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Autore: itsarashi    21/06/2015    3 recensioni
-Come ti ritrovo?-
-Ti trovo io-
-Sappi che se non mi troverai, sarò io a trovarti-
Genere: Erotico, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Barry Allen, Caitlin Snow, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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                                                                                                                       The Fall
                                                                                                                                 
                                                                                                 chapter 1

“Prima che ci incontrassimo, vagavo per la vita senza una direzione, senza una ragione. So che, per qualche motivo, ogni passo che ho fatto da quando ho imparato a camminare, era un passo verso di te. Eravamo destinati ad incontrarci.”
                                                                                                                                                                                                                               
                                                                                                                                                                                  -Nicholas Sparks


Quando Caitlin Snow usciva dalla caffetteria della 21esima strada di Parker Street, sostituita da un giovane che era appena entrato, mantenendo nella mano destra un caffè lungo espresso e nell’altra un libro di Cecilia Ahern, si guardava intorno come a scrutare Central City, da dove era venuta ad abitare da appena due mesi sia per questione di lavoro, sia per questione di cuore. Camminava lungo il marciapiede senza una meta precisa. Erano le 5:32pm, come segnava l’insegna a neon della farmacia nel quale si era fermata per comprare un pacco di pillole per il mal di testa, ma prima che il commesso dicesse il prezzo, lei chiese anche delle pasticche per poter dormire, colpa delle notte insonni, disse al buon uomo con un mezzo sorriso ad accompagnare quella richiesta. Le dava la busta e lei la metteva in borsa, abbastanza spaziosa da farla entrare senza troppi problemi. Uscì dalla farmacia senza nemmeno salutare o degnare di uno sguardo il personale che invece le aveva augurato un buon proseguimento di giornata. Lei aveva la testa altrove, e non voleva soffermarsi su dei ridicoli saluti che non avrebbero reso migliore quella lunga e scura giornata, per lei era sempre terribile passare un giorno in più in quella città, o in quella vita, che non sentiva più sua se in essa non c’era più l’unica persona per il quale valesse la pena vivere. ‘Togliti dalla testa i pensieri’ si disse mentalmente mentre apriva il portone del suo appartamento che si trovava al terzo piano. Tre serie di scale, sorseggiando il sua caffè lungo espresso. Arrivata alla porta, prendeva l’unica chiave singola della sua borsa, la inseriva nella serratura e la girava, spalancando la porta verso l’interno nel quale poi lei stessa accedeva compiendo pochi passi, prendendo anche la chiave che posava nel tavolino accanto alla parete del corridoio, chiudeva la porta e poi camminava lungo quest’ultimo, posando il caffè sul tavolo della cucina togliendosi in seguito il cappotto che adagiava sulle spalle della sedia nel quale poi si era andata a sedere, posava lo sguardo nel vuoto e dopo pochi secondi, Caitlin Snow scoppiava in un pianto disperato che copriva con le braccia conserte sul tavolo nel quale aveva rifugiato il viso.


Barry Allen correva lungo la 21esima strada con il suo zaino nero a tracolla che manteneva con entrambe le mani cercando di schivare i passanti che vi erano lungo il marciapiede cercando così di raggiungere la caffetteria di Parker Street, il Valley’s, e una volta raggiunto, ferma la propria corsa per fermarsi a pochi centimetri dall’entrata per dare una sistemata ai suoi capelli e ai vestiti, per cui si passa una mano sulla fronte avvertendo il palmo umido di sudore, che pulisce con un fazzolettino che tira fuori con la mano destra, ossia quella libera, dal giubbotto, gettandolo, una volta finito, con noncuranza sulla strada, entrando subito dopo all’unisono dell’uscita di una ragazza, notando in lei uno sguardo piuttosto triste e distratto, che gli ricorda tanto quello di un’altra persona: il suo.
Rimane fermo a quell’entrata per qualche secondo per alcuni e apparentemente pochi secondi, che per lui sembrano non trascorrere mai; ripensava alla sua vita, una vita felice, sì, ma vuota e senza aver fatto ciò che davvero voleva, sogni ancora infondo a cassetti pieni di polvere, impossibili e quasi irrealizzabili, una vita fatta di accettazioni e delusioni, anche di felicità, ma ci si ricorda solo dei momenti che ci hanno fatto del male durante la vita. I momenti felici ci rendono semplicemente felici in quell’esatto momento in cui lo stiamo vivendo, poi scompare, in un secondo diventa passato, e fin troppo spesso, l’angoscia torna, e si torna alla realtà. Barry ci tornava quando una signora tentava di uscire dalla caffetteria e con un mezzo sorriso il giovane si liberava dalla sua ipnosi, scostandosi per farla passare con un ‘Buongiorno’ piuttosto imbarazzato nel mentre che la donna lo guardava con fare gentile. Barry scuoteva la testa, entrava dentro il locale e si avvicinava al bancone, poggiando un avambraccio sul bordo di questo nel mentre che la sua fidanzata era ancora girata di spalle.
-Mi scusi, vorrei un cappuccino scremato- diceva con voce calda contro la donna. Lei riconosceva la voce, per cui si voltava lentamente verso di lui, poggiando entrambe le mani sul bancone per dare a se stessa una spinta verso l’esterno salendo in punta di piedi, portando il viso davanti a quello di Barry, lasciandogli un bacio a fior di labbra con un sorriso ad accompagnare entrambi.
-Arriva subito, intanto vai a sederti- gli sussurrava sulle labbra la ragazza mora e Barry fece come gli disse, accomodandosi su una delle due sedie di un tavolo libero infondo alla caffetteria. Barry si guardava intorno, e si passava una mano tra i capelli per poi togliersi sia la borsa che il giubbotto dalle spalle, poggiando entrambi sulla schiena della sedia nel quale era comodamente seduto, riflettendo un po’ su quella ragazza, e nel frattempo si chiedeva come mai ci stesse pensando così tanto nell’arco di pochi minuti. Nel mentre Iris andava dal suo ragazzo con un sorriso stampato in volto con la tazza di cappuccino nella mano destra, Barry la guarda, ma non come si dovrebbe guardare la propria ragazza, ormai gli era quasi indifferente se lei c’era o no, spesso quando uscivano Barry sperava che l’appuntamento finisse per potersene tornare a casa, e questo non era un buon segno. Barry prendeva la tazza rossa con la mano destra dopo che Iris l’aveva poggiata nel tavolino, sorseggiandone un po’ nel mentre che la mora si sedeva davanti a lui.
-Dimmi, com’è stata la tua giornata?-
-Impegnativa. E la tua?-
-Impegnativa-
-Capisco-

Stiamo insieme da sette mesi e già abbiamo finito le cose da dirci, pensava Barry sorseggiando dell’altro cappuccino guardando altrove nel bar.
-Iris, mentre entravo ho visto una ragazza con un cappotto e un caffè in mano, sai chi è?- persino Barry si chiese del perché di tanto interesse.
-Sì, credo. E’ nuova in città, credo abbia detto che è qui per lavoro o qualcosa del genere. -
-E come si chiama?- insisteva ancora, Iris lo guardava quasi male, non riusciva a capire del perché quell’interesse per una sua cliente qualunque. In realtà, non se lo sapeva spiegare nemmeno Barry. -Lascia stare, sono solo un po’ paranoico- si arrese posando la tazza di cappuccino sul tavolino e poggiò totalmente la schiena nella sedia.
-Senti Bar, capisco che sei stressato, dovresti riposare, prenderti una pausa- Iris magari intendeva una pausa dal lavoro, Barry pensava a un altro tipo di paura quando guardava Iris, e andava avanti così da giorni anche se fingeva che andasse tutto bene. Barry amava Iris, ma non tutti quelli che si amano stanno insieme. -Ascolta, mio padre a Capodanno è stato invitato a una festa dove ci saranno tutti i pezzi grossi di Central City  e Starling City, insieme alla famiglia, e vorrei mi accompagnassi- diceva dopo pochi attimi Iris, e la sua voce non aveva attirato per niente l’attenzione di Barry, il quale annuì senza troppi giri di parole.


Barry non rivede più la ragazza del Valley’s, per cui si arrende e non fa più caso sul volerla vedere. Era Capodanno, Barry immaginava quella giornata come la più tranquilla dell’anno, in salotto, a sorseggiare del liquore, in realtà il giovane Allen era segregato in una festa in cui Iris gli aveva quasi imposto di andarci. Una normale festa per pezzi grossi, come i West. Con uno smoking noleggiato ad accompagnare quella serata, Barry non aveva alcuna voglia di restare lì, non era posto per lui. C’era un’atmosfera lucente, tutti vestiti eleganti, gli uomini con la tipica giacca e cravatta, le donne con abiti da sera che brillavano sotto la luce dei tre lampadari a corniciare il soffitto della grande sala. A metà serata, ossia le 12:35, l’organizzatore della festa, Harrison Wells, famoso imprenditore e nonché sindaco di Central City, prendeva in mano il microfono testando con dei ‘prova, prova’ se il microfono funzionava davvero, abbozzando poi ad una risata sarcastica per i suoi ospiti. Barry vedeva quell’uomo ogni santissimo giorno, ora pure a Capodanno deve starmi tra i piedi, pensava il giovane seduto in uno dei tavoli centrali insieme alla famiglia West, composta solo da Iris e Joe.
-Spero vi stiate divertendo, e se non è così, potete pure andare via- Wells rideva, per cui dovevano ridere tutti gli invitati, altrimenti li avrebbe cacciati dalla città, torturati e poi mandati in esilio, pensava ancora Barry. -E’ un onore presentarvi colei che ha reso possibile tutto questo,  Miss Caitlin Snow!- e la sala esplodeva in un applauso educato nel vedere la giovane, ma Barry, lui era totalmente immobile, bloccato a guardare e capire come tanta bellezza fosse possibile. I capelli rossi raccolti da un solo lato spostando questi verso solo una parte, liberi lungo la spalla, segnati da dei boccoli ordinati che le corniciavano il viso, un abito rosso scuro, gli occhi luminosi, e che lenta sedeva sullo sgabello rifinito in raso del pianoforte posto all’apice della sala, così che la guardassero tutti. Ella cominciò a premere i tasti in una melodia armoniosa e dolce, i suoi occhi socchiusi, concentrata in quel che stava facendo, e Barry non le staccava più gli occhi di dosso.
-Non è lei la ragazza del Valley’s, Bar?- chiedeva Iris mentre guardava la pianista, ma Barry nemmeno le rispose, era perso tra quelle note, tra quella che per lui, era la donna più bella presente in quella stanza. Dopo che aveva finito di suonare, Caitlin si alzava dallo sgabello per porgere un inchino al suo pubblico che nuovamente applaudiva e commentava su di lei, ed Harrison Wells ruppe la magia che Barry aveva creato nella sua testa con la sua voce che nuovamente risuonava al microfono.
-Dovremmo essere noi a inchinarci per te, signori e signore, Miss Caitlin Snow- e Wells si allontanava dandole un bacio sulla guancia. Si sentivano applausi per ancora alcuni secondi, ma Barry nulla, immobile, finché Caitlin non uscì dalla stanza, per cui il giovane ragazzo si apprestò a raggiungerla, non rispondendo ad Iris che lo aveva chiamato due volte non capendo del suo allontanamento. Erano poi entrambi nel corridoio, lei lenta, sinuosa, che raggiungeva l’ascensore per poter accedere al piano di sotto, premendo il bottone al lato per potervi entrare, e lui impacciato a correre per poterla raggiungere. Caitlin entrava nell’ascensore, stava per chiudersi ma la  mano di Barry lo fermò, mettendola tra le sue ante che scorrevano, riuscendo così a farlo aprire ed entrare lì, in un posto ristretto che aumentava la tensione che stava provando in quell’istante.
-Lei in che piano va?-
-Come?- Caitlin Snow gli aveva parlato, e lui come un idiota non riusciva nemmeno a capire cosa stava succedendo.
-A che piano va?- ripeteva la donna, senza nemmeno guardarlo, mentre gli occhi di Barry erano solo per lei.
-Lo stesso piano in cui va lei- Barry si era maledetto dopo aver detto una tale assurdità, ma Caitlin accennava a un sorriso, premendo il pulsando che indicava ‘0’ per l’ultimo piano, e loro erano al sesto.
L’ascensore iniziò a scendere e Barry sudava freddo, cosa doveva dire, come si doveva comportare, no, meglio stare zitti, pensava dentro di sé, ma voleva parlare, doveva sapere.
-E’ stato da pazzi, correre in quel modo per un ascensore- rompeva il silenzio la donna. Barry si sbalordiva di nuovo.
-Beh, sì, ma dovevo farlo-
-E’ in ritardo per qualche appuntamento?-
-No, in realtà la mia ragazza e suo padre sono dentro-
-La festa la annoiava e voleva scappare?-

-Sì, lo desideravo con tutto me stesso, altrimenti credo che quei ricconi mi avrebbero ucciso- Caitlin rideva, e Barry con lei, continuando poi a parlare. –in realtà quando arriveremo al piano di sotto io tornerò alla festa, sono qui solo perché avevo bisogno di guardarla da più vicino- e stavolta, lo aveva detto senza imbarazzo, cosa che invece portò Caitlin ad abbassare lo sguardo, finché le due porte dell’ascensore non si erano aperte ed entrambi vi uscivano, arrivando così all’entrata del palazzo. Caitlin agitava la mano contro un taxi che stava per arrivare e Barry era ancora accanto a lei.
-Sono Barry Allen-
Nessuna risposta.
-Non mi dice il suo nome?-
-Credo lei lo conosca già, vero, Mr Allen?- e un sorriso era l’ultima cosa che gli aveva lasciato mentre lei entrava nel tasca riferendo al tassista l’indirizzo nel quale doveva accompagnarla, e un ‘Buonanotte’ segnava la fine da parte di lei di quella fugace avventura, e quando il taxi era già partito, Barry correva di nuovo, poggiando la mano sul finestrino semi aperto del lato di Caitlin, facendo così fermare l’auto gialla, guardando la donna negli occhi, mentre lei faceva lo stesso, incredula della seconda sua seconda pazzia.
-Come la ritrovo?- chiedeva Barry, con un leggero fiatone che però non lo aveva fermato, quasi in preda alla disperazione se pensava che quello sarebbe stato il loro unico incontro.
Caitlin rispose dopo alcuni secondi, sorridendogli. –Buonanotte, Mr Allen-
e il taxi proseguì per la sua corsa, e Barry con un mezzo sorriso tornava al sesto piano del palazzo, facendo così accendere la preoccupazione di Iris che era già appiccicata a lui chiedendogli dove diavolo era finito.
‘A saldare un conto in sospeso’, pensava.

 


My corner
E' la prima volta che scrivo una fanfic Snowbarry, e devo dire che la trama di questa mi soddisfa abbastanza.
Spero possiate il mio modo di esprimere le vicende e il modo in cui ho posto i personaggi, in tal caso, mi dispiace, ma questo è la mia visione di come sarebbe la storia giusta riguardo la SnowBarry. Non vi dirò il mio nome, ma se volete chiamarmi in qualche maniera, chiamatemi Arashi, sarà sufficiente.
Non vi costa nulla lasciare una recensione e farmi sapere cosa ne pemsate di questa fanfic, così deciderò se continuarla o interromperla, spero di non dover optare per la seconda opzione. Bene, potete esprimere qualunque pensieri, farmi domande o ciò che ritenete più giusto.
A presto.
   
 
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