luglio molto probabile che io non riesca ad aggiornare per un esame universitario. Ancora non ho modificato il raiting della storia, perché volevo prima sapere ( in privato) quanti minorenni ci sono a seguirla attualmente, perché se fossero tanti preferisco togliere una parte dal capitolo precedente e pubblicarla come One- Shot con il raiting appropriato per non togliere la possibilità a chi ha iniziato a seguirla di non sapere come va a finire. Ringrazio tutti quelli che hanno perso un pò di tempo a recensire il capitolo precedente. Vi auguro buona lettura, e per chi ha gli esami di Maturità un grandissimo in bocca al lupo!

Capitolo 13: Ti presento il mio fidanzato.


Si svegliò che erano quasi le quattordici, era rientrata a casa che erano le sei del mattino. E non si era riuscita ad addormentare subito, un pò per i pensieri rivolti alla splendida serata e un pò per attendere il messaggio del biondo.

Non era proprio abituata a quei ritmi di vita: quando aveva un concerto andava a dormire tardi, ma mai superava le tre di notte.

Aveva detto alla cameriera che non si sentiva tanto bene, in modo da poter rimanere a letto anche per il pranzo, costituito da degli onigiri fatti in casa e dell'ottima tartare di tonno.

Il suo pensiero in quel momento era rivolto all'imminente arrivo di Seiya, dopo gli avvenimenti di quegli ultimi due giorni non sapeva bene come comportarsi , e in più l'essere da sola in casa con lui le arreccava non poche preoccupazioni su come tenerlo a bada. Era sicura che quello che aveva provato per lui era solamente un bisogno di protezione di un amico, non altro. Era stata anche ingenua a scambiare le corde che vibravano dentro di lei con quelle suonate dall'amore che era esploso improvvisamente nella sua vita.

Una cosa era certa: non gli avrebbe parlato di Haruka, non si fidava di lui. Lo percepiva troppo vicino ai suoi genitori, ed era consapevole che nel momento in cui gli avrebbe rivelato la sua presenza, loro le avrebbero creato un sacco di problemi.

La cosa più difficile sarebbe sicuramente stata uscire alla sera, per poi svegliarsi alle dieci del mattino come se niente fosse, facendo finta anche di essere riposata. Non era sicura di essere in grado di sostenere quel ritmo al lungo, anche se sapeva di doverlo fare: durante il giorno le sarebbe diventato impossibile passare del tempo col biondo.

Doveva farlo per lui e per tutto ciò che egli rappresentava: la libertà che spesso aveva sognato senza mai viverla fino in fondo e di cui era assetata. I due giorni precedenti sembravano aver pareggiato il conto. Era come se lui le avesse dato l'acqua di cui aveva disperatamente avuto bisogno fino a quel momento, ma sentiva che non bastava, aveva la sensazione che per stare finalmente bene avrebbe dovuto avere la presenza del ragazzo costantemente al suo fianco.

Per lei quello era essere libera.

E anche il suo mare era d'accordo, in fin dei conti lui si faceva accarezzare dal vento ogni giorno, dall'alba al tramonto. Come avrebbe potuto farle capire che non era la cosa giusta?

Sospirò lievemente. I suoi pensieri furono interrotti da un telefono che suonava, sul display il numero di sua madre.

Chissà che vuole, non ho voglia di sentirla.

"Pronto mamma" rispose poco dopo finendo di masticare una delle ultime forchettate di tonno. Cercando di fare il minor rumore possibile: ai suoi non piaceva che mangiasse a quell'ora, e sicuramente sua madre le avrebbe fatto la scenata. Incolpando volentieri quella della servitù: situazione che lei voleva evitare.

" Ciao Michiru, tutto bene?" le disse la donna.

Strano si sono ricordati di avere una figlia, chissà come mai.

"Si tutto benissimo, i concerti come stanno andando?" chiese lei di rimando, era quasi certa che quella telefonata nascondeva un bisogno primario. In caso contrario non l'avrebbero mai chiamata. In fin dei conti non lo avevano mai fatto, se non per avvisarla che le avevano fissato un altro concerto, ovviamente senza dirle nulla.

" O bene tesoro, per ora il teatro è tutto esaurito, anche per i concerti di stasera e domani sera" la sentì dire al telefono " Ti ho chiamata per dirti che Seiya ha preso l'aereo qualche ora fa dovrebbe essere ormai quasi a casa, mi raccomando comportati bene con il nostro ospite"

"Sono contenta che stia andando tutto bene, non mancherò mamma...dovevi dirmi altro?" indagò la pittrice.

" No tesoro, solo questo fai attenzione a non farlo rimanere male, è così un bravo ragazzo"

Ma quando impareranno a farsi gli affari loro? Non solo mi mettono in casa un estraneo e mi dicono pure come trattarlo.

"Mamma stai tranquilla andrà tutto bene" rispose lei " Ci vediamo dopo domani allora, buon concerto" chiuse la chiamata così, senza dare il tempo alla donna di replicare, in caso contrario sarebbe nata una discussione senza fine.

Haruka non si era ancora fatto sentire. Probabilmente starà ancora dormendo, poco male, ne approfitto per farmi una doccia prima che inizio a digerire il pranzo.

Fu il suo pensiero mentre si alzava dal letto, addosso aveva ancora l'odore dell'acqua di colonia di lui, un profumo del quale sapeva già di non poter fare a meno.

L'acqua tiepida che le scorreva sul corpo era un toccasana per le sue membra stanche e abituate ad altri ritmi. Ma si sentiva comunque coccolata da quel elemento così vicino all'oceano vasto e profondo. Dopotutto anche l'acqua in determinati momenti della sua esistenza era parte del mare, la differenza non era troppa.

Decise di lavarsi anche i capelli, lo shampoo era naturale e al miele. Donava ai suoi capelli mossi un buonissimo profumo, rendendo definite le onde che le scendevano quasi a metà schiena. Se li massaggiò velocemente per non perdere troppo tempo con loro.

Devo escogitare un modo per riuscire comunque ad uscire alla sera, nonostante ci sia Seiya senza farmi scoprire da lui.

Quel pensiero era oramai fisso, chiudere la vetrata era possibile, poichè la finestra aveva un fermo e una sua piccola chiave. E quindi da li non sarebbe potuto entrare nella sua stanza alla notte per verificarne la presenza, ma la porta che dava sul corridoio non avrebbe potuto chiuderla con tanta facilità: la cameriera al mattino si sarebbe accorta di quel cambio di abitudini facendolo insospettire.

Era preoccupata anche per l'atteggiamento che lui avrebbe tenuto nei suoi confronti, le sembrava uno di quei ragazzi che non mollano la presa facilmente. Sarebbe stato molto difficile per lei tenerlo a bada, ma era costretta a farlo.


***


Un fastidioso ronzio arrivò alle sue orecchie, costringendolo ad aprire gli occhi nella penombra della stanza creata dai raggi del sole che filtravano le tapparelle. L'attenzione fu catturata dal suo cellulare che a causa della vibrazione macinava centimetri sul comodino.

Ma che cazzo, la gente proprio non pensa che gli altri potrebbero voler dormire.

Pensò irritato, a giudicare dal mal di testa e dal malessere generale che sentiva sul corpo aveva dormito per massimo quattro o cinque ore. Allungò il braccio per arrivare al telefono con qualche fatica. Sullo schermo compariva il nome di sua madre.

Ma non poteva chiamarmi più tardi? Che rottura di palle.

"Pronto" disse con la voce impastata di sonno, sperando che la chiamata fosse breve.

" Ciao stavi per caso dormendo?" gli chiese la donna, ingenuamente.

"Mah, guarda che strano..direi proprio di si... sono solo le dieci del mattino" rispose lui stizzito.

" Non sarebbe strano se tu andassi a dormire ad un orario umano..deduco che stanotte sei stato fuori a fare il matto come tuo solito" lo riprese lei.

No, non aveva capito proprio niente se lo aveva capito a quell'ora per fargli una ramanzina senza ne capo ne coda.

"No mamma ieri sera sono stato a casa tranquillamente in ottima compagnia, ma non ritengo opportuno questo tuo modo di fare visto che sono andato via di casa. Se dovevi chiamarmi per farmi la paternale potevi anche risparmiare tempo e denaro." le rispose forse più duramente di quanto avrebbe voluto, ma i toni tranquilli e bonari con sua madre non avevano effetto. E per quanto gli dispiacesse trattarla in quel modo, non aveva alternative per tutelare la sua privacy.

"No in realtà ti chiedevo se potevi venire a pranzo da noi oggi, Usagi vuole farti conoscere una persona, ti avrebbe chiamata lei ieri ma si è dimenticata perché troppo presa dalla scuola" si sentì rispondere in un tentativo abile della donna che lo aveva messo al mondo di non litigare.

" E chi sarebbe questa persona? Tu la conosci?" mormorò lui sulle difensive, se era una sua amichetta la risposta era già no. Aveva già abbastanza scocciatrici di cui non gli interessava molto per andarsene a cercare altre.

"Si io questa persona la conosco già da qualche giorno, ma tua sorella ci teneva a fartela conoscere" la curiosità di lui fu stuzzicata incredibilmente bene dalla donna che lo aveva messo al mondo.

"Bene, se è importante la mia presenza tenterò di esserci anche se ho molto sonno e preferirei dormire fino a dopo pranzo. Ma se Usagi vuole questo va bene" si rassegnò lui.

Addio beato dormire. Addio sogni beati. Che poi tanto beati non erano visto che, erano sempre popolati da due grandi occhi blu, circondati da dei capelli verde acqua. Chissà quando avrebbe potuto presentarla a loro due. Il pensiero andò subito a Usagi, sarebbe impazzita nel sapere che il suo idolo era la sua fidanzata.

" Ci vediamo per le tredici qui a casa" mormorò la donna prima di chiudere la comunicazione.

Trovò vari messaggi di Setsuna, di quella mattina. Mentre della violinista ancora non c'era traccia.

Decise di rimettersi a dormire ancora per qualche oretta. Anche se poi avrebbe dovuto correre per arrivare puntuale a pranzo, i suoi occhi però non avrebbero accettato di fare nient'altro di diverso.

Buongiorno piccola, torno a dormire. Dopo a pranzo da mia mamma, se non mi senti quando ti svegli più tardi è per quello :*

Si sforzò di scrivere su Whatsapp, si sforzò anche di leggere i messaggi che aveva ricevuto da Setsuna. Sapendo che a quel punto avrebbe dovuto pure risponderle per evitare che lei lo sommergesse di altri messaggi mentre stava dormendo.

Certo che la principessina ti ha proprio fottuto il cervello per non farti rispondere a così tanti messaggi, e sopratutto per levarti dalla circolazione per così tante sere di seguito, beh come è andata?

Sapeva che la sua amica aveva ragione, succedeva davvero di rado che qualcuna lo prendesse a tal punto da fargli dimenticare di prendere contatti con il mondo esterno come aveva fatto in quelle ultime ore. Di solito qualcosa scriveva sempre, ma quella volta era diverso, sentiva che l'unica che voleva sentire era solamente l'artista. Di tutto il resto del mondo, famiglia compresa, improvvisamente gli importava meno.

Sets cazzo, stavo dormendo per quello che non rispondevo. È andato tutto bene, presto credo che riuscirò anche a presentarvela. Torno a dormire qualche oretta, che sono poi a pranzo da mia madre con Usagi.

Digitò stizzito. Peggio di mia madre quando ci si mette. Fu il suo pensiero. Le persone che pressavano così tanto gli altri non gli andavano tanto a genio, lui era uno spirito libero, le costrizioni e i vari soffocamenti da parte di chi gli girava intorno li tollerava poco. Bastava un niente per farlo innervosire. E questo brutto lato del suo carattere si ripercuoteva sul suo comportamento quando era nei box prima di qualche gara automobilistica. Momento in cui voleva solamente starsene solo, alla ricerca di quell'empatia con il vento, quell'alchimia che lo tranquilizzava più di qualunque altra cosa.

Sospirò nel tentativo di rimanere tranquillo mentre toglieva la connessione dal cellulare, per poi appoggiarlo sul comodino e voltarsi dall'altra parte avvolgendosi nelle coperte.


***

Sentì bussare lievemente alla porta nel momento in cui si tirò su il secondo ciuffo da fissare dietro al capo con una molletta insieme a quello preso con la mano destra poco prima.

"Arrivo un attimo" esclamò a voce un po' alta per essere sicura di essere udita al di la del muro; dopo di che fece una lieve pressione sui capelli per permettere al fermaglio di bloccarli. Lo sguardo le cadde sugli orecchini che portava alle orecchie, due roselline rosse a bottoncino. Mise qualche goccia di correttore a nascondere le occhiaie, non erano molto presenti ma sicuramente sia la servitù che Seiya le avrebbero notate, tempestandola di domande in un solo momento.

"Signorina mi scusi se la disturbo ma è arrivato Seiya" la voce della cameriera si alzò al di la del muro.

E' già qua? Speravo potesse passare ancora qualche ora prima di rivederlo. Fu il suo pensiero, ancora si sentiva poco pronta a quella nuova esperienza. Sapeva già che il rapporto con lui era cambiato, almeno dalla sua parte, e aveva paura di ferirlo. Il bruno comunque non se lo meritava, e in quella situazione quella che giocava coi sentimenti era lei: da vittima a carnefice.

La realtà era che in qualsiasi modo si fosse comportata con lui lo avrebbe solo ferito. Da quando aveva conosciuto il biondo le sue priorità erano cambiate, e le imposizioni dei suoi genitori iniziavano ad andarle veramente strette. Più di quanto non le andassero già.

Percorse il corridoio che la separava dalla sala il più lentamente possibile: non aveva nessuna fretta. Arrivata a pochi passi dalla porta alla fine del lungo corridoio scorse immediatamente la figura del ragazzo in piedi, era volto verso la finestra e osservava con sguardo assorto il giardino davanti a se.

"Ciao Seiya" mormorò mentre entrava nella stanza, cercando di non essere troppo distaccata ma mantenendo tuttavia un certo contegno.


***


Si volse improvvisamente verso la sorgente di quella voce che, nonostante i pochi giorni di assenza, gli era mancata. Era difficile ammetterlo ma il silenzio della ragazza che aveva mantenuto davanti ai suoi messaggi di Whatsapp gli aveva fatto temere veramente il peggio. E sperava con tutto il suo cuore che i timori non si avverassero. Quel filo sottilissimo che sentiva legarlo a lei avrebbe dovuto crescere molto di più per poi essere spezzato con il giusto rumore.

Non devo pensarci ora, devo pensare a lei. Altrimenti il filo da spezzare non ci sarà in partenza. Fu il suo pensiero.

"Ehi ciao bimba" le rispose dolcemente, abbassandosi per darle un bacio sulla guancia, l'irrigidimento di lei al contatto della pelle con le sue labbra non gli sfuggì inosservato. "Qualcosa non va?" chiese immediatamente.

"No Seiya tutto a posto, sono stata benissimo in questi giorni senza persone intorno. Persone di nessun genere" gli rispose lei, calcando la penultima parola di proposito.

Mi sta facendo capire che non sono gradito, dev'essere successo qualcosa mentre io ero assente. Vorrei tanto capire che cosa.

"Michiru ma sei ancora arrabbiata perché sono tornato a casa con i tuoi genitori approffitando della situazione?" era sicuro che sotto sotto era quella la causa dell'allontamento di lei. Si era offesa molto quando lo aveva saputo, e il piccolo litigio che avevano avuto, in cui era emersa un pò della gelosia di lei era un ricordo ancora nitido. Dopo tutto lo avevano avuto solamente pochi giorni prima.

"Ma assolutamente no figurati, non vedo perché dovrei ancora essere arrabbiata per una sciocchezza simile" sorrise lievemente. Lui ebbe la sensazione che lei lo stesse rassicurando. Ma non riusciva a stare tranquillo, sapeva che non gliela stava raccontando giusta. Il suo cambio era stato troppo repentino.

"Come mai non hai risposto quasi mai a ciò che ti scrivevo?" chiese allora qualche istante dopo.

" Semplicemente perché avevo di meglio da fare, non penso sia un problema. Siamo solo amici dopo tutto"

Solo amici. Lo aveva declassato dunque a solamente "un amico". Un amico come tutti gli altri. Sentì il nervoso ammontargli dentro, la ragazza era più furba di lui. Gli aveva fatto credere chissà che cosa per poi dirgli di no.

"Che vuoi dire con solo amici scusa?" le rispose, cercando di tenere a bada le emozioni. Quel dialogo rischiava di mandare a monte tutto, doveva trovare il modo e la strada per farla ricredere. Per farle pensare che lei era quello giusto.

"Non penso che ci siamo tante interpretazioni a questa frase non credi?" si sentì rispondere. E aveva maledettamente ragione la ragazza.

"Hai ragione, non ci sono molte interpretazioni però gli amici non si baciano di regola. O forse sono io che non sono aggiornato sulle relazioni delle nuove generazioni" non riuscì a trattenere un moto di sarcasmo.

"E' stato un errore, probabilmente una debolezza per entrambi, ma mentre eri via ho capito che alla fine a te voglio bene come a un caro amico". Piombò il silenzio, non sapeva proprio come risponderle, il discorso che lei aveva fatto non faceva una piega: la lontananza le aveva fatto capire che quello che le era parso di provare, anche se un sentimento minimo, non era ciò che entrambi pensavano che fosse. O meglio non era quello che lui sperava che lei sentisse nei suoi confronti.

Rischia di mandare a monte tutto questo imprevisto. Devo inventarmi qualcos'altro per riuscire a mettere in moto il piano. Altrimenti i miei genitori saranno molto delusi da me. E' la prima ragazza che non cade ai miei piedi con qualche moina, probabilmente ne riceve talmente tante che per lei non sono un qualcosa per cui batte forte il cuore.

Ti - Ti.

I pensieri del moro furono interrotti dallo squillo del cellulare di lei, suono che riconobbe come quello di Whatsapp. La osservò attentamente mentre tirava fuori lo smartphone Notò come gli occhi cambiarono immediatamente espressione non appena lessero il mittente del messaggio, da freddi e distaccati gli sembrarono improvvisamente più luminosi e vivi. Era molto simili a quelli che lei aveva qualche giorno prima nei suoi confronti.

Deve aver conosciuto qualcun altro durante la mia assenza. Non ci sono spiegazioni, e molto probabilmente questo qualcun altro è più bravo di me a farla cadere ai miei piedi.

"Chi ti ha scritto?" provò a indagare, non che fosse convinto del fatto che lei gli dicesse la verità a proposito.

"Una mia compagna di scuola, mi ha chiesto se posso passarle delle cose che le servono per i compiti che ci sono stati assegnati dai docenti" rispose lei, mordendosi il labbro subito dopo.

Non me la stai raccontando giusta, il mordersi il labbro è un segno di disagio. Fu il pensiero del bruno. Prima o poi riuscirò a capire cosa mi nascondi questo è poco ma sicuro Kaioh. Ti terrò d'occhio.


***


Erano le tredici in punto quando suonò al citofono del palazzo in cui aveva vissuto fino a quasi una settimana prima. Nonostante il sonno era contento di poter passare una giornata in compagnia della sua famiglia, o almeno di quanto ne rimaneva.

Prima di recarsi verso il palazzo si era fermato nella pasticceria preferita di Usagi, quella in cui erano andati a far merenda dopo che aveva acquistato i biglietti del concerto.

Michiru...quanto vorrei che tu potessi essere qui in questo momento.

Al solo pensiero che lei potesse essere in compagnia di quel pallone gonfiato che aveva visto uscire dalla villa mentre le faceva la posta lo mandava in bestia.

Quel tipo anche se non lo aveva visto da vicino e nemmeno gli aveva stretto la mano gli ispirava tutto fuorché fiducia.

Non ci devo pensare, altrimenti mi rovino la giornata e rovino anche il pranzo a mamma e Usagi. Si disse, più per autoconvizione piuttosto che altri motivi.

Arrivato in ascensore sollevò leggermente i rayban dagli occhi per controllare che i capelli fossero a posto, una veloce passata di mano li mise nella posizione migliore.

Tirò leggermente il colletto della maglietta per far si che stesse un pò su senza afflosciarsi inutilmente sulle sue spalle.

Il suono dell'ascensore che era arrivato al piano arrivò alle sue orecchie nel momento esatto in cui aveva finito di mettersi a posto. Entrò nel pianerottolo deserto, illuminato dalla luce, e si diresse verso la porta di casa sua. Una volta che l'ebbe raggiunta suonò il campanello, dall'interno arrivò la voce di sua madre ma non riuscì a capire la natura del suo interlocutore.

"E' arrivato, è arrivato" era sua sorella, e aveva una voce euforica ed emozionata. Pochi secondi dopo vide la porta aprirsi e gli odango bianco invadergli il campo visivo.

"Usagi, mi stritoli se fai così" si limitò a dire, ricambiando l'abbraccio di lei. Nonostante fosse una stratosferica rompi scatole quando era a casa, non averla più tra i piedi gli era mancato molto.

"Scusa Haru, e che mi sei mancato un sacco questi giorni" mormorò lei, guardandolo con quei due pezzi di cielo che aveva incastonati nel viso. Molto diversi dagli occhi blu come gli oceani della sua violinista.

"Mi sei mancata anche tu" rispose lui "dai entriamo in casa così posso salutare anche la mamma" avanzò.

"Devo presentarti una persona però prima, scusami se non ti ho parlato prima di questa persona...è solo che mi vergognavo da morire" la sentì mormorare, mentre le gote le arrossivano copiosamente.

Si sentì afferrare improvvisamente dalla mano della ragazzina che lo tirò lungo il corridoio fino ad arrivare alla sala. Seduta sul divano di fronte all'ingresso c'era la donna che aveva dato al mondo entrambi tanti anni prima, i suoi occhi però si fermarono lungo la figura maschile che era seduta dandogli le spalle e che non gli sembrava affatto di conoscere.

"Ah ecco che è arrivato il mio primo genito" mormorò la donna al loro ospite, lo sconosciuto si alzò immediatamente in piedi voltandosi verso di lui.

Rivelando un ragazzo sui diciannove anni dai capelli corti e bruni e dagli occhi blu scuro abbastanza alto. Vestito con un paio di jeans e una camicia bianca sopra la quale c'era un maglioncino a mezze maniche.

"Haru, lui è Mamoru... è il mio ragazzo" la voce della sorella raggiunse squillante le sue orecchie. Di tutta la frase la sua mente registrò solo mio ragazzo . Cosa voleva dire? La sua Usagi si era fidanzata? E da quando? No no no! Non poteva essere, la sua sorellina era troppo piccola ancora per pensare a quelle cose. O forse no? Forse doveva solo accettare la realtà che Usa stava crescendo.

"Piacere Haruka, sono veramente lieto di fare la tua conoscenza, Usagi mi ha parlato davvero molto di te, ti vuole davvero tanto bene" disse il bruno.

"Piacere mio, scusami ma non sapevo che mia sorella fosse fidanzata...per me è un pò una doccia gelata questa" rispose lui, senza preoccuparsi di fare brutta figura.

"Nessun problema Haruka, Usagi mi aveva detto che ancora non ne sapevi nulla perché si vergognava a dirtelo" sorrise.

Beh perlomeno non è un pallone gonfiato, e sembra una persona semplice.

"Beh ragazzi, direi di approfondire la conoscenza davanti ai piatti pieni" intervenne sua madre, nel tentativo di rendere il più informale possibile l'incontro dei due.

I quattro si spostarono subito in cucina, dove la tavola era già preparata con una tovaglia blu, i piatti bianchi e dei semplici bicchieri in vetro dal bordo superiore del medesimo colore della stoffa.

Come immaginava la donna , nonostante il lavoro, aveva dato tutta se stessa nel preparare le diverse portate. Tutto questo per la felicità della figlia ma anche per fare bella figura.

"Nella vita studi o lavori?" chiese dunque al loro ospite, era curioso di sapere che tipo prediligeva sua sorella.

"Studio, sono al primo anno di Università, e studio qui in città" rispose lui.

Primo anno di università.... cosa? Vuol dire che ha diciannove anni, la mia Usako ne ha solo quattordici. No! No! No! E' troppo grande.

Cercò di non far trapelare il suo sconcerto nell'apprendere quell'informazione.

Hanno interessi diversi, lei è una bambina...lui è un uomo.

Non sapeva come comportarsi, certo l'importante e che lui la facesse stare bene, ma pensarla con un ragazzo così tanto più grande lo turbava e non poco.

"E così studi?" chiese la madre, distogliendolo dai suoi pensieri apprensivi.

"Studio Giurisprudenza, i miei genitori hanno uno studio e per me legge è una vera passione, il pensiero che un giorno potrò aiutare a far prevalere la giustizia aiutando le persone ingiustamente incolpate o a metterne in galera altre mi rende orgoglioso e determinato verso il percorso scelto" rispose lui, con passione.

" E' un percorso molto impegnativo quello che hai scelto complimenti" rispose la donna, lieta del fatto che sua figlia fosse in buone mani.

"Tu Haruka invece che fai?" chiese il moro curioso, mentre iniziava a mangiare il primo. Un bel piatto di pasta al forno.

" Corro con la macchina, partecipo alle gare giovanili sul circuito di corse giapponese, e sono quattro stagioni che chiudo al primo posto" rispose con una punta di orgoglio.

Meglio che non gli dica che partecipo anche alle corse clandestine, sempre che Usagi non glielo abbia già detto. Visti i suoi genitori, era meglio non rischiare un arresto.


***

La melodia che raggiungeva le sue orecchie era molto più vivace e allegra di quelle che aveva sentito fino a pochi giorni prima in quella casa, durante le lezioni di musica a cui aveva assistito. Se non di persona almeno con le sue orecchie mentre studiava per i suoi esami di Settembre.

Le note prodotte in quel momento invece, gli comunicavano un senso di leggerezza e libertà. La ragazza però non si sentiva libera, per niente. Glielo aveva fatto intuire più di una volta durante quei pochi giorni di conoscenza, si sentiva stretta tra quelle mura. In quel giardino pieno di fiori e cespugli. Quello a cui lei anelava era la libertà, e quella musica che improvvisamente le sentiva suonare, gli faceva venire in mente proprio quello.

Era successo qualcosa durante quei due giorni, ne era sicuro più che mai in quel momento sentendo il cambiamento di melodia repentino con cui esprimeva il suo stato d'animo.

Chiuse il libro che stava cercando di studiare, senza ottenere molti risultati a causa dei diversi pensieri che affolavano la sua mente.

Decise di sdraiarsi un po sul letto per cercare di rilassarsi a tal proposito afferrò il suo ipod dalla scrivania della piccola camera che i Kaioh avevano messo a sua completa disposizione.

A coprire la dolcezza del violino si intromise il suono vibrante e acuto di una chitarra elettrica, era uno dei brani che lui e i suoi fratelli avevano inciso a livello amatoriale senza mettere nemmeno in conto la possibilità di esordire a livelli alti. Non avevano nemmeno mai provato a mandare il disco inciso a livello non professionale a qualche casa discografica.

Devo parlarne con gli altri, si può sempre provare magari riusciamo a farci un nome e a portare una buona fonte di guadagno in casa.

Pensò il bruno. Non aveva avuto una brutta idea, doveva solo convincere Yaten e Taiki a sconfiggere la timidezza, o meglio la timidezza, che avevano quando si parlava delle loro creazioni canore e musicali.

Alcune volte facevano persino storie per far sentire il loro disco agli amici dei loro genitori che curiosi chiedevano di averne un assaggio.

Non li capirò mai, abbiamo una possibilità di diventare qualcuno e non la sfruttiamo. Poi c’è chi non ha ne doti ne la possibilità che si sbatte per trovare la propria strada. E non sempre la trova in modi limpidi e corretti.

Sospirò rumorosamente. Si sentiva improvvisamente molto spossato, probabilmente per il viaggio che aveva fatto. Sebbene non lungo, era comunque un cambio di ambienti. E in quel momento non si trovava affatto nel suo.

In cuor suo sperava che presto si presentasse la possibilità che tanto sperava, per poter fare del male psicologico alla ragazza a pochi muri da lui.

Ed era sicuro che quel momento non era nemmeno molto lontano.

Avevano pranzato insieme, un pranzo veloce e soprattutto silenzioso. Che gli aveva donato l’impressione che lei volesse stare in sua compagnia il minor tempo possibile. E i suoi pensieri furono confermati dal fatto che, appena finito l contorno, la ragazza si era diretta direttamente in camera sua senza nemmeno degnarlo di uno sguardo.

Era abituato ad avere le donne ai suoi piedi, che lo imploravano solamente per avere uno sguardo. La Kaioh invece aveva messo lui a fare lo zerbino senza farsi troppi problemi.


***

Il ronzio prodotto dalla vibrazione del telefono appoggiato sul comodino la fece bloccare all’istante, distogliendola dalla melodia che stava suonando. Era fuori discussione il fatto che quei pezzi fossero ancora custoditi tra quelle quattro mura: al prossimo concerto doveva trovare il coraggio di proporre i suoi brani. Sarebbe andata come doveva, e se non fossero piaciuti al pubblico se ne sarebbe fatta una ragione.

A chi la vuoi dare a bere sciocca, se non dovessero piacere, i tuoi ti faranno un lavaggio di testa di ore. E te ne fregherà tanto, forse troppo.

Fu il pensiero che si dipinse nella sua mente.

Per lo meno però suonava qualcosa di totalmente suo, in cui i suoi genitori non avevano messo mano. Sarebbe stata libera di esprimere al meglio se stessa sul prossimo palco. I brani che portava ormai da tempo a teatro, erano stati messi a posto dai suoi genitori, perché ancora era molto insicura in composizione all’epoca. Ormai quell’insicurezza era svanita, almeno nel comporre. Per quanto riguarda il suonarli in pubblico ancora no.

Raggiunse con questi pensieri in testa il comodino, e si sedette sul suo letto poco distante. Nonostante la stanchezza dovuta al ciclo del sonno alternato, non vedeva l’ora di sentirlo.

Ciao Michi,

Sono ancora da mia mamma e da mia sorella, indovina… Usagi ha portato a casa il suo ragazzo. Gelosia a mille. Te che fai? Stasera ci sei?

Sentirlo così geloso nei confronti del ragazzo di sua sorella la fece sorridere.

Ehi :3

Stavo suonando i brani nuovi, sai quelli che dovrei presentare ai concerti ma non mi decido davvero mai…Non pensavo che tu fossi così geloso nei confronti del fidanzato di tua sorella. Stasera non so se riesco a esserci, ora che c’è Seiya uscire di nascosto è molto più complicato. Devo escogitare un modo però, stare tanto senza vederti non se ne parla :*

Scrisse veloce, inviò ancor prima di non veder più online il biondo. Da come i suoi occhi verdi avevano brillato la sera prima, quando lei aveva notato la foto della ragazzina e gli aveva chiesto di lei, doveva essere molto legato alla sorella. E quella gelosia nei confronti del fidanzato confermava le sue ipotesi. Lasciandola piacevolmente sorpresa.

E così sei un gelosone Haruka, non lo avrei mai detto.

Cerca di trovare il modo piccola, che stasera ti presento le mie amiche. Non puoi non esserci. Ho voglia di vederti. Bacio :*

Farò il possibile, più tardi ti scrivo e ti dico se riesco ad evadere. Bacino e non fare troppo il gelosone nei confronti di questo ragazzo.

Per risposta, quasi nell’immediato, ottenne una faccina che sbuffava. Lo immaginò dall’altra parte del telefono con l’adorabile broncio che sicuramente aveva messo su.

A chi scrivi?”

Una voce maschile e famigliare piombò nella sua stanza, facendola sobbalzare con il cuore in gola. Era talmente presa dal messaggiare con il motociclista di non essersi minimanente accorta della presenza di Seiya.

Ma da quanto è qua? Ora che gli dico, devo inventarmi una scusa credibile, e non so se quella della mia compagna di classe che chiede per i compiti lo è abbastanza. Oddio. Che gli rispondo.

Non credo siano affari tuoi il sapere con chi mi scrivo Seiya” rispose secca, cercando di tenere a bada l’agitazione dovuta alla paura che lui capisse che probabilmente non gli stava raccontando la verità, ma tutto il contrario.

Beh direi che un po’ affari miei lo siano, sono tornato e non mi stai degnando nemmeno di uno sguardo. Come se io non esistessi e tutto ciò improvvisamente e senza motivo. Qualche dubbio forse mi viene che dici” le rispose lui, fissandola negli occhi. Insinuando in lei la paura che potesse leggerle negli occhi tutta la verità che non voleva dirgli. Non si fidava di lui, era troppo sotto ai suoi genitori. Era inutile.

Non penso che io debba dar conto a te di ciò che faccio e soprattutto di come decido di comportarmi nei confronti delle altre persone. E non sempre deve per forza esserci un motivo sai..a volte lo faccio senza un perché semplicemente perché mi va” rispose gelida.


***

Gli occhi blu che aveva davanti virarono in un colore tempestoso, sembravano contenere un mare in burrasca che non accennava a calmarsi.

Una risposta così lo aveva spiazzato, il tono soprattutto. Lo aveva sorpreso di nuovo, fosse stata un’altra sentendosi dalla parte del torto avrebbe sicuramente iniziato a urlargli contro. Perché unica difesa era l’attacco verbale.

La primogenita dei Kaioh invece era diventata improvvisamente fredda e forse anche più calcolatrice di quanto lui pensava.

Da una ragazzina viziata quale sei non ci si può aspettare che questo. Il giocare

con i sentimenti altrui, così giusto perché ti va” esclamò lui senza mascherare il risentimento che provava verso la ragazza. Sebbene non fosse totalmente sincero con lei, sentirla dire quel genere di cose lo aveva fatto innervosire e non poco.

Devo riuscire in qualche modo a prendere il suo cellulare quando è distratta per cercare di capire con chi si scrive, potrebbe tornarmi davvero utile in futuro. Se le luccica lo sguardo una persona insignificante non credo proprio che lo sia, al contrario di quanto mi vuol fare credere.

Preferirei mille volte stare la fuori come una ragazza normale senza essere immersa in tutte queste sfarzosità, senza non poter uscire quando mi pare e piace perché è una perdita di tempo oltre che pericoloso perché porto il cognome che porto. Non sai niente della vita a cui sono costretta e ti permetti pure di giudicare, sarai una persona umile e sincera tu, che giudichi senza nemmeno conoscere a fondo chi hai davanti…ora se non ti dispiace vorrei rimanere sola.”

Continuarono entrambi a sostenere lo sguardo dell’altro senza voler cambiare la loro meta, troppo pieni di orgoglio per ammettere una sconfitta. Una debolezza, agli occhi dell’altro. Lui in particolare non riusciva a togliere gli occhi da quei due pozzi abbissali in cui si erano trasformati quelli della violinista. Magnetici e gelidi, come a non voler ammettere repliche. Ben distanti da quelli che aveva conosciuto qualche giorno prima.


***

Non avrebbe mai abbassato lo sguardo per prima, quando non si trattava dei suoi genitori sapeva essere molto battagliera. Non si piegava facilmente se davanti un estraneo. E in fin dei conti per lei Seiya era quello: un estraneo che le avevano messo in casa i genitori con chissà quale intento oscuro.

Ma a lei questo non interessava, ciò che le importava veramente era far arrivare chiaro e tondo il messaggio al moro: doveva lasciarla in pace. E meno la calcolava meglio era.

Improvvisamente si sentì afferrare da dietro la nuca, attratta dalla mano di lui verso il viso dell’altro.

Fu un instante, e sentì le labbra di lui sulle proprie. Un gesto che non si aspettava. Non era arrivata ad immaginare che lui si sarebbe spinto a tanto, pur di cercare di calmarla. Pur di farle dire con chi sentiva al telefono.

Sentì le labbra di lui schiudersi per tentare un approccio più approfondito nei suoi confronti.

Un suono sordo, intenso e istantaneo arrivò alle orecchie di entrambi, nel momento esatto in cui la mano di solito aggraziata e tranquilla della musicista si abbatté sulla guancia destra del ragazzo.

Dandole la possibilità in quel modo di allontanarsi da lui.

Ma sei impazzita?” esclamò Seiya, toccando il punto su cui si era abbattuta il destro di lei.

Sarei impazzita io??? Te invece? Come ti sei permesso di baciarmi??” rispose alterata lei, cercando di mantenere un tono moderato per non farsi sentire dalla servitù. Non voleva che intervenissero loro. Non erano affari loro, anche se lo avrebbero fatto senza farsi pregare troppo.

Qualche giorno fa non ti sei fatta tutti questi problemi nel farlo, allora quel giorno li ti andava bene, non sapevi cosa fare ed ero il tuo giocattolo. Ora che avrai trovato qualche altro passatempo. Sempre che non si tratti di qualcuno, io non servo più e devo tornarmene al mio posto come un cagnolino. Ti sbagli di grosso principessina. Devi imparare ancora tanto” ribatté lui.

Non sei stato un giocattolo per me, ma questi giorni di lontananza mi hanno fatto capire che al massimo la mia era un’infatuazione passeggera, perché non ho sentito la tua mancanza. Mi spiace essere sincera ma è così” mormorò lei, non voleva piangere. Ma sentirsi additare come una di quelle persone che gioca con i sentimenti altrui era troppo. Non voleva tuttavia dargliela vinta.

O forse te lo ha fatto capire qualcuno” mormorò lui guardandola negli occhi.


***

Ma tua mamma cucina sempre così tanto?” chiese Mamoru.

Erano entrambi in sala, mentre Usagi aiutava sua madre a lavare i piatti utilizzati durante il pranzo per poi conservarli nel mobile al loro posto.

Sempre no, ma quando abbiamo ospiti si. Poi quando è al lavoro cuciniamo o io o Usagi dipende da chi torna a casa prima, di solito io” gli rispose il biondo. Non vedeva l’ora di poter andarsene da li, e soprattutto non vedeva l’ora di ricevere la conferma della sua dolce sirenetta per quella sera. Anche se sapeva che non sarebbe stato facile, ma preferiva che lei stesse con lui, piuttosto di quel pallone gonfiato di Seiya.

Era geloso nei suoi confronti, anche se di fatto Michiru era stata chiara che non sentiva nulla.

Ma qualcosa ha provato, anche se negli ultimi giorni ha detto che le cose sono cambiate.

Gli disse una vocina nella sua testa, il fatto è che non riusciva a capire il motivo per cui potevano cambiare così velocemente le cose.

Cretino, sono cambiate per te le cose. Da quando ti conosce sono cambiate, è matematico.

Questa volta a farsi sentire era il lato buono del suo essere, quello più ottimista e meno stronzo.

Quello che non lo rendeva un tipo pericoloso e che gli consentiva di non essere troppo impulsivo in determinate situazioni.

Testa di cazzo pensa al soggetto che hai di fronte adesso.

Ascolta, che intenzioni hai con mia sorella?” chiese a bruciapelo, senza preoccuparsi di sembrare eccessivamente apprensivo verso di lei. A quella domanda un espressione carica di stupore si dipinse sul volto dell’altro, lasciandolo poi libero di tendersi in un sorriso che arrivava fino agli occhi.

Haruka, ti parlo da uomo a uomo. Io Usagi la amo, posso capire che sei preoccupato un po’ per la differenza di età. È comprensibile per un fratello maggiore, e anche per sua madre. Non dico assolutamente il contrario. Ma io tua sorella la amo, ho un livello di empatia con lei eccezionale, mi sembra di conoscerla da secoli. Come se fossimo da millenni destinati l’uno all’altra. Io ora non posso assicurarti che questa sarà la storia della vita per lei, perché non ho la sfera di cristallo e anche perché a quattordici anni le cose si evolvono e cambiano molto. Però posso darti la mia parola che mai la farei soffrire a causa di un mio comportamento scorretto nei suoi confronti. Le litigate in una coppia credo che siano normali ogni tanto, ma tolto questo non devi temere altro” rispose lui.

Sembra una persona seria, che non gioca con i sentimenti degli altri.

L’importante e che non giochi con lei, come di certo saprai ha già sofferto tanto nell’ultimo periodo e l’ultima cosa di cui ha bisogno adesso è di un ragazzo che la faccia soffrire nuovamente” gli disse Haruka.

Non temere, non accadrà. Non potrei mai sopportare di farle del male” mormorò l’altro.

Beh di cosa parlano questi baldi giovani?” esclamò sua madre improvvisamente comparsa sulla porta.

Cose da uomini signora” fu pronto a rispondere Mamoru.

Rimase sorpreso nel vedere come il bruno avesse capito che quella conversazione doveva rimanere tra loro, senza spifferarla ai quattro venti.

Il ragazzo è anche molto intelligente allora.

Si mamma gli stavo parlando delle gare a cui partecipo, durante l’inverno” rispose lui per rendere ancora più coinvincente la risposta.

Mamoru ti avrà fatto una testa enorme con i motori, perdonalo con chi non conosce il suo “lavoro” è sempre così” mormorò lei sorridendo.

Non si preoccupi signora, a me i motori interessano particolarmente non ho fatto fatica a seguire i discorsi di suo figlio”

Mamo hai voglia se andiamo a fare un giro?” era sua sorella a parlare adesso, aveva raggiunto il fidanzato.

Certo amore se vuoi andiamo a fare una passeggiata” rispose lui, stringendola a se.

Vedere quella scena provocò una stretta al cuore del biondo. Come mai accettare che sua sorella stava crescendo era così difficile per lui? Distolse gli occhi dalla coppia, come se gli fosse impossibile poter osservare ulteriormente i due innamorati. Improvvisamente il pulcino che aveva sempre tentato di proteggere stava compiendo i primi voli fuori dal nido.

Haru ci sentiamo per telefono se non ci sei più quando torno” esclamò la ragazzina distogliendolo dai suoi pensieri.

Certo, lo sai puoi chiamarmi quando vuoi, appena posso ti rispondo” le disse dandole un leggero pizzicotto sulla guancia” rivolse lo sguardo al ragazzo che aveva afferrato già la giacca leggera dall’appendino vicino all’ingresso “E’ stato un piacere conoscerti Mamoru, alla prossima occasione”

Anche per me è stato un piacere conoscervi, grazie signora per il pranzo era tutto squisito” rispose lui, prima di aprire la porta di casa “Dai andiamo” disse alla biondina, che varcò immediatamente l’ingresso per fermarsi poi nel pianerottolo.

Pochi secondi e la porta di casa si chiuse.

Il pulcino ha lasciato il nido. Pensò lui maliconicamente.

Haruka come sta andando nella nuova casa?” la voce di sua mamma, in cui potè cogliere una nota apprensiva lo strappò nuovamente dai suoi pensieri.

Bene ho quasi finito di mettere a posto tutte le mie cose, quando sarà tutto finito vi invito a mangiare da me a te e a Usagi” rispose lui.

Come ti è sembrato Mamoru?” chiese lei.

Un ragazzo a posto, non credo la stia prendendo in giro…possiamo stare tranquilli che è una brava persona” sospirò appena, e si accorse di come la parte più gelosa di se stesso in realtà avrebbe sperato il contrario per poter tornare ad avere la ragazzina di qualche giorno fa, della quale ignorava le tresche sentimentali.

Tu invece? Quando hai intenzione di trovarti una ragazza come si deve?” chiese la donna.

Molto presto mamma, molto presto” rimase sul vago,: dirle già qualcosa era troppo azzardato, non sapeva ancora come si sarebbero evolute le cose tra loro.

La sua attenzione fu attirata dal ronzio emesso dal cellulare nella tasca, sicuramente un messaggio.

Stasera riesco a esserci, ho trovato il modo di uscire senza essere vista. Però temo di esserci su tardi.

Sorrise. Dopo quel messaggio quella giornata sarebbe volta decisamente in meglio.
































   
 
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