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Autore: Colli58    21/06/2015    7 recensioni
Quel viaggio verso l’oceano in burrasca serviva a riguadagnare un po’ di intimità. C’erano state poche occasioni per loro stessi da quando avevano deciso di avere un figlio e in fondo tornare nella casa al mare per un po’ di coccole, proprio dove tutto aveva avuto inizio, era così romantico a pensarsi.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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- Questa storia fa parte della serie 'Achab Story'
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La strada era abbastanza sgombra in quel particolare momento della giornata. Qualche vettura qua e là sferzata dalla pioggia scrosciante. Tempo orrendo che però Castle non riteneva un problema.
Aveva immaginato di trovare poco traffico a causa del week-end di maltempo che tutti i meteo prevedevano così sarebbero giunti a destinazione prima. Una volta tanto i meteorologi ci avevano azzeccato: pioveva con intensità, il cielo era di un grigio plumbeo così carico di nuvole basse da non fare ben sperare in un miglioramento pomeridiano.
La radio accesa a basso volume lo intratteneva mentre guidava con Kate che se ne stava appisolata sul sedile del passeggero.
Era stata una piccola follia, una colpo di testa per volersi ritagliare del tempo insieme, soli.
La serata organizzata con gli amici era stata un successo, persino il capitano Gates aveva accettato di essere dei loro e l’allegria era stata dilagante nonostante le vicissitudini dell’ultima settimana.
Gli amici erano stati tutti meravigliosi con Kate, sempre pungenti con lui non lesinando le battutacce! Eh, Ryan ed Esposito lo prendevano sempre in giro e sapevano essere davvero degli ossi duri in fatto di goliardia.  Si erano divertiti e avevano staccato un po’ dal lavoro e dalle preoccupazioni di quei giorni così caotici.
Alla conclusione della serata, esausti, mentre cercavano di dare una sistemata alla casa, avevano divagato sul bisogno di relax e a Castle era uscita così di getto quella proposta un po’ assurda: una breve fuga romantica, una domenica pomeriggio nella casa al mare.
Kate aveva detto miracolosamente di sì, un’occasione da non perdere! Avevano buttato qualche indumento in una borsa e poi, dopo qualche ora di giusto sonno, si erano messi in viaggio.
All’origine si erano accordati per guidare un po’ a testa, però vista la stanchezza di Kate e l’ora tarda fatta la sera precedente, nel vederla così rilassata non aveva avuto alcuna intenzione di svegliarla.
La propria mano era posata sul cambio in una postura che lo faceva sentire virile. Di solito guidava Kate, il novanta percento delle volte ad onor del vero, però guidare in silenzio, con lei rilassata e addormentata accanto a lui, gli dava la sensazione che tutto fosse a posto, sotto controllo. Era una magnifica sensazione.
Quel viaggio verso l’oceano in burrasca serviva a riguadagnare un po’ di intimità. C’erano state poche occasioni per loro stessi da quando avevano deciso di avere un figlio e in fondo tornare nella casa al mare per un po’ di coccole, proprio dove tutto aveva avuto inizio, era così romantico a pensarsi.
Castle aveva anche bisogno di dare un colpo di frusta il suo stato d’animo, soprattutto perché nei giorni successivi avrebbe dovuto allontanarsi e non ne aveva alcuna voglia.
Gli piacevano gli eventi mondani, soprattutto quelli che celebravano la sua fama, ma se c’era Kate accanto a lui. Il tempo delle avventure di qualche giorno e le follie negli alberghi era tramontato. Da professionista qual era, aveva comunque organizzato tutto: mercoledì mattina avrebbe preso un aereo per Montreal alle 10 e 30 e sarebbe rimasto fuori fino a sabato. Prima di partire voleva coccolare e farsi coccolare da Kate. Lasciare che il tempo insieme caricasse le loro batterie per farli reggere meglio i giorni di separazione.
Era ancora difficile allontanarsi, non avevano superato completamente il trauma della sua scomparsa, nonostante fossero passati due lunghi anni. Ci stavano ancora lavorando dopotutto. Il dialogo era il primo e più importante modo di affrontare la difficoltà, quindi nella solitudine del pomeriggio che li attendeva, avrebbero avuto l’occasione per parlarne che spesso gli era mancata.
La casa negli Hempton’s era in un certo senso la loro salvezza, il rifugio tranquillo di cui avevano bisogno perché sua madre, non contenta della splendida parte che aveva ottenuto da poco, si era infilata nell’organizzazione di una raccolta fondi per la sua scuola di recitazione. Il loft si sarebbe gremito di novelli e consumati, per non dire altro, attori di Broadway, alla ricerca di un modo per rimediare il necessario denaro per mettere in programma una pièce, probabilmente puntando al periodo natalizio. Sua madre stava mirando in alto e ne era soddisfatto, ma ogni tanto desiderava che la sua famiglia concedesse loro un po’ di privacy. A casa propria in particolare.
“Cause all of me loves all of you… Love your curves and all your edges, all your perfect imperfections…”
Canticchiò a bassa voce, ispirato. Gli piaceva il testo della canzone che stava ascoltando, lo sentiva proprio.
Amava la sua musa quanto John Legend probabilmente adorava la propria, lo faceva impazzire e amava tutto di lei. Come fare a non esserne d’accordo?
E pensare che aveva avuto da ridire quando sia Kate che Alexis avevano definito che si poteva comprendere di essere innamorati quando i testi delle canzoni prendevano senso. Probabilmente le sue donne avevano ragione, perché dannazione a lui, quella canzone era perfetta per il suo stato d’animo.
Non mancava molto all’arrivo, poteva scorgere l’oceano e le nuvole nere che turbinavano minacciose sopra di esso. Pensò a cosa preparare per l’occasione con il poco che era riuscito ad organizzare.
Voleva stare con lei, giocare, parlare a lungo, magari dedicarsi finalmente alla scelta di un nome per il loro fagiolino. Desiderava momenti di dolcezza, spensierati e piccanti. Fare l’amore davanti al camino, passare ore ad accarezzare la sua pelle liscia, tutte quelle cose che richiedevano calma per essere vissute nella loro completezza, non certo un appartamento affollato. Talvolta si chiedeva se la sua famiglia capisse la loro necessità di voler stare soli. La loro vita coniugale era costellata da grandi movimenti casalinghi: Alexis e i suoi amici, sua madre e le sue serate, dai suoi studenti fino alla raccolta fondi della sera stessa.
Sua madre era ancora in cerca di un luogo per evolvere, purtroppo i costi degli appartamenti a New York non erano una sciocchezza. Negli anni le sue speculazioni si erano dimostrate fruttuose e aveva messo da parte un bel gruzzolo, forse poteva fare qualcosa di più per Martha, però quest’ultima era determinata ad essere autonoma e fino a quel momento non aveva ancora capitolato sulle sue decisioni.
Il denaro non era un problema, non era miliardario, ma vantava al suo attivo quasi una decina di milioni di dollari, soldi che aveva investito con attenzione, frazionato e dedicato alle variabili della sua vita. La reputava un’ottima scelta perché sapeva di aver destinato il necessario per le persone che amava. Era felice di aver destinato qualcosa anche per i futuri figli, tre creature che gli erano state felicemente annunciate dal viaggiatore del tempo. Kate lo avrebbe preso in giro se gliene avesse parlato allora, ma in fondo lei non aveva mai affrontato un qualsiasi discorso finanziario.
Era una donna orgogliosa che viveva con il proprio stipendio, non aveva mai preteso o passato il limite di una vita piacevole ma sostanzialmente morigerata, come se i soldi ereditati dal loro matrimonio non fossero comunque suoi. Non avevano stipulato un contratto prematrimoniale perché lui non lo aveva voluto, andando contro le insistenze del suo legale.
Kate non era come le sue ex mogli, punto.
Era così critica sulle spese folli che lui di tanto in tanto faceva per lei e non aveva mai nemmeno chiesto un granché per sé stessa. In alcuni casi lo sfidava a farsi regalare qualcosa di eccessivo, solo per pura provocazione, poi la sua concretezza era dominante e lo richiamava all’ordine con uno sguardo eloquente.
Nei due anni di matrimonio le sue finanze non solo si erano mantenute, un evento che aveva del miracoloso, ma si erano consolidate e accresciute, aveva quindi la sicurezza di potersi permettere un investimento che avrebbe garantito comodità e benessere alla loro famiglia.
Doveva dare il via ad un progetto di ristrutturazione, avrebbe iniziato di rientro dalla fiera del libro.
Sorrise e sbirciò Kate, chissà se la pensava come lui, se l’avvicinarsi di tale scadenza la eccitava nello stesso modo. Era elettrizzato dalla possibilità di fare cambiamenti, anche se qualche giorno prima il panico l’aveva fatta da padrone.
Si era dato dell’idiota più e più volte.
Era indubbiamente preoccupato per la nuova possibile destinazione lavorativa di Kate, sperava in qualcosa di gestibile e allo stesso tempo grandioso e gratificante per lei. Ne sarebbe andato fiero, come sempre da che l’aveva al proprio fianco. Era il suo destino ed era convinto che fosse la cosa giusta.
Il panico era stato un momento di debolezza che lei fortunatamente aveva capito, restava il fatto che una parte di lui aveva bisogno di rassicurazioni. La sua innata positività era stata messa in crisi per poco.  Definirsi idiota era troppo poco per aver anche solo avuto quel malsano pensiero dando a Kate una preoccupazione inutile nel suo stato. Come se non ne avesse già a sufficienza poi.
Avevano bisogno di energie. Qualsiasi cosa avrebbe desiderato fare, si era ripromesso di accontentarla per farsi perdonare. Personalmente desiderava oziare, semplicemente rilassarsi, svuotare la mente per fare spazio a nuove idee per le modifiche da apportare al loft. Aveva preso appuntamento con l’architetto al suo rientro da Montreal, il progetto non poteva protrarsi per troppo tempo, doveva essere tutto a posto alla nascita del loro piccolo. Sette mesi e lui o lei sarebbe arrivato a scompigliare le loro vite. Sorrise ancora muovendo le spalle irrigidite.
Sbadigliò influenzato dal sonno di Kate. La gravidanza le aveva messo in corpo una certa sonnolenza, senza dubbio era meglio così, le permetteva di riposare e risentire meno delle nausee.
Si chiese se fosse il caso di abbassarle il sedile per farla stare più comoda. Una volta reclinato era discretamente comodo, era ampio e aveva morbide imbottiture. Se lo stava chiedendo da che si era assopita ma aveva un sonno così leggero che alcune volte gli era parso di svegliarla soltanto col rumore dei propri pensieri.
Sebbene avesse la necessità di recarsi in bagno già da qualche momento, pensò di riuscire a resistere per non svegliarla. Sì insomma, doveva evitare accuratamente di pensaci oppure la sua volontà sarebbe capitolata.
Dopo una decina di minuti però la mano di Kate raggiunse pigramente la sua, sulla leva del cambio. La strinse dolcemente. Eccola, la donna che riusciva a percepire i suoi pensieri!
“Ehi…” mormorò ancora ovattata dal sonno. “Non avevamo detto di fare un po’ per ciascuno?”
“Dormivi così bene.” Replicò Castle con un sorriso radioso.
Kate si raddrizzò meglio sul sedile. “Come minimo hai bisogno di andare in bagno… e magari di un caffè!”
“Tutte scuse per arrivare a rimediare un caffè eh?” Sbuffò fintamente deluso.
“Esatto.” Disse lei sorridendo. “Ma anche la tua vescica potrebbe avere qualcosa da ridire…”
“Oh andiamo… Così mandi in frantumi il mio raro momento di virilità! Sono o non sono il capofamiglia...”
L’occhiata di Kate lo portò a dare spiegazioni.
“Sto guidando tranquillo, deciso, con tutto il fascino del mio essere un uomo maturo, un marito e futuro padre. Mi sentivo figo… Di solito guidi tu…” Kate rise.
“Maturo uh?”
“Kate…”
“Ok, uomo, non devi fare pipì?”
Castle sbuffò. Il suo momento catartico era andato in frantumi.
“Tu no?” Replicò l’uomo ben sapendo che con la gravidanza anche lei avrebbe avuto delle esigenze diverse. Kate aveva una certa resistenza, ma stava anche lei capitolando alle nuove richieste del suo fisico in cambiamento. Probabilmente era la causa del suo risveglio, una impellente chiamata dal suo corpo.
Castle sorrise stringendo gli occhi. “Ti sei svegliata perché ti scappa… Ammettilo.”
Kate espirò. “Ci saranno altri momenti in cui dovrai fare il capofamiglia… Tranquillo tesoro.” Lo rincuorò.
Indicò una tavola calda sulla strada e Castle obbedì mettendo la freccia, accostò ed entrò nel parcheggio. Scesero entrambi di corsa dall’auto per arrivare a tetto e poi si presero due minuti per stirarsi gli arti, ridendo allegri. Un po’ di pioggia ed un temporale non aveva mai fatto male a nessuno e per loro aveva un significato speciale. Un temporale come per la loro prima notte insieme.
Entrarono e fecero una variegata colazione. Kate riuscì a mangiare della torta e della frutta senza sentirsi preda delle nausee, l’antiemetico era l’ultima possibilità, ma non voleva esagerare nell’assumere medicinali. Giocherellarono con il loro cibo, si stuzzicarono un po’ divertendosi a creare storie sugli avventori.  Due menti geniali e un po’ contorte come le loro che potevano fare? La deformazione professionale li faceva speculare su crimini nascosti, orrori nella cella frigorifera e nel bagagliaio dell’auto. Risero a lungo. Nulla che non avessero già incontrato.
“Ti rendi conto che abbiamo un problema vero?” Chiese Kate, con un sorriso sghembo e Castle si tappò la bocca con il tovagliolo.
“Ma è divertente…” replicò assumendo quello sguardo da bambinone mai cresciuto.
“Che faresti senza di me ad assecondare le tue manie?”
Castle strinse gli occhi e si passò la lingua sul labbro superiore.
“Probabilmente ora starei saccheggiando youtube con il mio smartphone alla ricerca di video assurdi per ammazzare il tempo mentre un’improbabile fidanzata della settimana cerca in ogni modo di prosciugare il mio conto in banca con dello shopping selvaggio.” La riposta di Rick non la stupì e la rese ilare. Guardò suo marito scuotendo il capo.
“Sì, certamente siti porno.” Lo provocò.
“Se la biondina di turno fosse procace probabilmente non ne avrei bisogno.” Lei lo fulminò con lo sguardo.
“Quindi è così che immagini saresti diventato senza di me?”
Castle scosse il capo. “Purtroppo ne ho le prove…” Disse e Kate alzò gli occhi al soffitto.
Castle le fece l’occhiolino stringendo le labbra e poi si avvicinò a lei sussurrando. “Ciò che conta è che ho sposato una mora con la prima… Questo ti dovrebbe far pensare.”
Kate fece una smorfia annuendo. “Che le bambole gonfiabili prima o poi si rompono?”
“Appunto!” Replicò Castle spalancando gli occhi e Kate rise mettendosi una mano in fronte.
“Tu sei una donna vera… senza di te starei a caccia di idee per un nuovo sanguinoso, torbido delitto da descrivere, facendo zapping sui tg di tutti i network, anche quelli di provincia, in pigiama alle 11 di mattina.” Aggiunse Castle altrettanto divertito. Indicò con la testa un uomo sulla sessantina che sedeva appartato in un angolo, nascondendosi dietro alle pagine di un quotidiano.
“Cercherei ispirazione da situazioni come questa. Un uomo siede solo in un diner a metà strada tra la città e l’oceano. Rientra in città o scappa verso il mare? La sua solitudine silenziosa cosa nasconde? Magari una storia amara, forse ha intrapreso un viaggio per ritrovare qualcuno che non vede da anni, oppure si allontana dal luogo che gli ha procurato dolore… certo non sembra un uomo felice, ha un’aria affranta.”
Kate osservò con attenzione l’uomo su cui Castle stava speculando e dovette ammettere che in qualche modo la storia che aveva raccontato aveva il suo fascino, aveva realmente un’aria infelice.
Inspirò appoggiandosi meglio allo schienale della panca su cui erano seduti. Si guardò intorno consapevole che la loro attitudine allo studiare ambienti e persone non era certo una cosa che si poteva spegnere a comando, ma si era riproposta di sciogliere la tensione del suo corpo e niente era più invitante del corpo caldo del suo uomo accanto a lei. Si avvicinò a lui e gli lasciò un tenero bacio sul collo, senza sorprenderlo. L’abbraccio di Castle l’accolse.
“Sono in vena di coccole, ti avverto…” mormorò lui baciandole la testa dolcemente.
“E non solo spero…” Replicò Kate con malizia.
Castle fischiò e si umettò le labbra. Alzò la mano così da richiamare l’inserviente per farsi portare il conto.

_____
Ciao! Dopo giornate di maltempo ho deciso di scrivere questa storia come proseguo della precedente.
Una cosa solo a due perchè i nostri due tontolini hanno bisogno di dirsi ancora tante cose.
Fluff, attenzione al diabete!
Anna



 

  
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