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Autore: ma_rya76    22/06/2015    1 recensioni
Quasi tutte le storie che ho scritto sono state ispirate da un sogno che ho fatto e anche questa non è da meno. Tutto inizia quando una giovane donna sta per rientrare a casa dopo una lunga giornata di lavoro e viene sorpresa da un acquazzone improvviso,per ripararsi entra in un vecchio bar chiuso da anni,vicino la porta trova dei vecchi ombrelli e prova a vedere se qualcuno tra questi è ancora utilizzabile. Quel diversivo cambia la sua vita perché da quel giorno qualcuno inizia ad interessarsi a lei fino a conquistare il suo cuore. "....non dimenticate,desiderate l'amore,sognatelo. Nascosto da qualche parte nel mondo ci può essere un cuore destinato a battere solo per voi."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Sempre la solita routine, anche questa mattina sono di turno e vado in giro con un collega per le bancarelle del mercato,che in questo periodo sembra essere più affollato del solito. Forse a causa dell'inizio delle belle giornate, pare che la gente sia più invogliata a mescolarsi con le urla e gli odori tipici del posto. A causa delle diverse segnalazioni da parte di turisti vittime dei borseggiatori, io ed Eric ci fingiamo una coppia di fidanzatini in cerca di qualche souvenir, ci fermiamo qua e la ad osservare qualche articolo curioso,mangiamo persino qualcosa che ci viene offerto come prova gusto dai commercianti e intanto teniamo gli occhi aperti sperando di imbatterci proprio in quel gruppo di piccoli delinquenti che apparentemente sembra esperto nello sparire subito dopo aver commesso il reato. Eric sembra essere entrato perfettamente nel suo ruolo di finto turista e fidanzato,mi sorride dolce mentre mi mostra qualcosa,facendomi sentire ancora più inadeguata del solito. Il nostro Capo, continua a dire che siamo la coppia meglio assortita esteticamente è professionalmente. Le colleghe mi invidiano sostenendo che non merito tale fortuna e preferisco non sapere cosa pensano i colleghi maschi. Sono però convinta che il capo doveva aver bevuto parecchio quando ha deciso di farci lavorare insieme sostenendo una cavolata simile e di non essere così fortunata, dato che non mi sento molto a mio agio con un tipo del genere al mio fianco. E si, perché io che potrei passare benissimo inosservata nella mia bassa statura e con il mio comune viso,sono affiancata nel mio lavoro da un "cristo" di 1,83 centimetri di altezza,dal fisico asciutto e i muscoli ben definiti e soprattutto bello da mozzare il fiato e sfacciatamente consapevole di esserlo.
 
Io continuo ad essere convinta che abbia sbagliato mestiere,avrebbe dovuto fare l'attore oppure il modello. Ma quando glielo faccio presente e questo accade almeno un paio di volte al giorno quando si pavoneggia davanti le colleghe e non, lui continua a sostenere di amare il suo lavoro e di essere felice di poterlo svolgere con una partner come me. Sinceramente per quanto possa essere curiosa, non ho mai avuto il coraggio di chiedere il motivo di tanta felicità, cos'ho di tanto speciale come partner? Temo la risposta che potrebbe essere una presa in giro e un duro colpo alla mia già bassa autostima e così evito con piacere di sapere. Continuiamo il giro fino all'ora in cui i commercianti iniziano a chiudere le loro bancarelle e la folla di visitatori finisce pian piano per dileguarsi. Per oggi fortunatamente ho finito il turno e dopo aver salutato Eric che invece deve tornare in centrale a fare rapporto,mi avvio a piedi per tornare a casa. Percorro delle stradine secondarie che solitamente usavo da piccola come scorciatoia per attraversare la cittadina e arrivare in orario a scuola. Il cielo si fa velocemente scuro e affretto il passo temendo che possa arrivare un acquazzone da un momento all'altro. Come non detto,proprio quando sono sul bordo del marciapiede pronta ad attraversare la strada ecco che un fulmine squarcia il cielo e la pioggia inizia a venire giù violenta,tanto da costringermi ad indietreggiare fino alla parete dell'abitazione alle mie spalle per proteggermi un po. Mi sposto sulla destra e salgo sullo scalino di quella che una volta era l'entrata secondaria di un bar e mi appoggio alla vetrata impolverata. Mi chiedo da quanti anni è ormai abbandonato quel locale, quando mettendo la mano sulla maniglia, si abbassa senza sforzo. Strano che la porta sia aperta, ma senza pensarci troppo mi intrufolo nel locale con l'unico pensiero di ripararmi dalla pioggia che cade sempre più insistente. Non chiedo permesso,sicura che il luogo continui ad essere abbandonato da tempo immemore. L'interno è quasi completamente al buio,faccio fatica a respirare a causa del forte odore di polvere e caffè che aveva impregnato i muri per decenni. Infilo le mani in tasca provando a riscaldarle e mi limito a restare ferma dietro la vetrata a guardare l'esterno mentre aspetto che spiova. Sbuffo scocciata,quel pomeriggio avevo intenzione di mettere in ordine casa che negli ultimi tempi avevo trascurato così tanto da trasformarla in un campo di battaglia e invece eccomi qui,bloccata in un vecchio e polveroso locale dove neppure la connessione internet riesce a raggiungermi.
Non so da quanto tempo sono ferma dietro quella vetrina,un lieve rumore attira la mia attenzione e mi ritrovo a fare un giro su me stessa provando a visualizzare l'ambiente interno. A parte qualche vetrina sulla parte destra e tavoli e sedie accatastati in prossimità dell'altra parete riesco a vedere davvero poco,così mi costringo a cacciare la strana sensazione di sentirmi osservata da qualcuno nei meandri della mia mente sospettosa per natura e ritorno a guardare fuori con la speranza che abbia già smesso. Ovviamente non è così e ripongo di nuovo le mani in tasca,mentre annoiata abbasso lo sguardo quanto basta per vedere le impronte che le mie scarpe bagnate hanno lasciato sul pavimento polveroso. Di nuovo la mia attenzione viene attirata da qualcosa,questa volta è il semplice luccichio provocato dai riflessi dei fari di un auto che è sfrecciata veloce sull'asfalto bagnato. È solo un vecchio porta ombrelli di metallo,probabilmente ottone, guardo meglio e con mia grande sorpresa all'interno ci sono ben tre ombrelli. Ne afferro uno pensando di aver ritrovato la mia fortuna,con quello posso almeno ripararmi un poco e raggiungere finalmente casa. Provo ad aprirlo ma proprio non ne vuole sapere, sembra che il meccanismo con il tempo si sia arrugginito e bloccato. Fiduciosa lo ripongo e prendo in secondo, questo si apre, già, peccato che la stoffa sia stata fatta a brandelli probabilmente da qualche topo. Ultima chance, faccio un sospiro e incerta,quasi rassegnata dal fatto che anche quell'ombrello possa essere inutilizzabile lo sollevo dal manico in legno finemente intagliato con disegni floreali. Lo avvicino al vetro della porta,unico punto più luminoso, per osservarlo meglio. La stoffa esterna è nera,ma quando lo apro rimango meravigliata dal disegno interno, in ogni raggio che divide la stoffa è rappresentata come una piccola vicenda. Un fortuito incontro in un giorno di pioggia, l'inizio di una storia d'amore. Sorrido alla singolare fantasia che il creatore di quell'ombrello ha avuto e continuo ad ammirare la raffigurazione fino a memorizzare la breve trama. Poi convinta di non aver diritto a portare con me quel cimelio,lo chiudo e lo ripongo insieme a gli altri. "Smettiamola di fantasticare, una cosa simile non potrà mai accadere a qualcuno come" mi dico rassegnata della mia noiosa vita sentimentale e notando poi che fuori ha quasi smesso di piovere, mi stringo nella giacca un pò troppo leggera per quella giornata ed esco in strada, richiudendo la porta alle mie spalle senza più girarmi verso l'interno del locale, inizio a correre per paura che la pioggia mi sorprenda ancora una volta e finalmente posso far ritorno alla mia umile dimora.
 
Passano i giorni e sono sempre impegnata con Eric a causa dei borseggiatori del mercato,non ho quasi tempo di tornare a casa né tanto meno di ripensare ancora al locale abbandonato del vecchio bar. Almeno fino a quel pomeriggio, quando dopo aver inseguito per tutto il quartiere due ragazzi che finalmente avevamo visto agire con i nostri occhi mentre sfilavano il portamonete dalla borsa di una donna, stavo rientrando per farmi una doccia e cambiare gli abiti. Durante la scalata verso casa ormai senza fiato,ebbene si,la mia abitazione si trova in collina e purtroppo non guido, quindi mi mantengo in forma facendo su e giù per le vie della cittadina. Vicino al santuario mi imbatto in una discussione tra due donne che pare stia degenerando in una vera e propria lite. Le due infatti iniziano a spingersi, causando l'intervento anche di una terza persona che inizia a discutere anch'essa. Vorrei ignorare e passare oltre, ma la mia indole innata, chiamiamola pure deformazione professionale, mi spinge a intromettermi è provare a calmare gli animi. Quello era pur sempre un luogo sacro e lo stavano rendendo tutt'altro che pacifico. Ma pare che la cosa interessi solo me,dato che il trio non mi sta minimamente a sentire. Non essendo in servizio, resisto ad usare la mia autorità e mi becco anche qualche insulto e un paio di spinte,chiaro invito a non impicciarmi di fatti che non mi riguardano. Ma dopo aver risposto alla chiamata del mio capo che mi ordina di occuparmi di una denuncia di furto,arrabbiata per non essere riuscita a tornare a casa per una doccia,tiro fuori il distintivo e in tre secondi zittisco quelle vecchie megere che si contendevano il portafiori davanti la divinità. "Finitela qui o vi trascino in centrale per disturbo alla quiete pubblica e oltraggio a pubblico ufficiale" le minaccio e le tre donne praticamente si volatizzano davanti ai miei occhi. Tirò un bel respiro soddisfatta del potere del mio distintivo, che ripongo accuratamente nella tasca interna della giacca, controllo l'indirizzo che la centrale mi ha intanto mandato via SMS e mi appresto a ripercorrere la discesa che mi porterà a destinazione. Con mia grande sorpresa le indicazioni mi portano proprio di fronte al vecchio bar in cui giorni addietro mi ero riparata dalla pioggia. La porta a vetro sembra essere stata ripulita dalla polvere che vi si era accumulata nei lunghi anni di inattività ed ora è inaspettatamente aperta. Ai due lati vi sono posti rispettivamente una colonna bianca con un vaso di felce che pende quasi fino a terra e una cassa in legno con vari oggetti di manifattura artigianale. Mi guardo un pò attorno circospetta e mi decido ad entrare. Ho bisogno di un paio di secondi perché i miei occhi si abituino alla poca luce del locale, è quasi tutto in penombra e scarsamente illuminato anche dalla luce artificiale. Solo un punto in tutta la stanza è più luminoso e cioè dove una lampada al neon pende sopra un grande tavolo da lavoro,cosparso da vari oggetti, pennelli,colori, matite e scalpellini e pinze dalle varie misure. Avanzo in quello spazio e dopo che mi sono schiarita la voce chiedo "c'è qualcuno?" Proprio dietro quel tavolo da lavoro, fa capolino il viso di una persona che fino a poco prima non avevo assolutamente notato. Questa evidentemente assorta nel suo lavoro non mi aveva neppure sentito entrare. È un giovane uomo, trent'anni circa e mi fissa curioso. "Sono venuta per la denuncia di furto,è stato lei a fare la chiamata?" Chiedo mostrando il distintivo e dopo un attimo i suoi occhi si illuminano di una strana e affascinante luce. Mi da l'impressione che solo in quell'istante si sia veramente accorto di me e si drizza sullo sgabello dimostrando di non essere così basso come in principio mi era parso. "Benvenuta" mi saluta gentile e poi conferma di essere stato lui ad aver sporto denuncia.
 
Con penna e taccuino alla mano, inizio a raccogliere le prime informazioni base. Il suo nome è Park Yoo Chun ventinovenne,asiatico di padre precisamente sud coreano. Ha affittato il locale da poco per adibirlo a laboratorio e vendita di oggetti artigianali. "Che cosa le è stato rubato?" Chiedo continuando a guardarmi intorno, cercando qualche segno di scasso o simili. Provo a cogliere la differenza dall'ultima volta che ho messo piede in quel posto,ma a parte che sembra essere stato ripulito non noto un particolare cambiamento. "Degli oggetti che c'erano in quella vetrinetta" dice secco indicando un mobile davvero singolare di circa un metro per due. Tutto vetro intagliato e colorato con mensole all'interno ovviamente sempre in vetro. Chiedo se mi può descrivere gli oggetti mancanti, inoltre mi serve la precisa quantità ed il valore approssimativo. Mi dice che ci vorrà del tempo per la descrizione e mi invita a sedere nell'unica sedia alla sua sinistra vicino l'angolo del tavolo. Mi accomodo senza fare troppi complimenti,anche se allenata, quel giorno ero particolarmente stanca,avevo corso anche troppo per i miei gusti e non sapevo cosa ancora mi riservava quella lunga giornata che non accennava a voler finire. Lui torna a rivolgere la sua attenzione all'oggetto a cui pian piano sta dando forma e io mi sorprendo a fissarlo incantata. Non mi capacito. Per quale motivo il solo guardarlo mi catapulta in quello strano stato d'animo? Senza volere mi ritrovo ad analizzare quel giovane uomo che conosco appena da cinque minuti e tanto mi incuriosisce. È bello? Non particolarmente. Da quello che posso notare ha un fisico asciutto, spalle larghe,mani curate e voce suadente. Il problema ora è solo uno. Perché sono totalmente, incondizionatamente affascinata da questo tizio che quasi non mi degna di uno sguardo,quando normalmente sono affiancata quotidianamente da uno strafigo, simpatico e attraente,la cui vicinanza non mi fa quasi e sottolineo il "quasi" battere ciglio? Inizio a pensare che c'è in me qualcosa di sbagliato. "Che colore?" Chiede e le sue parole mi riportano alla realtà. "Come scusi?" Chiedo di rimando e lui con il pennello che tiene con la sinistra indica un punto in alto sulla parete di fronte, dove sono riportati tutti i colori con le varie tonalità dal più chiaro al più scuro." Tra quelli,scelga un colore" mi dice. Fisso per un istante il punto indicato. "Hmm...corallo e terracotta" dico senza capire a cosa possa servire la scelta di colori da parte mia. Ma la risposta sembra avere un riscontro positivo. "Come immaginavo!" Esclama soddisfatto facendo poi affiorare un bellissimo sorriso sulle sue labbra. Mi guarda e mi porge la mano,sul suo palmo un piccolo cofanetto dalla forma ovale con il coperchio decorato da tanti piccoli fiori colorati nella tonalità che avevo scelto poco prima. "Lei è indubbiamente una persona molto spontanea e calorosa" mi dice facendomi salire il sangue al cervello più velocemente del dovuto. Credo di essermi appena trasformata in un peperone, ma non ho modo di pensarci troppo dato che alza ancora la mano nella mia direzione offrendomi quel grazioso oggetto. Mi decido a prenderlo e a ringraziare. Adesso che lo stringo tra le mani posso notare che nell'unico fiore leggermente più grande c'è incastonata una piccola pietra brillante. "Si chiama pietra di luna" mi spiega e io annuisco chiedendomi come faccia a sapere ciò che penso o quali colori ho scelto, praticamente in anticipo.
 
Ripongo la scatolina in un angolo libero del grande tavolo da lavoro e cerco di riprendere il controllo delle mie emozioni. Finalmente si torna al motivo principale della mia presenza in quel posto. Il signor Park mi descrive minuziosamente tutti e ventiquattro oggetti che mancano dalla vetrina. Di alcuni mi mostra anche le foto e io continuo a prendere nota di tutti i particolari. Passo quasi due ore in quella bottega,prometto di indagare e provare a ritrovare gli oggetti rubati e quando finalmente saluto e sto per uscire mi ricordo del portaombrelli e in particolare di quel singolare ombrello,volgo lo sguardo nella direzione in cui lo ricordavo ma non è più al suo posto e quasi dispiaciuta della cosa, pensando che molto probabilmente il signor Park se ne sarà liberato, mi avvio verso la centrale per scrivere il verbale della denuncia. Una volta che mi trovo seduta alla mia scrivania,analizzo di nuovo tutte le informazioni raccolte, ora che sono tornata lucida c'è più di un punto che mi sembra sospetto. Ad esempio come quel posto possa essere stato ripulito e trasformato in ciò che è in così poco tempo. Mi costringo a ricordare in quale giorno esatto mi fossi ritrovata al suo interno e inizio a cercare le possibili CCTV (telecamere a circuito chiuso) nelle vicinanze. Ovviamente nessuna, dato il posto tranquillo. Stilo una lista degli abitanti del quartiere e mi ripropongo di fare un giro la mattina seguente a chiedere ai vicini se per caso hanno visto o sentito qualcosa di sospetto nei giorni precedenti. Soddisfatta del mio operato,mi alzo e mentre ancora una volta mi avvio verso casa chiamo Eric, il mio collega tanto figo e lo informo di quell'ultimo strano caso di furto,chiedendogli di aiutarmi l'indomani ad interrogare i residenti nel quartiere del vecchio bar. Finalmente doccia e meritato riposo,quella sera sono così stanca che neppure ho la forza di mangiare, così mi abbandono semplicemente ad una notte di sonno senza sogni. Il nuovo giorno arriva presto, troppo presto e io munita di occhialoni scuri copri occhiaie, mi trascino a fatica in centrale e aspetto pazientemente il mio partner che come spesso accade arriva in ritardo. La differenza è che lui è sempre bello, la sua pelle fresca e curata e la sua espressione totalmente rilassata. Io,uno zombie terrificante che si costringe a camminare al fianco di quel sole abbagliante. Ci fermiamo a fare colazione, con cornetto e cappuccino nello stomaco anch'io mi sento rinascere e subito dopo ci rechiamo nel quartiere del vecchio bar. Ovviamente con chiunque parliamo la risposta è unica. Nessuno ha visto e sentito niente. Eric mi propone di tornare insieme al locale, magari in due abbiamo possibilità di notare qualche particolare che a me all'inizio è sfuggito. Considerando da come fossi soggiogata il giorno prima dalla presenza del proprietario, trovo che non abbia tutti i torti,così faccio strada al mio collega ed entro per prima nel negozio. Il signor Park che in un primo momento mi accoglie sorridente, diventa ostile non appena Eric mi raggiunge e si presenta come mio collega dandomi una pacca sulla spalla. L'educazione e la disponibilità del giorno prima,improvvisamente lasciano spazio alla maleducazione e il nervosismo. Scontroso,evasivo ad ogni domanda che gli viene posta, quasi non riconosco la stessa persona con cui ho avuto a che fare meno di ventiquattrore prima. Senza venire a capo di nulla,salutiamo e ci avviamo verso l'uscita. Proprio quando siamo sulla soglia Eric mi circonda le spalle con un braccio come fa spesso per incoraggiarmi. "Vedrai che insieme riusciamo a risolvere anche questo caso" mi dice fiducioso e nel momento in cui mi giro verso di lui e ci scambiamo un sorriso complice, dall'interno del negozio si sente il rumore di qualcosa che va in frantumi. Seguo il consiglio di Eric che mi dice di non rientrare,perché il signor Park gli era parso parecchio nervoso e lui non ha voglia di fare discussione con qualcuno che al momento sembra ostile. Così torno in centrale insieme a lui. Il pomeriggio passa così lentamente e io dopo aver chiesto a qualcuno del giro della vendita di oggetti rubati di contattarmi se avesse notato in commercio dei pezzi particolari, mi annoio terribilmente. Eric è stato chiamato per un sopralluogo dal capo mentre io non so che fare dopo che ho persino aiutato un collega con l'archiviazione di alcuni documenti. Alla fine pur tentando in ogni modo di non pensarci,ritorno con la memoria al giorno di pioggia,alla tranquillità che quel locale buio e pieno di polvere mi aveva trasmesso. A quell'ombrello che nascosto tra le sue pieghe raccontava una tenera storia d'amore e poi penso ancora a lui, il suo volto fa capolino prepotentemente tra i miei pensieri. Park Yoo Chun l'uomo che il giorno prima mi aveva affascinata a tal punto da farmi arrossire imbarazzata, alla stessa persona che questa mattina appariva totalmente diversa.
Ancora, mi viene in mente il rumore dei vetri che vanno in frantumi e balzo in piedi. "E se fosse ferito?!" Mi chiedo preoccupata. Senza riflettere indosso la giacca,prendo il cellulare che tenevo sulla scrivania e a passo levato mi dirigo prima in farmacia e poi verso il vecchio bar. Ormai è quasi buio quando arrivo a destinazione, sono circa le 19, mi fermo davanti la porta a vetri e ingoio a vuoto un paio di volte considerando se quella sia una buona mossa. "Ormai sei qui,ti decidi ad entrare?" Mi sprona la mia vocina interiore che non si faceva sentire da un pò. "Mi accerto solo che stia bene" mi dico per auto-convincermi a fare qualche passo. "Certo,che altro vorresti fare? Devi solo controllare che stia bene, così da non farmi passare la notte insonne preoccupata per uno sconosciuto dalla voce illegale che vorresti fare tuo" dice ironica la vocina. "Taci maiala" ordino e si zittisce. Decisa spingo la porta ed entro, nella mano sinistra che tengo dietro la schiena stringo il sacchetto con un mini kit di pronto intervento. "C'è nessuno?...signor Park?" Chiamo incerta mentre avanzo. Lui si affaccia da dietro una porta in fondo alla stanza. La sua espressione dimostra chiaramente che è sorpreso di vedermi. Mi informa che poc'anzi ha ritirato la denuncia e quindi non capisce il motivo della mia nuova visita. Altrettanto sorpresa mi scuso di non essere stata utile nelle indagini e mi giustifico dicendo di non essere stata messa al corrente del ritiro della denuncia,poiché ero uscita prima dalla centrale e che comunque non ero lì in veste di poliziotto. Per un attimo lo vedo spiazzato dalle mie parole e tra di noi cala un imbarazzante silenzio che subito mi affretto a spezzare. "Posso chiedere cosa l'ha spinta a ritirare la denuncia? Pensavo che tenesse a quegli oggetti,non vuole ritrovarli?" Chiedo curiosa. "Li ho già ritrovati" mi dice indicando la vetrina che fino a mezzogiorno era ancora vuota ma adesso è nuovamente decorata con oggetti di varie forme e colori. Stupita, dichiaro di non capire come sia possibile. "Qualcuno che conosco ha voluto farmi uno scherzo" spiega sbrigativo. Annuisco poco convinta. "Ha detto di non essere qui come poliziotto ma continua a fare domande,posso chiedere qualcosa anch'io?" Domanda. "Certo!" Esclamo sicura,ma mi pento di quella risposta subito dopo."Cosa la porta nel mio negozio a quest'ora della sera?" Chiede e sembra che stia trattenendo il fiato ansioso di udire la mia risposta. Ci penso un attimo cercando le parole giuste da dire,ma la mia vocina torna a farsi sentire. "Non ci girare troppo attorno o ci invecchi qua dentro,sii diretta" mi suggerisce e questa volta ha ragione più del solito. "Hmm...oggi uscendo ho sentito chiaramente che dei vetri andavano in frantumi..ho continuato tutto il pomeriggio a chiedermi se lei stesse bene e così. .." spiego lasciando la frase in sospeso e alzo me mani a mezz'aria indicandomi, come a dire "eccomi sono qui a controllare" Bene, ho appena fatto l'ultima figuraccia del giorno,posso ritenermi soddisfatta e chiudere in bellezza la serata. Mi fissa con la bocca semiaperta ed espressione incredula."Ok,ora dimmi che stai bene, così tolgo il disturbo e mi vado a sotterrare sotto un albero di limoni per la vergogna" penso. Lui si avvicina di qualche passo. "Eri preoccupata per me?" Chiede mentre piega leggermente la testa verso destra e socchiude gli occhi a fessura come se sta guardando uno strano e raro esemplare. Ripenso alle sue parole." Aspetta...ero preoccupata per...te? Da quando abbiamo iniziato a darci del tu?" Mi chiedo. "Non sono preoccupata" rispondo di getto. "Ma vuoi sapere se sono ferito" dice. Annuisco,ancora una volta a disagio. Perché diavolo davanti questo tizio mi rammollisco? "In verità sembra tanto un controsenso" mi fa notare trattenendo a stento un sorriso. Che bello, sono felice,non so cosa rispondere,ho fatto la mia porca figura da completa ficcanaso ed è giunta l'ora di togliere le tende e dileguarsi. "Sarà meglio che vada" dico più a me stessa che a lui. Mentre mi dirigo verso la porta vetro,lo saluto e mi scuso per il disturbo. Quando lui mi raggiunge con poche falcate e afferra il polso della mano che stavo allungando verso la maniglia. "Aspetta,per caso quella busta era per me?"chiede. Improvvisamente mi ricordo del kit di prima medicazione. "Mi farebbe comodo" afferma sollevando la mano destra che tiene fasciata alla meno peggio da una bandana. Libero il mio polso che era ancora bloccato dalla sua stretta e gli porgo la busta. "Non dovrebbe trascurare le ferite,sopratutto i tagli" gli dico con tono di rimprovero e torno ad aprire la porta, che lui ancora una volta blocca. Alzo gli occhi per vederlo bene in viso mentre gliene dico quattro e me lo ritrovo ad una spanna dal naso, evidentemente si era abbassato forse con la mia stessa intenzione e guardarmi bene.
Le parole mi muoiono in gola e inizio a sentire il sangue pulsare più veloce nelle vene. "Non sono bravo con le fasciature,mi...mi potresti aiutare?" Chiede impacciato, in quel momento sembra a disagio almeno quanto me e ha la brillante idea di indietreggiare un pò. Rassegnata a portare avanti quella ridicola situazione,riprendo il sacchetto della farmacia dalle sue mani e mi avvicino al tavolo di lavoro,l'unico punto ben illuminato di tutto il locale, ripongo il tutto sul piano, mi tolgo la giacca, avvicino la sedia allo sgabello dove è solito sedersi e chiedo dove posso lavarmi le mani. Mi indica la porta da dove era uscito quando sono arrivata e procedo in quella direzione. Il retro bottega, chiamiamolo così, era stato trasformato in un grazioso monolocale arredato di tutto punto. Quindi lavora e vive qui dentro e mentre mi asciugo le mani torno a chiedermi come abbia fatto a rinnovare questo posto in così poco tempo." Lo devo solo medicare e togliere il disturbo,nulla di più" mi dico nervosa mentre lo raggiungo vicino al tavolo. Lui è già seduto sul suo sgabello ad aspettarmi paziente. In silenzio mi siedo ed apro il kit,indosso i guanti in lattice e gli prendo la mano destra liberandola dalla bandana. Vedendo la ferita faccio una smorfia di disappunto. "Non l'ha neppure pulita? Sarebbe dovuto andare in ospedale" dico contrariata dalla sua trascuratezza. Lui si giustifica dicendo semplicemente di non aver avuto tempo per occuparsene. Lo fulmino con lo sguardo mentre con poca delicatezza inizio a pulire la mano incrostata di sangue con delle salviette umide. Si ritrae per il dolore. "Mi dispiace disturbarti" si scusa. "Non è un problema non si preoccupi" dico più calma e così torna a rilassarsi mentre continuo il mio lavoro. "Hmm...dato che io lo sto già facendo,non credi che potresti darmi del tu?" Propone. Lo fisso per un attimo e sbotto. "Si può sapere cosa diavolo ha combinato per ridursi la mano così?" E si, quando voglio sono proprio brava a cambiare discorso. "Non ha pensato che sono il suo bene di sostentamento? È un artigiano, le mani le servono per lavorare!" Di nuovo alzo la voce mentre lo rimprovero e lui rimane a fissarmi sorpreso senza sapere come ribattere. O forse tace per non essere maleducato come la sottoscritta. Abbassa lo sguardo per evitare il mio e in quell'istante mi rendo conto di aver oltrepassato il limite. "Mi dispiace, ho esagerato" mi scuso, così tra noi cala di nuovo il silenzio. Dopo aver pulito e disinfettato sia il palmo che il dorso della mano la fascio accuratamente. "Finito!" Esclamo soddisfatta del mio operato e inizio a riporre disinfettante e bendaggi nella scatolina del kit. "Non conosco ancora il tuo nome...ma suppongo tu non voglia dirmelo dato che continui a darmi del lei, devi trovarmi davvero una persona insopportabile" dice con un pizzico di rammarico. "Comunque grazie per questo" continua ancora, alzando la mano e mostrando la candida fasciatura. "Si é fatto tardi,devo scappare" dico agitata cambiando ancora una volta discorso e senza dargli tempo di aggiungere altro, raggiungo la porta e grido un "buonanotte" quando sono già in strada. Lo so, sono stata una grande maleducata, credo che non avrò mai più il coraggio di mettere piede in quel posto. Ma in quel momento mi era sembrata l'unica cosa sensata da fare. Come aveva preannunciato la mia vocina porta sfiga, passo la notte insonne. Penso e ripenso al signor Park, il suo sguardo intenso, i sorrisi appena accennati,quella bella mano dalle dita affusolate completamente rovinata a causa di un vetro rotto. La sua voce e le parole che mi rivolge chiedendomi di dargli del tu mi rimbombano nelle orecchie. Voleva instaurare un minimo di confidenza che non gli ho concesso. E ora perché sto così? Cosa mi turba così tanto della sua persona, da mancarmi il fiato e starci male ogni volta che mi viene in mente? Ancora più stanca di quando sono andata a letto, mi costringo ad alzarmi e andare in centrale. Come sempre quando ho troppi pensieri per la testa mi butto a capofitto nel lavoro, quello è un metodo infallibile per non pensare a ciò che non conviene. Mi riesce stupendamente e il mio partner con la sua affabilità  mi facilita il compito ancora di più. Tanto che grazie ad un nuovo caso che ci viene affidato,da qualche giorno la mia mente è tornata libera e mi sento serena. Stiamo pedinando un presunto stalker. Dopo giorni di appostamento passiamo l'ultima notte a tenerci svegli con indovinelli e barzellette che fanno tutto tranne che ridere. La mattina presto vengo svegliata dal collega che bussa al finestrino e mi rendo conto che Eric mi aveva coperta con la sua giacca. "Quanto è premuroso e adorabile il mio partner" penso sorridendo. Finalmente erano venuti a darci il cambio, ma prima di andare a riposare passiamo in centrale a consegnare l'arma di ordinanza.
Saluto e mi avvio verso l'uscita quando Eric mi chiama e mi fa tornare indietro. "Qualcuno ha lasciato questo per te,era sulla mia scrivania" mi dice guardando stranito l'oggetto che poi mi porge. Vorrei sapere cosa c'è di tanto strano in un ombrello. Ma anch'io riconoscendolo sono più che sorpresa. Il manico in legno ora appariva più lucido e liscio. Sembrava essere stato rimesso a nuovo. Eric come suo solito mi avvolge le spalle con un braccio e mi tira a se. "Cosa mi sono perso,chi è questo strano spasimante che regala ombrelli invece di fiori?" Chiede con più enfasi del solito. Se solo non avesse continuato a scherzare e prendermi in giro dal primo giorno di servizio insieme, mi sarei potuta innamorare benissimo di lui, il perfetto ragazzo da sposare. Mi libero dal suo amichevole abbraccio improvvisamente a disagio."Ma quale spasimante,non ho tempo per queste sciocchezze" rispondo come sempre con la stessa frase ogni qualvolta si diverte a toccare l'argomento. All'inizio avevo pensato che il suo modo scherzoso di chiedere se avevo una vita sentimentale fosse una maniera per proporsi lui stesso o per capire se ero interessata a qualcuno. Conoscendolo meglio, mi convinsi che scherzava e punto. Provo ad aprire l'ombrello per vedere se anche l'interno è come lo ricordavo,quando Eric mi blocca entrambe le mani tra le sue. "Sei pazza? Non si aprono gli ombrelli in casa,porta sfiga" mi dice serio. Lo guardo perplessa. "Siamo in centrale" gli dico." Mura,tetto...non ti sembra che prima di tutto questa sia una casa?!" Mi fa notare e abbasso l'ombrello. "E comunque non me la racconti giusta,sei arrossita quando parlavo dello spasimante e solitamente ti arrabbi solamente. Ti informo che lo voglio conoscere,non puoi frequentare nessuno senza la mia approvazione" scherza mettendomi ancora in imbarazzo,ma mi limito a fargli una smorfia e a correre più lontano possibile da lui e dalla centrale. Anche se fuori è bel tempo apro finalmente l'ombrello, poggio il manico contro la spalla e lo lascio girare ammirando il disegno interno. Cammino senza una meta precisa e mi ritrovo di fronte il vecchio bar, ferma sul marciapiede dall'altro lato della strada. Perché i miei passi mi hanno condotta qui ancora una volta? Qual'è esattamente la mia vera intenzione? Non lo so io stessa. La mia vocina interiore mi da un suggerimento che prendo al volo. "Sei venuta a restituire l'ombrello perché non lo puoi accettare e nulla di più".Provo a convincermi che sia quella la vera ragione, anche se nel profondo del mio cuore conosco bene quale sia la verità. Lo voglio vedere. Desidero ardentemente poter rivedere quell'uomo e se restituire quel regalo che apprezzo tanto può essere una scusa per farlo,bene! Dopo un ultimo sguardo alla storia illustrata all'interno dell'ombrello,con un velo di dispiacere lo chiudo desiderando stranamente che piova. Attraverso la strada e subito entro nel negozio. Se mi fossi fermata ancora la fuori non credo avrei trovato più il coraggio. "Buongiorno" dico una volta dentro. Non ricevo risposta. Dove si è cacciato? Possibile che sia così irresponsabile da lasciare il negozio aperto incustodito? Penso guardandomi intorno. Completo il giro su me stessa che eseguo lentamente, quando la porta si apre. "Scusi l'attesa, sono uscito un attimo a comprare dello zucchero" si giustifica la persona che entra frettolosamente nel locale. E quella visione di lui che sorridente mi parla col respiro affannato a causa della corsa, è come se mi riempisse i polmoni di nuova aria fresca. Finalmente ritorno a respirare,mi basta vedere il suo viso perché il mio cuore inizi a palpitare. "Ah,buongiorno" mi dice sorpreso nel riconoscermi e si ferma a pochi passi da me. Ricambio il saluto e gli sorrido." Questo l'ha mandato lei giusto?" Chiedo subito, mostrando l'ombrello che tengo in mano. Temo che abbia percepito la mia intenzione di restituirlo,perché il suo viso improvvisamente si rabbuia."Posso offrirti un caffè? Ne stavo preparando uno" mi dice cambiando volutamente discorso. Ma cosa? Adesso sta utilizzando la mia stessa tattica? Tsk. .. Non bevo caffè, ma accetto,voglio passare del tempo con lui. Lo so, lo so,questo non è certo il modo corretto di comportarsi. Risparmiatemi le prediche please. Mi dice di accomodarmi nel retro del locale e così faccio dato che conosco la direzione mi avvio per prima. Quel posto è esattamente come quella sera, pulito e ordinato e considerando che lui è un uomo, quasi mi vergogno ripensando al casino che ho lasciato in casa prima di uscire. In lontananza sento la serratura della porta che gira e mi metto in allarme. Ok,credo di essere nei guai, me la sono andata a cercare come sempre. Mi raggiunge e subito si avvicina al lavello dove prepara due tazze. "Ho chiuso la porta,almeno il primo caffè del giorno mi piace prenderlo indisturbato" mi spiega. "Perché non ti siedi intanto che preparo?" Aggiunge. Scelgo una delle due sedie vicino al piccolo tavolo e mi accomodo.
 
"Purtroppo questa mattina sono dovuto prima andare alla ricerca dello zucchero,sembra che ultimamente ne sono divenuto un gran consumatore, mi dovrò ricordare di fare scorta". Quanto mi piace il tono tranquillo della sua voce,lo ascolterei per ore se solo potessi. Il caffè è pronto,lo versa nelle due tazze e me ne porge una. La prendo e la tengo un pò tra le mani per riscaldarle e soprattutto nascondere il leggero tremore. Sono nervosa come una quindicenne. Perché devo essere così agitata accidentaccio. "A proposito dell'ombrello..." cerco di riprendere il discorso. Ma lui alza una mano per fermare le mie parole. "È solo un ringraziamento per l'altra sera" mi dice. "Capisco, ma lo stesso non credo di poter accettare" spiego. "Perché? Credevo ti piacesse?" Dice agitato. "È così infatti, mi piace molto" affermo. Poi rifletto sulle sue parole. "Un momento, come fai a sapere che mi piace?" Chiedo sospettosa. "L'ho visto. ..nei tuoi occhi,nella tua espressione felice mentre lo guardavi...ero nel negozio quando quel giorno di pioggia sei entrata a ripararti." Confessa con espressione quasi colpevole. "C'è altro che devo sapere?" Chiedo scettica pensando alla strana dinamica del furto. Lui scuote il capo, ma vedendo il modo in cui lo fisso credo abbia capito dove voglio arrivare. "Aspetta,se pensi che abbia organizzato tutto,non è come credi, insomma,quando ti ho rivista sono rimasto sorpreso di scoprire che eri un poliziotto e che ti saresti occupata della mia denuncia...tutt'ora non conosco il tuo nome" si giustifica. Decido di credere che tutto sia stato frutto delle coincidenze, voglio credergli e glielo dimostro porgendogli la mano. "Maya" dico. Lui fissa un attimo la mia mano tesa e poi finalmente decide di accettare quella stretta. "Piacere di conoscerti. ..Maya" mi dice guardandomi dritto negli occhi. Possibile che mi sbagli, ma sembra quasi emozionato per quella presentazione. "Posso fare ancora una domanda riguardo alla storia riportata nell'ombrello?" Chiedo. Fa segno di si così continuo. "Sai se per caso è una storia vera o solo frutto di fantasia?" Sorride come se si aspettasse quella domanda e si mette comodo sulla sedia, poggia le spalle allo schienale e accavalla le gambe." Quel singolare oggetto è il regalo di matrimonio che un uomo creò con le sue stesse mani per ricordare alla futura moglie il giorno in cui si incontrarono e innamorarono perdutamente l'uno dell'altra" mi spiega. "Wow che cosa romantica" dico emozionata. Le mia parole gli rubano un altro sorriso."Sono sicuro che se potesse,mio nonno ti racconterebbe la sua storia d'amore nei minimi particolari" mi dice e mi stupisco sempre di più. "Quindi...quell'ombrello è di tua nonna?" Annuisce. "Me l'ha dato prima di partire come porta fortuna,augurandomi un amore come il suo" aggiunge e si alza per posare la tazza nel lavello.Sembra voglia cambiare discorso.
"Mi pare di capire che il caffè non è la tua bevanda preferita,non dovevi accettare se non ti piace,avrei potuto offrirti qualcos'altro" mi fa notare. 
"Oh non importa,comunque avevo già fatto colazione con Eric" dico senza pensare. "Ah, Eric...è questo il nome della persona che può abbracciarti ogni volta che vuole?!" Non riesco a capire se è una domanda oppure un affermazione,ma di certo sembra infastidito dal solo fatto che abbia nominato il mio collega con tanta leggerezza e non ne capisco bene il motivo. In quel momento sembrerò stupida o presuntuosa ma torno ancora sullo stesso argomento ignorando quello che lui probabilmente cerca di farmi capire e cioè che vuole cambiare discorso. "L'ombrello, non avresti dovuto darlo via così facilmente,sapevo che veniva da te dato che l'ho visto la prima volta qua dentro, ma non avrei mai immaginato ti appartenesse personalmente...sono contenta di essere venuta a restituirlo, lo dovresti conservare gelosamente per poi regalare alla persona che ti piace come fece tuo nonno" gli faccio notare. Inconsapevolmente avevo iniziato anch'io a dargli del tu. Ho sbagliato di nuovo,pare che le mie parole lo abbiano infastidito. È vicino al lavello e mi da le spalle, ma il modo in cui sbatte le mani sopra il piano di lavoro non mi lascia dubbi sul fatto che questa volta sia veramente arrabbiato. "Perché sei venuta? Cosa ti porta ancora qui?" Chiede cercando di ritrovare il controllo. Ovviamente sto per rispondere che ero venuta a restituire l'ombrello, ma lui si gira verso di me e sospira. La sua espressione che non riesco bene a decifrare mi blocca le parole. "La verità. ..per favore" mi chiede avvicinandosi. Poggia la mano sinistra sul bordo del tavolo e la destra sulla spalliera della sedia dove sono seduta e si abbassa quanto basta per guardarmi negli occhi. Improvvisamente ho la gola arsa, come se non bevessi una goccia d'acqua da giorni. Non riesco a proferire parola e formulare un pensiero logico o forse semplicemente non riesco ad ammettere le mie reali intenzioni. "Quello che hai detto...l'ho fatto Maya. Ho regalato quel maledetto ombrello alla persona che mi piace. Ma sai? Sono convinto che non mi porti così tanta fortuna, dato che la persona a cui l'ho destinato è venuta di corsa a restituirlo" dice rammaricato. All'improvviso il cuore che sempre è stato quieto,inizia a battere all'impazzata, sembra che possa scoppiare da un momento all'altro e fa caldo. Troppo caldo solo in pochi secondi. Avevo ricevuto una dichiarazione?! Mi stava dicendo apertamente che la persona che gli piace sono io?
 
"Non perdere questa occasione e dai fiato a quella fottuta bocca" mi suggerisce la vocina sempre molto delicata. Prendo il coraggio a due mani e proprio quando lui si sta allontanando,rassegnato di non ricevere risposta,mi alzo e lo afferro per la manica della maglia per trattenerlo al mio fianco. "Io...io...mi piace il tuo regalo, in realtà sono venuta a restituirlo a malincuore" cerco di spiegare impacciata come non mai. Finalmente si gira a guardarmi di nuovo,ma questa volta mi rivolge un sorriso amaro. "Se ti piace così tanto perché sei venuta a restituirlo? Avresti potuto evitare questa discussione patetica con il sottoscritto e avrei potuto illudermi che almeno avevi tenuto il mio cuore con te" mi dice esasperato. "Volevo vederti" ammetto finalmente. Forse il tono della mia voce era troppo basso. Mi fissa. "Come scusa?" Chiede e dalla sua espressione non capisco se non ha sentito bene o semplicemente è incredulo alle mie parole. Mi sforzo di alzare lo sguardo e incrociare il suo che mi scruta curioso aspettando che io ripeta ciò che avevo appena detto. "Restituire l'ombrello. ..è stata l'unica scusa abbastanza plausibile che mi sia venuta in mente...io...io desideravo solo ved..." non riesco a concludere la mia patetica spiegazione. Senza neppure rendermi conto mi ritrovo il viso stretto tra le sue mani e le sue labbra,dolci e impetuose sulle mie. Senza pensare,guidata solo dal battito del mio cuore impazzito,rispondo a quel bacio. Il nostro primo bacio,accompagnato dal suono della pioggia primaverile che improvvisa inizia a battere insistente sui vetri,formando la colonna sonora per l'inizio della nostra storia. Mi sorprendo quando Yoo Chun interrompe quell'intimo contatto. Mi chiedo se ho di nuovo sbagliato. Ma lui mi osserva con occhi sorridenti e poi mi abbraccia, mi tiene stretta come se avesse paura di perdermi da un momento all'altro."Forse mia nonna non aveva tutti i torti nel dire che quell'ombrello mi avrebbe portato fortuna" dice più sereno e io gli sorrido. Mi bacia,ancora e ancora e ad ogni tocco ad ogni sua tenera carezza mi rendo sempre più conto di essere completamente, perdutamente innamorata di lui. Ci avviciniamo al letto e desiderosi uno dell'altra ci apparteniamo. Ogni volta mai sazi di noi,ogni volta come fosse sempre la prima. Questo amore intenso e indissolubile che si rigenera ad ogni sguardo, ad ogni sorriso mi accompagna da lungo tempo ormai. Non chiedetemi come sia possibile, perché tutt'ora non me lo so spiegare. La gente, comunemente chiama questo fenomeno amore a prima vista,il classico colpo di fulmine. A me piace pensare che sia stata colpa della pioggerellina primaverile e della magia del vecchio ombrello che conservo ancora gelosamente,aspettando il momento giusto per consegnarlo a chi potrà sfruttare nuovamente il suo singolare potere."Maya..." Scusate il mio grande amore mi sta chiamando,devo andare...ma non dimenticate, desiderate l'amore, sognatelo. Nascosto da qualche parte nel mondo ci può essere un cuore destinato a battere solo per voi.
  
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